mercoledì 30 aprile 2008

Eugenetica e altri malanni - Il ministro Turco a tempo semiscaduto abolisce il divieto di diagnosi preimpianto

La fredda cronaca da Il Giornale del 30 Aprile 2008

Roma - Le nuove linee guida alla legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita sono una realtà. Il decreto del ministro della Salute Livia Turco, firmato lo scorso 11 aprile, esce oggi sulla Gazzetta Ufficiale. Tra le novità più salienti, rispetto al vecchio testo, il fatto che sono stati eliminati i commi che vietavano la diagnosi preimpianto, dopo le recenti sentenze di diversi tribunali e in particolare di quella del Tar Lazio dell’ottobre 2007.

Le principali novità delle nuove linee guida riguardano l’eliminazione dei commi del testo precedente "che - spiega il ministero della Salute in una nota - limitavano la possibilità di indagine solo a quella di tipo osservazionale". Il nuovo testo annulla le linee guida precedenti proprio in questa parte, ritenendo tale limite non coerente con quanto disposto dalla legge 40.

La seconda novità riguarda la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche alla coppia in cui l’uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili. Dunque via libera alle tecniche di Pma per malati di Aids ed epatite B e C. Un’estensione motivata dal fatto che "queste condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla fecondazione assistita. In questi casi c’è infatti un elevato rischio di infezione per la madre e il feto conseguente a rapporti sessuali non protetti con il partner sieropositivo. Un rischio che, di fatto, preclude la possibilità di avere un figlio a queste coppie".

Il terzo nodo affrontato dalle nuove linee guida firmate dalla Turco prevede che "ogni centro per la Pma debba assicurare la presenza di un adeguato sostegno psicologico alla coppia, predisponendo la possibilità di una consulenza da parte di uno psicologo adeguatamente formato nel settore".

martedì 29 aprile 2008

Chesterton e Papini, ricordiamo la segnalazione di Oscar Tordi.


Continuando a scavare nel blog, ricordiamo che mesi fa l'amico Oscar Tordi ci segnalò una bella citazione di Papini che è il calco di una frase analoga dell'ormai prossimo alla ripubblicazione (grazie, Morganti!) Uomovivo, e sulla cui falsa riga si mosse il grande Giovannino Guareschi quando disse: Non muoio neanche se mi ammazzano.
Ve la riproponiamo perché non fa mai male e perché ci accorgiamo di quanto siano attenti i nostri lettori, di quanta carne mettiamo al fuoco e di quanto grati siamo a questi grandi uomini.

"Complimenti per il blog, che ormai è diventato per me un appuntamento quotidiano. Scrivo per segnalarVi una felice citazione di Giovanni Papini. Ho imparato a conoscere e ad apprezzare quasi contemporaneamente sia GKC che Papini, due grandi il cui pensiero appare attuale con evidenza sempre maggiore. La loro conversione avvenne nello stesso anno (1923), ma non ho ancora trovato elementi che mi confortino che i due personaggi si siano conosciuti di persona. Di certo, però, per quanto diversi come uomini e diverso il contesto culturale e sociale in cui si sono trovati, trovo molto forti le affinità del loro modo di intendere le cose. Pertanto voglio segnalarVi queste brevi sorprendenti righe che Papini scrisse a prefazione del libro "Dante vivo" del 1933:

"questo... vuol essere il libro vivo d'un uomo vivo sopra un uomo che dopo la morte non ha mai cessato di vivere".

Ogni commento è superfluo.
Grazie e Arrivederci.

Oscar Tordi".

Da TheseusLibri.it: l'invito alla lettura di Ortodossia

Qui sotto trovate un valido invito alla lettura di Ortodossia, dal sito www.theseuslibri.it Ortodossia (1908) può considerarsi come il primo, fondamentale documento della riflessione di G.K. Chesterton, e i suoi ammiratori lo giudicano il suo capolavoro. Esso è la chiave di volta di tutte le opere (non escluse le novelle "poliziesche", imperniate su Padre Brown) del fecondo e fantasioso scrittore. Non bisogna peraltro attendersi che Ortodossia sia un libro mistico o propiamente "apologetico", e nemmeno del tutto ortodosso. Fu scritto quando l'autore era soltanto sulla via della conversione, che avvenne dopo la prima guerra mondiale. L'umorista, di primissimo ordine, vi fa capolino continuamente dietro il pensatore; si impadronisce della sua dialettica formidabile che – con una serie di ragionamenti serrati, di paragoni palpabili fino a corposa evidenza – dimostra la volontarietà della creazione, la ragionevolezza della credenza nel soprannaturale e nei miracoli, la sublimità del sacrificio divino. Nell'insieme Ortodossia è un libro vigorosamente costruttivo, o "edificante", nella sua lucida visione della "paradossalità" del cristianesimo e vi spiccano intuizioni anticipatrici, che la veste stilistica, briosa e scintillante, avvalora. I pregi letterari sono lo zampillare continuo delle idee, la lingua raffinata eppure immediata, ricchissima, l'audacia e la felicità delle immagini, talvolta nitide come un grafico.

sabato 26 aprile 2008

Andrea Monda su Ortodossia e il suo centenario


Dal sito de La Compagnia del Libro, brillante trasmissione su Sat2000 di Saverio Simonelli, vi proponiamo l'articolo di Andrea Monda sul centenario di Ortodossia.

