venerdì 29 aprile 2011

La locandina dell'incontro di San Miniato (PI) con Padre Ian Boyd (bella, no?)

Riceviamo e pubblichiamo questa proposta di Giovanni Borghi, magari qualche editore interessato c'è...


«Gentili chestertoniani,

volevo scrivervi in relazione al post:

"La biografia di Chesterton a cura di padre Ian Ker"

per chiedervi se potevate segnalare ai lettori del blog l'opportunità di tradurre in italiano anche un'altra opera di padre Ian Ker:

"Mere Catholicism"

L'opera non è direttamente a tema chestertoniano, ma fa eco ad un'opera di Lewis intitolata "Mere Christianity". Ho letto il libro in inglese, e posso dire che sia una bellissima opera di apologia della religione e dello stile di vita cattolico, scritta con linguaggio semplice e capace di illustrare concetti apparentemente difficili con esempi molto concreti ed alla portata veramente di tutti. E sono sicuro che Gilbert sia presente spiritualmente in tutte le pagine, attraverso la sensibilita' di padre Ian Ker.
Sono convinto che sarebbe un bellissimo libro di accompagnamento all'opera di G.K. "La chiesta cattolica: dove tutte le verità si danno appuntamento".
Magari potreste proporre l'idea alla stessa casa editrice. Ho in mente varie persone che conosco a cui questo libro farebbe molto bene, ma che non sono in grado di leggerlo in lingua originale. Non ho dubbi che i benefici della traduzione varrebbero la pena del lavoro da svolgere.

Grazie a tutti,

Giovanni Borghi»




L'idea di Giovanni Borghi è tutt'altro che fuor di luogo e ci obbliga (cosa che facciamo volentieri) a dire qualcosa in più su padre Ian Ker.

Padre Ker è uno dei massimi esperti del beato John Henry Newman, cattolico, docente di teologia all'università di Oxford e autore, tra le altre cose, della  biografia John Henry Newman. A Biography, Oxford, Oxford University Press, 1990, pp. 764, £ 30. E' Senior Research Fellow del St Benet's Hall a Oxford, dove è membro della Facoltà di Teologia. Altro suo libro, oltre quello citato nel nostro post e quello da Giovanni Borghi, è The Catholic Revival in English Literature (La rinascita cattolica in letteratura inglese, 1845-1961)  del 2003. Si è occupato anche dell'influenza di Newman su Gerard Manley Hopkins, altro importante convertito inglese.

Karol Wojtyla - Il Card. Angelo Scola: vi racconto il Giovanni Paolo II che ho conosciuto


http://www.ilsussidiario.net/News/Roma/2011/4/29/WOJTYLA-Scola-vi-racconto-il-Giovanni-Paolo-II-che-ho-conosciuto/2/172010/

In questo collegamento trovate un'interessante intervista al Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, sulla persona di Papa Giovanni Paolo II, conosciuto dall'intervistato da quanto era giovane prete.

Ne esce un'immagine molto meno olografica e molto più realistica (e se vogliamo interessante e concreta) di quella che un po' troppo spesso si vede nei mezzi di comunicazione in questi giorni che preludono alla beatificazione.

Ecco la locandina dell'incontro su La Ballata del Cavallo Bianco!

giovedì 28 aprile 2011

L'edizione brasiliana de L'Uomo Eterno

http://www.mundocristao.com.br/produtosdet.asp?cod_produto=10696

Ecco l'edizione brasiliana de L'Uomo Eterno!

Su Twitter abbiamo scoperto che esiste una versione brasiliana de L'Uomo Eterno e che ha anche la nota biobibliografica del nostro presidente...

Su Twitter seguiamo la Società Chestertoniana Brasiliana, che ha un bel sito internet e pubblica tante belle cose.

Sfogliando i suoi tweet abbiamo scoperto che hanno menzionato (lo trovate nel piccolo link qui sotto che comincia con "bit.") la nota biobibliografica presente sull'edizione Rubbettino de L'Uomo Eterno, redatta dal nostro presidente Marco Sermarini e tradotta in portoghese.

Ci ha fatto piacere ed è anche divertente leggere come suonano nel "falar portugues" certe cose dette nella propria lingua...

Chesterton Brasil (@GKCnoBrasil)
09/02/11 22:33
Nota biográfica sobre Chesterton de Marco Sermarini, Presidente da Sociedade Chestertoniana da Itália. bit.ly/fMCEMR

É morto il vescovo sotterraneo di Luoyang. Ha subito lager e arresti domiciliari per decenni

di Jian Mei
Mons. Li Hongye, malato da molto tempo, è morto durante la Veglia pasquale, nel suo 67° anniversario di sacerdozio. Ha subito la prigionia per la sua fedeltà al papa. I funerali si terranno il 29 aprile prossimo. 

Luoyang (AsiaNews) – Mons. Pietro Li Hongye, 91 anni, vescovo di Luoyang (Henan) è morto di infarto il 23 aprile scorso, durante la veglia pasquale, mentre benediceva l'acqua prima dei battesimi. Egli era approvato dalla Santa Sede, ma non riconosciuto dal governo di Pechino. I suoi fedeli lo ricordano per la sua fortezza nel vivere la sua vocazione e per le sue sofferenze durante il periodo passato nei lager e sotto sorveglianza.
 
Un sacerdote della diocesi ha detto ad AsiaNews che i funerali di mons. Li si terranno il 29 aprile prossimo presso il villaggio natale del prelato, nella contea di Gong, a metà strada fra Zhengzhou e Luoyang.
 
Altre fonti di AsiaNews raccontano che mons. Li conosceva perfettamente il latino. Durante gli anni '50 e '60 è stato mandato ai lavori forzati ("riforma attraverso il lavoro") nel Qinghai. Dalla fine degli anni '80 ha vissuto sempre sotto stretta sorveglianza o agli arresti domiciliari.
 
Mons. Li era responsabile delle suore della diocesi di Luoyang e delle comunità sotterranee vicine, caratterizzate dall'estrema povertà e dalla mancanza di personale, tanto da rendere eroico il lavoro di mons. Li e dei suoi sacerdoti.
 
Mons. Li è nato il 6° gennaio 1920 da una famiglia profondamente cattolica. Negli anni 1937-1943 ha studiato nel seminario di Kaifeng. Ordinato prete il 22 aprile 1944, è divenuto parroco a Yanshi.
 
Dal 1955 al 1970 è stato arrestato e condannato ai lavori forzati per la sua fedeltà al papa. Il necrologio preparato dai suoi fedeli descrive questo periodo come quello della "prova del sangue e del fuoco".
 
Il 7 agosto dell'87 è stato consacrato vescovo sotterraneo di Luoyang, continuanod il suo lavoro pastorale nell'area di Yanshi (Henan).
 
Dal 2004 soffriva di cuore ed ha passato periodi in ospedale, rimanendo sempre cagionevole di salute.
 
La diocesi di Luoyang ha circa 10 mila cattolici, 20 sacerdoti e circa 30 suore. Nel 1929 Luoyang è divenuta prefettura apostolica, staccandola dalla diocesi di Zhengzhou. Amministrata dai missionari saveriani italiani, è divenuta un vicariato apostolico nel 1935 e diocesi nel 1946.

La Nipote del Drago, padre Ker e la sua biografia: tracce dei chestertoniani italiani nel mondo


Vi ricordate che giorni fa vi abbiamo segnalato con questo collegamento la  biografia di Chesterton  di padre Ian Ker, esperto inglese di Chesterton e del beato John Henry Newman.

Ebbene, noi abbiamo avuto la fortuna di poterlo incontrare tramite la nostra segretaria generale, Sabina Nicolini, chestertoniter La Nipote del Drago!

Ebbene, abbiamo le prove fotografiche di quello che diciamo:

Sentite quello che ci dice Sabina/La Nipote del Drago:

"Questo prezioso tomo è nelle mie mani! Ho avuto la splendida occasione di una chiacchierata con fr Ker la scorsa settimana, nel suo studio, davanti ad un buon bicchiere di vino. E' davvero sconfinato... chi si offre allora per la traduzione?


Ti mando una foto di padre Ian Ker, che ho fatto nel suo studiolo: la puoi postare sul blog a commento dell'articolo sul suo libro.

Buon lavoro, capo.

La Nipote del Drago

P.S.: la seconda foto attesta l'ingresso della nonna del drago in Inghilterra :-)".

