martedì 30 ottobre 2012

"Ci salveranno le vecchie zie", l'ultimo libro di Gnocchi & Palmaro che parla anche della nostra Società


Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (oramai Gnocchi & Palmaro) sono nostri amici ed amici di Chesterton, sono autori di molti best seller ed hanno scritto questo ultimo libro (Fede & Cultura, € 15,00 - ebook € 13,50) sulla tradizione. Tra le righe si parla anche della nostra Società e del nostro presidente.

Merita di essere letto anche perché lo stile è come sempre vivace e polemico, simpatico e veritiero.

E' il primo volume della collana "I libri del ritorno all'Ordine", che ci risulta riserverà nuove sorprese.

Un aforisma al giorno


"La verità è, naturalmente, che la stringatezza dei Dieci Comandamenti è una evidenza, non della oscurità e ristrettezza di una religione ma al contrario della sua liberalità ed umanità. È più sbrigativo elencare le cose proibite: precisamente perché la maggior parte delle cose sono permesse, e solamente alcune sono proibite". 

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News del 3/1/1920

Un aforisma al giorno


Evviva i "noiosi"!!!

"Non esiste, sulla terra, qualcosa che costituisca un argomento poco interessante; l’unica cosa che può esistere è una persona poco interessata. Nulla è più accanitamente richiesto di una difesa dei noiosi. Quando Byron divise l’umanità fra i noiosi e gli annoiati, tralasciò di osservare che i tratti più nobili sono propri esclusivamente dei noiosi, i meno nobili degli annoiati, tra cui metteva anche se stesso. Il noioso, con il suo entusiasmo siderale, la sua solenne felicità, può, in un certo senso, essersi dimostrato poetico. L’annoiato di sicuro si è mostrato prosaico. Senza dubbio, noi potremmo trovare una seccatura contare tutti i fili d'erba o tutte le foglie degli alberi; ma la circostanza dipenderebbe, non dalla nostra baldanza o gaiezza, ma dalla nostra scarsa baldanza e gaiezza. Il noioso procederebbe, baldanzoso e gaio, e troverebbe i fili d'erba splendidi come le spade di un esercito. Il noioso è più forte, è più gioioso di noi; egli è un semidio, anzi, è un dio. Perché sono gli dei che non si stancano dell'iterazione delle cose; per loro, il calar della sera è sempre nuovo, e l'ultima rosa è rossa come la prima”.

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

venerdì 26 ottobre 2012

Un aforisma al giorno


"L'oggetto è un oggetto; può esistere ed esiste infatti al di fuori dalla mente, o in assenza della mente. E perciò allarga la mente di cui diviene parte. La mente conquista una nuova provincia, come un imperatore; ma solo perché ha risposto al suono di un campanello, come un servitore. La mente [...] è se stessa per questo nutrirsi di fatti, [...] questo cibarsi della strana, dura carne della realtà".

Gilbert Keith Chesterton, San Tommaso d'Aquino

Un aforisma al giorno


"Il misticismo tiene gli uomini sani. Fintanto che c’è il mistero, c’è la salute; distrutto il mistero, nasce la malattia. L’uomo qualunque è sempre stato sano perché è sempre stato un mistico. Ammetteva il crepuscolo. Ha sempre tenuto un piede sulla terra e un altro nel paese delle fate. Ha sempre lasciato libero se stesso di mettere in dubbio i suo dèi, ma anche (a differenza degli agnostici di oggi) di credere in essi. Gli è sempre stata più a cuore la verità che la congruenza".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

giovedì 25 ottobre 2012

Blond si separa da Cameron - dal blog The Economy Project di Stratford Caldecott

Dal blog The Economy Project del nostro amico Stratford Caldecott leggiamo:

«In un articolo sul quotidiano The Guardian (un quotidiano tradizionalmente di sinistra, ndr), l'intellettuale "Red Tory" (il conservatore rosso, ndr) Phillip Blond sostiene che David Cameron abbia abbandonato la sua visione radicale del conservatorismo "dal basso verso l'alto". "Il governo è ora focalizzata su un'agenda puramente negativa di riduzione del disavanzo, e in grado di offrire una visione positiva del futuro... Un nuovo conservatorismo è stato strangolato alla nascita, un fallimento nel ripensare l'offerta economica del partito significa che la vecchia economia ha ucciso la nuova politica". Blond accoglie con favore la frase attualmente utilizzata per dare un nuovo marchio  al partito laburista: "One Nation" (Una Nazione, ndr). Tenete d'occhio questo spazio».

Riportiamo questa notizia perché Phillip Blond è un intellettuale inglese, fondatore del "think-tank" ResPublica, ed ha sempre guardato con favore al distributismo ed al localismo di Chesterton e Belloc (in passato ce ne siamo occupati in questo blog).

Un aforisma al giorno


"La Chiesa non ha mai detto che le ingiustizie non possono o non devono essere corrette; o che le condizioni della società non possono o non devono essere rese più felici o che non vale la pena di dedicarsi alle faccende secolari e materiali; o che non è giusto promuovere le buone maniere, diffondere il benessere o ridurre la violenza. Ha detto che non dobbiamo fare affidamento sulla certezza che il benessere diventerà più diffuso o la violenza più rara, come se ciò fosse un inevitabile movimento della società verso un’umanità senza peccato, invece di essere, com’è, una condizione dell’umanità, anche migliore, che però può essere seguita da una peggiore".

Gilbert Keith Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere

martedì 23 ottobre 2012

Un'educazione distributista - di Stratford Caldecott

Per gentile concessione dell'amico Stratford Caldecott, che ringraziamo, pubblichiamo la traduzione di un intervento pubblicato dal sito Distributist Review (in calce trovate il collegamento) sull'educazione distributista; il breve saggio riprende alcuni concetti già espressi da Caldecott in un altro intervento cui demmo spazio alcuni mesi fa dal titolo "La questione dello scopo", e dei suoi volumi Beauty for Truth's sake e Beauty in the Word.

