sabato 31 dicembre 2016

Un aforisma al giorno





Gilbert Keith Chesterton, Radio Chesterton

Dante & Gilbert... una ripresa di Roberto Prisco

Data l'impostazione scherzosa del tuo blog, ci sta bene anche questa caricatura di Dante fatta da GKC.

http://www.chesterton.it/gkc/cervantes.htm

Ciao
Rob

venerdì 30 dicembre 2016

Discovery, cioè scoperta: Dante e Gilbert sono nati nello stesso giorno...

… e con questo?

Vi dovrete sorbire delle elucubrazioni sul punto, sull'astrologia (ma mi faccia il piacere!), sulle inclinazioni dei pianeti o peggio?

No, era giusto per dire… La coincidenza è gradita a me (e voi direte: ma chissene… e bene direte) e a molti chestertoniani (e qui non si dice niente, non sta bene…).

Qui sotto, a corredo di questo inutile ma fantasioso e illustrativo post, un arcifamoso ritratto del Dante Nazionale (- per piacere, non scadere, Sermarini… - perché? Cosa avrei detto di male? E' o non è il Sommo Poeta degli Italici? E allora Dante Nazionale, stop!) di Sandro Botticelli (anche lui molto nazionale…) e una poco nota (ma già proposta su questo serpentone… perché, un blog cos'è se non un inutile serpentone?) caricatura del Gilbertone Cosmico (non mi dite di no, per piacere… Se non altro per la massa e per il famoso capitolo IV dell'Ortodossia…) e di Hilaire Belloc in un atteggiamento a loro consono e familiare: discutere, parlare, bere, altercare, argomentare...

Io certe cose le firmo...

Marco Sermarini


sabato 24 dicembre 2016

I soliti auguri di Buon 🎄 Natale

Questa pagina di Chesterton è sempre più bella e non resisto per cui la ripropongo per farvi gli auguri di Buon Natale.

In più aggiungo in fondo la mia idea cioè l'idea di Chesterton sull'esistenza o meno del signo Babbo Natale... alla faccia del cinismo adulto, che Iddio ce ne scampi e liberi.

Da ultimo il collegamento dell'articolo del mio fratello gemello americano Dale Ahlquist che è bellissimo.

Con tanto affetto, Buon Natale di cuore!

Marco Sermarini, presidente della SCI

«Quello che mi è successo è l'opposto di quello che sembra essere l'esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. E' successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono - lungi da me! 
E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano "Santa Claus" era benevolmente disposto verso di me... Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l'idea.
Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza della casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.
Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. 
Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.
Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza.
Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all'origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l'ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà».

Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London


Personalmente è chiaro, io credo in Babbo Natale; ma è il tempo del perdono, e perdonerò gli altri che non ci credono.

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie


L'articolo di Dale Ahlquist su GKC, Dickens e la gioia del Natale:

http://www.catholicworldreport.com/Item/5301/gk_chesterton_charles_dickens_and_the_joy_of_christmas.aspx


Dale Ahlquist su G.K. Chesterton, Charles Dickens, e la gioia del Natale | Catholic World Report - Global Church news and views

http://www.catholicworldreport.com/Item/5301/gk_chesterton_charles_dickens_and_the_joy_of_christmas.aspx

venerdì 23 dicembre 2016

Gli auguri di Lorenzo Zappalà (il nostro disegnatore)

Guardate che belli…

Lorenzo è il disegnatore di diverse pubblicazioni SCI - Centro Missionario Francescano, da ultima La Divina Poltrona.

Guardate che bel pensiero e che bell'idea.

Li facciamo nostri e ve li giriamo, Buon Natale!

«Astro del Ciel», nel verso «Tu che i Vati da lungi sognar», mi ha fatto pensare a quanto grande sia il desiderio che ciascuno si porta dentro, e che dramma finchè non si scopre qualcosa (qualcUno) che possa rispondere. Fino alla figura dei pastori che vivevano ostracizzati fuori Betlemme, perchè considerati impuri (per il contatto con bestie e sangue): in loro il divario diventa ancora più drammatico, tra desiderio infinito e realtà che meno di così non poteva dar loro.

Quindi che gioia l'arrivo di chi può rispondere!
Tanti auguri di un Buon Natale!

giovedì 22 dicembre 2016

Un aforisma al giorno (sempre attuale, vero, bello)

Gli uomini dell'Est scrutano le stelle,
per segnare gli eventi e i trionfi,
ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo
vanno lieti nel buio.
Gli uomini dell'Est studiano le pergamene,
per conoscere i destini e la fama, 
ma gli uomini che hanno bevuto il sangue di Cristo
vanno cantando di fronte le ingiurie.

Gilbert Keith Chesterton, La Ballata del cavallo bianco

mercoledì 21 dicembre 2016

Un aforisma al giorno (il Chesterton che qualcuno non si aspetta)

Combattere una battaglia religiosa non è solo giusto, è sostanzialmente l'unica cosa degna di essere fatta.

Gilbert Keith Chesterton

martedì 20 dicembre 2016

Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCDaily)
Fighting a religious battle is not only right, it is the only thing ultimately worth doing.


sabato 17 dicembre 2016

giovedì 15 dicembre 2016

Chesterton, il Papa, giacchette e citazioni - a questo punto 5...

Mentre mettevo la ripresa di Andrea Monda della questione in oggetto, ecco che mi arriva l'articolo di Fabio Trevisan su Riscossa Cristiana, che riprende sia nell'argomento che nella diretta citazione il qui presente ring. A questo punto siamo grosso modo al quinto round, senza contare commenti...

Marco Sermarini

CHI STA STRUMENTALIZZANDO CHESTERTON?

"Ho sempre avuto un forte senso di repulsione intellettuale nei confronti del modernismo, anche prima di convertirmi al cattolicesimo"

.