Cliccando il nostro titolo, verrete riportati al sito e all'articolo.

Buona lettura!

venerdì 25 aprile 2008

In questa strana giornata...

Oggi è il 25 aprile 2008. Di certo è la festa di San Marco Evangelista.
Poi una volta era la festa della liberazione ma oggi sembra che nessuno ne voglia sapere più niente. Comprensibile. Una retorica figlia di un'appropriazione indebita che ha reso alla fine tutto finto non poteva che avere questo esito.
L'altro giorno l'inserto domenicale de Il Sole 24 Ore faceva una riflessione sul fatto che in Italia non esistono feste condivise, per così dire. Vero. Sarebbe interessante ricostruire come sono andate veramente le cose negli snodi fondamentali della nostra storia. Dall'Unità d'Italia (compresa) in giù. Ma chi ha interesse a fare queste cose?
Stamattina vale la pena di segnalare un passo di un grande di cui ricorre il centenario della nascita, il Chesterton della Bassa, anzi d'Italia, Giovannino Guareschi, che fu prigioniero in Germania e che da lì scrisse alcune pagine tra le più vere, poetiche e magnifiche in circolazione. Eccolo che segue:

"Signora Germania, tu mi hai messo fra i reticolati, e mi fai la guardia perché io non esca. È inutile signora Germania: io non esci, ma entra chi vuole. Entrano i miei affetti, entrano i miei ricordi. E questo è niente ancora, signora Germania: perché entra anche il buon Dio e mi insegna tutte le cose proibite dai tuoi regolamenti (...). Signora Germania, tu ti inquieti con me, ma è inutile. Perché il giorno in cui, presa dall'ira, farai baccano con qualcuna delle tue mille macchine e mi distenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile si alzerà un altro me stesso, più bello del primo. E non potri mettergli un piastrino al collo perché volerà via oltre il reticolato, e chi s'è visto s'è visto. L'uomo è fatto così, signora Germania: fuori è una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n'è un altro e lo comanda solo il Padreterno. E questa è la fregatura per te, signora Germania".

Di certo meglio (con rispetto parlando) della disperazione espressa dalla buon'anima di Primo Levi e della retorica di tanti compagni, o di chi si ostina a dire ancora che aveva ragione.

Evviva Giovannino Guareschi, evviva l'Italia!



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giovedì 24 aprile 2008

Note biografiche su Maurice Baring, amico del Chesterbelloc


Come promesso, ecco alcune notizie biografiche su uno dei migliori amici di Chesterton e di Belloc, Maurice Baring.

(27 Aprile 1874 - 14 dicembre 1945) - Versatile uomo di lettere inglese, noto come drammaturgo, poeta, scrittore di romanzi, traduttore e saggista, scrittore di diari di viaggio e corrispondente di guerra.
Ottavo figlio (quinto figlio maschio) di Edward Charles Baring, primo Barone di Revelstoke, della famiglia dei banchieri Baring, e sua moglie Louisa Emily Charlotte Bulteel, nipote del secondo Conte di Grey. Fu educato ad Eton e al Trinity College di Cambridge, viaggiò in lungo e in largo, in particolar modo in Russia. Scrisse corrispondenze della guerra Russo-Giapponese per il londinese Morning Post.
All'inizio della Grande Guerra si arruolò nei Royal Flying Corps, dove servì come assistente a Trenchard. Fu ufficiale di squadra nella Royal Air Force (in cui confluirono i Royal Flying Corps) e fu nominato OBE (Officer of British Empire), una importante onorificenza britannica. Nel 1925 fu nominato Wing Commander nella Riserva degli Ufficiali dell'Aviazione Britannica.
Fece parte degli Apostoli di Cambridge (un noto club di conversazione) e naturalmente del gruppo che si riuniva attorno a Chesterton e Belloc.
Si convertì al cattolicesimo nel 1909.

Il buffo di Baring è che in Italia è noto solo per questa citazione (sembrerebbe non aver detto altro... ma naturalmente non è così!):

"Se volete sapere che cosa Dio pensi dei soldi basta che guardiate a chi li dà".

No kid? No, meglio libere di essere madri


Un (purtroppo) fortunato libro spiega perché sarebbe meglio non avere figli. Vi presentiamo alcuni stralci dell'intervista del settimanale Tempi ad Eugenia Roccella. L'intervista integrale la trovate sul sito di Tempi dove è disponibile anche l'audio, cliccando come sempre il nostro titolo.

di Chiara Sirianni

«No kid. Quaranta ragioni per non avere figli è un libro che mira semplicemente a demoralizzarvi, nel senso che vi farà perdere la morale». Così la quarta di copertina dell’ultima fatica letteraria della scrittrice francese Corinne Maier (Bompiani, ripubblicato ora in Italia), già autrice del fortunato Buongiorno pigrizia. L’opera non lascia dubbi sui suoi intenti sin dalla copertina dove le sagome di due bambini sono innestate in un cartello di divieto (...).

