domenica 9 gennaio 2011

Fabio Trevisan ci parla de La Nonna del Drago

LA NONNA DEL DRAGO

Questa che mi accingo a scrivere è una recensione particolare di un libro molto particolare: "La nonna del drago e altre serissime storie" (editrice Guerrino Leardini), sapiente raccolta di raccontini divertenti e acuti scaturiti dalla penna (ed oserei dire pure dal pennello) di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936). Recensione particolare non significa particolareggiata, anche se mi soffermerò su alcuni particolari di questa raccolta particolarmente significativi. Desidero sentitamente ringraziare la traduttrice-prefatrice Sabina Nicolini (Nipote del Drago) e chi ha curato questa rilevante edizione, fra Roberto Brunelli (Patriota Cosmico) e l'amico gaudente spassoso Marco Sermarini (UomoVivo) che con la crassa postfazione faziosa si è volutamente e giustamente schierato dalla parte di questo gigante dell'ortodossia cattolica: Chesterton. Con lui potremmo cantare all'unisono il refrain di quel carosello di antica memoria: "Gigante, pensaci tu". La cooperazione tra il Centro Missionario Francescano e la Società Chestertoniana Italiana, dopo aver felicemente pubblicato il saggio Ortodossia di Chesterton, ha nuovamente centrato l'obiettivo di farci divertire, appassionare e pensare con questa brillante miscellanea di brani, quasi tutti inediti in lingua italiana. Il libro, spudoratamente fazioso, non poteva non avere una pre e una post fazione, entrambe illuminanti e illuminate dalla fertile scrittura di questo autentico paladino della visione cattolica del mondo. Visione perché Chesterton è autore che ci fa vedere cose che ordinariamente non riusciamo a vedere e non riusciamo a vederle perché paradossalmente si ripresentano puntualmente ai nostri occhi. Chesterton ci fa scoprire una miniera di idee, di cose che ci vengono restituite se solamente ci accingessimo con candore e semplicità a guardarle. Vorrei qui sottolineare sinteticamente alcuni particolari tratti dall'opera Tremendous Trifles del 1909. Nel racconto Un pezzo di gesso che apre la raccolta, Chesterton descrive se stesso alle prese con la sua vocazione primitiva, la pittura (ritengo che il termine primitivo corrisponda effettivamente alla tempra spirituale del Nostro, come si evince dal grande saggio L'Uomo eterno). E' bello immaginarlo armato di bastone e temperino, gessetti e carta marrone in un campo, intento a disegnare l'anima della mucca, tutta porpora e argento, con sette corna e quel mistero che appartiene a tutte le bestie. Dall'arte alla filosofia, dalla religione alla morale il passo è breve: " Il primo asserto della morale religiosa è che il bianco è un colore. La virtù non è assenza di vizi o lontananza da pericoli morali: la virtù è un'entità vivida e separata". Come il bianco, che è un colore e non un'assenza di colore, così la virtù non è assenza di vizi ma è qualcosa di vivo. Il gesso bianco fa ricordare la collina di Uffington, nella quale compare stilizzata la figura gigantesca di un cavallo bianco, che ispirò lo scrittore londinese a comporre i magnifici versi del poema epico ispirato a Re Alfred e all'incontro dell'Inghilterra con la fede cattolica nel IX secolo. La tradizione orale e popolare tramandata di generazione in generazione, così come raccolta nella Ballata del cavallo bianco, viene assunta anche nel racconto La nonna del drago, a difesa delle fiabe: "La tradizione di un popolo implica che l'anima sia sana, ma che l'universo sia imprevedibile e pieno di meraviglie". Bisogna fare molta attenzione: Chesterton, tomista e realista, è anche un poeta mistico e ci ammonisce a difendere un sano realismo da un altro realismo piatto, ottuso di chi non sa meravigliarsi. "Il realismo finisce per dire che il mondo è noioso e si ripete sempre, mentre l'anima è malata e urla di dolore". Ma il problema posto dalla fiaba è un altro: "Cosa farà un uomo sano in un mondo fantastico?...A partire da questo centro di sanità lo scrittore si diverte ad immaginare cosa accadrebbe se il mondo intero impazzisse tutto intorno". Al contrario del romanzo moderno, in cui ci si può chiedere cosa farà un pazzo in un mondo stanco, le vecchie fiabe piene di saggezza hanno reso l'eroe ordinario (e non pazzo) e la storia straordinaria (e non un mondo stanco). In questi brevi racconti Chesterton non ci narra solamente la morale delle favole (seppur importante come aveva scritto nell' Ortodossia) quando afferma che il bimbo ha conosciuto intimamente il drago fin da quando possiede l'immaginazione, ma ciò che la fiaba gli offre è un San Giorgio che uccida il drago; ancor di più, ci sprona Chesterton, è come ci disponiamo a guardare il mondo pieno di meraviglie, a viverlo autenticamente come una fiaba, con gli occhi gioiosi e seri di un fanciullo.