Nel 1929 Chesterton in "The Thing: why I am a Catholic" (Perché sono cattolico) affermava inequivocabilmente che, ancor prima della sua conversione al cattolicesimo, detestava profondamente il modernismo. Durante la frequentazione trentennale del grande scrittore inglese mi sono sentito in obbligo di scrivere alcuni libri su di lui, di presentarlo in numerose conferenze in varie parti d'Italia, ma mai mi era capitato, come in questi tristi tempi, di difenderlo dalle strumentalizzazioni di chi invece reputa che ad essere strumentalizzato sia proprio lui contro il Papa (vedi Monda su Avvenire). Ho già affermato di "dare a Chesterton quel che è di Chesterton ed a Bergoglio quel che è di Bergoglio" e, detto francamente, ritengo un onore non dover scrivere sul quotidiano della CEI. Mi ritengo fortunato a non dover condividere una linea culturale che reputo dannosa per il cattolicesimo; mi ritengo pure libero di dare a Chesterton quel che è di Chesterton e non preoccuparmi di dover difendere Bergoglio, piuttosto cercando di restituire a lui a quel che è di Bergoglio.

Andrea Monda mi chiede (vedi il ring chestertoniano sul blog dell'uomo vivo) argomentazioni che confutano l'insensata pretesa di usare Chesterton contro il Papa. Innanzitutto mi chiedo: "Chi sta strumentalizzando Chesterton?". Rispondo: "Anche Andrea Monda". Le mie argomentazioni oggettive, fondate sui testi partono da una considerazione falsa di Monda (vedi articolo del 6 dicembre 2013), nella quale scriveva: "Questi "affossatori in nome di Chesterton" mi ricordano quegli intellettuali di cui parla lo scrittore inglese, che non so se amasse la ragione ma certo diffidava dell'intelletto". A parte il fatto che questi presunti "affossatori" non sono assolutamente da equipararsi a quegli intellettuali del XIX secolo, credo che sia demenziale e anti-chestertoniano arrivare a dubitare della ragione e dell'intelletto in Chesterton. All'inizio di "Perché sono cattolico" il saggista inglese esordiva letteralmente così: "La difficoltà nello spiegare perché sono cattolico consiste nel fatto che vi sono diecimila ragioni, tutte riconducibili ad un'unica ragione: che il cattolicesimo è vero". Ribadisco: diecimila ragioni! Mi sembra davvero paradossale che non si percepisca l'importanza della ragione e della difesa dell'ortodossia in lui. Ecco un altro brano, che si può leggere in qualche riga successiva: "La Chiesa non è solo armata nei confronti delle eresie passate o, persino, presenti, ma anche nei confronti di quelle future, che potranno configurarsi come l'esatto opposto di quelle attuali". Il riferimento al mondo intellettuale a cui Monda allude (per colpire, secondo lui, gli anti-bergogliani) è esattamente l'opposto di quello che intendeva Chesterton. Leggiamo oltre la breve citazione che Monda ha tratto dal breve saggio: "Ostinatamente ortodosso""E' da qui che deriva la confusione tra intelletto e intellettualismo…".

Monda non ha precisato, come avrebbe dovuto, che a Chesterton interessava distinguere tra l'intelletto e l'ideologia dello stesso, ossia l'intellettualismo. Chesterton non si è mai preoccupato (al contrario di Monda) di difendere le ragioni del cattolicesimo guardando se al Papa o a chi altro potesse andare più o meno bene. A Chesterton interessava, piaccia o non piaccia, la difesa delle verità e della Verità, che aveva incontrato nel cattolicesimo e che reputava anche (ma non solo) un'esperienza personale: "Potrei trattare perché sono cattolico da un punto di vista personale e descrivere la mia conversione". Egli sapeva distinguere tra verità oggettive legate alla ragione e all'intelletto da quelle personali, molto importanti, da dedicarci un ulteriore capitolo: "Le mie sei conversioni". Reputo banale il tentativo di separare la convinzione profonda delle ragioni del cattolicesimo da quelle dell'esperienza personale coinvolgente e gioiosa. Non esiste un Chesterton gioioso separato da un Chesterton dottrinale, dogmatico, appassionato della Verità. A lui interessava primariamente la capacità della Chiesa cattolica di salvaguardare la verità, come affermerà nell'opera "The Way of the Cross" del 1935: "Extra Ecclesiam nulla salus. La Chiesa cattolica è la sola capace di salvare l'uomo dallo stato di schiavitù in cui si troverebbe se fosse soltanto il figlio del suo tempo".

Gilbert non è quindi soltanto un campione della gioia, dell'umorismo e del paradosso ma, come ricordava l'amico Hilaire Belloc, usava lo strumento del paradosso per ammaestrare, per illuminare, per far ragionare. Non si può anteporre nemmeno la tradizione alla conversione né tantomeno sviluppare l'una a scapito dell'altra. Sono operazioni poco rispettose del reale significato che Chesterton dava all'una e all'altra. Chiedendosi: "L'umanesimo  è una religione?", Chesterton rispondeva nel 1929 così: "Bisogna appellarsi alle realtà veracemente umane: la volontà cioè la morale, la memoria cioè la tradizione, la cultura cioè il retaggio intellettuale dei nostri padri". Per quanto riguarda la corrispondenza dell'uomovivo Innocent Smith con Papa Francesco (creduta da Andrea Monda) mi sembra addirittura incredibile se non fosse che Monda in quell'equivalenza volesse colpire, come lui dice i saccenti, i polemici, i dottori della legge. Allora mi chiedo davvero: "Chi sta strumentalizzando Chesterton?". Monda non ricorda o finge di non ricordarsi che l'uomovivo aveva puntato la pistola alla tempia del pessimista, dello scettico, non al cattolico che cerca di spiegare con la ragione e l'intelligenza della fede la validità perenne del dogma, dell'ortodossia, della tradizione. Certamente la "vita viene prima" ma la segue l'intelletto nel senso tomistico dell'adeguazione dell'intelletto alla realtà (realtà ontologicamente donataci dal Creatore), come asseriva Chesterton: "Più un uomo applica la propria razionalità alla realtà, più noterà che la realtà si mantiene tale quale è". Monda, nell'affanno di dimostrare i paralleli tra Chesterton e Bergoglio (operazione che ribadisco essere di scarso profilo culturale) scrive: "non si tratta di difendere ma di promuovere…sa che è la vita che trascina, non le parole…differenza tra annuncio e proselitismo…" e pone ciò che il grande Gilbert non avrebbe mai posto