Roccella, perchè si sente l’esigenza di forme di associazionismo basate sul diritto a non avere figli?
Perché c’è una pressione sociale a non riprodursi. E, diversamente da quanto sostiene la Maier, le donne dovrebbero rivendicare la libertà (perché non si tratta di “diritto” ma di “libertà”, né fare un figlio né non farlo riguarda la sfera del diritto) di fare figli in un mondo che, in ogni modo, tenta di ostacolare la maternità. (...).

Perché non sono libere di esserlo?
Perché un figlio è diventato un lusso privato. È qualcosa che non riguarda la società, è diventato un “diritto privato”, qualcosa che attiene solo a una realizzazione personale e non a un benessere comune. Ma una società che non fa figli è una società di sofferenza, in disagio, una società che non si proietta verso il futuro.

(...)

In un passaggio del suo libro Corinne Maier scrive: «L’uomo adesso non decide più di essere padre». Mentre fino a 50 anni fa, erano gli uomini a rendere madri le donne, adesso il rapporto di forza si è invertito, cioè è solo la maternità ad essere volontaria, e non la paternità. Questo, secondo l’autrice, a causa anche delle lotte femministe degli anni Settanta che hanno creato uno scontro fra universo maschile e femminile e, dunque, uno scompenso delle figure genitoriali. Qual è la sua replica a questa analisi, e quale crede sia invece la strada per riavvicinare questi due universi, che dovrebbero sposarsi in un’ottica unica di educazione e di genitorialità?

Io non credo che questo sia vero. Semplicemente perché mi guardo intorno e mi confronto con le donne che conosco, le amiche, il pensiero comune. Vedo che, in genere, sono le donne che vogliono essere madri, perché la maternità è un bisogno molto radicato, nei desideri inconsci, nel corpo, nelle radici biologiche dell’umano, e in genere invece sono i padri a sottrarsi. (...) C’è un modello maschile che è cambiato moltissimo, c’è ormai l’idea che si è uomini quando si è machi, quando si è seduttori, non c’è più quell’idea di virilità protettiva, di assunzione del proprio ruolo, che era tipica del modello maschile fino a cinquant’anni fa. Quel modello di paternità responsabile si è distrutto, e non è stato sostituito da un modello altrettanto forte. (...).

La relazione annuale del Ministro della Salute sulla legge 194 - il commento del nostro Paolo Gulisano

La relazione annuale del Ministro della Salute Livia Turco nella sua “Relazione sull’attuazione della legge 194/78” si presta ad una serie di commenti.
In primo luogo è interessante notare che esiste questa “relazione annuale d’attuazione”, prevista dalla legge stessa fin dal suo nascere, caso piuttosto raro di rendicontazione periodica dell’applicazione di una normativa (ce ne fossero di altre!), anche se la cosa sa molto di “giustificazione”, di preoccupazione di spiegare ogni anno che la legge è bella e buona e funziona bene. Invariabilmente, da trent’anni, queste relazioni sono sempre state di questo tono: va tutto bene. Anche quando il numero degli aborti praticati era di 230.000 all’anno. Sempre tutto positivo, perché l’importante- questa era la parola d’ordine- era “sconfiggere l’aborto clandestino”.

Perfino nella relazione attuale si parla di un certo numero di aborti praticati ancora “clandestinamente”, un termine questo vago, psicologicamente inquietante, che rievoca la propaganda radicale degli anni ’70 fatta da Pannella e Bonino che millantava scenari barbarici di aborti praticati con aghi da calza e dalle mitiche “mammane”.
Detto questo, entriamo nel merito della relazione illustrata da Livia Turco.
Si evidenzia che, a livelli ministeriali, ci si ostina ancora a difendere "tout court" la legge senza intendere ravvisarne la necessità di un adeguamento, che trent’anni di storia e soprattutto di progressi in campo biomedico e sul piano sociale renderebbero necessario. Posto che la tutela sociale della maternità non è affatto rispettata da questa legge, l’unico messaggio che si cerca di far passare è che “gli aborti sono diminuiti”. Questo è vero, in termini aritmetici, perché siamo passati dai 200.000 dei primi anni (con un picco di 234.000 nel 1982) agli attuali 127.000. Tuttavia si deve tener conto del crollo demografico degli ultimi anni, per cui si è passati da 700.000 nascite all’anno di trent’anni fa alle attuali 500.000. Se dunque conteggiamo la totalità delle gravidanze, si deve parlare di una proporzione ancora molto preoccupante: su 630.000 gravidanze circa che si verificano annualmente circa il 20% (venti per cento!) esitano in un aborto procurato. E’ un numero alto, è un numero preoccupante: una donna su cinque che resta incinta decide (o le viene fatto decidere) di sopprimere il feto. Inoltre, nel computo numerico che tanto rassicura il ministro, bisogna aggiungere l’attuale migliaio di aborti chimici, praticati cioè con la pillola RU486, nelle poche regioni dove è già in uso, mentre non conosciamo il numero di casi in cui si è usata la “pillola del giorno dopo”.