Per chi non avesse colto la finezza, sul tavolino di padre Ker potete vedere La Nonna del Drago e altri racconti, tradotto dalla nostra Sabina... E così padre Ker sa di noi, di come siamo messi (di testa)...



Varie dalla stampa

L'UNGHERIA APPROVA LA NUOVA COSTITUZIONE CHE FINALMENTE SOSTITUISCE QUELLA STALINISTA: MA IL CORRIERE DELLA SERA (CON I BUROCRATI EUROPEI) SCATENA IL PEGGIOR ODIO IDEOLOGICO
La verità è che si vuole punire gli ungheresi perché nella nuova costituzione hanno osato evocare le loro radici cristiane (e questo in Europa non è consentito!)
di Rodolfo Casadei
LEGGI >>> 

LA DISINFORMAZIONE SISTEMATICA DEL MENSILE FOCUS: GESU' SAREBBE NATO A NAZARETH (E NON A BETLEMME) ED AVREBBE AVUTO SEI FRATELLI
Ecco l'ennesimo tentativo delle lobby anticristiane di attaccare il cristianesimo gettando confusione sulla figura storica di Gesù
di Fabrizio Cannone
LEGGI >>> 

LO ''IUS PRIMAE NOCTIS'' E' UN FALSO STORICO
E' totalmente falso il mito (inventato da uno scozzese nel 1526) secondo cui nel medioevo i feudatari avevano il diritto di portarsi a letto le spose dei loro sudditi nella prima notte di matrimonio
di Rino Cammilleri
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IN FRANCIA VIENE UCCISO PRIMA DI NASCERE IL 96 PER CENTO DEI BAMBINI DOWN, MA C'E' CHI SI PREOCCUPA E DICE: DOBBIAMO ARRIVARE AL 100 PER CENTO
L'aborto deve essere favorito in tutti i modi costringendo le donne ad affrontarlo in solitudine, e nessuno si sogni di dare alternative: va inculcato che i bambini handicappati sono un orrore
di Carlo Bellieni
LEGGI >>> 

mercoledì 27 aprile 2011

Un gioco di società basato sulle opere di GKC

http://thesop.org/story/20110421/uncle-chestnuts-table-gype-a-board-game-inspired-by-the-works-of-gk-chesterton.html

Tempo favi parlammo di un fumetto ispirato a Chesterton, Uncle Chestnut (Zio Castagna) nato dalla fantasia di un babbo statunitense fautore dell'homeschooling.

Lo stesso babbo ora si è inventato un gioco di società basato sulle opere di Chesterton.

Guardate il collegamento.

martedì 26 aprile 2011

[Bellieni] Papa e Darwin

26/04/2011  www.ilsussidiario.net


PAPA/ La ragione di Benedetto smaschera le "bugie" di Darwin

Nell'Omelia di Pasqua, Benedetto XVI ha parlato del mondo come prodotto della Ragione creatrice. Del resto la teoria dell'evoluzione, avverte CARLO BELLIENI, è solo un'ipotesi, pur geniale, ma con il limite di credere fideisticamente nel caso.


La biografia di Chesterton a cura di padre Ian Ker

In questo collegamento trovate la recensione del The Independent sulla biografia di Chesterton appena uscita qualche giorno fa dalla penna di padre Ian Ker, esperto inglese di Chesterton e del beato John Henry Newman.

Qualcuno pensa di proporre una traduzione italiana della ponderosa opera biografica (circa settecento pagine per la somma di € 40.25), che esce per i tipi di Oxford University Press (come la ricerca di William Oddie)?


Di sicuro l'opera sarà interessante perché avrà modo di tirare le somme su molti aspetti della vita di Chesterton, non ultimo quello della sua "santità".

Intanto possiamo dire una cosa certa, e cioè che la copertina è molto bella ed elegante.

Gli Inklings secondo Luca Negri

In questo collegamento trovate un interessante articolo di Luca Negri su L'Occidentale sugli Inklings (ovvero Tolkien, Lewis, Barfield e amici, per intenderci), in occasione della pubblicazione del volume Gli Inklings di Humphrey Carpenter per Marietti (Carpenter curò, tra le altre cose, l'epistolario di Tolkien dal titolo La realtà in trasparenza).

Ovviamente (e mi pare giusto) ci casca dentro anche il nostro Gilbert...

Del volume avevamo fatto una segnalazione giorni fa.

Una cosa che forse pochi sanno è che Tolkien amava soprattutto il Chesterton poeta (il che ci fa capire quanto poco e quanto superficialmente lo si conosca in Italia, visto che ad oggi l'unica opera poetica edita in Italia è lo splendido La Ballata del Cavallo Bianco, di cui parleremo a Grottammare l'8 maggio 2011 con la traduttrice Annalisa Teggi e con l'esperta Marica Ferri, che ha dedicato la sua tesi di laurea al volume).

Ricordo che Luca Negri ha dedicato di recente un bell'articolo a Chesterton e anche alla nostra scombinatissima ma vivissima Società.

lunedì 25 aprile 2011

[Bellieni] Sopravvive la neonata più piccola del mondo

La storia di Frieda: è venuta al mondo a sole 21 settimane, pesava 460 grammi ed era lunga 28 centimetri. Ma ce l'ha fatta lo stesso È la prima volta che una bambina così prematura riesce a salvarsi

DI CARLO BELLIENI

La gravidanza di solito dura 40 settimane. La piccola Frieda è nata dopo appena 21; e 6 mesi do­po sta bene, secondo quan­to affermano i medici. È ac­caduto a Fulda, in Germania. Quando è nata, Frieda misu­rava appena 28 centimetri e pesava solo 460 grammi. U­no scricciolo minuscolo ma dalla forza straordinaria: la piccola ha lottato con corag­gio per vivere. E ce l'ha fatta. Ora Frieda sembra quasi una neonata "comune": pesa 3,5 chili ed è lunga 50 centime­tri. Tanto da poter finalmen­te lasciare l'ospedale e l'am­biente sterile in cui è stata te­nuta per tornare a casa. Non solo, secondo fonti dell'o­spedale, la piccola dovrebbe avere uno sviluppo norma­le.

Non si erano ma verificati ca­si di sopravvivenza di bam­bini così piccoli. Anche per­ché tanti protocolli impon­gono di lasciarli morire sen­za una chance. E sicuramen­te non mancherà qualche commentatore "illuminato" che parlerà di accanimento terapeutico, ma che volete farci, i protocolli sono carta, la medicina fa passi da gi­gante e i critici hanno dovu­to tacere. Detto questo, tre osservazio­ni. La prima è che non ci si deve illudere: nascere picco­lissimi comporta un rischio di morte e di disabilità alti. I genitori devono saperlo per non sperare in una medicina miracolistica. Certo che que­sti rischi non dovrebbero far tralasciare l'obbligo ippocra­tico di dare a tutti una chan­ce, che evidentemente i me­dici tedeschi in questo sin­golo caso avevano ritenuto possibile. Sempre che ci sia una possibilità razionale le­gata allo sviluppo e alle con­dizioni del bimbo.

Seconda cosa da rilevare è che, come riporta l'ultimo numero di "Pediatrics", esi­ste una chiara tendenza, al­meno in Usa e Canada, a de­cidere se rianimare o meno i prematuri anche più grandi di Frieda, non sulla base del loro interesse reale, ma spes­so soppesando altri fattori, come l'età della madre e lo stato sociale dei genitori. E questo non possiamo accet­tarlo perché le cure vanno fatte solo ed esclusivamente nell'interesse del paziente. Terzo punto è che, dato che la legge 194 sull'interruzione di gravidanza impone (salvo in caso di rischio per la vita materna) di non praticare a­borti se il feto ha possibilità di sopravvivere, è chiaro che questa nascita ha fatto spo­stare questo limite sotto le 22 settimane, dato che la legge non parla di "certezza", ma di "possibilità" di vita autono­ma del feto.

Profluvio di incontri su Chesterton - 8 Maggio 2011, Grottammare.

L'8 maggio 2011 alle ore 18.00 a Grottammare (AP) incontro bellissimo con Annalisa Teggi e Marica Ferri, rispettivamente traduttrice de La Ballata del Cavallo Bianco e redattrice di una tesi di laurea sulla medesima opera.

Vi aspettiamo numerosi, saremo ospitali con tutti. È la patria dell'Uomo Vivo, una specie di Contea Tolkieniana, o se preferite la campagna di Norfolk.