Chesterton perentoriamente affermava, piaccia o non piaccia a Monda: "Ho quindi l'ardire di affermare, e, ritengo senza vantarmi eccessivamente, che sono rimasto legato a certi rapporti e tradizioni, non perché sono un sentimentale o un romantico, ma perché sono un realista. Perché mi rendo conto che la morale non può cambiare quasi fosse una moda". Monda afferma che Chesterton amasse il gusto del rischio e la paradossale umiltà: è vero, ma non disgiunto da ciò che Gilbert si prefiggeva e scriveva nel 1929: "Portando avanti una severa dogmatica mentre il mondo vaga nelle nebbie di un rozzo sentimentalismo". Chesterton quindi contro la misericordia? A sentire Monda: "Ciò che attira e trascina, del cattolicesimo è la misericordia, non la correttezza né la sapienza". Invito Monda ad ascoltare cosa davvero diceva Chesterton nel 1935: "Nel cuore della cristianità, nei vertici della Chiesa, nel centro di quella civiltà che chiamiamo cattolica, lì e in nessun movimento, né in nessun futuro, si trovano la stabilità del senso comune, le tradizioni veraci, le riforme razionali, che l'uomo moderno ha cercato di trovarle lungo tutto il cammino della modernità". Questo era il pensiero di Chesterton e a nulla vale piegarlo per qualsiasi altra operazione.

Credetemi: preoccupiamoci di dare a Chesterton quel che è di Chesterton.


Fabio  Trevisan

Chesterton, il Papa, giacchette e citazioni - 4

Riceviamo da Andrea Monda un'ulteriore coda della nota discussione in oggetto...

Roberto Prisco mi condanna (all'inutilità e all'oblio se ho capito bene) perchè non ho spiegato bene dove e quando i critici del Papa non appoggiano correttamente su GKC la loro critica al Papa. Stimolato dalla provocazione mi sono andato a rileggere il mio articolo, esperienza sempre molto dura (per chiunque immagino) e quindi, ripercorriamolo insieme.
L'articolo nasceva dallo stupore (tutto inizia dalla meraviglia, come insegnano Platone, Aristotele e anche Chesterton, giusto?) di vedere il Papa attaccato "in nome" di Chesterton, cioè il povero Gilbert diventato malleus pontificorum.. un'eventualità che lo scrittore non avrebbe sospettato nemmeno nei suoi peggiori incubi, lui che di incubi se ne intendeva!
Come si fa a criticare il Papa "usando" uno scrittore "papalino" come GKC? Già, come si fa? Allora provo a mettermi nei panni degli altri (esercizio che i gesuiti fanno fare a livello retorico-dialettico durante le prove che impartiscono ai loro novizi) e cerco di vedere se è corretta, chestertonianamente parlando, la critica al Papa, che già è scorretta a livello di principio: Gilbert aveva simpatia per tutti, anche per i suoi "nemici", figuriamoci per il Papa! Ed era proprio la simpatia che gli permetteva di capirli (secondo un meccanismo, quello dell'anticipo di simpatia, spiegato molto bene da Benedetto XVI quando ha presentato il suo volume du Gesù). E' forse la mancanza di simpatia che acceca i detrattori del Papa? 
Personalmente conosco due di questi detrattori e mi sono simpatici e dunque cerco di comprendere come si sia arrivati all'assurdo di non cogliere (sempre "in nome di Chesterton") la forza e bellezza, molto chestertoniana, di questo pontificato. 
Una spiegazione del mistero potrebbe essere che questi critici sono quelli che Chesterton avrebbe definiti come "eretici", cioè hanno una visione parziale della realtà, si innamorano di una idea e la assolutizzano, escludendo le altre. Emilio Cecchi diceva che "Visto davanti Chesterton ha la figura di un vescovo. Ma il vescovo si rigira e visto di dietro ha la figura di un clown", ecco, questi critici si sono fermati al volto anteriore di Chesterton, come se fosse un disegno egizio di quelli bidimensionale, mentre la mole di Gilbert va vista a tutto tondo. Da qui il mio articolo che è come la ricomposizione di un puzzle a cui mancava qualche tassello fondamentale. 
Quindi io non trovo che questi critici "errano nel sostenere che le loro opinioni sono sostenute dal pensiero di GKC" secondo l'arzigogolata richiesta di Prisco, ma "errano" nel senso che ne danno, di questo Papa, una visione parziale, senza profondità, ideologica, piatta, fermandosi alla superficie e vedendo nel Vescovo di Roma solo il Vescovo. Sia GKC che Bergoglio invece sono dei Vescovi che sono anche dei Clown. Da qui il mio riferimento alla gioia, alla vitalità, al gusto per il paradosso (mai fine a se stesso) di questo Papa che incendia il mondo proprio come GKC che, come scrive nell'Autobiografia: "Questo fu il mio primo problema, quello di  indurre gli uomini a capire la meraviglia  e  lo splendore dell'essere vivi." Un UomoVivo è Bergoglio, lo ribadisco, è un uomo che sente come compito urgente quello che Stevenson (un autore molto amato da Chesterton come è noto) poneva con parole che più cristiane di così non si può: "C'è  un'idea che circola tra i moralisti, e cioè che si  debba rendere buono il prossimo. Debbo rendere buona una sola  persona: me stesso. Mentre il mio dovere verso il prossimo si esprime più efficacemente dicendo che debbo, per quanto posso, renderlo felice". Quanto volte questo Papa ci parla del "coraggio di essere felici", ecco è qui il punto, è un uomo "carico", coraggioso che incoraggia, proprio come GKC, e di fronte a questa "carica" è triste vedere che si risponde contrapponendo verità e carità, mettendole "diabolicamente" una contro l'altra, e dicendo che Chesterton è il maestro della verità e non il cantore della gioia che proviene dalla carità. Per questo ho citato quel meraviglioso passaggio de L'uomo eterno quando parla di Gesù che "non è venuto in realtà ad insegnare nulla. Se c'è un  episodio che  personalmente mi colpisce  come grandemente e  gloriosamente umano, è l'episodio del vino per la festa nuziale.". Nessuno mi ha risposto analizzando il mio articolo, pezzo per pezzo, che invece è stato liquidato come vago e generico, mi dispiace.. e poi soprattutto questa revisione l'ho dovuta fare io, terribile... un articolo (almeno i miei) dopo qualche minuto che è stato licenziato è già vecchio, superato, pieno di difetti.. questa me la pagate! Ma se poi vogliamo andare a bere un po' di vino insieme, tutti noi innamorati di GKC (e di Gesù, spero), anche se sono astemio come sa bene il nostro Presidente, farò volentieri un'eccezione, offro io!