Appare dunque decisamente fuori luogo l’ottimismo del Ministro, perchè 130.000 morti all’anno, e altrettante donne nel cui animo e nel cui corpo resterà una profonda ferita, è un numero impressionante.
Ciò che invece manca assolutamente nella relazione è un’analisi delle cause che portano all’aborto, che invece noi operatori del volontariato conosciamo bene: In Italia la maggior parte delle interruzioni di gravidanza sono dovute a motivazioni di controllo delle nascite, proprio perché la Legge 194 stessa ha reso possibile per legge di usare l'aborto come strumento per il controllo delle nascite, a mò di ulteriore mezzo di contraccezione. E non si venga a dire che non c’è sufficiente informazione sui mezzi contraccettivi: ormai da anni le ASL e la scuola pubblica, oltre che i media, bombardano adolescenti e non solo con informazioni in merito. Ma quando il contraccettivo non funziona? Niente paura: c’è l’aborto.
In secondo luogo c’è l’intento eugenetico: la Legge 194 ha diffuso nella società la mentalità della opportuna soppressione di una vita umana già iniziata quando questa presenti alterazioni genetiche difformi dallo stato fisiologico e di benessere della persona umana.
Si nega dignità a questi esseri umani, che vengono soppressi. E’ giusto questo? La Turco non ce lo dice. Esprime però, nella sua relazione, una sottile preoccupazione, che sembra implicitamente “richiedere provvedimenti”: troppi medici obiettori.
Questo è invece uno degli aspetti più positivi e sorprendenti della situazione oggi nel nostro Paese: nonostante tutta la mentalità dominante favorevole all’aborto, nonostante che dalle università escano professionisti che non hanno ricevuto una specifica formazione di tipo bioetico, nonostante le pressioni culturali e politiche, tra i medici e gli infermieri cresce una sensibilità favorevole alla vita, nettamente favorevole. Ciò rappresenta una nettissima cesura con quella parte largamente minoritaria ma ideologicamente aggressiva (e ben sponsorizzata) della Federazione degli Ordini dei Medici che pochi mesi orsono divulgò un documento dove si affermava che la classe medica sarebbe orientata favorevolmente verso la 194 e le sue applicazioni. Una bella, clamorosa smentita di fatto che la Turco (e l’Ordine) sembrano avere ignorato. Questo dato, che andrebbe ulteriormente implementato, ci incoraggia a continuare a diffondere nella società in generale, e trai professionisti della Sanità, una cultura della vita, del rispetto della vita, dai bambini agli anziani ai malati gravi. Sarebbe bello rendere la 194 una legge “virtuale”, perché nessuno la applica. Se i soldati tedeschi si fossero rifiutati di mettere gli ebrei nei forni crematori, non ci sarebbe mai stato l’olocausto, no?
L’obiezione di coscienza, e qui bisogna sottolinearlo con forza, a fronte di certi messaggi criptati giunti dalla Turco e da certi ambienti ideologici, non si tocca. Lo ha ricordato anche uno dei politici da sempre più schierato sul fronte per la vita: Luca Volontè, Presidente dei Deputati UDC: il diritto dei sanitari di rifiutarsi di uccidere è sacrosanto e va rispettato.
Ma dice la Turco che c'è anche l'istanza della libertà della donna…Ma è vera libertà? In realtà per la donna l'aborto è una sofferenza e una sconfitta della sua maternità. Chi aiuta la libertà della donna ad accogliere liberamente e responsabilmente la vita del figlio, lavora anche e prima di tutto a vantaggio del bene della donna.
Perché la libertà vera è quella che rispetta il bene di tutti, adulti e nascituri.

Paolo Gulisano,
medico epidemiologo, presidente Centro Aiuto alla Vita Lecco

mercoledì 23 aprile 2008

Il succo della questione

“Forse abbiamo perso di vista che in una società in cui la Chiesa sembra essere legalista e ‘istituzionale’, la nostra sfida più urgente è di comunicare la gioia che nasce dalla fede e l’esperienza dell’amore di Dio”.

Papa Benedetto XVI, sabato 19 Aprile 2008, Cattedrale di Saint Patrick

martedì 22 aprile 2008

Un aforisma al giorno - 36

"Sapete che cosa è dormire? Sapete che ogni uomo che dorme crede in Dio? E' un sacramento, perché è un atto di fede, ed è nutrimento. E noi abbiamo bisogno di un sacramento, anche se semplice, naturale".