È un bel momento, battiamo il ferro caldissimo perché non si fanno mai abbastanza incontri su Chesterton, per scoprirlo e renderlo noto.

Il Chesterton poeta è una scoperta splendida. Non è abbastanza esplorato e contiene ricchezze grandiose.

Questo incontro prelude alla tournée di padre Boyd e Dermot Quinn in Italia nella settimana tra il 16 e il 20 Maggio 2011 e al Chesterton Day nel fine settimana tra il 24 e il 26 Giugno 2011 a Grottammare.

A settembre a St. Vincent (AO) grande convegno su Chesterton e le nostre radici cristiane.

Buon Lunedì dell'Angelo a tutti.

domenica 24 aprile 2011

Speriamo sia una Buona Pasqua anche per loro (comunque e senza dubbio Forza Celtic!)

Tifosi Celtic

Celtic-Rangers, sfida all'ultimo sangue

di Antonio Giuliano
22-04-2011

C'è da augurarsi che non sia una bloody sunday, un'altra "domenica di sangue". Ma l'infuocato derby di Glasgow, tra Celtic e Rangers, in programma a Pasqua, si apre ancora sotto sinistri auspici, tra pacchi bomba sventati e minacce inquietanti. Non è certo una novità: dietro questa sfida calcistica, nota come Old Firm, ci sono anni di scontri che esulano dallo sport e invadono i campi della politica e della religione dell'intera Gran Bretagna. 

Tutto perché il Celtic è da sempre la squadra della minoranza cattolica di Glasgow, formata per lo più da irlandesi emigrati in Scozia sul finire dell'800. Un club che rivendica con orgoglio le proprie radici e non ha mai nascosto simpatie indipendentiste dal Regno Unito. Di contro ci sono i Rangers, la squadra della maggioranza protestante e unionista, fedeli alla Regina d'Inghilterra. Quando le due squadre scendono in campo gli echi della battaglia calcistica (e non solo) arrivano in Irlanda del Nord (teatro degli scontri più sanguinosi tra cattolici e protestanti dagli anni Sessanta in poi) e nella Repubblica d'Irlanda dove il Celtic è la squadra più amata. 

Ma preoccupa l'escalation di violenze che va avanti ormai da decenni. L'ultimo allarmante episodio in vista della partita di Pasqua è il pacco bomba contro l'allenatore del Celtic, Neil Lennon, e contro due suoi conoscenti, un avvocato e una parlamentare, entrambi sostenitori del club "cattolico". La polizia scozzese che ha intercettato i tre ordigni ha assicurato sulla reale intenzione di colpire per «uccidere o mutilare». Non è la prima volta che Lennon finisce al centro di attentati o gesti intimidatori. Il tecnico, 39 anni, è un pilastro del Celtic a cui è legato dal 2000: prima come giocatore e capitano, fino al 2007, e poi come allenatore delle giovanili e della prima squadra dal 2010.

Cattolico, nativo di Lurgan, in Irlanda del Nord, Lennon è diventato in questi anni il bersaglio preferito dei fanatici unionisti. Nel 2002 fu addirittura costretto a lasciare la nazionale nordirlandese. A poche ore dalla partita con Cipro in cui sarebbe stato il primo capitano cattolico romano dell'Irlanda del Nord, la polizia lo fece scendere dal bus della squadra diretto allo stadio. La formazione paramilitare lealista, Loyalist Volunteer Force (LVF), non aveva usato troppi giri di parole: «Lennon is a taig, and we didn't want him to play at Windsor Park. Un taig. «Uno sporco cattolico che non doveva giocare a Windsor Park» lo stadio di Belfast. LVF "lasciò" scegliere a Lennon se «vivere o morire» qualora avesse deciso di scendere in campo. E l'allora capitano del Celtic sapeva bene che quei fanatici non scherzavano affatto, avendo compiuto 18 omicidi in cinque anni, tra cui l'assassinio dell'amico e giornalista cattolico Martin O'Hagan. Le milizie lealiste cominciarono a dipingere murales con i suoi ritratti sigillati da inviti funebri: «Neil Lennon Rip» ("Neil Lennon riposa in pace"). E suo padre fu colto da un infarto. 

Dopo aver lasciato la nazionale, i fondamentalisti protestanti l'hanno seguito anche in Scozia: qualche anno fa in un derby con i Rangers fu aggredito senza pietà: perse coscienza e si risvegliò solo in ospedale. Eppure anche oggi che avrà la scorta di 24 ore al giorno non si scompone: «Non vivrò guardandomi alle spalle, i fissati ci saranno sempre». Lui è uno che sa che cosa significa difendere i colori biancoverdi. 

Tifare per il Celtic è davvero una fede. Fu un frate mariano di origini irlandesi, Brother Walfrid, a fondare il club nel 1887. Voleva in questo modo raccogliere soldi per i poveri della città, che erano in larga parte irlandesi e cattolici: e l'arcivescovo cattolico Charles Eyre diede la sua benedizione nella chiesa di Santa Maria ad East Rose Street in Glasgow. Il club fu battezzato "Celtic", per richiamare le radici celtiche delle popolazioni scozzesi e irlandesi, anche se da subito i giocatori furono definiti bold boys (ragazzi audaci) e nel tempo il soprannome ufficiale divenne the bould Bhoys con l'aggiunta della e della h a marcare la parlata irlandese. I colori della casacca, con le caratteristiche strisce orizzontali bianche e verdi sono ancora un chiaro omaggio all'amata patria del suo fondatore. Ma anche lo stemma, il quadrifoglio, vuol essere un simbolo ancor più forte del trifoglio con il quale san Patrizio, patrono di Irlanda, aiutava i fedeli a cogliere l'essenza della Divina Trinità. 

Il primo derby con i Rangers risale addirittura al 1888: il Celtic vinse per 5-2 e la partita fu giudicata subito un evento così importante da spostare l'anno di nascita del club a quella data. Ma tra le stracittadine memorabili spicca quella del 1957 con una vittoria da guinness, 7-1: per la prima volta dagli spalti dell'Hampden Park si levò l'inno You'll Never Walk Alone. Sebbene l'apoteosi calcistica fu la Coppa dei Campioni del '67 conquistata a Lisbona contro l'Inter di Mazzola: il Celtic divenne il primo club britannico e nord europeo a vincere la competizione. E i giocatori biancoverdi che scesero in campo sono ancora oggi ricordati come Lisbon Lions (Leoni di Lisbona). Il calore dei tifosi ha fatto registrare un record di spettatori che resiste nelle competizioni europee dal 1970, quasi 134 mila persone per la sfida con il Leeds United. 

Ma la rivalità con i Rangers rischia seriamente di giocarsi a porte chiuse. Nell'ultimo incontro di Coppa a marzo (vinto dal Celtic per 1-0) il bilancio degli scontri parla da sé: 34 arresti effettuati allo stadio, e 229 fermati dieci giorni dopo la partita in tutta Glasgow. Con questo stato d'animo ci si avvicina al derby di Pasqua. Che poi si giochi la domenica di Resurrezione suona quanto mai beffardo. Anche se non siamo senza peccato, visto che anche il pallone italico, sempre più pompato dagli interessi commerciali e televisivi, è del tutto indifferente alle tradizioni religiose con partite al venerdì santo e in piena veglia pasquale (Juventus-Catania). 

La polizia scozzese
 a marzo ha lanciato l'allarme derby: «Non ci possono essere dubbi sul fatto che il numero di incidenti che ha colpito la nostra comunità in seguito a queste partite ha raggiunto livelli inaccettabili». Il Parlamento ha ricordato che entrambe le squadre hanno sottoscritto l'impegno a mettere fine alla violenza settaria tra cattolici e protestanti. E il presidente della federcalcio scozzese, Les Gray, è arrivato a proporre di eliminare il derby del tutto «per via del suo costo sociale ed economico». Ma sembra ormai uno stanco ritornello. Già gli U2 in Sunday Bloody Sunday (la "domenica di sangue" del 30 gennaio 1972) cantavano "How long, how long must we sing this song?" ("Per quanto tempo dovremo cantare questa canzone?"). Era il 1983, son passati 28 anni.


