martedì 30 maggio 2017

Un aforisma al giorno

Giovanna d'Arco non si lasciò inchiodare al crocevia, rifiutando tutti i sentieri come Tolstoj, o accettandoli tutti come Nietzsche. Ne scelse uno e vi si lanciò come un fulmine. E tuttavia Giovanna, se ci pensiamo bene, aveva in sè tutto quello che c'era di vero in Tolstoj e in Nietzsche, tutto quello che c'era in loro di accettabile. Io pensavo a quanto c'è di nobile in Tolstoj: il gusto delle cose ordinarie, l'affetto vivo per la terra, il rispetto per il povero, la dignità delle reni piegate dal lavoro. Giovanna d'Arco ebbe tutto ciò, con questo di più: che sopportò duramente la povertà nell'atto stesso di ammirarla, mentre Tolstoj è il tipo dell'aristocratico che cerca di scoprirne il segreto. Pensavo poi a quanto c'è di coraggio, di fierezza, di passione nello sventurato Nietzsche e al suo disperato ammutinamento contro la vuotaggine e la pusillanimità del nostro tempo; pensavo alla sua invocazione all'equilibrio estatico del vivere pericolosamente, al desiderio dei galoppi sfrenati sui grandi cavalli, ai suoi appelli alle armi. Bene: Giovanna d'Arco ebbe tutto questo e, anche qui, con la differenza che essa non solo esaltò il combattimento, ma combattè. Noi sappiamo che essa non ebbe paura di un esercito, mentre Nietzsche come tutti sappiamo, ebbe paura di una mucca. Tolstoj si limitò a fare l'elogio del contadino; essa fu contadina. Nietzsche si limitò a fare l'elogio del guerriero; essa fu guerriera.
Essa li vince tutti e due sul terreno dei rispettivi, antagonistici ideali: è stata più dolce dell'uno e più forte dell'altro. Essa fu inoltre una persona perfettamente pratica, che fece qualcosa, mentre essi sono dei folli speculatori che non hanno concluso nulla. Era impossibile che non mi attraversasse la mente il pensiero che essa e la sua fede dovevano avere qualche misterioso senso di unità e di utilità morale che è andato perduto."

G. K. Chesterton su Santa Giovanna d'Arco

lunedì 29 maggio 2017

«Cari amici, vi ringrazio degli auguri! Vostro Gilbert»

Compleanno di Chesterton - E questa ce l'ho solo io (è originale!) - Grazie, padre Brunelli!

Compleanno di Chesterton - Qui c'è anche Frances

Questo bellissimo video l'ha fatto la nostra amica americana Nancy Carpentier Brown e qui c'è anche Frances.

La moglie non poteva mancare. C'è l'ha conservato finché ha potuto, bisogna ringraziare anche lei.

Compleanno di Chesterton - Qui si vede proprio che si muove e parla

Compleanno di Chesterton - Chesterton in audio e video



Chesterton in America, poi un estratto da The Spice of Life (una delle sue trasmissioni sulla BBC) e il brindisi in onore di Rudyard Kipling in Canada.

Ogni tanto lo rimettiamo, non tutti sanno che è sul blog.

Un piccolo album fotografico del nostro caro Gilbert in onore del suo centoquarantatreesimo compleanno.


Qui trovate un po' di foto significative della vita di Gilbert.

Le abbiamo volute mettere qui come si fa per uno di famiglia: si organizza la festa, la torta, si tirano fuori le foto e qualche filmino, e gli si fanno gli auguri, e lui, tutto stupito e rallegrato, ci ringrazia come si fa tra veri amici e ci augura del bene!

Grazie, Gilbert, di tutto quello che ci doni ogni giorno! Grazie, Gesù, di averci dato un amico, un maestro, una guida come Gilbert! Ci fa tanta compagnia, ci incita e ci dà speranza e ci spinge a vivere e a lottare per Te!

C'è Gilbert a dodici anni, poi a venti, la chiesa dove fu battezzato (St. George a Campden Hill, Kensington: l'ho raggiunta non senza fiatone circa un mese fa! E' davvero una collinetta tutta piena di elegantissime case, e lì c'è la chiesina dove il piccolo Gilbert divenne cristiano).