Padre Brown in G. K. Chesterton, I Racconti di Padre Brown

Un aforisma al giorno - 35

"Mio Lord, vorrei dirvi una parola. lo ho imparato il mio catechismo e non sono mai stato coi radicali. Voglio che voi vediate ciò che mi avete fatto. Voi avete rubato una casa che era mia, come quella là è vostra. [...] Per quello che posso dire io, voi siete un padrone cattivo e crudele. [...] Beh, il parroco ha sempre detto che noi possiamo tirare ai ladri."

Patrick Dalroy a Lord Ivywood, in G. K. Chesterton, L'Osteria Volante

Un aforisma al giorno - 34

"Io non so se Dio abbia fatto l'uomo per essere in tutto e per tutto felice. Ma Dio certamente vuole che gli uomini si divertano un po’, ed io per mio conto, intendo di andare avanti divertendomi. Se non posso soddisfare il mio cuore, voglio almeno soddisfare il mio buon umore".

Patrick Dalroy in G.K. Chesterton, L'Osteria Volante.

Un aforisma al giorno - 33

“L'esistenza è una sorpresa, ma una sorpresa piacevole”

G. K. Chesterton, Ortodossia

PER UN FISCO GIUSTO

Verso il 15 maggio

Dopo il grande evento nazionale del 2 marzo in cui il popolo del Family day si è ritrovato in 1420 piazze italiane e dopo l’impegno profuso nelle oltre seimila scuole cattoliche è partita la volata finale per raccogliere le adesioni alla petizione su un fisco ed un welfare a misura di famiglia.
Il termine ufficiale per la raccolta è scaduto il 15 aprile, ma c’è ancora tempo per i ritardatari e per consentire la raccolta nei Caf delle associazioni che hanno aderito, in tempo di 730.
Intanto i moduli sottoscritti stanno cominciano ad arrivare a Roma, per essere catalogati ed impacchettati per essere consegnati al presidente Napolitano il 15 maggio, in occasione della Giornata internazionale della famiglia.
Fino all'ultimo giorno sarà possibile dare la propria adesione on line nel sito del Forum.


APPUNTAMENTI

Roma, Università La Sapienza, aula 13, 23 aprile, ore 10
Convegno su "La tv nei libri di testo della scuola primaria" organizzato dall'Aiart partecipano: Giovanni Valentini (Repubblica); Gaetano Arconti (Fondazione BNC), Giuseppe De Rita (Censis), Maria d'Alessio ( Ordinario psicologia, La Sapienza), Fiorella Farinelli (direttore generale ministero Pubblica Istruzione), conclusioni di Luca Borgomeo, presidente Aiart

Sogliano al Rubicone (FO), Carmelo S.Maria della Vita, 25-27 aprile
Il Movimento per la vita dell'Emilia Romagna ha organizzato il Seminario Achille Baravelli sul tema "Comunicare vita. Come contrastare il riallineamento massmediatico del pensiero" destinato ai ragazzi, ai giovani ed agli adulti che desiderano operare a tutela della vita per saper usare risorse e talenti personali finalizzandoli all'aiuto delle mamme in difficoltà w alla cultura della vita

Lignano Sabbiadoro, 25-27 aprile
Famiglie numerose si riunisce dal 25 al 27 aprile a Lignano Sabbiadoro per il quarto convegno nazionale dei coordinatori delle famiglie numerose. A tema c’è l’approvazione del nuovo regolamento dei coordinatori e la preparazione dell’assemblea dei soci che dovrà eleggere il nuovo presidente e il consiglio nazionale per il triennio 2009 - 2012.

Terra Santa, 14-21 maggio
Famiglie Nuove terranno un pellegrinaggio in Terra Santa dal 14 al 21 maggio. Il programma prevede per il folto gruppo di partecipanti un vero tour de force dal Monte del Carmelo a Nazareth, Cana, Monte Tabor, al Lago di Galilea, al Mar Morto, Gerico, Betlemme ed ovviamente a Gerusalemme.

Roma. Hotel Ergife Palace, 1-4 maggio
'Migrare dal Novecento. Abitare il presente. Servire il futuro. Le Acli nel XXI secolo'. Questo il titolo scelto dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani per il loro 23° Congresso nazionale, che si terrà la prossima primavera a Roma, dal 1° al 4 maggio 2008.
INFO: www.acli.it

Rimini, quartiere fieristico, 1-4 maggio
Dal 1° al 4 maggio a Rimini, Rinnovamento nello Spirito Santo ha organizzato la tradizionale convocazione nazionale dei propri gruppi e comunità che è ormai giunta alla XXXI edizione che avrà come titolo “Rigenerati dalla Parola di Dio”

Roma, Domus Mariae, 1-4 maggio
L’Azione cattolica italiana festeggia nel 2008 i suoi 140 anni. Questo anniversario sarà celebrato sia a livello nazionale che a livello diocesano e parrocchiale, attraverso numerose iniziative realizzate in ogni angolo d’Italia con il titolo generale di “100 e 40 anni di Azione cattolica. Una storia che continua”.
Il percorso, iniziato nel settembre 2007, culminerà con la XIII Assemblea nazionale in programma a Roma nei giorni 1- 4 maggio 2008.
L’evento si concluderà con un grande incontro a Roma, in piazza S. Pietro, con il Santo Padre, il 4 maggio.