Cristo è risorto! Buona Pasqua!

sabato 23 aprile 2011

La seconda tappa del tour chestertoniano di padre Boyd

La Società Chestertoniana Italiana vi invita all'incontro che si terrà mercoledì 18 maggio 2011 alle ore 21,00

presso l'Aula Magna del Seminario della Diocesi di San Miniato

San Miniato Alto (Pisa)


p. Ian Boyd:  Padre Brown, una parabola sociale e morale per il nostro tempo

 

 

L'iniziativa è patrocinata dal Consiglio Diocesano per la Cultura della Diocesi di San Miniato

 

 

Aderiscono all'iniziativa

Gruppo giovani per un Pensiero Forte - Ponsacco

Centro Culturale San Ranieri- Pisa

Centro Cattolico di documentazione

Libri belli a disposizione

Cari amici,

leggendo gli aforismi che pubblichiamo spessissimo troverete di certo che Chesterton è una miniera inesauribile di saggezza.

Per attingere a questa miniera bisogna leggero, però, anche perché l'aforisma coglie la grandezza ma la grandezza è riposta soprattutto nel ragionamento.

Vi ricordiamo che abbiamo a disposizione molti testi e che prossimamente faremo delle offerte speciali per i soci onde metterli in condizione di suggere al midollo della vita chestertoniana.

Chi acquista i volumi sostiene la Società, che vive delle quote dei soci e di queste modestissime entrate e svolge un lavoro che riteniamo invece non modesto.

venerdì 22 aprile 2011

Il libro della Miriano, chestertoniana per meriti di guerra, recensito dall'Osservatore

http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FDetail&last=false%3D&path=%2Fnews%2Feditoriali%2F2011%2F091q11-Un-divertente-manuale-di-evangelizzazione.html&title=Un+divertente+manuale+di+evangelizzazione&locale=it

Da Il Sussidiario - L'alternativa è tra padre O'Connor e gli studentelli di Cambridge

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2011/4/22/SCUOLA-La-grande-alternativa-e-tra-padre-O-Connor-e-gli-studenti-di-Cambridge/170298/

Qui si parla di Chesterton, della sua Autobiografia (di recente ripubblicata da Lindau), di padre O'Connor, dei peccati e di tanto altro.

Segnalato (con grassi auguri, che ricambiamo) dall'occhiuta Cris Lamanna sicula.

Un aforisma al giorno

All'Uomo Vivo quest'aforisma sembra particolarmente adatto. E Buon Venerdì Santo.


"La Chiesa aveva imparato, non alla fine ma all'inizio dei secoli, che il funerale di Dio è sempre una sepoltura prematura".


Gilbert Keith Chesterton, The Crimes of England


Un aforisma al giorno

"Mio padre conosceva a menadito tutta la letteratura inglese e io ne imparai buona parte a memoria ben prima di poterla capire. Conoscevo pagine di pentametri giambici di Shakespeare senza avere la minima idea del loro significato; ed è forse il miglior modo per cominciare ad apprezzare la poesia".

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia

giovedì 21 aprile 2011

Un interessante articolo sul distributismo di Matteo Donadoni.


INDUSTRIA: LA SOLUZIONE DISTRIBUTISTA
- PARTE II -
(DIVAGAZIONI FRA ARISTOTELE E BELLOC)
C’è un’altra forma d’acquisizione che in modo particolare chiamano, ed è giusto chiamare, crematistica, a causa della quale sembra non esista limite alcuno di ricchezza e di proprietà: molti ritengono che sia una sola e identica con quella predetta per la sua affinità (l’economia), mentre non è identica a quella citata e neppure molto diversa.
 Il vero è che delle due una è per natura, l’altra non è per natura e deriva piuttosto da una forma di abilità e di tecnica.
(Aristotele, Politica, I 9 1257b)
La prima attestazione del termine oikonomia è l’Apologia di Socrate (36b) in cui, nell’elenco dei temi trascurati dal filosofo, compare affiancato all’affarismo (chrematismos). Ne viene così evidenziata l’affinità generale, ma allo stesso tempo la differenza sostanziale. Occorre, infatti, fare un passo indietro per evidenziare cosa intendessero gli antichi con questi concetti e valutare se non sia il caso di impostare una riflessione seria sull’economia, recuperandone il significato filosofico originario. 
La Crematistica è l’arte dell’acquisizione – da τὰ χρήματα “le sostanze” –, sul piano teorico Aristotele divide una crematistica naturale ed una innaturale, delle quali solo la prima rientra nella sfera dell’economia, mentre la seconda sarebbe l’incremento illimitato e fine a se stesso delle ricchezze, tuttavia è da notare che questa è una posizione di minoranza già nel mondo antico (Pol., 1253b 12-14). Possiamo riscontrare le motivazioni di tale distinzione poche righe più avanti in cui Aristotele parla “a proposito di quella necessaria che è differente dall’altra, è parte dell’amministrazione della casa (oikonomia), è secondo natura, essa bada ai mezzi di sostentamento, e non è, come l’altra, senza limiti, ma ha dei confini precisi” (Pol., I 9 1258a). Se ovviamente non si può parlare di un Aristotele distributista, si può immaginare un distributismo aristotelico.
A differenza della sana economia teorizzata dai filosofi antichi, la moderna economia si basa su due assunti principali
, entrambi sbagliati. E cioè: sul postulato in un certo senso riduzionista che l’economia sia una scienza fisica e non umana, e sul conseguente corollario che pertanto non abbia nulla a che vedere con l’etica. Perciò a seguito della rivoluzione industriale l’economia si è gradualmente contrapposta alla giustizia, soprattutto alla giustizia distributiva. Ora, “la giustizia è elemento dello stato; infatti il diritto è il principio ordinatore della comunità statale e la giustizia è determinazione di ciò che è giusto”(Pol., I 2 1253a), dunque, lo Stato distributista crede che la giustizia non sia solamente un problema di ordine morale, o astrattamente svincolato dall’agire quotidiano, ma anche problema pratico e dunque politico ed economico. 
Il distributismo cerca di costruire una società basata sulla proprietà di uomini liberi e dotati di tutti gli strumenti adatti per difendersi dallo statalismo burocrate e dal capitalismo monopolista. Per far ciò, però, una società distributista richiede uno Stato amministrativamente più snello e fiscalmente non troppo invasivo, i cui proprietà privata e poteri siano maggiormente distribuiti su tutti i livelli della società. 
Per quanto riguarda la proprietà e il potere esistono due soli possibili atteggiamenti: la concentrazione e la distribuzione. E come direbbe Hilaire Belloc la prima porta al servilismo e allo Stato Servile, in cui la maggior parte della gente è privata della libertà di scegliersi il proprio mestiere ed è costretta a lavorare per gli altri, la seconda, invece, conduce alla libertà.
La risposta distributista è una diffusa proprietà dei mezzi di produzione, che equivale a dire piccola proprietà privata di terra, attrezzature ed equipaggiamenti che consentano con il lavoro la trasformazione delle materie prime in beni e servizi. Lo strumento adatto a tale diffusione può essere rappresentato ad esempio dalle cooperative nelle quali cui i lavoratori sono anche i proprietari del capitale, che può essere reinvestito in varie attività in modo tentacolare. Le cooperative, infatti, alleviano le tensioni date dalla separazione fra proprietà e lavoro con un’azione diretta alla base: cioè eliminando tale divisione.
La forma della cooperativa distributista offre molti vantaggi, favorisce la famiglia mettendo in pratica quella sussidiarietà cara alla dottrina sociale della chiesa, infatti, se fra i principi del distributismo c’è la sussidiarietà è la famiglia ad essere al centro di ogni meccanismo economico ed in essa deve risiedere il grado maggiore di decisionalità e potere, mentre, di conseguenza, gli organismi superiori si giustificano solamente per l’aiuto che forniscono ai livelli più bassi. 
Le cooperative inoltre stabiliscono regole e statuti propri in cui vige il principio democratico di una persona un voto, eleggono propri quadri dirigenziali e possono decidere obbiettivi propri e piani strategici d’investimento come tutte le normali aziende.
Dunque, mentre le industrie che si occupano di produzione su larga scala riducono progressivamente la piccola proprietà e intendono il lavoro come un mero costo anziché come un partner nel processo di produzione, dobbiamo immaginare una struttura industriale il cui sia diffusa in modo capillare la piccola proprietà e soprattutto che si contempli una diffusa proprietà dei mezzi di produzione. Per fare ciò – e per dirla con R. Aleman – dobbiamo essere capaci di riaccendere l’immaginazione, come un chestertoniano lampo di luce in un disegno a gessetti colorati.
Matteo Donadoni

SPETTACOLARE INTERVISTA ALL'AUTRICE DEL BESTSELLER DEL MOMENTO: ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA''


L'autrice del libro è un'ammiratrice del nostro blog, ne ha messo il collegamento tra i suoi preferiti, quindi già solo per questo complimenti vivissimi!
Altri grassi complimenti per la citazione di Ortodossia!
Brava davvero!