Ringraziamo il nostro Gianmaria Spagnoletti per la traduzione dall'inglese.

Profittiamo per chiedere a tutti i nostri lettori di sostenere il nostro Stratford che sta affrontando una malattia, con la preghiera cristiana. I nostri amici Caldecott (Stratford, sua moglie Leonie e le figlie) ve ne saranno molto grati.

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Esiste una filosofia distributista dell'educazione? E se esistesse, quale sarebbe?
Per "distributismo" intendo la visione secondo cui la proprietà privata dovrebbe essere largamente distribuita nella società invece di essere distribuita in poche mani per fare in modo che più persone, o addirittura la maggior parte, possano prendersi la responsabilità delle proprie famiglie per mezzo di un lavoro produttivo e dignitoso. Questo può essere visto come una espressione pratica o implicazione delle dottrine sociali cattoliche della sussidiarietà nella solidarietà, del bene comune e della famiglia come migliore fondazione di una sana società civile.  
Il distributismo non è il socialismo. Non prevede che la proprietà venga rubata al ricco e data al povero, o espropriata dallo Stato, o da un partito che rappresenta il popolo, ma piuttosto che la legge renda facile per il possidente, proprietario terriero, commerciante o negoziante il sopravvivere, e difficile per il magnate accumulare così tanta ricchezza e potere che il predetto [il proprietario/commerciante/negoziante n.d.T.] sia costretto a diventare nulla più che un suo dipendente o, nei fatti, uno schiavo salariato. [1]
Si suppone che gli umani non siano più felici grazie all'accumulo di grandi ricchezze ma attraverso il possesso della libertà, nel senso di autoresponsabilità e autodeterminazione e specialmente libertà di creare e sostenere una famiglia. Ad un uomo dovrebbe essere permesso di stare in piedi da solo e non di penzolare dalla cintura di un altro. 
Se questa è una comprensione corretta della natura umana, allora costruire una società dove libertà, responsabilità e proprietà siano ampiamente distribuite non è imporci un'altra ideologia quanto piuttosto liberarci dalle ideologie – liberarci per vivere secondo i migliori istinti umani. 
Di fatto il distributismo non è tanto una politica economica quanto una filosofia e un modo di vivere. G.K. Chesterton e i suoi amici, che in origine lo proposero all'inizio del XX secolo, avevano perso fede nei politici e nei partiti e miravano invece ad ispirare un movimento popolare – un movimento spirituale di rinnovamento – a sostegno della famiglia allargata e del "buon lavoro" (per usare un'espressione di E. F. Schumacher).
Qualcosa di simile potrebbe essere affermato nel campo dell'educazione, che nella grande tradizione occidentale è o dovrebbe essere un'educazione a favore della libertà – una educazione "liberale". Nel mio studio in due parti delle sette Arti Liberali che ho completato di recente (Beauty for Truth's Sake e Beauty in the Word), mostro come queste arti si siano evolute come una preparazione della più alta libertà umana che culmina nella contemplazione religiosa e nella santità – il conseguimento di Verità, Bellezza e Bontà. Lo studio di queste sette arti era preparatorio a quello di filosofia e teologia, in cui l'anima poteva ottenere la sua libertà più alta. 
Le tre arti del linguaggio consistevano nella reminiscenza dell'essere attraverso la Grammatica, lo svelamento della libertà attraverso la Dialettica, e la comunicazione della comprensione attraverso la Retorica. Le quattro arti matematiche erano dedicate allo studio della forma nel numero, nella figura, nella musica, all'astronomia, e così la scoperta delle armonie di spazio e tempo – "il cosmo" scoperto, forse, da Pitagora. 
Il "ri-incanto" dell'educazione non è la semplice reiterazione di quelle antiche categorie, né un tentativo di costringere l'universo a conformarsi a una cosmologia primitiva, ma un rinnovamento della ricerca di armonia e del Logos dentro il complesso mondo rivelato dalla scienza moderna, e la reintegrazione di scienza con arte e le discipline umanistiche attraverso l'apprezzamento dei poteri umani poetici e immaginativi che sono operanti egualmente in entrambi. 
Il nostro sistema educativo riflette sempre un particolare sguardo sulla natura umana. Gran parte dell'educazione moderna riflette uno sguardo frammentario, e l'appello che ho cercato di fare attraverso i miei libri è per una visione più olistica. Infatti credo che la natura umana nella sua integrità sia a noi rivelata nella figura di Cristo, sebbene una persona non debba condividere quella fede per riconoscere la comprensione che ne deriva.
Com'è questo "distributista"? Come il distributismo, è basato sulla nozione che potremmo diventare tutti più liberi e quindi più felici (nel senso di "beati") crescendo nella vera libertà, non la semplice libertà di scelta ma libertà di essere capaci di scegliere il bene. Quella libertà è ottenuta dalla distribuzione più ampia della saggezza. Di fatto direi che il distributismo nel senso economico e sociale fallirà sempre se non sarà sostenuto dall'acquisizione più ampia di saggezza, cioè di libertà intellettuale nella verità, dal momento che in ultima analisi è la verità a farci liberi. Così, il successo del distributismo dipenderà molto probabilmente dal riuscito ri-incanto dell'educazione.
Si dà il caso che le scuole stesse costituiscano un target ideale per la riforma distributista. Dal momento che i genitori sono i primi educatori dei loro figli, è appropriato che esercitino la loro responsabilità istruendoli a casa o giocando un ruolo attivo nella scuola locale. Certamente, in molte scuole i genitori potrebbero formare una parte del consiglio di amministrazione, ma una soluzione più distributista sarebbe, per i genitori, possedere la scuola come "corpo" gestendola come organizzazione benefica o cooperativa per il beneficio dei figli, liberi dal controllo governativo.
Nel Medioevo le università ebbero origine come corporazioni possedute e gestite da gruppi di insegnanti o studenti. Oggi molte scuole elementari, medie e secondarie vengono fondate da genitori e insegnanti (la Chesterton Academy ne è un esempio evidente) o vengono liberate dal controllo statale. Questi esperimenti meritano la nostra attenzione e il nostro incoraggiamento. In molti modi il futuro del distributismo e forse, in un certo modo, della civiltà stessa, dipende dal loro successo.