C'è qualche suo amico, c'è la sua cara moglie Frances, c'è una piccola bambina che gli offre un fiorellino, forse uno di quei denti-di-leone da lui tanto amati ed usati a paragone dell'apparente nulla in cui troviamo tracce del Mistero (lo sapete che i dintorni della sua casa ne sono pieni?)… chissà che non sia quella bimba che a nome della mamma e del babbo portava di sovente ai Chesterton un cestino di funghi, e Gilbert la accoglieva con affetto e calore e simpatia tutte le volte! O l'altra che andava a messa e si sedeva sempre dietro Gilbert ed un giorno il parroco la incontrò e disse: - come mai domenica non eri a messa? - Padre, veramente c'ero, è che stavo dietro al signor Chesterton… Sicuramente sarà stata una di quei bimbi del paese per cui Gilbert e Frances organizzavano delle feste indimenticabili a casa loro, con Chesterton che lanciava le carote e le riprendeva con la bocca, faceva a spade coi cuscini, organizzava degli spettacolini di marionette con lo stesso teatrino fatto per lui e suo fratello Cecil dal babbo Edward e con trame scritte da lui stesso…

Grazie, grazie ancora, Gilbert! A nome di tutti i tuoi amici!

Marco Sermarini

Eretici e ortodossi - G. K. Chesterton e i suoi figli. Roma, 10 Giugno 2017 ore 18.00

Si tratta del consueto convegno alla Civiltà Cattolica, cui però il nostro presidente suo malgrado non potrà partecipare per un incipiente impedimento.

Il tema è interessante e sicuramente ne troverete traccia nei nostri post: l'influenza di Chesterton su letterati, filosofi, pensatori, artisti è amplissima e profonda al tempo stesso. Ne abbiamo parlato tante volte dall'inizio dell'esistenza di questo piccolo blog.

Intanto potete prendere nota anche del Chesterton Day: 30 Giugno 2017 dalle ore 19.00 a Grottammare!





Compleanno di Gilbert Keith Chesterton - Un aforisma al giorno

Voglio dirvi qualcosa che è la più difficile da esprimere a parole, qualcosa che è più privato della vita privata. È il fatto che siamo vivi, e che la vita è la cosa di gran lunga più stupefacente di qualsiasi gioia o sofferenza che può capitarci durante la vita.

Gilbert Keith Chesterton, Radio Chesterton

Buon compleanno, Gilbert! Kensington, 29 Maggio 1874

Il primo fatto intorno alla celebrazione di un compleanno è che è un modo ardito e fiammeggiante per affermare che è una buona cosa essere vivi.

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago ed altre serissime storie

domenica 28 maggio 2017

Un aforisma al giorno

... la sola grandiosa e logica base di ogni ottimismo, la dottrina del peccato originale.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning

Un aforisma al giorno

... (Il) Medioevo, il periodo più interamente e perfino dolorosamente logico che il mondo abbia mai conosciuto.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning

sabato 27 maggio 2017

Un aforisma al giorno - 😲! 😊👍🏽





Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è che non va nel mondo

venerdì 26 maggio 2017

Un aforisma al giorno





Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo 

Un aforisma al giorno - a completamento di quello sul femminismo di alcuni giorni fa...





Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

giovedì 25 maggio 2017

E Chesterton e la Polonia...?

… questo sarebbe un bellissimo capitolo da scrivere!

Chesterton andò in Polonia accolto trionfalmente con gli onori di un Capo di Stato nel 1927. Incontrò Pilsudski, ebbe un successo grandioso, e la simpatica Dorothy Collins riscosse anch'ella un certo successo (un giovane avvocato polacco che accompagnava Chesterton e il suo piccolo seguito si era innamorato di lei! Ce lo racconta Maisie Ward!)…
Tra i cimeli storici di Chesterton che testimoniano la sua visita in Polonia ci sono due bastoni da passeggio, uno è a Oxford nella Chesterton Library ed un altro a Casa Ahlquist, in Minnesota, dal mio amico Dale (ho una foto con in mano quel bastone, con incisa una bella testa d'aquila…).

Il nostro amico Aidan Mackey ne sa qualcosa, in quanto era amico di Dorothy.

Ne ha fatto un breve cenno un mesetto fa quando l'ho incontrato ad Oxford…

Poi anni fa ho conosciuto Pawel Kaliniewski, un giovane polacco che vive in Inghilterra per lavoro, che mi assicura che la memoria di Chesterton in Polonia è vivissima, soprattutto in molti l'idea di distributismo continua ad essere di stimolo.