Roma, 15 dicembre 2016

Andrea Monda

Sì, confermo, Andrea Monda è astemio e non fatelo bere, soprattutto a digiuno, non è il caso…!

E ora? Stiamo a vedere

Marco Sermarini

Un aforisma al giorno

"Brutta copia della bontà (...) è la remissività o ripugnanza a crear contrasti".

G. K. Chesterton, La Saggezza di Padre Brown 

Un aforisma al giorno

"Il male vince sempre grazie agli uomini dabbene che trae in inganno; e in ogni età si è avuta un'alleanza disastrosa tra abnorme ingenuità e abnorme peccato".

G. K. Chesterton, Eugenetica ed altri malanni 

Teggi: quattro chiacchiere con una letterante (da communitylacroce.it)


"Siamo tutti fuori". Sottotitolo: Viaggio nel paese delle meraviglie di G. K. Chesterton. Ultima uscita della collana di Berica Editrice "UOMOVIVO – umorismo, vita di coppia, Dio".

Qui sotto un breve assaggio dell'intervista che Annalisa rilascia a Davide Vairani per communitylacroce.it.

Il resto è nel collegamento. Bello.

_________________

Chesterton è anche un autore che spiazza spesso. A te Annalisa è successo quando ti sei messa a "litigare" con avverbio: badly. Ci puoi raccontare questa cosa, che mi sembra davvero interessante?

"In 'Cosa c'è di sbagliato nel mondo' scritto nel 1910 c'è un celebre aforisma che in inglese recita: 'if a thing is whort doing, it is worth doing badly', che di solito viene tradotto così: 'quando c'è qualcosa che vale la pena fare, vale la pena farla male'. Pensai fosse un errore di stampa. E' un passo in cui Chesterton parla del compito educativo delle madri e mi pareva assurdo affermare che le mamme fanno male i loro doveri. In quel periodo stavo vivendo una forte depresione post-parto dopo la nascita del mio secondogenito. Ero incapace di guardarmi, pensavo di non essere capace di fare nulla, che stessi sbagliando tutto. Insomma, ero davvero uno straccio. Ma rimuginai su quello strano significato della frase. In effetti, il primo periodo della maternità è un momento delicato in cui la donna è molto provata. Sebbene se ne parli poco, la depressione post-parto esiste. E' stato grazie a quel badly che sono riuscita a recuperare una visione positiva della mia depressione: Chesterton intendeva dire che le madri fanno male le cose che vale la pena di fare, cioè sono prostrate, eppure sono in grado di adempiere un compito gigantesco. Ci sono, anche se deboli, A volte sbagliano clamorosamente, ma (salvo casi patologici), tirano su dei figli sani, fisicamente e mentalmente".


http://www.communitylacroce.it/2016/12/15/teggi-quattro-chiacchiere-letterante/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork

lunedì 12 dicembre 2016

Il risveglio della signorina Prim, un libro dal deciso sapore distributistico


Questo recente libro di Natalia Sanmartin Fenollera parla di una ragazza, Prudencia Prim, che dopo aver studiato all'interno delle più grandi scuole ed università, decide di "staccare" un po' dalle sue giornate piene e frenetiche in ufficio. Legge su un giornale un annuncio in cui un uomo chiedeva un'aiuto-bibliotecaria nella sua città: Sant'Ireneo di Arnois. La signorina Prim si ritrova allora catapultata in questa nuova realtà dove gli abitanti non pensano affatto al successo e alla carriera, ma a vivere secondo gli esatti valori morali, ispirandosi alla filosofia classica.
Trovatasi catapultata in questa realtà assolutamente diversa da quella che ha sempre vissuto, cerca di adattarvisi ogni giorno con le difficoltà che trova in questo mondo che è completamente diverso da quello odierno. Qui riscopre il valore che hanno le piccole cose, affermando alla fine del libro che sono queste che donano la felicità.

Giulia Sermarini 

  • Scheda bibliografica
  • Copertina rigida: 256 pagine
  • Editore: Mondadori (8 aprile 2014)
  • Collana: Omnibus
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8804635118
  • ISBN-13: 978-8804635116


Hilaire Belloc, un interessante profilo.

C'è un sito, santiebeati.it, Che annovera anche una sezione intitolata Testimoni. Tra di essi c'è anche Chesterton, e ve lo proporremo presto, ma volevamo sottoporre alla vostra attenzione quello di bello, perché tra il spunto da numerose pubblicazioni oggi praticamente introvabili sull'altro nostro eroe. Anche questa è una dimostrazione della tesi che non l'abbiamo elaborato negli anni: la letteratura di Gilbert e Hilaire da un certo momento è divenuta scomoda, incollocabile e avulsa dalle nuove idee sulla presenza dei cattolici nella società.
Questo non può che spinger ci ad approfondire il lavoro che già stiamo facendo. Questi due ragazzi non sono mai stati attuali come oggi.

http://www.santiebeati.it/dettaglio/95077

domenica 11 dicembre 2016

Un aforisma al giorno (inedito in Italia)

Sono arrivato, giusto o sbagliato che sia, dopo aver stirato il mio cervello fino a farlo squarciare, al vecchio credo secondo cui l'eresia è più minacciosa del peccato. Un errore è peggio di un crimine, perché un errore genera crimini. Un imperialista è peggio di un pirata. Perché un imperialista ha messo su una scuola di pirati; insegna la pirateria disinteressatamente e senza uno stipendio adeguato. Un fautore del libero amore è peggio di un dissoluto. Perché un dissoluto è grave e imprudente anche nel suo amore più breve; mentre un fautore dell'amore libero è cauto e irresponsabile anche nella sua più lunga devozione. Odio il dubbio moderno perché è pericoloso.