Nel matrimonio ognuno deve fare la sua parte: l'uomo deve incarnare la guida, la regola, l'autorevolezza; la donna deve uscire dalla logica dell'emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell'accoglienza e del servizio
di Camillo Langone
È bellissima e bravissima ed è una moglie sottomessa e ha scritto un libro per convincere altre mogli a sottomettersi, per la gioia di mogli e mariti e figli e l'armonia del mondo intero, "Sposati e sii sottomessa" (Vallecchi) non è un volgare pamphlet provocatorio ma un quaderno di istruzioni serio nel contenuto quanto spiritoso nella forma, opera di una donna che io chiamo Miss Umbria da quanto è splendida e da quanto è nata a Perugia, madre di quattro figli quattro e incredibilmente giornalista del Tg3, la mosca bianca, l'unica papista dell'intera redazione di Bianca Berlinguer. Costanza, che nome meraviglioso, è il cacio sui maccheroni in questi tempi di guerra dei sessi, ripicche e sciarpe bianche. E' un dono che Dio ci manda per ricondurci sulla retta via e sebbene pensi che gli italiani non siano capaci nemmeno di scartarlo, un regalo del genere, la intervisto perché dovere e ammirazione me lo impongono.
"DISTRIBUIRE CONSIGLI, ATTIVITÀ MASSIMAMENTE GRATIFICANTE", SCRIVI. MI SEMBRA DI CAPIRE CHE IL LIBRO SIA SCATURITO DALLA TUA ATTIVITÀ DI CONSIGLIERA SENTIMENTALE, O SBAGLIO?
Dare consigli piace a tutte le donne (per verificarlo basta entrare con un pancione, o un neonato, in una stanza popolata da femmine: tutte sentiranno il dovere di regalare una perla di saggezza all'incauta). Le donne, per abitudine, per pigrizia (è più facile tenere un ruolo fisso) fanno le educatrici a tempo pieno. Una vocazione che può essere devastante se esercitata su esseri umani che hanno superato l'adolescenza. Mio marito, le rare volte in cui non esce dalla stanza mentre gli parlo, sostiene conversazioni con me, ormai ha imparato, utilizzando una zona molto superficiale del cervello. Ogni tanto dice: "Ah" oppure, "mia cara, hai ragione". A volte ci prende anche, lo dice persino a proposito. Detto questo, qualche volta può anche capitare di prenderci, a dare i consigli. E' un fatto statistico. E questo libro è nato dalle lettere accorate che scrivevo davvero a una mia carissima amica, per convincerla a sposarsi. Alla fine ce l'ho fatta, conquistando l'ambito trofeo di testimone della sposa.
"LA MIA RISPOSTA A QUALSIASI PROBLEMA È UNA A SCELTA TRA LE SEGUENTI: HA RAGIONE LUI; SPOSALO; FATE UN FIGLIO; OBBEDISCIGLI; FATE UN ALTRO FIGLIO; TRASFERISCITI NELLA SUA CITTÀ; PERDONALO; CERCA DI CAPIRLO; E INFINE FATE UN FIGLIO". NON VORREI FARE UNA DOMANDA PER NON SPEZZARE L'INCANTO DI QUESTE FRASI SUBLIMI MA DEVO: A PARTE L'AMICA CHE SI È SPOSATA, LE ALTRE TI DANNO RETTA?
Ovviamente no. Devo avere pochissimo carisma, non convinco quasi mai nessuno. Eppure credo che le donne avrebbero tutto da guadagnare nel recuperare il loro ruolo, la loro vocazione all'accoglienza (quello che Wojtyla chiamava il genio femminile). Noi donne siamo fatte per questo, per accogliere la vita innanzitutto: lo dice la nostra conformazione fisica siamo fatte per fare spazio tra le viscere, e quella mentale: solo noi possiamo fare sei o sette cose insieme. Chi di noi non si è mai mossa a pietà per quel poveraccio che si ritrova accanto, il quale, lucidissimo nell'analizzare la strategia politica statunitense in medio oriente, si intreccia se deve prepararsi un tè e insieme rispondere a una domanda elaborata e complessa come "Che ore sono?". "Non vedi che sto facendo una cosa?" risponderà sinceramente indignato per l'indelicatezza della consorte, la quale nel frattempo allatta, parla al telefono, assaggia il minestrone e ascolta l'elenco delle province della Lombardia. Non è che gli uomini siano meno bravi, è che sanno fare cose diverse.
MA INSOMMA, PERCHÉ SPOSARSI NEL 2011? SEMBRA CHE TUTTI LA CONSIDERINO UNA PRATICA DESUETA.
Mi chiederei piuttosto come sia pensabile non sposarsi, se si vuole costruire qualcosa che superi la nostra incostanza, la nostra emotività. Io chiaramente penso al matrimonio cristiano, dove gli sposi sono tre, lui, lei e Dio. Solo così è pensabile provare a reggere per tutta la vita, perché uno ha un aiuto super, la grazia (noi peccatori senza quella siamo fritti, magari i buoni possono anche sposarsi in municipio). L'idea comune dell'amore è tutto uno scintillio di batticuore, un svolazzo di emozioni rosa, un fru fru di occhiate e messaggini. Ma l'amore ha poco a che fare con questo e molto di più con una scelta volontaria e una decisione intelligente. E definitiva.
E PERCHÉ FARE FIGLI? PER UNA DONNA SONO DAVVERO LA MEDICINA DI TUTTI I MALI?
Sul tema tenderei ad avere un'idea ancora più obsoleta delle precedenti. Uno i figli non è che li programma più di tanto. E' vero, la maternità e la paternità devono essere responsabili, è intelligente e prudente fare i conti con le proprie forze, ma la coppia deve anche essere aperta alla vita. Non è che tutto si può programmare, tanto quella del controllo è un'illusione. Non controlliamo niente, veramente. E quindi i figli non sono un diritto, e non sono neanche una medicina per la donna, per carità, che egoismo. I figli sono un dono. Quando arrivano, la famiglia si attrezza e fa fronte alla nuova realtà. Magari se ne arriva qualcuno in più si rinuncia a qualcosa di materiale, e si impara anche a tenere un po' l'ordine, in base al sano principio educativo "Noi siamo più grossi di voi e questa è casa nostra".
A ME, CHE PURE SONO A FAVORE DEL QUOZIENTE FAMILIARE, I BAMBINI FANNO SENSO COME FANNO SENSO GLI ANIMALI, A CUI SOMIGLIANO MOLTISSIMO. IO SONO UN CASO PATOLOGICO MENTRE GLI ALTRI UOMINI NON VEDONO L'ORA DI RICEVERE SIMILI REGALI?
Certo, nei primi mesi, quando il bambino è tutto poppate e pannolini, e allarga qualche sorriso bavoso per lo più a caso, credo che attaccarsi a lui sia più immediato per le mamme. Non per niente si parla di istinto materno, che ha anche una base ormonale, checché ne dicano alcune femministe. E' quella forza potentissima che ti permette di saltare ore di sonno e pasti e ancora trovare la forza di sorridere ad altri due o tre figli che ti vogliono raccontare un episodio di "Star Wars" o coinvolgere nella scelta del dress code per la Barbie. Quella forza animale che ti permette di stare sveglia tutta la notte dopo una zuccata più forte delle altre, perché la pediatra ti dice di svegliarlo ogni tanto per vedere se reagisce, e tu venderesti la casa in cambio di tre ore di sonno, ma non appoggerai la testa neanche morta. Ecco, questo tipo di amore viscerale secondo me è più materno.