Questa è un'altra storia da raccontare e documentare, un'altra speranza data.

Marco Sermarini




Ancora qualcosa sul rapporto tra Russia e Chesterton: Sergei Averincev

Dopo la riproposizione del saggio di Alexei Judin, vasta e stimolante panoramica sul rapporto tra Chesterton e la Russia, ho pensato bene di riportare alla vostra attenzione un altro interessante saggio sul medesimo argomento, quello di Sergej Averincev, debbo dire su stimolo dell'amico Andrea Monda. Averincev era citato anche da Judin nel saggio richiamato.

Ancora una volta grazie a Cultura Cattolica ed al suo mentore don Gabriele Mangiarotti, oltre che ad Enrico Leonardi che è curatore di questa sezione chestertoniana, per aver messo a disposizione di tutti questo saggio uscito su La Nuova Europa n° 2 del Marzo 2001. Un grazie anche a La Nuova Europa, è ovvio.

Torno su un concetto già speso, ma che si dovrebbe illuminare meglio, anche con riferimenti più precisi. Resto ancora una volta ammirato dalla capacità di dare speranza di Chesterton anche in un mondo ostile (mentre scrivo, così d'improvviso mi torna in mente quel passaggio di "Fatica settimanale", una delle sue più belle trasmissioni sulla BBC finite in Radio Chesterton, che dice: «Ciò che intende ricordarci questo susseguirsi di settimane, date, domeniche e sabati e antiche ricorrenze rituali è proprio l'enorme importanza della vita quotidiana, per come ogni individuo la vive; per il fatto che riguarda la morte e il giorno e tutta la misteriosa truppa che è l'umanità». Non è speranza, questa? Capisco i russi che ne cercavano in lui il minimo refolo… capisco perché mi arrabatto tutti i giorni per farne uscire un piccolo refolo al giorno e anche di più…), anche in un mondo come quello della Russia sovietica che sembrerebbe essere stato impermeabile a qualsiasi infiltrazione di buono, di vero, di bello.

L'unica nota critica che formulo è sull'uso dell'espressione "buon senso", che non è proprio di Chesterton: per Chesterton c'è il senso comune, che è tutt'altro dal buon senso, ma passi. L'importante è che si capisca ciò che ho appena inteso, e cioè che il Principe del Paradosso non può essere il Principe del Buon Senso, semmai del Senso Comune. Il senso comune è uno dei luoghi dove gli uomini dovrebbero imparare ad elaborare questa speranza, a ritrovarla nei meandri più piccoli (in questo Chesterton era un maestro: un pezzo di gesso, un coltellino, un dente-di-leone…). E' un problema di traduzione, non dell'autore.

Marco Sermarini

http://uomovivo.blogspot.it/2009/11/sergei-averincev-e-chesterton.html

Esce Hobbitologia (Camelozampa Editore)

Dopo il grande successo di Potterologia, Marina Lenti, affiancata da Paolo Gulisano nella veste di continuity editor, propone una nuova antologia di saggi brevi su Lo Hobbit scritti da un dream-team di esperti del genere Fantastico. Gli autori osservano il romanzo d'esordio di Tolkien da dieci punti di vista originali, restituendoci così altrettante sfaccettature della sua bellezza e la purezza dello sguardo in trasparenza che amava tratteggiare il professore di Oxford quando si accingeva ad approcciare il mistero del Mondo Secondario. 

Paolo Gulisano, dopo un interessante excursus sulla genesi interiore del "linguaggio delle fate" durante il fecondo rapporto epistolare intrattenuto con la moglie Edith nel periodo della permanenza di Tolkien nelle trincee, utilizza la lente del romanzo di formazione per accostare la trasformazione interiore di Bilbo Baggins ad uno dei protagonisti principali dei cicli arturiani, Perceval: nato come semplice ragazzo di campagna, dopo l'incontro con i magnifici paladini di Camelot dovrà compiere un cammino impegnativo e ricco di prove che lo forgeranno per trasformarlo nel cavaliere per eccellenza nella Cerca del Sacro Graal. 

Cristina Donati illustra il forte legame esistente tra la valenza delle spade ne Lo Hobbit e il significato delle armi bianche a lama lunga nella mitologia norrena: strumenti di potere dal valore simbolico, esse stesse diventano protagoniste al pari dei personaggi, collaborando nel percorso di Bilbo Baggings da timido mezz'uomo ad eroe inusuale. E' infatti anche grazie alla scoperta dell'elfica spada ribattezzata 'Pungolo' che Bilbo riuscirà a sferrare un attacco letale alla oscura progenie di Ungoliant a Bosco Atro. 