G. K. Chesterton, The diabolist, in Daily News, 1907


Inviato da iPad

giovedì 8 dicembre 2016

Un aforisma al giorno

La questione ora è chiara. È tra luce e tenebre e ognuno deve scegliere la sua parte.

Le ultime parole di G.K. Chesterton

mercoledì 7 dicembre 2016

Un aneddoto su Chesterton - da Lance Sieveking

Un aneddoto che Lance Sieveking (un figlioccio di Chesterton) ricorda:

Ero presente in casa del mia padrino, quando quei quattro giganti- [H.G.] Wells, [G. B.] Shaw, [H.] Belloc, e Chesterton - gridavano, interrompendosi a vicenda, argomentando e ridendo...

Una volta, ricordo, misero in discussione l'opportunità o meno dell'immortalità personale. Chesterton  osservò: "HG soffre lo svantaggio che, se ha ragione lui, non lo saprà mai. Saprà solo se ha torto". Wells esclamò esasperatamente, al che Belloc disse: "C'è qualcosa di sommamente inutile nel discutere l'opportunità o inopportunità dell'inevitabile". Al che Shaw accusò Belloc di porre abitualmente questioni di principio e poi annientò Chesterton per evidente evasione di tutti i punti a tema in ogni discussione su qualsiasi argomento e poi, senza che gli altri tre potessero dire una parola, procedette oltre sull'immortalità personale, impersonale, metaforica, mitologica e così via. Finalmente, dopo venti minuti, si fermò e [Chesterton] osservò il soffitto: "Questo, credo, è ciò che è noto come mettere il tutto in poche parole".

Aneddoti su Chesterton - I Quattro Giganti

Un aneddoto che Lance Sieveking (un figlioccio di Chesterton) ricorda:

Ero presente in casa del mia padrino, quando quei quattro giganti- [H.G.] Wells, [G. B.] Shaw, [H.] Belloc, e Chesterton - gridavano, interrompendosi a vicenda, argomentando e ridendo...

Un aforisma al giorno (da Robert Browning, traduzione di U. Mesina, Prefazione di M. Sermarini)

Ci sono migliaia di europei istruiti che amano l'Italia, che ci vivono, che ci si recano ogni anno, che attraversano un intero continente per vederla, che danno la caccia ai suoi dipinti più oscuri e alle sue sculture più cadenti; ma sono tutti accomunati da questo, che considerano l'Italia un posto morto. È una galleria nel loro museo universale, un distretto di ossa fossili. Ci sono persone ricche e beneducate, soprattutto americani, che sembrano pensare di tener l'Italia come terrebbero una voliera o una serra calda, in cui possono passeggiare ogniqualvolta hanno voglia di una folata di bellezza. Browning non nutriva affatto simili sentimenti; era intrinsecamente incapace di un simile insulto all'anima di una nazione. Se non avesse potuto amare l'Italia come una nazione, non avrebbe consentito ad amarla come un negozio di antiquario. In ogni cosa al mondo, dal Medioevo all'ameba, di cui tanto si parla in Mr Sludge the Medium, egli è interessato alla vita che c'è nelle cose.
Era interessato alla vita nell'arte italiana e alla vita nella politica italiana. Forse il primo e il più semplice esempio che si può offrire al riguardo è l'interesse di Browning per l'arte. Egli era sempre stato smisuratamente affascinato da pittura e scultura e il suo soggiorno in Italia gli diede, ovviamente, innumerevoli occasioni perfette di studiare pittura e scultura. Ma il suo interesse per questi studi non era come quello del comune visitatore istruito che gira per le città italiane. Migliaia di questi visitatori, per fare un esempio, studiano quei magnifici busti pagani che in file interminabili ti capitano davanti in quasi ogni galleria e museo d'Italia, li ammirano, li annotano nei loro cataloghi e li descrivono nei loro diari. Ma il modo in cui essi influivano su Browning è descritto in maniera suggestiva in un passaggio di una lettera di sua moglie. Ella descrive il proprio desiderio che suo marito ricominci a scrivere poesie, le sue implorazioni a lui perché scriva poesie; ma tutte le sue richieste cadono nel vuoto perché suo marito è impegnato tutto il giorno a modellare busti di creta e a spaccarli non appena li ha terminati. Questo era l'interesse di Browning per l'arte: l'interesse per una cosa viva, l'interesse per una cosa che cresce, l'interesse insaziabile per come si fanno le cose.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning, traduzione di Umberta Mesina

Una recensione dell'ultimo libro di Annalisa Teggi

https://costanzamiriano.com/2016/12/07/siamo-tutti-fuori-viaggio-nel-paese-delle-meraviglie-di-g-k-chesterton/

martedì 6 dicembre 2016

Robert Browning! Bellissimo!

Colpo di scena!

Dovremmo riuscire a stampare in questi giorni anche il bellissimo Robert Browning, il libro che rese famoso il giovane GKC.

Tradotto nei mesi scorsi da Umberta Mesina, il volume è di 192 pagine. 
Faremo solo 250 copie in digitale numerate.