BENE, QUINDI NON SONO UN MALATO, SONO SEMPLICEMENTE UN UOMO.
I padri amano diversamente, ed è meraviglioso che sia così. I padri sono la guida, mantengono la lucidità, sono autorevoli. Non si angosciano se non è necessario. Montano i giochi e spiegano la storia dell'antica Roma. Danno sicurezza al figlio, con la loro forza e l'essere punti fermi. Mettono le regole. Un giorno, quando sarà il momento di stare in panchina e lasciare andare i ragazzi nel mondo, sarà il padre a dare il coraggio di partire per l'avventura. Io i miei figli li vorrei tutti sotto la mia gonna, e sono certa che sarò una suocera insopportabile. I figli hanno bisogno di entrambi i tipi di amore, per la loro crescita equilibrata. L'amore di un uomo e l'amore di una donna. Diversi e insostituibili e mai in nessun modo intercambiabili.
TI RILEGGO IL PASSAGGIO CRUCIALE: "DOVRAI IMPARARE A ESSERE SOTTOMESSA, COME DICE SAN PAOLO. CIOÈ MESSA SOTTO, PERCHÉ TU SARAI LA BASE DELLA VOSTRA FAMIGLIA. TU SARAI LE FONDAMENTA. TU SOSTERRAI TUTTI, TUO MARITO E I FIGLI, ADATTANDOTI, ACCETTANDO, ABBOZZANDO, INDIRIZZANDO DOLCEMENTE. È CHI STA SOTTO CHE REGGE IL MONDO, NON CHI SI METTE SOPRA GLI ALTRI". NON TEMI CHE QUALCHE SCIARPA BIANCA TI ASPETTI SOTTO CASA PER STRANGOLARTI?
Al contrario! Non credo che ci sia un complimento migliore da fare a una donna. Cosa c'è di più difficile da fare che sostenere, aiutare, sorreggere? Quando tu hai bisogno di aiuto lo chiedi a chi è più debole o a chi è più forte di te? Io a chi è più forte. E infatti il racconto della creazione mi mette ogni volta un gran senso di orgoglio. La donna è un aiuto, simile all'uomo, dice la Genesi. Non una schiava, ma un aiuto. Chi aiuta è più robusto, più grande. E se una si offende è perché è accecata dall'ideologia.
IL TUO TITOLO È RICAVATO DALLA BIBBIA. CHI COME NOI CONSIDERA ANTICO E NUOVO TESTAMENTO NON VECCHI LIBRI BENSÌ LA VIVA VOCE DI DIO CHE CI PARLA OGGI, VIENE DETTO ESALTATO, E COMBATTUTO OPPURE COMPATITO. IO NE SOFFRO, E TU?
Dico la verità, non mi interessa proprio niente dell'incomprensione. Anzi, non ci avevo mai pensato. Per fortuna noi cristiani europei non veniamo davvero perseguitati come in gran parte del mondo islamico, e in Asia. Lì sì che si soffre. A me invece dispiace per i non cristiani: non ho mai conosciuto una persona profondamente felice che non fosse cristiana. La vera sfida per noi cattolici è spiegare che, come dice Chesterton, "non c'è niente di più eccitante dell'ortodossia". Superare la contrapposizione peccato/divertimento versus virtù/noia. La vulgata del mondo vuole invece che i limiti morali che la fede impone tarpino le ali, impediscano di vivere felici e autodeterminati. Io mi vedo intorno un sacco di persone che vivono completamente autodeterminate e completamente, o almeno moderatamente, infelici. Il peccato etimologicamente viene da una radice che significa "sbagliare mira". E' un colpo sbagliato, è fare cilecca.
QUESTA ETIMOLOGIA MI MANCAVA.
Aiuta a capire che non si tratta di limiti morali, ma riguarda ciò che davvero fa il nostro vero bene. Con la testa capiamo che quello che la fede ci invita a fare in qualche modo ci conviene, ci custodisce davvero felici. Non c'è nessuna fregatura dietro. Noi cattolici sappiamo di avere bisogno di Dio perché ammettiamo che l'uomo è una creatura misteriosa, un impasto inscindibile di peccato e carne e sublime. Ogni volta che tendo a sentirmi molto buona mi ricordo di quello che dice il mio padre spirituale: le persone si dividono tra quelle cattive e quelle che riescono a nascondersi bene. Per questo, perché sa che siamo così, la chiesa non permette niente ma perdona tutto, mentre il mondo permette tutto ma non ti perdona niente (neanche questa è mia).
DAVVERO FRA LAVORO FUORI CASA E LAVORO A CASA PUOI DORMIRE QUATTRO ORE PER NOTTE? A ME NON NE BASTANO OTTO. LE DONNE HANNO UN FISICO SUPERIORE O DI SUPERIORE HANNO LA FORZA DI VOLONTÀ?
Usciamo per favore dalla logica del superiore e dell'inferiore. A parte che io non faccio testo, sono una maratoneta, ma non mi stanco mai di dire che siamo solo diversi. E' vero, forse noi abbiamo una maggiore resistenza al dolore, anche perché abbiamo il compito di partorire (non è il massimo far passare un pollo arrosto da una narice, come si dice) ma in tante altre cose siamo incapaci. Io sono in grado di perdermi pressoché ovunque, e se devo programmare un decoder mi butto dalla finestra. Mio marito se deve andare a parlare con la maestra sviluppa un improvviso e sincero attacco di mal di testa. Lui si entusiasma come un ragazzino di fronte a un documentario sullo sfondamento della Slesia nel '39, io che pure a scuola ci sarei anche andata, non riesco ancora a ricordarmi chi ha vinto la Seconda guerra mondiale, anzi non me lo dire che mi rovini la sorpresa, prima o poi la studierò con qualche figlio.
SBAGLIO O TI SEI DEFINITA MARATONETA? SPIEGA A UN ACCIDIOSO QUAL SONO COME SIA POSSIBILE AVERE QUATTRO FIGLI E UN LAVORO ALL'ALTRO CAPO DELLA CITTÀ E ANDARE A MESSA TUTTI I GIORNI E CORRERE.
La messa è un'esigenza esistenziale, basta avere una mappa delle chiese della città, gli orari e una disciplina da generale Patton. Se una cosa ti piace il modo di farla lo trovi. La passione per la maratona (correre per 42 chilometri e 195 metri senza alcun motivo apparente) non si può spiegare con le parole.
PROVIAMOCI LO STESSO.
Credo che sia al limite della patologia. Un limite superato ampiamente quando andavo a correre in piena notte perché lavoravo al Tg dell'alba, o con i piedi fasciati, insanguinati dai "troppi lunghi" (in gergo, le corse più lunghe di due ore), o anche con i pancioni fino all'ultimo giorno di gravidanza (non seguite il mio esempio, adesso che sono una saggia signora di quarant'anni non lo rifarei mai). Di certo nei giorni in cui corro ho molte più energie per tutto il resto. In più credo che per una sposa curare anche un po' l'aspetto fisico sia un dovere. Certo da quando ho quattro figli non faccio più gare né gli allenamenti di un tempo. Però ogni giorno provo a incastrare qualche chilometro. Ma la cosa che faccio più spesso, poiché il senso di colpa è la cifra esistenziale della madre lavoratrice e non mi sognerei mai di lasciare i bambini con la tata per il mio piacere, è correre a tarda sera in casa sul tapis roulant. Ah, dimenticavo, ho un dignitoso personale di 3 ore e 15, che conterei di migliorare quando i figli saranno cresciuti. Taglia tutto quello che vuoi di questa intervista, ma non il mio tempo! (...)
 
