martedì 14 settembre 2010

Ancora Newman e Gulisano, stavolta su Zenit


Il cammino della conversione di Newman partì dall'Italia
Lo sostiene lo scrittore Paolo Gulisano
ROMA, lunedì, 13 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Inghilterra per la beatificazione di John Henry Newman rappresenta una sorta di viaggio a ritroso rispetto a quello compiuto a suo tempo dal grande intellettuale inglese che iniziò la sua conversione a partire da un viaggio giovanile in Itali.

E' quanto racconta Paolo Gulisano, studioso del mondo culturale e religioso anglo-sassone, nel suo volume "John Henry Newman: profilo di un cercatore di verità", edito da Ancora (160 pagine, 13 euro), con prefazione del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.

Scrive l'arcivescovo di Bologna: "Chi oggi fa conoscere il Servo di Dio J.H. Newman fa opera di vera edificazione, nel senso biblico del termine".

"È per questo – aggiunge – che ho apprezzato molto la fatica, ben riuscita, di Paolo Gulisano. Il libro infatti che sto presentando può essere un valido aiuto per entrare nella vita interiore di Newman".

"Perché non ha esagerato chi lo ha definito uno dei Padri della Chiesa moderna? - si chiede il cardinale Carlo Caffarra –. Perché fondamentalmente ha preso estremamente sul serio la condizione del'uomo di oggi in ordine alla fede cristiana, ne ha individuato i bisogni spirituali più profondi, ha mostrato nella fede insegnata dalla Chiesa cattolica l'unica vera risposta adeguata".

"Ed il libro di Gulisano – aggiunge – ci fa percorrere questo affascinante cammino, che Newman ci fa compiere con l'aiuto di una scrittura che ne fa anche un classico della letteratura inglese".

Nel volume Paolo Gulisano racconta di quel decisivo viaggio in Italia, a Roma e in Sicilia, che cambiò la vita di John Henry Newman.

"Nel 1832 – all'età di trentun anni - Newman intraprese un lungo viaggio nell'Europa mediterranea,che prevedeva diverse tappe: Gibilterra, la Grecia, Malta, la Sicilia e infine Roma", scrive Gulisano.

"In questo viaggio – prosegue – ebbe modo di incontrare per la prima volta un uomo che avrebbe giocato in seguito un ruolo importante nella sua vita: il Rettore del Collegio Inglese di Roma, un'istituzione formativa per i candidati inglesi al sacerdozio, Nicholas Patrick Wiseman, che diventerà Arcivescovo cattolico di Westminster, il primo dopo la ricostituzione della gerarchia".

"Era la prima volta che Newman visitava Roma, la sede del papa, colui che i più intransigenti tra i protestanti ritenevano essere l'anticristo".

"Di fronte al centro del Cattolicesimo mondiale, Newman ebbe una reazione curiosa: da una parte rimase sinceramente ammirato della devozione della gente semplice, quello che mancava alla sua chiesa anglicana".

"Dall'altra parte fu colpito dalla poca educazione del clero, mentre per finire il papato – che ebbe modo di vedere da lontano, nelle fastose celebrazioni pontificie – non aveva avuto su di lui alcun effetto: restava qualcosa per lui incomprensibile, qualcosa che lo allontanava piuttosto che avvicinarlo alla Chiesa cattolica".

"Newman si sentì confermato in una delle sue convinzioni più importanti, quella dell'Anglicanesimo come via media. L'anglicanesimo per Newman rappresentava la 'via media', ovvero il giusto mezzo, tra i cattolici e i protestanti. Newman vedeva da una parte i cattolici con la loro rigidità istituzionale, dall'altra parte i protestanti con il loro individualismo".

"I pregiudizi verso il cattolicesimo facevano parte di una sorta di retaggio storico-culturale, ma in realtà- fin dal viaggio a Roma- Newman sembrò accettare l'importanza del dogma, che è uno strumento fondamentale che permette di evitare degli sbandamenti: l'uomo lasciato da solo facilmente sbaglia, perde la strada, mentre il dogma gli indica l'ortodossia, la dottrina giusta".

"La teoria della Via Media sarebbe stata la spina dorsale del movimento cui da lì a poco Newman, insieme ai colleghi Keble e Pusey, avrebbe dato vita, un movimento religioso che si proponeva di rilanciare l'Anglicanesimo, con l'intento di salvare il patrimonio di fede e la continuità rituale e dogmatica della Chiesa anglicana con la Chiesa antica, sottolineando perciò le affinità, piuttosto che le divergenze, con il Cattolicesimo".

"Lasciatasi alle spalle Roma, Newman decise prima di rientrare in patria di tornare a visitare la Sicilia. Era la terra che maggiormente lo aveva colpito – spiega ancora Gulisano –, incantato con la sua arcana bellezza in quel lungo tour, e così decise di trascorrervi ancora dei giorni, da solo".

"La percorse per diversi giorni, quando agli inizi di maggio, mentre faceva tappa a Leonforte, un centro della provincia di Enna, situato nell'interno dell'isola, Newman si ammalò gravemente, per una forma di febbre tifoidea".

"L'esperienza vissuta durante questa malattia fu tale che Newman ricorderà quei giorni del maggio 1833 come una delle tappe più significative per la sua comprensione del Mistero divino".

"Fu a Leonforte, in quei giorni, che Newman fu assalito da mille dubbi sul suo credo religioso, e fu mentre lottava tra la vita e la morte che una limpida luce di maggio lo illuminò e gli diede il senso della verità che poco tempo dopo gli fece affrontare il passo decisivo per entrare nella Chiesa Cattolica".

"Durante i giorni di malattia, mentre la febbre lo divorava, ripeteva spesso queste parole: 'Io non ho peccato contro la Luce'".

"Fu un'esperienza quasi mistica, che Newman, una volta rimessosi in salute e salpato dalle coste siciliane, tradusse in una poesia che è anche una struggente preghiera, dove esprime la sua fiducia nella Provvidenza che lo avrebbe guidato nella realizzazione di una particolare missione".

Guidami, Luce gentile

Guidami tu, luce gentile

conducimi nel buio che mi stringe;

a notte è scura la casa è lontana,

guidami tu, luce gentile


"Quel viaggio, quella malattia con la lucidità interiore che ne era seguita, fu provvidenziale. In quelle settimane Newman ebbe l'"intuizione" e il presentimento di una sua missione che lo attendeva, insieme con la persuasione da un lato di non aver mai peccato contro la Luce e di avere assolutamente bisogno di Luce

John Henry Newman fece ritorno a casa, con nel cuore il ricordo vivido di questa particolare, impressionante esperienza, di questa sorta di estasi mistica che l'aveva restituito poi al mondo con l'anima ancora più assetata di verità".


2 commenti:

UmbertaMesina ha detto...

Anche oggi su Zenit c'è Chesterton: Gilbert K. Chesterton, il teologo del nonsense, di Paolo Pegoraro, http://www.zenit.org/article-23673?l=italian

Unknown ha detto...

Quali potrebbero essere alcune caratteristiche comuni a Newman e Chesterton?