Note

[1] Il distributismo è meno irrealizzabile di quanto spesso non si ritenga – benché dipenda, come dico più avanti, nella presenza di un certo spirito di cooperazione. In paesi meno sviluppati è eminentemente pratico, e anche nell'Occidente sviluppato potrebbe suggerire alternative praticabili a un sistema economico senza dubbio sull'orlo del collasso. Alcuni di questi approcci alternativi al mondo bancario e degli affari sono riportati nell'enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto XVI.

Un aforisma al giorno


"Tutto è condizionato da un divieto. Tutte le cose sbalorditive e colossali che sono concesse dipendono da una piccola rinuncia".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno


"Essere estremamente devoti a qualcuno non impedisce di criticarlo, e il fanatico può sicuramente essere uno scettico".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

lunedì 22 ottobre 2012

Un aforisma al giorno


"Il coltello non è che una corta spada, e il coltellino a serramanico è una spada segreta".

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie

Dolan, Obama, Romney e Chesterton

http://catholicexchange.com/eating-with-tax-collectors/

venerdì 19 ottobre 2012

Un aforisma al giorno


"L'unico modo di prendere un treno che ho mai scoperto è quello di perdere il treno precedente".

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

giovedì 18 ottobre 2012

Bello, quest'articolo... Leggetelo.

http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2012/10/18/IL-CASO-Il-sacrificio-di-un-papa-e-di-un-clandestino-sfidano-il-nostro-quieto-vivere/330163/

Annalisa Teggi ha anche un altro blog...


La nostra cara Annalisa Teggi ha un suo blog che si intitola Tremende Bazzecole e sta sotto il tetto del settimanale Tempi, più precisamente della sua edizione on line.
E' bello, ve ne presentiamo sempre gli articoli che Annalisa ogni tanto ci regala: sono sguardi chestertoniani sul mondo a partire da fatti di cronaca (se possiamo sintetizzare così), e noi gliene siamo molto grati perché riteniamo sia un esempio più unico che raro di "attualizzare" Chesterton (che, come diciamo dall'apertura di questo piccolissimo blog da bambini, è sempre attuale, anzi, più passa il tempo, più diventa attuale).
Ecco, Annalisa forse è l'unica che riesce a fare questo lavoro, in questo momento, e a farlo davvero bene. Siamo contenti di essere suoi amici e che lei sia dei nostri.

Ma Annalisa ha anche un altro blog, più personale, diciamo proprio fatto in casa. Si intitola Selvaticità domestica ed è altrettanto bello, perché lì Annalisa parte da casa sua per fare il giro del mondo (sempre alla Chesterton) per poi tornare a casa (chi ha voglia legga la prefazione de L'Uomo Eterno e quella di Ortodossia e poi Uomovivo: Chesterton come tutti i geni si ripete continuamente. Chi non ha voglia si curi rapidamente prima di fare la fine di tutti i tristi).

Ci fa vedere i suoi bimbi, suo marito [chi ha la fortuna di conoscerlo sa che per noi chestertoniani lui ha assunto il nome di battaglia di Gabriel Syme, il protagonista de L'Uomo che fu Giovedì. Questo personaggio ha una caratteristica rarissima (Gabriel Syme, non il marito di Annalisa! che a suo modo è unico anche lui, però): quella di poter rifornire di idoneo soprannome ben due chestertoniani italiani in un colpo solo. L'altro è Alessandro Gnocchi, che per ovvi motivi (Gnocchi=Giovedì) pensa bene di firmarsi Giovedì], la sua casa, le ricette, tante cose di casa, senza tema di svelare segreti perché a ben vedere i segreti delle nostre case sono tutti molto belli e molto simili tra loro e sono proprio quelle cose comuni che uniscono gli uomini, come dice il nostro GKC.

Sopra c'è l'indirizzo, andatelo a visitare, credo che farete un bel viaggetto.

Io, Uomo Vivo, nel frattempo prendo atto di essere riuscito a comporre un post con una frase contenente ben due parentesi l'una dentro l'altra, peggio di un'espressione di quelle che fanno i miei figli... Cose di casa pure queste. Cose che capitano spessissimo a me (dico l'aprire le parentesi, oggi stranamente anche chiuse... toh, eccotene un'altra).

Scozia ed indipendenza, passando per GKC (chi lo fa? Paolo Gulisano!)

Sul Sussidiario il nostro vicepresidente Paolo Gulisano parla del referendum per l'indipendenza della Scozia citando GKC.
 

mercoledì 17 ottobre 2012

martedì 16 ottobre 2012

Ricchi premi a chi trova il cratere Chesterton...


Cosmico...



Se andate al collegamento qui sopra, troverete una sopresa... cosmica, planetaria!
Il pianeta Mercurio ha un cratere che ha preso il nome...

Indovinate da chi?

Grazie della segnalazione ad Angelino Bottone, unico esemplare di chestertoniano iroitaliano (=doppia tessera, quella irlandese e quella italiana), che fa il pari con Spencer Howe, chestertoniano italo-americano (=doppia tessera, quella italiana e quella americana).

Ma un grazie va pure a Mike, dal cui blog proviene questa novità.

A questo punto bisognerebbe aggiornare il "tag" in calce a questo post: anziché "chestertoniani del mondo" dovremmo scrivere "chestertoniani dell'universo"...