S.Donato Milanese, Crowne plaza, 8-10 maggio
Convegno su "Lo sguardo quotidiano. I cattolici, l'informazione, la realtà" organizzato dall'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei
Vi prendono parte, tra gli altri il card. Bagnasco ed il card. Tettamanzi, mons. Dario Edoardo Viganò, Dino Boffo, Francesco Botturi, Maria Luisa Di Pietro, don Domenico Pompili

A saudação aos nossos amigos português, leal visitantes!


Queremos saudar amigos Português, que são, depois os italianos, os visitantes mais leais ao nosso blog. Queremos agradecer-lhes e esperamos que muito em breve ter notícias suas!

(Vogliamo salutare gli amici portoghesi, che sono, dopo gli italiani, i visitatori più fedeli del nostro blog. Vogliamo ringraziarli e speriamo di avere presto loro notizie!)

lunedì 21 aprile 2008

Ancora su Chesterton e Papa Luciani



Tempo fa abbiamo scritto un post su Chesterton e i Papi.
Questo sito internet dedicato a Papa Giovanni Paolo I, che segnaliamo, riporta proprio quella pagina del suo volume Illustrissimi dedicata a Chesterton (che comunque trovate anche nel nostro blog).

Cliccando il nostro titolo si viene rinviati al sito in questione.

"Storia di Cristo", testimone di una conversione



Papa Benedetto XVI, nel suo "Gesù di Nazaret", lo ha definito uno dei "libri più entusiasmanti" che siano mai stati scritti sulla figura del Cristo.
Pubblicata per la prima volta nel 1921 e più volte ristampata fino all'ottava edizione del 1985, la "Storia di Cristo" scritta da Giovanni Papini (Vallecchi pp. 448; 20,00 Euro) è considerata il "libro della redenzione" dello scrittore più irriverente del Novecento italiano.
Questo libro fu una delle letture del beato Pier Giorgio Frassati; va pure detto che Papini era uno di quelli de Il Frontespizio, che pubblicò (ne abbiamo ripreso uno bellissimo recentemente grazie ad Angelo Bottone) articoli di Chesterton.

Il Papa negli Stati Uniti: i link dei testi dei vari discorsi


La Chiesa di Saint Patrick a New York, dove si è recato il Santo Padre


Il Santo Padre in preghiera a Ground Zero

Qui di seguito trovate i link dei testi delle allocuzioni pronunciate dal Papa in questi giorni di visita negli Stati Uniti d'America. Oggi il suo rientro.

Il testo dell'intervista concessa dal Santo Padre ai giornalisti al suo seguito nel viaggio di andata in aereo
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Cerimonia di benevenuto alla Casa Bianca, con il presidente degli Stati Uniti d'America George W. Bush
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Vespri e incontro con i Vescovi statunitensi al National Shrine of Immaculate Conception
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Omelia della Santa Messa celebrata a Washington nel Nationals Stadium
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Incontro col mondo universitario alla Catholic University di Washington
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Comunicato della Sala Stampa sull'incontro del Santo Padre con alcune vittime di abusi da parte di membri del clero
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Discorso del Santo Padre all'ONU
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Santa Messa a Saint Patrick
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Incontro con un gruppo di bambini disabili al Seminario di St. Joseph
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Incontro con giovani e seminaristi al Seminario di St. Joseph
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Visita a Ground Zero
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Omelia della Santa Messa allo Yankee Stadium di New York
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Il testamento di mons. Rahho: amore per i “fratelli musulmani e l’Iraq”


Pubblicato il testamento dell’arcivescovo caldeo ucciso dal terrorismo islamico il mese scorso. Nessuna eredità materiale, ma un forte messaggio per costruire la pace e l’amore tra le comunità religiose. La concezione della morte, come l’apertura ad un “donarci a Dio nuovo e infinito”.


Mosul (AsiaNews) – È una consegna piena, totale e senza limiti nelle mani di Dio il testamento di mons. Paulos Faraj Rahho, l’arcivescovo caldeo di Mosul, trovato morto dopo 14 giorni di sequestro lo scorso 13 marzo. Nel testo, pubblicato dal sito in arabo Ankawa.com e che porta la data del 15 agosto 2003, il presule ucciso dal terrorismo islamico lascia un forte messaggio di amore e di fratellanza per tutte le comunità religiose dell’’“amato Iraq” e ricorda con particolare tenerezza i disabili della “Fraternità di Carità e Gioia”, da lui fondata nel 1989: “Da voi ho imparato l’amore, voi mi avete insegnato ad amare”. Rivolgendosi poi ai suoi famigliari ammette con semplicità: “Io non possiedo niente e tutto quello che possiedo non è mio. Io stesso ero una proprietà della Chiesa, e dalla Chiesa non potete rivendicare niente”.