La n° 1 è per Umberta, la n° 2 per l'Uomo Vivo che firmerà la prefazione.
Ora tocca a voi dare e prendervi i numeri!
Per chi ha già ordinato la Divina Poltrona, potendo fare spedizione unica, il prezzo sarà di 12 € (spedizione compresa).
Prenotate scrivendo a laperlapreziosa@libero.it

Nel testo ci sono perle come questa, che è bene sfoggiare in questi giorni:

Ci sono migliaia di europei istruiti che amano l’Italia, che ci vivono, che ci si recano ogni anno, che attraversano un intero continente per vederla, che danno la caccia ai suoi dipinti più oscuri e alle sue sculture più cadenti; ma sono tutti accomunati da questo, che considerano l’Italia un posto morto. È una galleria nel loro museo universale, un distretto di ossa fossili. Ci sono persone ricche e beneducate, soprattutto americani, che sembrano pensare di tener l’Italia come terrebbero una voliera o una serra calda, in cui possono passeggiare ogniqualvolta hanno voglia di una folata di bellezza. Browning non nutriva affatto simili sentimenti; era intrinsecamente incapace di un simile insulto all’anima di una nazione. Se non avesse potuto amare l’Italia come una nazione, non avrebbe consentito ad amarla come un negozio di antiquario. In ogni cosa al mondo, dal Medioevo all’ameba, di cui tanto si parla in Mr Sludge the Medium, egli è interessato alla vita che c’è nelle cose.
Era interessato alla vita nell’arte italiana e alla vita nella politica italiana. Forse il primo e il più semplice esempio che si può offrire al riguardo è l’interesse di Browning per l’arte. Egli era sempre stato smisuratamente affascinato da pittura e scultura e il suo soggiorno in Italia gli diede, ovviamente, innumerevoli occasioni perfette di studiare pittura e scultura. Ma il suo interesse per questi studi non era come quello del comune visitatore istruito che gira per le città italiane. Migliaia di questi visitatori, per fare un esempio, studiano quei magnifici busti pagani che in file interminabili ti capitano davanti in quasi ogni galleria e museo d’Italia, li ammirano, li annotano nei loro cataloghi e li descrivono nei loro diari. Ma il modo in cui essi influivano su Browning è descritto in maniera suggestiva in un passaggio di una lettera di sua moglie. Ella descrive il proprio desiderio che suo marito ricominci a scrivere poesie, le sue implorazioni a lui perché scriva poesie; ma tutte le sue richieste cadono nel vuoto perché suo marito è impegnato tutto il giorno a modellare busti di creta e a spaccarli non appena li ha terminati. Questo era l’interesse di Browning per l’arte: l’interesse per una cosa viva, l’interesse per una cosa che cresce, l’interesse insaziabile per come si fanno le cose
.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning, traduzione di Umberta Mesina

Chesterton, il Papa, giacchette e citazioni - 3

Terzo round, amici, cerco di inserire in ordine di tempo e con logica, anche se a me manca sempre il primo (il tempo) e molto più la seconda (la logica).

Si inserisce nella discussione Umberta Mesina, che si sta distinguendo ultimamente come traduttrice di Chesterton (sua, da ultimo, quella de La divina poltrona e di Robert Browning, oltre a tante altre di minor volume). Umberta ha fatto un commento di cui solo oggi mi avvedo e che ho inserito sia nella sedes materiae che qui di seguito:


Detesto le discussioni e normalmente non ci metterei il naso. Qui però la giustizia vuole che dica qualcosa. 

Verosimilmente Andrea Monda si riferiva (verosimilmente, visti i quattro giorni di distanza) al dialogo che il vaticanista Aldo Maria Valli pubblicò nel proprio blog il 30 settembre, in cui usava le parole di Gilbert per farlo parlare contro il Santo Padre.  

Siccome mi pare che a qualcuno sia sfuggito, ecco qua il link: http://www.aldomariavalli.it/2016/09/30/il-papa-lannuncio-la-verita-due-chiacchiere-con-chesterton/

Mi stupisce che Paolo Pegoraro non ne faccia conto, perché fu lui nel nostro gruppo FB a dire che quello di Valli era un Chesterton triste e che non era Chesterton ma lo specchio di Valli. Il link alla discussione, del 1° ottobre, è questo: https://m.facebook.com/groups/121407199255?view=permalink&id=10155237218874256  

Quanto a me, avevo già detto quel che avevo da dire in merito al pezzo di Valli e potete leggerlo lì, se vi va.

Umberta Mesina


Quindi riprende la tenzone Fabio Trevisan, che invia sia per mail che in commento (penso che i due scritti siano uguali) quanto segue:

Non sono d'accordo con Monda nel cercare di difendere l'uno (Gilbert) con l'altro (Papa Francesco). La trovo un'operazione sbagliata. L'ho già espresso nel mio articolo: "Date a Chesterton quel che è di Chesterton e a Bergoglio quel che è di Bergoglio". La mia preoccupazione, da appassionato cultore di Chesterton, è quella di restituire a lui quello che ha veramente detto, cercando di approfondire i suoi testi. Per quanto riguarda la polemica su Avvenire di Monda sull'uso di Chesterton contro Bergoglio la ritengo, oltre che sbagliata, iniqua. Ho letto l'articolo di Aldo Maria Valli e il suo parlare con Chesterton e l'ho trovato umoristico e condivisibile. Anch'io credo, al contrario di Monda, che Chesterton e Papa Francesco siano per tanti aspetti antitetici. Lo documenterò ancora anche nel prossimo numero su Riscossa Cristiana. Monda fa poi riferimento all'uso della Verità con la v maiuscola. In: "Perché sono cattolico" (San Tommaso Moro) Chesterton distingue proprio verità con la v minuscola (eresie) da quella con la V maiuscola. Lo invito a leggersi o a rileggersi con attenzione il testo. Per quanto riguarda le citazioni erronee su Gilbert (dove ho documentato che anche Papa Francesco è incorso) ho visto un paio di giorni fa su Tempi (articolo di Luca Antonini) un'ennesima citazione scorretta: "verità impazzite" anziché virtù. Dato che anche l'amico Roberto Prisco ha preso parte al combattimento, ricordo a tutti i chestertoniani che i Gruppi Chestertoniani Veronesi (con la V maiuscola, anche in senso patriottico)è sorto tanti anni fa da discussioni filosofiche (entrambi, io e Prisco, ci siamo conosciuti e abbiamo frequentato per anni la Scuola di Filosofia a Verona) intorno a lui. 
Dico questo perché ho sempre ritenuto Chesterton un grande maestro del pensiero, al contrario, mi duole dirlo, di Papa Francesco (tanto per restare nel tema caro a Monda). Un'ultima considerazione, caro Monda: come fai ad accettare un ring (seppur metaforico) se non sei pugnace come il nostro Gilbert o come tanti suoi eroi (Dalroy, Adam Wayne, Evan Mc Jan)?