Dal prof. Carlo Bellieni - Leggere per credere

Alcuni articoli "sorprendenti", che è però necessario e bene conoscere: vi faranno ricredere su alcuni tabù (se sapete l'inglese...). 

misurare la disabilità

October 16th, 2012

Selfperceived quality of life of children and adolescents with physicaldisabilities

 

in Hong Kong

Vi siete mai chiesti come e quanto i disabili misurino e stimino la loro condizione? Migliore di come pensino gli altri (cosa che obbliga moralmente a metterli ancor più al primo posto nelle politiche sociali)

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Toward an affirmation model of disability

Gli autori sostengono che si debba uscire da una visione solo tragica e catastrofista della disabilità, e portano i dati.

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curare la disabilità sempre?

October 16th, 2012

Disability identity and attitudes toward cure in a sample of disabled activists

Il fatto che molti disabili non chiedano di essere curati può sembrare un paradosso, ma è un dato di fatto. L'articolo spiega il perché e ne vedrete delle belle.

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cannabis

October 15th, 2012

[Cannabis: Use and dependence.]

Deficit della memoria e dell'attenzione, e presenza di disordini psichiatrici nei soggetti che usano frequentemente cannabis. Danni da astinenza. Questo articolo fa una rassegna dei disordini legati alla cannabis.

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Manipolare a quale costo?

October 15th, 2012

Embryo manipulation and imprinting

Si discute sui rischi delle manipolazioni durante la fecondazione in vitro in particolare riguardo ai problemi dell'imprinting genomico.

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Aberranti metilazioni

October 15th, 2012

Aberrant DNA methylation of imprinted loci in human spontaneous abortions after assisted reproduction techniques and natural conception.

Lo studio parla di rischi di "metilazioni aberranti del DNA" dopo fecondazione assistita. Altro spunto di riflessione: manipolare le cellule embrionali le lascia davvero come quando si sviluppano e crescono nell'utero?

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L'ultimo libro di Costanza Miriano cita GKC

Soc Chestertoniana (@Sochest)
C'è anche #GKC nell'ultimo libro di @costanzamiriano. Allora vedi che la recensione previa era giusta? pic.twitter.com/zRPl8Trm

lunedì 15 ottobre 2012

Tremende Bazzecole - Il ministro dell’Economia dovrebbe pensare come il chestertoniano Innocent Smith - Da Tempi


Quanti milioni di stelle vi sonoche solo Dio ha numeratoma proprio questa fu scelta per me
G. K. Chesterton- Di notte

Talvolta spunta qualcosa di poetico e suggestivo anche nella casualità in tempo reale di Twitter: giovedì mattina ha catturato la mia attenzione la notizia di un furto avvenuto in via Montenapoleone a Milano. A bordo di uno scooter, un individuo alto, magro, carnagione chiara, vestito di scuro con il casco da moto in testa, una sciarpa e i guanti ha frantumato una vetrina di Damiani, riuscendo a rubare due collane di diamanti da 275 mila e 85 mila euro, un anello da 106.650 euro, una collana di perle da 24.850 euro e alcuni orecchini. La notizia aveva, appunto, un tocco poetico; mi ha riportato ai tempi in cui anche la figura del ladro aveva un che di fascinoso, alla Lupin e Diabolik per intenderci. Quell’atmosfera di mistero che avvolge la figura di uno scaltro, longilineo e bellissimo uomo vestito di nero mentre si avvicina furtivo per impadronirsi di gioielli dal nome altrettanto fascinoso: la Stella del Sud, il Gran Mogol, The Flame.
La nostalgia di queste atmosfere mi ha fatto indugiare un po’ nell’immaginare come fosse quella collana di diamanti da 275 mila euro, ma ecco che Twitter ha rilanciato la posta sulla mia fantasia e – poco dopo la notizia del furto – ne è comparsa un’altra in cui si annunciava che un team di ricerca franco-americano ha ufficializzato la scoperta dell’esistenza di un pianeta quasi interamente composto di diamante, grande due volte la Terra e in orbita attorno a una stella della costellazione del Cancro a soli 40 anni luce da noi.
Il paradiso dei ladri, verrebbe da dire, ma se qualcuno si è già messo a fantasticare sulla possibilità che esista un portentoso scooter spaziale atto a permettergli una veloce capatina nei pressi della vetrina a cielo aperto di  «55 Cancri e» (questo è il nome del prezioso pianeta), mi premuro di aggiungere che qualche serio giornalista ha già infranto questo sogno a occhi aperti con un dato deprimente: «qualora fosse anche possibile organizzarne lo sfruttamento in maniera conveniente, un’improvvisa e tale abbondanza di diamanti ne spingerebbe il valore nei pressi di quello della ghiaia».
Questa triste visione basata sulle inoppugnabili leggi di mercato mi ha spinto a ritornare alla mia precedente e fantasiosa visione del ladro. Perché il punto di vista del ladro è sacrosantamente legato all’ideale di desiderare qualcosa che è prezioso – anche se è di qualcun altro. E io sospetto che mentre l’asettica analisi statistico-economica ci fa vedere ghiaia (per non dire polvere e fumo) dappertutto attorno a noi, forse l’occhio più vivace ed entusiasta del ladro scorgerebbe il luccichio di diamanti. E ne ho avuto la conferma andando a fare la spesa.
Mi trovavo in un supermercato in cui frutta e verdura per quel giorno erano in promozione a meno di un euro al chilo. Alle 9.05 di mattina tutte le cassette erano già state ripulite, rimanevano solo rade foglie gialle d’insalata e qualche pomodoro guasto. Un’anziana signora, rammaricata come me per l’offerta persa, si è lasciata andare alla triste constatazione che sarebbe anche lei finita a rubare, come quei vecchietti dalla pensione inesistente inchiodati dalle telecamere di sorveglianza dei negozi a rubare una fetta di formaggio o una bistecca. Ecco il ladro d’oggi, altro che Lupin e Diabolik.
Scuoteva la testa, la signora, e dopo un po’ di pensieroso silenzio ha aggiunto che lei un pezzo di terra ce l’aveva avuto, ma ha lasciato perdere. Costi di gestione e di manutenzione troppo alti; la vendita dei prodotti coltivati non solo non copriva le spese, ma lasciava i bilanci tragicamente in passivo. La sua è la storia paradossale di molti piccoli coltivatori arrivati all’assurda conclusione che non conviene neppure più raccogliere la frutta. Siamo abituati a vedere servizi televisivi che ci mostrano interi aranceti lasciati con i frutti sugli alberi a marcire.
Uno scempio di cui molti si lamentano. Io non ho titoli e competenze per entrare in raffinate discussioni economiche e politiche. Sono laureata in lettere. Posso limitarmi a fare una passeggiata nella fantasia, rubando il guizzo creativo che permise al signor Chesterton di inventare un personaggio come Innocent Smith – altrimenti noto come Uomo Vivo. È a questo personaggio che si deve un’interpretazione stravagante, ma non eretica dei due comandamenti inerenti il furto. A ben vedere le lapidarie sentenze esposte sulle tavole di Mosé contengono un sottinteso messaggio incoraggiante e positivo.
É scritto: «non rubare», ma – osserva Innocent – non è vietato essere ladri in casa propria; cioè non è vietato – anzi forse è caldamente incoraggiato – frugare in casa nostra con l’occhio di un ladro venuto a rubare. Per questo il personaggio in questione si costringe a entrare quotidianamente a casa sua usando tutte le vie d’accesso non ordinarie come la porta: si cala dal camino, forza le finestre. E questo esercizio sortisce lo strano effetto di non fargli smettere di desiderare la roba che è sua, ritrovandola preziosa di giorno in giorno. Perché, forse, è questo il vero suggerimento del comandamento sul non desiderare la roba d’altri: cerca di continuare a guardare ciò che hai con l’occhio di chi lo desidera. È un modo creativo per impedire che la nube scura della legge di mercato (o dell’abitudine) svilisca ciò che – invece – resta prezioso anche se lo possediamo, e magari in abbondanza.
Lungi da me il pensiero agghiacciante di suggerire che un bravo ministro dell’economia dovrebbe avere lo sguardo di un ladro, ma posso spingermi fino al punto di dire che potrebbe avere lo sguardo di un extraterrestre giunto in visita sulla Terra direttamente dall’adamantico regno di «55 Cancri e». Abituato a vedere attorno a sé solo una luccicante – ma monotona – distesa di impenetrabili pietre durissime e dai contorni rigidi e taglienti, che direbbe di questa nostra terra friabile e umida in grado di ospitare semi e generare stravaganti forme viventi dai colori variopinti? Che direbbe guardando il turgore di un pesco ricurvo sotto il peso dei suoi frutti o dell’intenso profumo di un aranceto? Ci chiederebbe perché, con tanta strabiliante e generosa ricchezza attorno a noi, continuiamo a riferirci alle cose preziose usando il modo di dire «avere dei diamanti tra le mani».