Commentando il testamento, p. Amer Youkhanna, sacerdote caldeo di Mosul si dice “molto colpito” dalle parole di quello che era il suo vescovo sulla morte: “Nell’indicare la vita dopo la morte come il proseguimento più grande e infinito del donarsi a Dio, egli vuole dirci che quello che ci attende non è solo una ricompensa ‘passiva’ ma una vita in cui il Signore ci rende attivi con Lui”.

Di seguito riportiamo alcuni stralci del testamento, tradotti dall’arabo da AsiaNews.
“Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.” (Romani 14,7-8). La morte è una realtà tremenda, la più tremenda di ogni altra realtà, ed ognuno di noi dovrà attraversarla. L’uomo, che dona la sua vita, se stesso e il suo essere e tutto ciò che possiede a Dio e all’altro esprime così la profonda fede che ha in Dio e la sua fiducia in Lui. Il Padre Eterno si prende cura di tutti e non fa mai male a nessuno. Perché il suo amore è infinito. Lui è Amore, ed è anche la pienezza della paternità. Così si comprende la morte: morire è interrompere questo donarsi a Dio e all’altro (nella vita terrena, ndt) per aprirsi ad un donarsi nuovo e infinito, senza macchia. La vita è il consegnarci pienamente tra le mani di Dio; con la morte questo consegnarci diventa infinito nella vita eterna. Chiedo a tutti voi di essere sempre aperti verso i nostri fratelli musulmani, yazidi e tutti i figli della nostra Patria amata, di collaborare insieme per costruire solidi vincoli di amore e fratellanza tra i figli del nostro amato Paese, Iraq. Il servo del Vangelo di Cristo Paolo Faraj Rahho

venerdì 18 aprile 2008

Ricordate: a Maggio esce Uomovivo!




Ricordiamo a tutti che a Maggio uscirà Uomovivo, il vero e proprio manuale del perfetto chestertoniano, per i tipi di Morganti Editori.

E' la terza uscita della collana "Chestertoniana", dopo La Saggezza di Padre Brown e Il Candore di Padre Brown.

Attendiamo tutti con trepidazione Uomovivo (il cui titolo originale è Manalive), un testo troppo bello per non essere pressoché mandato a memoria, che purtroppo manca dalle librerie da almeno dieci anni.

Ricordiamo che i soci della SCI possono acquistare direttamente da Morganti Editori tutti i testi della collana con il 10% di sconto e le spese di spedizione a carico dell'editore. Ottimo motivo per iscriversi (oltre quello, come è ovvio, di far parte di una delle più belle e simpatiche Società, letterarie e non, in circolazione...).

Chesterton in altre parole - 10

“Nei suoi racconti (di Chesterton, ndr) è sempre suggerita una spiegazione magica, grazie alla quale se il genere poliziesco morrà - cosa non impossibile, dato che il destino dei generi letterari sembra sia quello di sparire – i racconti di Chesterton saranno ancora letti in virtù della poesia che racchiudono e di quella magia”.

Jorge Luis Borges

Siamo segnalati!

Questo blog (www.paolomarzola.com) segnala la bellissima collana "Chestertoniana" edita da Morganti e pure noi!

Cliccando il nostro titolo verrete mandati nella pagina della segnalazione.

Un nuovo grazie a Morganti per quello che sta facendo. In giro molti ne sono contenti.

Da SavonaNews.it


"Anche quest’anno la Biblioteca del Seminario Vescovile di Albenga ha deciso di aprire i locali al pubblico e di organizzare una serie di appuntamenti culturali, che serviranno anche a far conoscere il grande patrimonio librario contenuto nella biblioteca ingauna diocesana.
Il primo appuntamento è in programma venerdì sera alle ore 20 e 45: ospite sarà lo scrittore Paolo Gulisano, esperto in Letteratura inglese che parlerà sul tema: “L’avventura di un uomo vivo: Gilbert Keith Chesterton”. Gulisano cercherà di presentare lo scrittore inglese, autore del celebre “Orthodoxy”, che nel 1908 lo consacrò come uno dei più grandi scrittori convertiti del Novecento".