Fabio Trevisan

Risponde di lì a poco (un'oretta, ragazzi) Andrea Monda, che preliminarmente invoca Gulisano, persosi nei marosi della discussione [fantastico! ;-)]:

Ma ci siamo persi Gulisano! 
ma non possiamo rispondere sul blog? Marco, arbitro di questo ring, dicci tu le regole che noi obbediremo! (va bene anche così, dice l'arbitro, che tutto sommato si diverte, ndr)

Dunque, caro Fabio, parto dalla fine: 

1) non sono pugnace per indole, ma accetto questo ring, anche per amore della verità (se vuoi ce la metto questa maiuscola, è che non credo molto in me stesso, mi conosco bene..). Del resto anche Gilbert amava il paradosso, sua grande arma dei suoi sconti, ma mai il paradosso per il paradosso e poi lui amava gli avversari, e non cercava lo scontro per lo scontro, ci si trovava dentro e faceva la sua parte. Anch’io nel mio piccolo mi ci sono ritrovato ed eccomi qua, a com-battere (importante è quel com- ovviamente, con, non contro);

2) sull’articolo di Valli ho già scritto nel mio pezzo di Avvenire, mi piacerebbe che si partisse da lì, analizzandolo e, se del caso, contestandolo. Non basta dire: non sono d’accordo con Monda, trovo condivisibile Valli, bisognerebbe anche argomentare le proprie affermazioni;

3) questo Papa sarà il Papa che beatificherà - se ci saranno gli estremi - il nostro Gilbert, è la sua intenzione e non è un caso, c’è un legame stretto tra il mondo di GKC e quello di Bergoglio, un legame che sa di umiltà, gioia, vitalità.. insomma è quasi imbarazzante spiegare l’ovvietà, non trovate?

4) si può citare Gilbert alterando lievemente qualche parola (anche Chesterton quando cita non è mai preciso, non mette mai fonti, date..) e non mi sembra il caso di fare esercizi pretestuosi di filologia, quello che è importante, per un Papa, è “citare" precisamente il Vangelo, che è quello che questo Papa sta facendo. Non cadrei insomma nella “venerazione” di GKC, sarebbe un ulteriore torto inflitto al buon Gilbert.

Resto in attesa di analisi, ben argomentate, che contestino nel merito quanto da me scritto su Avvenire e vi ringrazio per tutta questa attenzione, regalandovi anche questo articolo, di cui mi ero dimenticato (sono sbadato peggio di Gilbert!), da me scritto ante litteram, al di sopra (e prima) di ogni sospetto, giusto 3 anni fa.. avevo già pre-sentito tutto quello che sarebbe successo: 

ciao ciao!
andrea

Preciso come una spada non molla, Fabio Trevisan e riprende la faccenda a circa un'oretta e mezza dall'affondo di Andrea Monda:

Rispondo ai punti sollevati da Andrea Monda:

1) io sono pugnace per indole, tanto che (lo possono testimoniare mia moglie e le mie 4 figlie) ogni mattina mi vestirei da crociato! Ricordo che Chesterton scrisse: "Non si può amare una cosa se non si desidera combattere per essa";
2) sarai soddisfatto su questo punto. Nel prossimo numero di Riscossa Cristiana analizzerò il tuo pezzo su Avvenire e quello di Valli;
3) non trovo questo legame stretto tra GKC e Bergoglio (anche su questo risponderò nel dettaglio). Non è affatto ovvio, come tu affermi;
4) alterando le parole si altera il senso, lo si sa bene. Certamente non bisogna confondere la filologia con la filosofia. A quest'ultima io tengo molto, avendoci dedicato decine d'anni ed essendo sorto in questo contesto il gruppo dei Chestertoniani Veronesi. Trovo poi contraddittorio che si pretenda di beatificare colui che non si può venerare!

A me sembra di aver ampiamente argomentato su Chesterton (nei miei libri, nelle rubriche quindicinali che curo e, se vuoi, anche sul blog dell'uomovivo curato da Marco Sermarini).
Caro Monda, da parte mia ti assicuro che sarai pienamente soddisfatto nelle critiche a quanto da te scritto su Avvenire ed in precedenza.

Buona giornata,

Fabio


A caldo, ma davvero, cioè di lì ad una ventina di minuti, Andrea Monda nuovamente torna a commentare ed argomentare:

Giusto! "com-battere PER essa”,  Con e Per, buoni preposizioni, mi piacciono.

Il legame GKC-Bergoglio continua ad apparirmi evidente.. mi toccherà COM-battere PER dimostrare che l’erba è verde, ci sto..

Sulla venerazione del “verbo chestertoniano”, mi viene in mente quello che diceva Gilbert sull’intelletto (lo ritrovi nel mio articolo di 3 anni fa che ti ho postato): Ciò che comunemente chiamiamo mondo intellettuale si divide in due categorie di persone: coloro che venerano l’intelletto e coloro che lo usano. Vi sono eccezioni, ma, solitamente, non si tratta mai delle stesse persone. Coloro che usano l’intelletto non lo venerano, lo conoscono troppo bene. Coloro che venerano l’intelletto, non lo usano, come è dimostrato dai discorsi che fanno quando ne parlano”. 

E ricordiamoci che in amore non contano le parole, conta la musica... la musica di Gilbert è, direi, una “scossa cristiana”, proprio come quella di Bergoglio, non certo una ri-scossa.  In effetti, "Riscossa cristiana”, strano titolo..dove e quando avevamo perso?

A presto, scappo a scuola a fare le mie lezioni catto-chestertoniane!
andrea

E per oggi stop!

Marco Sermarini

lunedì 5 dicembre 2016

Chesterton, il Papa, giacchette e citazioni - 2

Facciamo un minuto il punto del match (quest'immagine del ring mi piace, è divertente e allegra, anche perché immaginare i protagonisti del match su un vero ring...).

Andrea Monda scrive l'articolo che trovate qui:

http://uomovivo.blogspot.it/2016/12/chesterton-il-papa-giacchette-e.html

Sempre in quel collegamento trovate la risposta pubblica (tramite un articolo) di Paolo Gulisano e successivamente quella di Fabio Trevisan.