sabato 13 ottobre 2012

Timothy Dolan, cardinale arcivescovo di New York, è chestertoniano. Noi l'abbiamo sempre detto.

Questo breve estratto dall'intervento del card. Dolan al Sinodo ci conferma la sua radicale... chestertonianità.
Comincia, poco sopra, con il venerabile Fulton Sheen, di cui già dicemmo.
Bravo, Eminenza, avanti così, con Gilbert e soci!

Da Zenit edizione inglese.


But the answer to the question "What's wrong with the world?" is not politics. The economy, secularism, pollution, global warming... no. As Chesterton wrote, "'The answer to the question 'What's wrong with the world?' is two words: I am."


venerdì 12 ottobre 2012

Il Messaggero di Sant'Antonio parla di Chesterton e di noi.

Il Messaggero di Sant'Antonio, benemerito mensile di lunghissimo corso edito dall'omonima casa editrice che fa capo ai Frati Minori Conventuali della Basilica del Santo di Padova, parla di noi e soprattutto del nostro Chesterton.

Nel numero appena uscito, quello di Ottobre 2012, c'è un bell'articolo scritto da Alberto Friso, che ormai è uno di noi. Ringraziamo il mensile francescano per essersi interessato al nostro GKC e per averci menzionato, e raccomandiamo a tutti l'acquisto del numero oltre che la lettura dell'articolo.

Appena ci sarà possibile ve lo metteremo a disposizione.

giovedì 11 ottobre 2012

Un aforisma al giorno


"Ciò che inasprisce il mondo non è l’eccesso di critica, ma una mancanza di autocritica".

Gilbert Keith Chesterton, Sidelights on New London and Newer York

Un aforisma al giorno


"Un uomo può stare sdraiato immobile e guarire da una malattia. Ma non deve stare sdraiato immobile se vuole guarire dal peccato; al contrario, deve alzarsi e balzare in piedi violentemente".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

martedì 9 ottobre 2012

Intervista su Tolkien e dintorni al nostro Paolo Gulisano

Un'intervista al nostro Paolo Gulisano su Tolkien e dintorni che potete leggere da questo link.



Una bella e sincera recensione dell'ultimo album dei Mumford & Sons (quelli che citano il San Francesco di Chesterton, per capirci) a cura del chestertoniano Walter Muto

http://www.tracce.it/default.asp?id=334&id_n=30738

L'articolo è qui sopra, viene da Tracce. Riguarda Babel, l'ultimo album del gruppo inglese dei Mumford & Sons (di loro abbiamo ampiamente parlato: leggono Chesterton e il Chesterton "non scontato" di Outline of Sanity, Il profilo della ragionevolezza).