Ci invita così a diventar nani come Peter: "Ho i miei dubbi su tutto questo grande valore dell'andare in montagna, di arrivare alla cima di tutto e guardare tutto dall'alto. Satana divenne la guida alpina più illustre, quando portò Gesù sulla cima di un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni della terra. Ma la gioia di Satana nello stare su un picco non è gioia per la grandezza, ma una gioia nel vedere la piccolezza, per il fatto che tutti gli uomini sembrano insetti ai suoi piedi". Sappiamo che questa immagine dall'alto scompaginò la mente di un reverendo che uccise il fratello in un racconto di Padre Brown: "Il martello di Dio". Attenzione alle vertiginose visioni, ammonisce il grande scrittore di Beaconsfield. Affermerà ancora nel racconto Grandi cose da nulla : "Tutto sta in una disposizione della mente, e in questo momento io sono in una disposizione molto comoda. Siederò tranquillo e lascerò che prodigi e avventure si posino su di me come mosche. Ce ne sono molti, ve l'assicuro. Il mondo non morirà mai per assenza di meraviglie, ma solo per assenza di meraviglia".L'importanza della visione mistica e metafisica è accentuata nel racconto Quello che mi sono trovato in tasca laddove afferma: "Nego assolutamente che qualunque cosa sia, o possa essere, priva d'interesse". Non solo l'oggetto materiale della metafisica, ovvero tutta la realtà, è posta sotto la nostra attenzione e visione, ma anche l'atteggiamento di come noi la guardiamo, la osserviamo, come si evince da Dodici uomini : "A tutti noi succede ogni giorno di vedere sempre meno il significato del cielo e delle pietre, a meno che non sproniamo noi stessi all'umiltà e alla gratitudine". Umiltà e gratitudine quali ingredienti essenziali per saper vedere oltre, per saper guardare meglio. La disposizione d'animo e del corpo viene mirabilmente esposta nel penetrante Dello stare coricati a letto, dove l'autore inglese invita: "Se rimanete a letto badate bene di farlo senza motivo o giustificazione di alcun genere" in quanto un conto sono i principi fondamentali e altro sono le disposizioni secondarie: "Da parte mia vorrei che gli uomini avessero opinioni forti e ben radicate, ma per quanto riguarda la colazione, la facciano qualche volta in giardino, qualche volta a letto, qualche volta sul tetto e qualche volta sull'albero". L'atteggiamento riprovevole condannato da Chesterton è quello della superbia. Se dovessi predicare una sola volta, sarebbe contro l'orgoglio ed ancora : "L'orgoglio è un veleno così mortale, che non solo avvelena le virtù: avvelena anche gli altri vizi". Anche la povera gente che frequenta le osterie, asserisce Chesterton, avverte che vi è qualcosa di diabolico nell'uomo che pretende di rassomigliare tanto da vicino al Padreterno.

Consiglio vivamente di leggere questa fantastica raccolta di scritti inediti chestertoniani per rendersi esatto conto (se ce ne fosse ancora bisogno) della statura gigantesca delle osservazioni acutissime e penetranti di Gilbert Keith Chesterton. Plaudo ancora all'iniziativa e sinceramente rinnovo il mio personale ringraziamento.

 

FABIO TREVISAN

2 commenti:

stefy862008 ha detto...

Forse voi mi potreste aiutare...mi interesserebbe leggere qualcosa di Chesterton. Vorrei sapere a che opera appertiene la frase "Le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono, i bambini lo sanno già. Le favole insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfitti." Non riesco a trovarlo.
Grazie mille.
Bel blog :)

L'Uomo Vivo ha detto...

Viene dallo splendido "Ortodossia", attualmente edito da Lindau (edizione più recente) e da Morcelliana, probabilmente la più importante opera di GKC. Di esso trovate ampia traccia sul blog nella rubrica Un aforisma al giorno oltre che in numerose altre occasioni (abbiamo creato un tag apposito per Ortodossia).
Il secondo libro da leggere ovviamente è Uomovivo (edizioni Morganti).
Grazie per i complimenti immeritati, presenterò.