Andrea ha poi commentato (come avevo richiesto) in calce al post dove sono riportati i tre articoli, ma per precisione preferisco rimettere il commento di Paolo qui di seguito, visto che sia Paolo che Andrea e successivamente anche Roberto Prisco, hanno preferito mandare per email i loro ulteriori contributi che trovate tutti qui di seguito.

Detto questo, se ritenete, potete ulteriormente intervenire a vostro piacimento.

Marco Sermarini

Ringrazio Marco Sermarini per avere allestito questo "ring" per discutere sul Papa e su Chesterton. Penso che entrambi, il Papa e Chesterton, ne sarebbero contenti: entrambi infatti sono tipi "pugnaci", amano gli amici, i nemici e anche i semplici avversari; le avversità sembrano "ricaricarli", quindi direi, discutiamo pure, "av-versiamoci" ma continuiamo a "con-versare". Ora a Trevisan non dovrei rispondere visto che lui scrive che è bastato l'articolo di Paolo Gulisano a mettermi a posto, ma intanto vorrei chiedere a Trevisan: quando scrivi che: "Mai Chesterton si sarebbe scagliato contro la Verità, la dottrina, il dogma.." a parte l'uso della maiuscola di cui mi sfugge il motivo, ma non capisco: alludi forse al fatto che il Papa si sia scagliato contro le tre suddette entità? e quando di grazia? affermazioni pesanti le tue, non trovi? ma forse ho capito male. Sull'articolo di Gulisano tornerò più in là, dopo una pausa che, ha ragione Marco, è qualcosa di prezioso. A entrambi comunque faccio presente che se nel mio articolo non faccio nomi è solo per rispettare l'ordine datomi dalla direzione di Avvenire, quotidiano che ha ospitato la mia riflessione. Ma i nomi, in privato, ve li ho già fatti.. sarebbe stato ridicolo inventarmi una polemica sul nulla, giusto? chi mi conosce sa che io, al contrario di Gilbert e Jorge Mario, non sono per nulla un tipo pugnace e tantomeno polemico.

Andrea Monda

Caro Andrea,

ho letto dai tuoi commenti che non ti è chiaro chi sia l'amico chestertoniano (o sedicente tale, perchè Gilbert certe cose non le avrebbe condivise) che attacca Benedetto XVI. Purtroppo devo rivelarti che è Edoardo Rialti. Dico purtroppo perchè a Edoardo voglio bene, lo scoprii proprio io anni fa quando era un semplice studente, lo feci pubblicare io, e te lo presentati sempre io. Prego sempre per lui perchè possa tornare a quella pienezza di vita di Fede e di Grazia che sembra aver lasciato. Edoardo  ha attaccato Benedetto XVI sul suo blog,  accusandolo di avere ribadito nel corso del suo magistero che gli atti omosessuali rappresentano un disordine morale e chi li compie fa peccato. Questa peraltro non è una "pensata" di un Ratzinger cattivo, ma è quello che la Chiesa sostiene da 2000 anni. Edoardo contrappone al "Ratzinger cattivo" un "Bergoglio buono" che a suo avviso sarebbe favorevole alla legittimazione degli atti omosessuali.
A me spiace tanto che Edoardo la pensi così, e che abbia detto delle cose cattive verso un papa che, tu Andrea ben lo sai perchè ne scrivesti un bellissimo profilo biografico, è un uomo di grandissima bontà. Mi addolora che Edoardo, per questioni unicamente di tipo sessuale, abbia assunto queste posizioni, che oggettivamente lo allontanano assai dalla visione e dallo spirito di GKC.
Se Valli ha - secondo te - attaccato il papa, che dire di queste asprezze di Edo verso il papa?
Cerchiamo di essere uomini buoni, come diceva il Nostro.
Scusatemi per il tempo che vi ho sottratto e che Dio vi benedica.

Paolo Gulisano

Ma Edoardo cita Chesterton contro Benedetto XVI? mi pare di no, allora che c’entra citare il suo pezzo o serviva solo per dire che i miei vecchi amici sono anti-papali? e che quindi io non posso parlare in difesa del Papa se poi i miei amici sono i primi a criticarli... un ragionamento a dir poco contorto, non trovi? visto che poi, tra l’altro, la responsabilità è sempre personale.. 
A me sembra evidente che Aldo Maria Valli, vaticanista della prima rete nazionale, negli ultimi tempi non risparmi asprezze e commenti taglienti contro questo Papa, l’ultimo, in salsa chestertoniana, è solo l’ultimo appunto. La cosa mi ha sorpreso e addolorato, conoscendo e stimando Aldo Maria.  E mi ha sorpreso perché, come ho scritto nel mio articolo (che però nessuno qui, a parte Marco, ha voluto analizzare nel merito e magari contestare), non c’è Papa che più mi ricorda Gilbert (anzi Innocent) e penso che sarà proprio questo Papa che, coronando il suo sogno, potrebbe riuscire a portare a termine il processo di beatificazione di Chesterton, come ha richiesto a suo tempo come arcivescovo di Buenos Aires.
Un abbraccio grande, e buona domenica referendaria a tutti!

Andrea Monda

Mi sembra che sia inutile discutere dell’articolo di Andrea Monda. Infatti accusa degli anonimi di non aver capito che tra il pensiero di Chesterton e quello del Papa attualmente regnante non ci sarebbe contrasto. Per il metodo seguito, che consiste nel confrontare le loro posizioni su valori generici come l’amore per il paradosso, per la gioia ecc., non può che dire cose non criticabili a causa della loro vaghezza. Per inciso con questo metodo si potrebbero avvicinare al nostro anche persone dal pensiero decisamente distante come J. Borges, G.B. Shaw ed I. Calvino. 
Al contrario avrebbe dovuto riferire in cosa i critici del Papa errano nel sostenere che le loro opinioni sono sostenute dal pensiero di GKC. Su queste considerazioni si potrebbe discutere, ma sulle generiche affermazioni di Andrea Monda non è possibile.

Roberto Prisco