Chiara Codecà ci trasporta in un viaggio dietro le quinte della produzione del film di Peter Jackson, liberamente tratto da Lo Hobbit: dallo stile iniziale di Guglielmo del Toro che coniuga attenzione al mondo onirico con atmosfere noir, alla scritturazione dell'attore Martin Freeman per il ruolo di Bilbo Baggins. Interessanti le motivazioni di Peter Jackson per la scelta indiscussa di Freeman, rafforzata anche dalla bravura dell'attore che riveste il ruolo di Sherlock nell'omonima serie televisiva, capace di passare magistralmente dal registro comico a quello drammatico con assoluta naturalezza. 

Silvana De Mari pone all'attenzione del lettore un particolare lato di Bilbo con cui Gandalf lo presenta per la prima volta ai Nani del Popolo di Durin: "scassinatore in cerca di lavoro, pieno di emozioni e  con ragionevole ricompensa, un esperto cacciatore di tesori". Riallacciandosi al passo del Vangelo di Matteo "A chiunque ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza", l'autrice di Hania ci fa notare come una delle doti più grandi che acquisisce Bilbo durante il suo viaggio sia la virtù del coraggio, unita ad una sana scaltrezza che lo aiuta ad essere flessibile quando serve il suo intuito per sbloccare la situazione. 

Marina Frammartino nel suo saggio breve sugli animali fantastici nello Hobbit si focalizza sul ruolo centrale della scena dell'assalto di  Smaug ad Erebor per dare senso all'impresa narrata nel romanzo, muovendo gli animi dei Nani capeggiati da Thorin e motivandoli a cercare lo scassinatore indicatogli da Gandalf. Gli animali, tanto amati da Tolkien, contribuiscono ad infondere consistenza al Mondo Secondario, aiutando il professore di Oxford a caratterizzare le forze del bene e quelle del male in gioco. Ad esempio, dalla parte delle forze della luce sono collocate le grandi aquile, che nella mitologia cristiana rappresentano Cristo nella battaglia contro il Tentatore e che nello Hobbit combattono gli orchi simboleggiando uno dei Cinque eserciti che arriva in soccorso di Gandalf e della "compagnia" degli elfi, uomini e nani.  

Pia Ferrara ci guida in un parallelo tra la figura cinematografica di Tauriel, interpretata dall'attrice Evangeline Lilly, e l'artificio letterario di Mary Sue, proposto per la prima volta nella serie televisiva dell'Universo di Star Trek, come eroina perfetta ed idealizzata che interviene per salvare la situazione ma non si accattiva la simpatia degli spettatori in quanto priva di difetti o imperfezioni. La domanda che si pone l'autrice del saggio breve è se la funzione di Tauriel, non presente nel romanzo di Tolkien, sia una figura femminile che possiede un ruolo indipendente come quella di Galadriel, oppure venga utilizzata per venire in supporto ad altri personaggi minori. 

Livia Rocchi ci fa compiere un viaggio ideale negli elementi della letteratura per l'infanzia riscontrabili anche nel racconto dello Hobbit, per capire quali valori può proporre ai ragazzi di oggi rendendolo un'opera capace di entrare in dialogo con la vita dei giovani lettori. Una delle prime evidenze sottolineate nel saggio breve è la duplice anima di Bilbo Baggin, in cui ogni ragazzo può confrontarsi: una temeraria e avventurosa, come quella spinta interiore che lo porterà ad intraprendere un viaggio fuori dalle comodità della sua casa hobbit mettendosi profondamente in discussione, e l'altra più casalinga ed amante della tranquillità e del buon cibo, ricalcando la struttura circolare "casa-lontananza-casa" tipica delle fiabe popolari. 
Marina Lenti inizia il suo saggio breve con questa calzante citazione: "Se più persone intorno a noi tenessero cibo e buonumore e canto in maggior considerazione rispetto all'oro accumulato, avremmo un mondo più felice". L'amore degli Hobbit per il cibo emerge da queste parole di Thorin Scudodiquercia rivolte all'amico Bilbo, che proprio con una tavola e una dispensa traboccanti di leccornie lo accoglie insieme agli altri Nani in casa Baggins. Tolkien trae ispirazione dalla valenza sociale che la tradizione culinaria assume nei miti nordici del suo amato poema Beowulf, come nelle descrizioni delle grande sale delle regge di Heorot e di Hygelac re dei Geati, in cui i guerrieri trovavano ristoro dalle battaglie allietati dalla buona cucina, canti e racconti intorno al fuoco. 

