mercoledì 26 gennaio 2011

Ecco il brano proposto da Avvenire di Ciò che non va nel mondo, edizioni Lindau

Vi sono persone che non amano il termine «dogma».
Fortunatamente, sono libere e dispongono di un’alternativa. La mente umana conosce due cose, e solo due: il dogma e il pregiudizio. Il Medioevo fu un’età razionale, un’epoca di dottrina. La nostra epoca, al massimo, è un’epoca poetica, un’età di pregiudizio. Una dottrina rappresenta un punto definito, un pregiudizio è una direzione. Dire che un bue può essere mangiato mentre un uomo non dovrebbe esserlo significa enunciare una dottrina.

Dire che si dovrebbe
 mangiare il meno possibile di qualunque cosa significa manifestare un pregiudizio, chiamato anche, talvolta, ideale.

Ebbene, una direzione si dimostra invariabilmente assai più erratica di una cartina. Preferirei di gran lunga disporre di una pianta, per quanto enormemente antiquata, di Brighton, piuttosto che di una generica raccomandazione a svoltare a sinistra. Le linee rette non parallele sono destinate, alla fine, a incontrarsi, ma le linee curve possono evitarsi in eterno. Una coppia di innamorati potrebbe
 passeggiare insieme lungo la frontiera tra Francia e Germania, uno da una parte e l’altra dall’altra, fintantoché non fosse detto loro, vagamente, di star lontani l’uno dall’altra. Questa parabola è perfetta per descrivere gli effetti della nostra moderna vaghezza, che perde e allontana gli esseri umani come in una nebbia.

Non è vero che solo la fede in qualcosa unisce gli uomini. Nossignore: anche la differenza di fede li unisce, fin tanto che tale differenza è chiaramente visibile. I confini uniscono. […] «Io dico che Dio è Uno» e «Io dico che Dio è Uno, ma anche Tre» è l’inizio di una sana, litigiosa, robusta amicizia.

Ma la nostra epoca trasformerebbe queste convinzioni religiose in tendenze.


Gilbert Keith Chesterton 

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