Volevamo sottolinearne qualche passaggio significativo:


"Il loro look è quello che userebbero normalmente andando in giro per la loro città: una trasandatezza non curata che denota appunto il non curarsene affatto. 

Bene: tutta questa immediatezza dove ha portato? Ad essere primi in classifica in Gran Bretagna a meno di una settimana dall’uscita e ad avviarsi ad esserlo negli Stati Uniti, con circa mezzo milione di copie già vendute. È solo moda? È solo una immensa tempesta ormonale e caratteriale di un nugolo piuttosto esteso di adolescenti? Io credo ci sia qualcosa di più. Si genera come un barlume di riconoscimento. Pensiamo agli americani: le metafore da antico testamento, il bisogno di purificazione, il senso del destino che permeano i testi della band fanno sempre una gran presa (ricordate il successo del film – e della colonna sonora – Fratello dove sei?). La musica che emerge dal CD, e ancora di più dalle performance dal vivo, è musica vera, suonata, sudata. Vedere sul palco una canottiera da pizzaiolo o una camicia a quadri fa pensare che lì sopra ci potrei essere anche io e mi fa avvicinare ed appassionare a quello che la canzone mi sta dicendo. Parte del pubblico si è stancata della feccia super-prodotta e senza significato che è il 90% della musica attuale. Nel successo che i Mumford stanno avendo c’è anche, forse soprattutto, questa componente".


Bravo, Walter. Condividiamo.

Un aforisma al giorno (inattualmente attuale, validissimo, politicamente scorretto).

«La famiglia crea un piccolo stato all'interno dello stato che resiste a tutta questa irreggimentazione; il suo legame rompe ogni altro legame, la sua legge è più forte di ogni altra legge».

Gilbert Keith Chesterton, La superstizione del divorzio

Chesterton è attuale - La «nuova tirannia» dal volto umano | dal blog di Costanza Miriano

Costanza Miriano, brava, umoristica e frizzante al punto giusto, la consideriamo "una dei nostri", e vediamo che ha piacevolmente intossicato di Chesterton un'altra valida penna, quella di Andreas Hofer (evidentemente uno pseudonimo, visto che se ci fosse ancora in giro l'Andreas Hofer della storia noi saremmo tutti assoldati al suo esercito popolare senza tema di esagerazione).

Qui sotto c'è il collegamento all'articolo che compare nel blog di Costanza Miriano. Comunque dite a Costanza Miriano che la recensione alla cieca e sulla fiducia che facemmo giustamente da questa colonna (perché se uno non si fida di chi conosce, come fa a campare? Mettiamo le buste nella buca della Posta, non si capisce perché uno non dovrebbe avere fiducia in chi ha già dato prova di sé!) era giusta: il nuovo libro "Sposala e muori per lei" vale la pena di essere letto e comprato!

Bravi, continuate così, vi seguiamo.

La «nuova tirannia» dal volto umano | Il blog di Costanza Miriano 

lunedì 8 ottobre 2012

Un aforisma al giorno (grandioso, un programma di vita)

"È facile essere matto; è facile essere eretico. È sempre facile seguire la mentalità del tempo, il difficile è continuare a ragionare con la propria testa. È sempre facile essere un modernista; è facile essere uno snob. Sarebbe stato davvero molto semplice cadere per errore ed eccesso in una di quelle trappole che, una moda dopo l'altra e una setta dopo l'altra, sono state poste nel corso della storia lungo il percorso della Chiesa. È sempre semplice cadere; vi è un'infinità di angoli ai quali si può cadere, ce n'è uno solo dove si sta in piedi".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un punto di vista sulla vicenda del risarcimento accordato dalla Cassazione alla bambina con sindrome di Down

http://invisibili.corriere.it/2012/10/08/il-prezzo-dellhandicap/#more-488

venerdì 5 ottobre 2012

Un aforisma al giorno

"La Chiesa non ha mai detto che le ingiustizie non possono o non devono essere corrette; o che le condizioni della società non possono o non devono essere rese più felici o che non vale la pena di dedicarsi alle faccende secolari e materiali; o che non è giusto promuovere le buone maniere, diffondere il benessere o ridurre la violenza. Ha detto che non dobbiamo fare affidamento sulla certezza che il benessere diventerà più diffuso o la violenza più rara, come se ciò fosse un inevitabile movimento della società verso un'umanità senza peccato, invece di essere, com'è, una condizione dell'umanità, anche migliore, che però può essere seguita da una peggiore".

Gilbert Keith Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere

Libertà d’educazione nella “Terra dei Liberi” - Gianfranco Amato su Corrispondenza Romana

di Gianfranco Amato) La Crandall University è un'università canadese d'ispirazione cristiana. È finita sotto il mirino delle lobby omosessuali per i criteri previsti nell'assunzione dei suoi dipendenti, tra cui vi è quello di riconoscersi negli insegnamenti biblici in materia di matrimonio ed etica sessuale. Poiché, com'è noto, tali criteri non prevedono la legittimità dei matrimoni gay, è scattata immediatamente l'accusa di discriminazione, e la richiesta di un intervento da parte dello Stato, che, tradotto in "soldoni", significa niente più finanziamenti pubblici.

Intollerabile lo scandalo di un'università cristiana che pretenda dai propri docenti e dipendenti l'adesione ad un concetto di matrimonio limitato a quello «between one man and one woman». Niente nozze gay. Da qui l'accusa infamante di omofobia, e la richiesta da parte di "River of Pride", l'associazione organizzatrice della settimana dell'«orgoglio omosessuale», e della "Canadian Association of University Teachers", l'associazione dei docenti universitari canadesi, di sospendere l'erogazione di contributi pubblici ad un'istituzione scolastica basata su standard etici definiti «inappropriati» ed in contrasto con la legislazione sui diritti umani.