Paola Cartoceti ci aiuta a capire i percorsi che hanno guidato la trasposizione cinematografica dell'opera letteraria de Lo Hobbit nel film diretto da Peter Jackson, evidenziando lati positivi e negativi della produzione e delle scelte operate dal regista. Viene sottolineato come ad una prima visione la trasposizione del libro in tre film comporti un'eccessiva ridondanza del ritmo e delle digressioni, che un editing rigoroso avrebbe evitato con il taglio di scene inutili o con scene d'azione esagerate. Un pregio invece del regista risulta l'inserimento della trama dello Hobbit nel contesto più ampio delle Appendici del Signore degli Anelli e dei Racconti incompiuti, inserendo le scene del Bianco Consiglio e del Negromante di Dol Guldur per dare un più respiro all'opera cinematografica. 

Chiara Valentina Segrè osserva il rapporto tra fantasia e realtà nella genesi delle opere di Tolkien con l'occhio della biologa e con una sensibilità da etologa, riscontrando degli interessanti paralleli tra le creature fantastiche che popolano l'ambientazione de Lo Hobbit con specie realmente presenti in natura e i loro comportamenti sociali. Lo sapevate, ad esempio, che il drago Smaug esiste realmente, anche se in una versione in miniatura? Si tratta dello Smaug Giganteus o cordilo gigante, una lucertola che può arrivare anche alla ragguardevole lunghezza di 40 centimetri, rivestita di una vera e propria "armatura" fatta di placche e di spine sulla testa e sulla coda. Nel nome un chiaro omaggio al mondo del professore di Oxford, in quanto il verbo "smeugan" nella lingua germania alluderebbe al concetto "in un buco", come il ventre della Montagna che ospita l'omonimo drago che accese la fantasia di Tolkien.


Donatella Cerboni

mercoledì 24 maggio 2017

Chesterton sistematico anche in letteratura

E' fortissimo Chesterton quando scrive di autori come Stevenson e Browning e dice che non bisogna troppo soffermarsi sulla loro vita o meglio su particolari della loro vita…

Ve ne dirò meglio più avanti, però qui lascio un accenno.

Forse qualcuno potrebbe maliziosamente pensare che si tratti di un espediente per sviare dalla sua notoria refrattarietà ad essere stretto in questioni troppo "precise" (date, versi o citazioni "troppo" esatte…), ma in realtà, come dice in Stevenson, lo rimarca perché dice che lo si è fatto troppo e che ciò "abbia confuso il contorno" dell'arte di Tusitala. Qualcosa di simile dice in Browning, quando critica l'eccessivo soffermarsi sulle vicende della sua vita, sull'ascendenza creola di sua nonna che secondo alcuni giustificherebbe alcuni aspetti della sua poetica… mentre Chesterton dice - in sintesi - che sono tutte balle e che diremmo chissà cosa se si scoprisse che la nonna era polacca…

E' interessante perché anche qui Chesterton si dimostra sistematico e profondo nel suo approccio alla realtà. Ma questo è solo un piccolo accenno.

Qui il collegamento ad una mia recensione dello Stevenson, spero di poter fare altrettanto col Browning che è davvero bello ed offre centinaia di spunti:


Che comunque Chesterton avesse sempre in mente il tutto e soprattutto un'idea precisa ed analitica di esso, è testimoniato anche da questo passaggio del San Tommaso d'Aquino in cui si parla di una certa accezione dell'idea di ottimismo:


A presto!

Marco Sermarini

martedì 23 maggio 2017

Un aforisma al giorno - vecchia conoscenza non sufficientemente ripetuta...

Il Cristianesimo non ha mai pensato che le virtù cristiane siano cose timide, modeste e rispettabili. Al contrario, le ha sempre viste ardite, vaste, e persino micidiali, sprezzanti il giogo di questo mondo, aventi dimora nel deserto, e solite a chiedere il loro sostentamento a Dio. 

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie 

lunedì 22 maggio 2017

Per il compleanno di Chesterton (29 Maggio!) Pump Street fa una bellissima promozione! Approfittatene!