Fonte: Il Foglio, 23/02/2011

IN OLANDA COMPIE DIECI ANNI LA LEGGE PER L'EUTANASIA: IMBOCCATO IL PENDIO SCIVOLOSO NON CI SONO PIU' FRENI



Ormai si parla di estendere il diritto all'eutanasia agli ultra-settantenni indipendentemente dalle loro condizioni di salute

di Lorenzo Schoepflin
Compie dieci anni la legge che ha depenalizzato eutanasia e suicidio assistito in Olanda. Era infatti il 10 aprile del 2001 quando il Senato olandese, con 46 voti a favore e 28 contrari, dette il via libera al testo già passato alla Camera nel novembre precedente con 104 sì e 40  no. La legge entrò poi ufficialmente in vigore quasi un anno dopo, ma è quel 10 aprile 2001 lo spartiacque, l'anno zero della 'buona morte' nei Paesi Bassi, l'inizio della discesa lungo un piano inclinato che, a distanza di dieci anni, sembra non volersi fermare.
L'approvazione della legge in Olanda arrivò dopo vent'anni di serrato dibattito sulla prassi medica nel fine vita e dopo che alcuni casi giudiziari avevano segnato delle tappe fondamentali sulla strada della legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito.
Nel 1971 la dottoressa Geertruida Postma uccide con una iniezione di morfina la propria madre, una settantottenne paralizzata che aveva espressamente chiesto di morire. Durante il processo, è la stessa donna ad ammettere che la sofferenza fisica della madre era seria, ma «nulla di più, era la sofferenza psicologica a essere insopportabile». La dottoressa Postma viene riconosciuta colpevole di omicidio e condannata a una settimana di carcere più un anno di libertà vigilata. Una sentenza non certo esemplare e che incoraggia i sostenitori dell'eutanasia attiva. Non va dimenticato che la portata di quella sentenza fu ancor più grande in considerazione del fatto che il Codice penale olandese prevede dodici anni di reclusione per chiunque uccida una persona che manifesta il desiderio di morire.
Nel 1984 viene posta un'altra pietra miliare sulla strada che conduce l'Olanda verso l'eutanasia legale. Questa volta si tratta di un'assoluzione piena per il dottor Schoonheim, un medico che due anni prima aveva praticato un'iniezione letale su una paziente di novantacinque anni. Schoonheim aveva agito in accordo col figlio della donna e dopo essersi consultato con altri due medici. Nell'epilogo del caso Schoonheim, un ruolo primario era stato recitato dalla Koninklijke Nederlandsche Maatschappij tot bevordering der Geneeskunst (la Knmg, la Reale società medica olandese), che aveva emanato linee guida volte ad alleggerire la posizione di quei medici che avessero agito per ridurre le sofferenze dei pazienti, fosse anche causandone le morte.
Da allora, le discussioni si fanno sempre più accese e si registra uno stillicidio di casi analoghi, la soluzione dei quali segna sempre un ulteriore passo avanti verso la legge oggi vigente in Olanda. Nel 1994 si conclude il processo che vedeva sotto accusa il dottor Chabot, reo di aver aiutato a morire una donna cinquantenne depressa, preparandole una dose di sostanze letali ingerite dalla signora alla presenza dello stesso Chabot. Il medico viene riconosciuto colpevole per aver agito senza garantire alla donna la visita di un altro specialista, ma nessuna pena gli viene inflitta.
Nel 1995 un epilogo simile si registra per i casi Prins e Kadijk, episodi che erodono ulteriormente l'argine già indebolito delle limitazioni in tema di eutanasia e suicidio assistito. Si tratta questa volta di eutanasia infantile, praticata su bimbi con prospettive di vita limitate nel tempo. I due medici vengono sì riconosciuti formalmente colpevoli, ma la Corte suprema conferma la bontà delle decisioni delle corti distrettuali di Alkmaar e Groningen, che avevano optato per non comminare alcuna pena poiché si era agito in accordo coi genitori e in modo scientificamente e medicalmente «responsabile».
Sono questi dunque tutti casi che hanno spinto in modo decisivo verso l'approvazione di una legge che negli anni ha visto sempre più ampliare il proprio raggio d'azione, con un costante aumento del numero di morti procurate registrati.
Proprio in tema di eutanasia infantile l'Olanda è divenuta la pioniera grazie al dottor Eduard Verhagen, che nel 2005 elaborò il celebre «Protocollo di Groningen», vera e propria sistematizzazione dei criteri per procedere all'uccisione di neonati ritenuti non adatti a vivere. Nel marzo 2010 vengono raccolte più di 125mila firme per estendere il diritto di accesso all'eutanasia agli ultrasettantenni, indipendentemente dalle loro condizioni di salute. A giugno vengono pubblicate nuove linee guida della Knmg, nelle quali si stabilisce che si può procedere all'eutanasia su pazienti incoscienti che abbiano in precedenza espresso il desiderio di morire ma si trovino impossibilitati a confermarlo.
Due mesi fa la Nvee, l'Associazione olandese per il diritto a morire, ha dichiarato di voler aprire entro il 2012 una clinica per aiutare i pazienti – compresi dementi e malati psichici – che non trovano un medico disposto a praticare loro l'eutanasia. Il mese scorso, infine, si è concluso con la condanna a dieci mesi di carcere il processo che vedeva incriminato il presidente di un'associazione impegnata nella promozione del diritto a morire: l'uomo aveva collaborato all'uccisione di una donna alla quale i medici avevano negato l'accesso all'eutanasia. Dieci anni dopo, insomma, l'Olanda non riesce più a fermarsi. E da noi c'è chi la indica a esempio...
 
Fonte: Avvenire, 14/04/2011

Faisalabad: condanna a morte per l’omicida di due fratelli cristiani, imputati per blasfemia


Maqsood Ahmed, musulmano, dovrà inoltre versare una multa di circa 47mila dollari. Rashid e Sajid Masih Emmanuel, ammanettati, sono stati freddati a colpi di arma da fuoco il 19 luglio 2010 davanti al tribunale cittadino. I due erano accusati in base alla "legge nera", ma il procedimento era diretto verso l'archiviazione. 



Faisalabad (AsiaNews) – Il tribunale dell'anti-terrorismo pakistano a Faisalabad ha condannato a morte Maqsood Ahmed, un musulmano, per l'omicidio nel luglio 2010 di due fratelli cristiani accusati di blasfemia. Il giudice Raja Muhammad Arshad ha emesso la sentenza il 18 aprile scorso, aggiungendo alla pena capitale una ulteriore condanna a 10 anni di galera e al pagamento di circa 47mila dollari. L'imputato dovrà inoltre versare una somma di quasi 6mila dollari all'ispettore di polizia, rimasto ferito nella sparatoria in cui sono morti Rashid e Sajid Masih Emmanuel. Un gruppo di attivisti cristiani riferisce che si tratta "del primo caso" in cui è applicata la legge e viene condannato l'assassinio di due cristiani, vittime innocenti.

 

Il 19 luglio 2010 Rashid Emmanuel e Sajid Masih Emmanuel, due fratelli cristiani di 32 e 30 anni, a processo con l'accusa di blasfemia, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco all'uscita del tribunale a Faisalabad, nel Punjab. Per il brutale omicidio è stato condannato il musulmano Maqsood Ahmed, che li ha freddati all'esterno dell'edificio dal quale erano appena usciti. Ancora ammanettati, i due fratelli cristiani sarebbero dovuti rientrare in carcere al termine dell'udienza.

 

Nel corso delle indagini, avviate poco dopo l'omicidio, la polizia è risalita a Maqsood Ahmed, un musulmano, che ha compiuto materialmente l'omicidio. La prima udienza in tribunale si è tenuta il 6 settembre scorso, di fronte ai giudici dell'antiterrorismo a Faisalabad. Il Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas), che fornisce assistenza legale gratuita (fra gli altri) alle vittime della blasfemia, ha seguito l'intero dibattimento, concluso il 18 aprile. Per gli attivisti si tratta "del primo caso" in cui è applicata la legge e viene condannato l'assassinio di due cristiani, vittime innocenti. "Siamo molto soddisfatti – affermano in un'intervista ad ANS – e se i giudici decideranno tutti i casi di blasfemia sui meri fatti, si vedrà che la maggioranza di questi è del tutto priva di fondamento".

 

Durante i giorni del dibattimento, la comunità cristiana temeva rappresaglie verso Rashid e Sajid Masih Emmanuel, perché imputati in base alla "legge nera" e con molte probabilità di essere prosciolti. I musulmani della zona, aizzati dagli imam, avevano promosso una manifestazione di protesta, in cui chiedevano la condanna a morte dei due cristiani. I fratelli Emmanuel, uno dei quali pastore, erano stati arrestati un mese prima, dopo il ritrovamento di alcuni volantini "blasfemi" – si profanava il nome di Maometto – in cui era impresso il loro nome. Al momento dell'omicidio, fonti locali riferivano che i giudici li avrebbero scagionati dall'accusa perché, all'esame grafologico, le scritture non coincidevano.