Questi soloni dei diritti umani sembrano però dimenticare che la libertà si articola attraverso varie espressioni, tra cui anche quella relativa all'educazione ed al credo religioso. A ricordarglielo ci ha pensato Seth Crowell, vice presidente della stessa Crandall University, precisando che la scuola ha il diritto a mantenere la propria ispirazione cristiana secondo un'esplicita legge che risale al 1983. È scesa in campo anche la "Catholic Civil Rights League", associazione cattolica in difesa dei diritti civili, che ha lamentato la sottovalutazione dell'importanza storica della religione nell'insegnamento canadese, e ha denunciato il sempre più evidente tentativo di emarginare la fede cristiana dal mondo accademico.

Nel frattempo, l'avvocato Alison Menard, il quale sostiene che la Crandall University non può definirsi un'istituzione privata se ottiene sovvenzioni pubbliche, sta già organizzando una class action contro l'istituto scolastico. In Canada, quindi, secondo gli attivisti dell'antidiscriminazione, lo Stato non dovrebbe più garantire ai cristiani la libertà di scelta nel tipo di educazione da dare ai propri figli. Ed è davvero singolare che ciò debba accadere proprio in un Paese che ama definirsi, «Land of the Free», e che ha fatto della libertà il proprio tratto distintivo, rivendicandolo espressamente persino nell'inno nazionale («Glorious and free», «Strong and free»).

A proposito di libertà e diritti, occorrerebbe ricordare a tutti che l'art. 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, sancisce testualmente che «i genitori hanno un diritto prioritario nella scelta del tipo di formazione che deve essere data ai loro figli». Ci fu un motivo ben preciso per cui gli estensori della Dichiarazione ritennero di inserire proprio quel principio. Tale motivo derivò dalla constatazione del modo in cui il regime nazional-socialista del Terzo Reich aveva tentato di utilizzare il sistema scolastico per emarginare il ruolo dei genitori e procedere ad un'operazione di indottrinamento dei giovani attraverso i programmi governativi.

L'educazione non può essere lasciata al monopolio dello stato. Si ricordi questo principio, prima che l'ideologia omosessualista degeneri fino al punto da far rivivere le ragioni che portarono gli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo a formulare l'art. 27, terzo comma. (Gianfranco Amato)

Un aforisma al giorno

«C’è una legge scritta nell’oscuro Libro della Vita ed è questa: se guardi una cosa per 999 volte, puoi stare perfettamente tranquillo; se la guardi per la millesima volta corri il serio pericolo di vederla per la prima volta»


Gilbert Keith Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill.

Un aforisma al giorno

«Io continuo a pensare che (il giornale) debba risvegliare l’immaginazione, e soprattutto quella forma estrema e quasi stravagante di immaginazione che riesca davvero a immaginare la realtà. Gli uomini devono essere messi nella condizione di capire, anche solo continuando a ripeterlo, quanto sia assolutamente irreale ciò che è definito lo stato reale delle cose»

Gilbert Keith Chesterton, G. K.'s Weekly

Affare Dreyfus. Non si possono tirar fuori parole inerenti la vita e la morte alla leggera | La nostra Annalisa Teggi su Tempi.it


«Credi nelle maledizioni?»-chiese Smaill«Non credo in niente: sono un giornalista»-rispose malinconico Boon 

Non parlo per conoscenza personale, ma solo per esperienza cinematografica e televisiva: una bomba deve essere davvero quello che la parola ordigno suggerisce in modo più vivido. Congegnarla richiede un’assoluta delicatezza e minuziosità e precisione; i suoi effetti, invece, sono prepotenti, eclatanti e caotici. All’artificiere appartiene la stessa paradossale natura dell’oggetto che disinnesca; il suo fare è prepotentemente delicato. È ferreo nelle intenzioni, premurosissimo nei gesti. Pensando a questo, mi sono immaginata, con forse un po’ più di fantasia del dovuto, la scena capitata qualche giorno fa a Kabul: un contingente polacco in missione di pace avvista uno strano pacco sul ciglio di una strada, sospetta che sia una bomba artigianale messa dai talebani e dà l’allarme. L’operazione procede come da protocollo per la bonifica: delimitare la zona, indossare le apposite tute, procedere con gli strumenti adeguati (mia sommaria e di sicuro romantica ricostruzione). Ci si avvicina lenti all’oggetto curando tutti i minimi dettagli ed è proprio quello di cui quel pacco ha bisogno; perché a dispetto delle verisimili ipotesi distruttive, lì dentro c’è una bambina di appena due giorni. Credo sia da annoverare tra i rari casi in cui un artificiere ha ringraziato di dover assicurarsi che il congegno trovatosi tra le braccia continuasse a funzionare a dovere.
La notizia è stata battuta così: «I soldati hanno sollevato il coperchio di cartone e hanno visto una neonata avvolta in un asciugamano». Sono talmente assuefatta a quel giornale cattolico chiamato Vangelo, che queste laicissime parole mi sono suonate così simili a «troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Da sempre i grandi potenti fanno uso di armi di distruzione di massa, e il più potente di tutti ha raso al suolo la tentazione del nichilismo, del dubbio, dell’idolatria dell’ego con quel disarmante ordigno che è l’accadere della vita dentro il ventre di una donna.
Questa deduzione impropria che scavalca il mero fatto di cronaca mi allontana definitivamente dalla cerchia dei giornalisti seri. Sono vittima, lo ammetto, della teoria a favore di un giornalismo “non tanto scientifico quanto artistico” – così lo definì il signor Chesterton. Ed egli spiegò la cosa illustrando la linea editoriale del suo giornale, il G.K.’s Weekly: «Io continuo a pensare che (il giornale) debba risvegliare l’immaginazione, e soprattutto quella forma estrema e quasi stravagante di immaginazione che riesca davvero a immaginare la realtà. Gli uomini devono essere messi nella condizione di capire, anche solo continuando a ripeterlo, quanto sia assolutamente irreale ciò che è definito lo stato reale delle cose».
Difese il giornalismo ritenendolo la forma più nobile dello scrivere: i giornalisti – diceva – sono “testimoni della mortalità umana e della quotidianinità del vivere”, sono testimoni dell’autentica e comune natura umana che, se non preventivamente addormentati dal mero dovere di cronaca o addomesticati da ideologie e opinionismi, nel raccontare ogni fatto piccolo o grande puntano il dito verso “quella fiammata spesso dimenticata o scoppio che è lo stupore per la nostra stessa esistenza”.
La sua linea editoriale fu indubbiamente sovversiva, ma non erano parole a vanvera; perché il signor Chesterton era di casa a Fleet Street – la via londinese in cui avevano sede i più importanti quotidiani inglesi; ci bazzicava in quel posto – parlava, discuteva, s’intratteneva, aveva rapporti di lavoro con i personaggi eminenti – e  anche non – della carta stampa e che idea se ne fosse fatto lo deduciamo da uno dei racconti di Padre Brown intitolato La parrucca Rossa: «Il signor Edward Nutt, l’industrioso redattore capo del ‘Riformatore Quotidiano’, sedette al suo tavolo per aprire la corrispondenza e per correggere le bozze. Si sarebbe potuto dire di lui, come di molti giornalisti autorevoli, che la sua emozione più familiare fosse un continuato timore: timore di azioni ingiuriose, timore di avvenimenti minacciosi, timore di errori tipografici, timore del licenziamento. Egli prese in mano una striscia di bozza, la scorse con occhio triste, e con una matita blu sostituì la parola ‘adulterio’ con ‘sconvenevolezza’ e la parola ‘ebreo’ con ‘straniero’, suonò un campanello e la fece volare di sopra. Poi prese un’altra striscia di bozza e la matita blu, e mutò la parola ‘soprannaturale’ in ‘meraviglioso’ e l’espressione ‘abbattere’ con ‘reprimere’». L’automatismo di Nutt è talmente collaudato da correggere anche gli articoli che scarta dalla pubblicazione: «egli stracciò la copia e la gettò nel vasto cestino della carta straccia, ma non prima di aver meccanicamente e per pura forza d’abitudine mutato la parola ‘Dio’ in ‘circostanza’».