PROMOZIONE VALIDA

FINO AL

31 MAGGIO 2017


Autobiografia di G. K. Chesterton 
Il risveglio della signorina Prim di Natalia Sanmartin Fenollera 

€ 27,20
Il Risveglio della Signorina Prim 
Volevo consigliare la lettura del romanzo "Il risveglio della signorina Prim" Scritto da Natalia Sanmartin Fenollera. 
La protagonista giunge un sant'Ireneo, Una colonia di esiliati dal mondo moderno che hanno deciso di rinunciare alla carriera e al successo per vivere una vita semplice e rurale. Le persone non sono schiave del lavoro ma è il lavoro che è nella funzione dell'uomo. Tutti gli abitanti si conoscono, si aiutano e si preoccupano gli uni degli altri. Dopo lo stupore iniziale di riconoscere il nostro stile di vita in questo0 libro (un paese assolutamente distributista, un pezzettino di mondo buono Così come proviamo a costruirlo noi) mi sono lasciata affascinare da tutti quegli argomenti di cui l'autrice si occupa. Si parla di amore, di come si dovrebbe scegliere un fidanzato, di come dovrebbe essere vissuto il matrimonio. Si parla anche della guerra interiore che si scatena in noi per la mancanza di un "pezzo". E' un libro adatto a tutti perché ha da dire qualcosa sia alle donne che agli uomini, ma anche ai  ragazzi. Si parla di Norcia e non nego l'emozione di leggere la descrizione di un posto conosciuto, mio, e il dolore di pensare che ora quel luogo non c'è più. Vorrei dire tante altre cose, ma svelerei tutto il libro e quindi vi auguro di innamorarvi di sant'Ireneo e di risvegliarvi così come è successo alla protagonista e anche a me.
Loredana - insegnate della Scuola Libera G. K. Chesterton 

Autobiografia 
Rimarrebbe deluso chi pensasse di trovare in queste pagine un racconto puntuale intessuto di luoghi, fatti, incontri. Non manca - beninteso - nessuno di questi ingredienti, ma l'autobiografia di Chesterton, uscita postuma nel 1936, è soprattutto la storia di un'intelligenza e di un'anima che cercano, non senza incertezze e contraddizioni, la propria strada. Sullo sfondo, evocato con tocchi magistrali, sta il difficile periodo di transizione tra XIX e XX Secolo, con il crollo degli Imperi coloniali e il dramma della Prima Guerra Mondiale. E dallo sfondo si affacciano le personalità del panorama politico e letterario con cui lo scrittore entra in contatto e su cui esercita la propria attitudine all'analisi per paradossi dell'uomo e della società, senza mai rinunciare alla sua impareggiabile vis polemicaLa nota segreta del testo - quella che risuona inconfondibile dietro le vicende e le battaglie quotidiane - è però la ricerca di una verità più grande di quella proposta dalle filosofie e dalle dottrine che occupavano (e occupano ancora) la scena contemporanea, una verità capace di cogliere l'umano nella sua complessità e integralità. L'approdo è noto, la Chiesa cattolica, "dove tutte le verità si danno appuntamento".

La vera Difficoltà dell'Uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti-di-leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace. 

Gilbert Keith Chesterton,  Autobiografia



venerdì 19 maggio 2017

Un aforisma al giorno

L'umiltà è la madre dei giganti. Si vedono grandi cose dalla valle; solo piccole cose dalle cime.

Gilbert Keith Chesterton, L'innocenza di Padre Brown

giovedì 18 maggio 2017

Chesterton e Lewis nel contesto russo - di Aleksej Judin (da La Nuova Europa)


Ripropongo un interessante articolo - che trovate in questo collegamento - che ottenemmo per gentile ed intelligente concessione di Russia Cristiana (http://www.russiacristiana.org/), che pubblica la rivista La Nuova Europa; si tratta di un articolo dello studioso russo Aleksej Judin dal titolo Chesterton e Lewis nel contesto russo

Lo proponemmo sei anni fa, ma sono ancora molto colpito da queste parole e dalla speranza che Chesterton infuse nei russi.

Sono ancora convinto che, anche ai fini della questione della "santità" di Chesterton, tutto ciò sia significativo: quanti possono vantare tanto e tale effetto sui propri lettori, soprattutto in contesti simili? Ed oggi Chesterton non sta risvegliando anche in noi tanta vita in contesti ostili e che si preparano ad esserlo sempre più?