 

L'omicidio di Rashid e Sajid all'esterno del tribunale ha ricordato l'assassinio di Manzoor Masih, cristiano accusato di blasfemia ucciso a colpi di arma da fuoco nei pressi del tribunale di Gujranwala, il 5 aprile del 1994. Rashid e Sajid Emmanuel guidavano da due anni la "United Ministries Pakistan" a Daudnagar, nei pressi della colonia cristiana di Wareispura. La loro morte, causata dalle famigerate leggi sulla blasfemia, ha scatenati violenti scontri fra cristiani e musulmani, arginati con l'imposizione dello "stato di emergenza".

mercoledì 20 aprile 2011

Dov’è l’anima di mio figlio? Per la prima volta il Papa risponde in tv - Paolo Rodari su Il Foglio

http://www.paolorodari.com/2011/04/20/dov'e-l'anima-di-mio-figlio-per-la-prima-volta-il-papa-risponde-in-tv/

Segnalazioni librarie

http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788821191657/gli-inklings.html

Il collegamento qui sopra porta al libro Gli Inklings, di Humprey Carpenter, già curatore dell'epistolario di Tolkien. ChI sono gli Inklings? Sono i membri di quel gruppo di amici scrittori che annoverava anche John Ronald Reuel Tolkien, Clive Staples Lewis e un non più ignoto Owen Barfield (ne usano un testo nei corsi di comunicazione...).

http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788821191640/tolkien-luomo-e-il-mito.html

Il collegamento qui sopra riguarda la biografia di Tolkien scritta da Joseph Pearce, esperto anche di Chesterton a cui deve la conversione al cattolicesimo.

martedì 19 aprile 2011

Chesterton in altre parole (e anche San Tommaso d'Aquino...)

"È la vittoria radicale sul manicheismo, che aveva lasciato qualche sua pericolosa traccia nella tradizione cristiana; ed è un atteggiamento appartenente al «talento istintivo», o «caratteriale» del Dottor Comune: il rilievo è del geniale Chesterton, nel suo San Tommaso d'Aquino, che Étienne Gilson considerava «senza possibilità di paragone il miglior libro mai scritto su san Tommaso»".


Inos Biffi in Maestro concreto e passionale, L'Osservatore Romano, 7 Marzo 2010


Leggete questo articolo su Lo Hobbit, da Avvenire

http://www.avvenire.it/Cultura/Hobbit_201104180752139800000.htm

Ancora auguri, Santità!

Sei anni fa veniva elevato al Soglio Pontificio il cardinale Joseph Ratzinger che prese il nome di Papa Benedetto XVI.

Siamo grati a Dio per questo evento.

Ad multos annos!

Chesterton e la Pasqua: ecco il segreto della gioia - Paolo Gulisano su Avvenire edizione Bologna


Trovate l'intervista "pasquale" al nostro Paolo Gulisano in basso nell'immagine jpeg qui sopra. Per vederla meglio basta cliccarla.

Il segreto è sempre la gioia.

lunedì 18 aprile 2011

A Roma la prima tappa del tour chestertoniano di Padre Boyd e Dermot Quinn


Cari Amici,

quello che vedete qui sotto è solo il primo degli eventi che vedranno protagonisti padre Ian Boyd e il dott. Dermot Quinn, due dei massimi esperti viventi dell'opera di Chesterton, che saranno qui in Italia nei giorni tra il 17 e il 22 Maggio 2011.

Ci saranno altre date, una a Segni (VT), una a San Miniato (PI) e una a Rimini.

Appena ci sarà possibile vi daremo i dettagli definitivi.

Intanto lanciamo il primo incontro, quello di Roma, che vedrà tra i protagonisti diversi nomi di amici, tra cui anche il nostro presidente Marco Sermarini.

Questo tour prelude ad altri eventi chestertoniani: il IX Chesterton Day a Grottammare (AP), consueto incontro e ritrovo dei chestertoniani d'Italia (fine Giugno 2011, presto la data esatta), forse qualcosa di sicuramente interessante al Meeting di Rimini (su cui c'è il massimo riserbo) ed un convegno su Chesterton e le radici cristiane che terremo a St. Vincent (AO) nel mese di settembre 2011, tutti eventi ai quali vorremmo vedere tante persone.

Martedì 17 maggio 2011

presso La Civiltà Cattolica


Via di Porta Pinciana, 1 - 00187 Roma – 06.6979201

si terrà il

G.K. CHESTERTON DAY

alle ore 15.00: Seminario su Chesterton
in collaborazione tra
La Civiltà CattolicaRubbettino Editore e
Associazione Culturale BombaCarta
Interverranno:
Fabio Canessa, critico letterarioPietro Federico, traduttore di ChestertonSabina Nicolini, critico letterarioPaolo Pegoraro, critico letterarioDermot Quinn, professore presso la Seton Hall UniversityMaurizio Serio, editor della casa editrice RubbettinoMarco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana ItalianaAnnalisa Teggi, traduttrice di Chesterton
Modera: Andrea Monda, docente Pontificia Università Gregoriana
*************

alle ore 18.00: Tavola Rotonda

G. K. CHESTERTON: CIÒ CHE NON VA NEL MONDO (E I POSSIBILI RIMEDI)
Interverranno:
P. Ian Boyd C.S.B.,
presidente del Chesterton Institute - Seton Hall  UniversityEzio Quarantelli, direttore editoriale della casa editrice LindauSaverio Simonelli, responsabile dei programmi culturali di TV2000Edoardo Rialti, docente di Letteratura - Istituto Teologico di AssisiModera: P. Antonio Spadaro S.I., scrittore de La Civiltà Cattolica

In atrio saranno in esposizione i volumi di G. K. Chesterton recentemente pubblicati con nuove traduzioni


RUBBETTINO: Chesterton 2.0 – Cosa è sbagliato nel mondo in versione E-BOOK 
Rubbettino Editore ha da poco presentato  in ebook la prima traduzione italiana di Cosa c’è di sbagliato nel mondo di Gilbert Keith Chesterton, arricchita da Cosa c’è di giusto nel mondo, un documento inedito qui riportato in versione integrale.
Il volume, tradotto e annotato da Annalisa Teggi, già autrice di una memorabile traduzione chestertoniana deLa  ballata del cavallo bianco (Raffaelli, 2009), è già disponibile sui principali store on line di ebook.

Il libro: Nel giugno del 1910 Gilbert K. Chesterton dava alle stampe la prima edizione di Cosa c’è di sbagliato nel mondo; un testo rivoluzionario che con lucida ragionevolezza e disarmante ironia getta luce sulla condizione moderna dell’uomo e della società, riguardo a cui si chiama sempre in causa la parola crisi, il più delle volte con dimessa rassegnazione.



Cento anni fa Chesterton considerava i disastri portati dalla disuguaglianza economica, dalla separazione delle famiglie, dalla rovina del sistema educativo, dalla violazione delle libertà fondamentali, in nome dell’idolatria dello Stato e di quella del profitto. 

Sono le piccole cose ordinarie le grandi aspirazioni dell’uomo ad esser messe in pericolo: l’uomo comune non chiede altro che un matrimonio d’amore, una piccola casa, professare in pace la propria religione, diventare nonno, godere del rispetto e della stima dei suoi simili e morire di morte naturale.

Il genio di Chesterton sfida il mondo a compiere un passo indietro:  non quello di un uomo impaurito che si sottrae alla battaglia, ma quello dell’uomo tutto intero che per buttarsi nell’avventura della vita non ricorre a ricette ideologiche e utopiche sul progresso, ma sta ancorato con saldezza e con audacia alle realtà originarie che sono alle sue spalle. Quelle verità che da sempre suggeriscono che il sigillo della vita è stato impresso nel mondo fin dal tempo della Creazione. L’uomo è sempre lo stesso, il mondo può cambiare come forma ma non nella sostanza. La società è una costruzione umana. Gli uomini, in quanto subcreatori, hanno il potere di trasformare la società. 
Sicché se qualcosa è sbagliato nel mondo, abbiamo la possibilità e il dovere di rimetterlo a posto, seguendo l’inesausta ambizione dell’uomo a trovare come via d’uscita un principio d’ordine nel caos del cosmo e nelle crisi di ogni tempo.
A compendio di questo saggio, l’autore scrisse nel Natale dello stesso anno Cosa c’è di giusto nel mondo, un documento inedito qui riportato in versione integrale.

Chi era Chesterton? In poche parole, possiamo ricordarlo senz’altro come iperbolico narratore e divertentissimo romanziere, saggista dagli arguti paradossi, giornalista polemista che mai offese nessuno e anzi divenne amico dei suoi migliori avversari, i grandi del suo tempo, George Bernard Shaw e H.G. Wells tra tutti; qualcuno l’ha indicato addirittura come il naturale “prossimo della lista”, dopo la beatificazione del cardinale Newman.

Di Chesterton (1874-1936) Rubbettino ha pubblicato Una breve storia d’Inghilterra e L’uomo eterno.
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