Se fosse stato per Nutt, l’articolo di Dreyfus sarebbe finito nel cestino della carta straccia pieno di segni blu a matita. Ma Sallusti non ha preso in mano la matita blu. E ne è nata una vera e propria esplosione. Come è giusto che sia. Ma adesso i giornali parlano di questo nuovo affare Dreyfus concentrando lo sguardo su argomenti come la libertà di stampa, la legge sulla diffamazione, il comportamento corretto o scorretto del reo-confesso Dreyfus Farina, il passato del signor Farina, la veridicità o meno dei fatti raccontanti in quell’articolo. Argomenti pertinenti, senza dubbio – e adeguatamente trattati dai competenti giornalisti scientifici.
Al dilettante giornalista artistico non resta che prendersi il gusto di indugiare un po’ nelle metafore. Tutta questa fiumana di prese di posizione, constatazioni, appelli, accuse sono come i frammenti sparsi di una bomba esplosa: c’è chi cavalca l’onda della discussione sullo strapotere dei giudici, chi ne approfitta per metterci in mezzo gli schifosi politici (che dalle magagne giudiziarie riescono sempre a sgattaiolare via), chi si premura di spiegare come sono andate realmente le cose in merito alla vicenda della tredicenne in questione e rassicura tutti arrivando alla constatazione che è stato solo un legittimo aborto.
I frammenti generati da una bomba sono diversi l’uno dall’altro, ma hanno questo in comune: sono centrifughi. Sono spinti altrove dal punto d’innesco. E io ho la sensazione che anche i nostri occhi in questi giorni siano stati un po’ distratti, portati a seguire piste secondarie ed effetti collaterali di un’esplosione. Ed è un tipo di esplosione che continuerà a esserci finché gli uomini preserveranno un briciolo di istintivo attaccamento alla loro natura. Tra i detti comuni – che sono sempre una fonte attendibile sulle cose davvero importanti – c’è quello per cui si dice ‘questione di vita o di morte’ volendo sottolineare l’urgenza di un gesto. Le questioni di vita o di morte sono e saranno sempre esplosive, costringeranno la gente a comportamenti estremi ed esagerati; Dreyfus e il giudice coinvolto sono d’accordo su questo: non si possono tirar fuori parole inerenti la vita e la morte alla leggera. Aborto, pena di morte, omicidio ci troveranno sempre ai ferri corti. Sono un innesco esplosivo e ci mettono a nudo.
Sono quelle eterne discussioni che vedono fronti contrapposti e inconciliabili: le evidenze intoccabili e le libere scelte della donna, il diritto a una morte onorevole e l’accettazione della vita in tutte le forme e i modi i cui si dà. Tutto questo darà sempre origine a reazioni scomposte. Non possiamo che augurarci di continuare a essere accalorati nel parlare di questioni di vita e di morte, a essere tediosi e ripetitivi nello scontrarci su queste cose, perché dal giornalista Chesterton io ho accettato questo suggerimento: «C’è una legge scritta nell’oscuro Libro della Vita ed è questa: se guardi una cosa per 999 volte, puoi stare perfettamente tranquillo; se la guardi per la millesima volta corri il serio pericolo di vederla per la prima volta» (da Il Napoleone di Notting Hill).
C’è quella millesima volta in cui un artificiere, pronto a disinnescare quella che crede una imprevista e non voluta bomba a orologeria, si accorge che – invece – è inequivocabilmente un bambino.