In un'eventuale antologia delle "influenze" chestertoniane, questo capitolo russo non potrà mai mancare. Non è solo letteratura, è vita dell'anima e dello spirito che spinge tutto il resto.

Debbo ricordare che l'articolo ci fu ottenuto per il tramite di Kris Lamanna e voglio ringraziarla ancora.

Aleksej Judin è uno scrittore e studioso di cui potete trovare diversi titoli in italiano editi da La Casa di Matriona. Nell'articolo è citata anche Natal'ja Trauberg, che è morta alcuni anni fa ma che ebbe contatti anche con il nostro carissimo Stratford Caldecott, ed i nostri eroi Aidan Mackey e John Kanu. Traccia vi è in questo blog.

Marco Sermarini

Fulton Sheen era chestertoniano, e pure padre Botta che organizza lo è...

Un aforisma al giorno

Il forte non può essere coraggioso. Solo il debole può esserlo.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

martedì 16 maggio 2017

Contro la superbia - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)



"L'orgoglio è un veleno così mortale, che non solo avvelena le virtù: avvelena anche gli altri vizi".

Ne "La nonna del drago e altre serissime storie(Editrice Guerrino Leardini), raccolta di racconti divertenti e acuti scaturiti dalla penna di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), l'autore inglese ci invita a diventare nani, proprio come quel celebre e saggio detto medievale: "Siamo nani sulle spalle dei giganti". 

In un inno cantato contro la superbia, Chesterton esorta all'umiltà, virtù umana e cristiana fonte di ogni altra virtù: "Ho i miei dubbi su tutto questo grande valore dell'andare in montagna, di arrivare alla cima di tutto e guardare tutto dall'alto. Satana divenne la guida alpina più illustre, quando portò Gesù sulla cima di un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni della terra. Ma la gioia di Satana nello stare su un picco non è gioia per la grandezza, ma una gioia nel vedere la piccolezza, per il fatto che tutti gli uomini sembrano insetti ai suoi piedi". Il valore teologico e filosofico di questa frase di Chesterton ha come riferimento l'incapacità e l'impossibilità, dopo la scelta del non serviam luciferino, di redenzione di Satana, condannato eternamente all'inferno. Dal punto di vista etico ed esistenziale, come ben conosceva Chesterton, la caduta nel peccato istigata dal Principe del mondo aveva delle ripercussioni sull'uomo di ogni tempo, tanto che la dottrina cattolica non ha esitato a porre la superbia come il primo dei vizi capitali.

Anche il prete cattolico Padre Brown si è imbattuto nelle sue investigazioni nella desolazione del peccato di superbia, che aveva scompaginato la mente di un reverendo sacerdote, facendogli scagliare un oggetto contundente e mortale dall'alto della chiesa, proprio là dove era andato a pregare. L'esortazione di Padre Brown valeva come quell'indicazione all'andare in montagna: non si può pregare sulle guglie o sui campanili, si diventa altezzosi! Si prega umilmente prostrati a terra o inginocchiati, riconoscendo i propri peccati. L'orizzontalità umile e terrena permette di sollevare lo sguardo, al contrario l'altezza dell'osservazione dall'alto verso il basso conduce alla perdizione. Non si può indugiare come Satana o quel reverendo omicida (per chi volesse approfondire, il brano è "Il martello di Dio" nei Racconti di Padre Brown) nello scrutare dall'alto poiché è frequente cadere, in senso non solo fisico ma ontologico ed etico. Ecco perché il grande saggista londinese preferiva predicare contro la superbia e condannava questi atteggiamenti riprovevoli che contrastavano l'umiltà e la gratitudine: "L'orgoglio è un veleno così mortale, che non solo avvelena le virtù: avvelena anche gli altri vizi". Egli spronava a vigilare sulle vertiginose visioni, sulle elucubrazioni intellettuali: era consapevole dei disastri provocati dall'orgoglio ed avvertiva che vi era qualcosa di diabolico nell'uomo che pretendeva di rassomigliare tanto da vicino al Padreterno.

Quale artista amante del colore era pure cosciente dei valori religiosi e morali contenuti nelle forme create: "Il primo asserto della morale religiosa è che il bianco è un colore. La virtù non è assenza di vizi o lontananza dai pericoli morali: la virtù è un'entità vivida e separata". Proprio come il "bianco", che è un colore e non un'assenza di colore, così la virtù non è assenza di vizi ma è qualcosa di vivo. Chesterton, oltre ad essere un sano tomista e realista, era anche un poeta mistico che ci implorava di difendere un vero realismo ("Il bianco è un colore") da un falso realismo piatto e ottuso ("Il bianco non è un colore").

Il saper apprezzare le meraviglie del creato conduceva alla gratitudine e all'umiltà, l'incapacità di apprezzare le virtù era il frutto della vituperata e dannata superbia.

lunedì 15 maggio 2017

Una promo di Pump Street valida fino al 31 Maggio 2017! Un'occasione da non perdere!

PROMOZIONE VALIDA

FINO AL

31 MAGGIO 2017


- Autobiografia di G. K. Chesterton 
- Il risveglio della signorina Prim di Natalia Sanmartin Fenollera 

€ 27,20
IL RISVEGLIO DELLA SIGNORINA PRIM 
Volevo consigliare la lettura del romanzo "Il risveglio della signorina Prim" Scritto da Natalia Sanmartin Fenollera. 
La protagonista giunge un sant'Ireneo, Una colonia di esiliati dal mondo moderno che hanno DECISO di rinunciare alla carriera e al Successo per vivere Una vita semplice e rurale. Le PERSONE Non Sono schiave del lavoro ma e Il Lavoro Che E nella Funzione dell'Uomo. Tutti Gli abitanti si conoscono, si aiutano e si preoccupano Gli uni degli Altri. DOPO Lo Stupore Iniziale di Riconoscere Il Nostro stile di vita in this libro (Un Paese assolutamente distributista, un pezzettino di mondo buono Cosi Come proviamo a costruirlo noi) Mi sono lasciata affascinare da Tutti quegli argomenti di cui l'autrice si occupa. Si parla di amore, di venire si dovrebbe SCEGLIERE un fidanzato, di venire dovrebbe Essere vissuto il matrimonio. Si parla also della guerra interiore Che Si Scatena a noi per la mancanza di un "pezzo". E un libro Adatto a tutti Perché ha da dire Qualcosa SIA un donne Che Uomini, ma also ai di ragazzi. Si parla di Norcia e non nego l'emozione di leggere la descrizione di un posto conosciuto, mio, e il dolore di Pensare Che ora quel Luogo non c'è più. Vorrei dire tante Altre Cose, ma svelerei tutto il libro e quindi vi auguro di innamorarvi di sant'Ireneo e di risvegliarvi Cosi Come E Successo alla protagoniata e anche a me.
Loredana - insegnate Scuola Libera GK Chesterton 

Autobiografia 
Rimarrebbe deluso chi pensasse di trovare in QUESTE pagine Un Racconto puntuale intessuto di Luoghi, Fatti, incontri. Non manca - beninteso - nessuno di questi ingredienti, ma l'autobiografia di Chesterton, Uscita postuma nel 1936, E Soprattutto La storia di un'intelligenza e di un'anima Che cercano, non senza incertezze e Contraddizioni, la propria strada. Sullo sfondo, evocato con tocchi magistrali, sta il difficile Periodo di Transizione Tra XIX e XX Secolo, con il crollo degli Imperi coloniali e il dramma della Prima Guerra Mondiale. E Dallo sfondo si si affacciano le personalità del panorama politico e letterario con cui lo scrittore entra in contatto chat e su cui esercita la propria Attitudine all'analisi per Paradossi dell'Uomo e della Società, senza mai rinunciare alla SUA impareggiabile vis polemica. La nota segreta del testo - Quella Che risuona inconfondibile Dietro Le vicende e le Battaglie Quotidiane - E però la ricerca di Una verità Più Grande Di quella Proposta Dalle filosofie e Dalle dottrine Che occupavano (e occupano Ancora) la Scena Contemporanea, Una verità capace di cogliere l'Umano Nella SUA Complessità e integralità. L'approdo Sara venire E noto, la Chiesa cattolica, "colomba Tutte le verità si Danno Appuntamento".

La vera Difficoltà dell'Uomo non è di godere i lampioni o i panorami, non di godere i denti-di-leone o le braciole, ma di godere il godimento, di mantenersi capace di farsi piacere ciò che gli piace. 

Gilbert Keith Chesterton,  Autobiografia

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