Eugenetica recensito da Zenit


di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 14 aprile 2008 (ZENIT.org).- Era il 1922 quando in Europa e negli Stati Uniti si diffuse l'entusiasmo per una nuova teoria, "l'eugenetica", che diceva di basarsi su solide basi scientifiche. Ispirata al darwinismo sociale, con l'obiettivo di migliorare la specie umana attraverso la soppressione dei deboli, dei malati, dei disabili e dei meno adatti, l'eugenetica fu sostenuta e diffusa nei gruppi dirigenti della politica e dell'impresa, nella comunità scientifica, nelle università e nei mezzi di comunicazione di massa. Chi si opponeva, come i Pontefici e la Chiesa cattolica, venne accusato di essere retrogrado e ignorante, contrario al progresso scientifico, oppositore dell'avanzamento dell'umanità. La storia ha poi dimostrato come la teoria eugenetica abbia partorito e cresciuto il razzismo, le misure di selezione della razza, il pregiudizio e la discriminazione delle persone con argomentazioni genetiche, la soppressione di persone definite a priori non adatte o addirittura peggiorative della specie. Milioni di persone sono state abortite, sterilizzate, imprigionate, recluse e uccise con programmi di eutanasia forzata a causa delle teorie eugenetiche. Lo scrittore e giornalista Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu uno di quelli che capì subito l'orrore a cui avrebbe portato la teoria dell'eugenetica. A tal proposito, nel 1922 scrisse un libro che si è dimostrato profetico: "Eugenics and other evils" (Cassel and Company, Limited, London 1922). Grazie all'editore Cantagalli, per la prima volta questo libro è stato tradotto in italiano ed è ora disponibile in libreria con il titolo "Eugenetica e altri malanni" (344 pagine, 22,00 Euro). Nel testo, Chesterton denuncia le possibili conseguenze dell'eugenetica e accusa gli eugenetici di utilizzare la ricerca scientifica per imporre una tirannia. Secondo l'autore britannico, attraverso l'eugenetica si voleva imporre una nuova forma di totalitarismo. Chesterton predisse che gli eugenetici avrebbero realizzato un mondo in cui il matrimonio sarebbe stato deciso, scelto e imposto secondo criteri genetici. L'autore denuncia con decisione il fatto che con il pretesto dell'eugenetica si sarebbero violati i diritti al libero matrimonio e alla libera procreazione, con una pericolosissima invasione delle libertà civili. Il noto scrittore critica Thomas Robert Malthus e Charles Darwin, colpevoli, a suo giudizio, di aver fornito le basi al movimento eugenetico con le teorie dell'esplosione demografica e il darwinismo sociale. Nel libro Chesterton, seppure ironicamente, critica in maniera esplicita i socialisti Sidney Webb, fondatore della Fabian Society, Bernard Shaw e Herbert George Wells, tutti sostenitori dell'eugenetica addirittura come "nuova religione". Nei documenti di appendice che accompagnano il libro di Chesterton, si riporta Bernard Shaw, il quale sostiene che "nulla se non una religione eugenica può salvare la nostra civiltà". Per meglio comprendere la natura delle critiche di Chesterton, nel libro pubblicato da Cantagalli vengono riportati in appendice alcuni scritti dei suoi avversari, nonché diversi articoli della "Eugenics Review" e della "Birth Control News". Impressionante risulta la crudeltà delle argomentazioni alla base della teoria eugenetica: barbarie come sterilizzazione forzata, aborti, eutanasia, discriminazione razziale e sociale vengono discussi e proposti con la più totale indifferenza, in un tipico esempio della "banalità del male".

giovedì 17 aprile 2008

Le studiate gaffe di Papa Benedetto?

Dalla prima pagina de Il Foglio di oggi. La tesi è originale ma interessante.

"(...) Il caso è il suo (di Papa Benedetto, ndr) discorso di Ratisbona, la gran lezione sul dialogo tra fede e ragione, tra cristianesimo e islam che dai giornali occidentali e in alcune piazze musulmane è stato interpretato come un attacco frontale alla religione di Maometto. Echi della lezione di Ratisbona, secondo varie fonti vicine al Vaticano, potrebbero sentirsi nel discorso di Benedetto alle Nazioni Unite (...). L'idea che nel XXI secolo la fede distaccata dalla ragione sia un pericolo non solo per la gente di fede, ma anche per il mondo in generale e, inoltre, che sia altrettanto pericolosa una perdita della fede nella ragione, ovvero la convinzione che l'uomo non sia capace di conoscere la verità. C'è chi ha definito Ratisbona un errore, una gaffe, una dichiarazione di guerra, ma Raymond de Souza del National Catholic Register ha provato a dimostrare che 'c'è del metodo nei cosiddetti errori di Benedetto XVI', siano essi Ratisbona, le polemiche sul discorso alla Sapienza o il battesimo di Magdi Cristiano Allam. De Souza si aspetta qualche altra finta 'gaffe' in questo viaggio americano e spiega che Joseph Ratzinger sa come influenzare i media e generare un'attenzione globale sulle cose che intende dire. De Souza (...) Suggerisce l'ipotesi che ogni volta Benedetto intenda esattamente creare un caso, in modo da raccogliere l'attenzione sul messaggio più ampio che vuole trasmettere. (...) Papa Wojtyla era un maestro dell'immagine, Papa Ratzinger del ragionamento. L'editorialista del Wall Street Journal, Peggy Noonan, ha scritto che Giovanni Paolo II sapeva emozionare, mentre Benedetto XVI fa riflettere (...)".

Che Benedetto ami anche il paradosso, come Gilbert?

Un aforisma al giorno - 32

Dio ama la gente comune perché ne ha fatta tanta.

G. K. Chesterton

Un aforisma al giorno - 31

Tutte le scienze, compresa quella divina, non sono che racconti polizieschi, con la differenza che essa non opera ricerche poliziesche sul come sia morto un uomo, ma intorno al più oscuro mistero del perché egli sia vivo.

G. K. Chesterton

Caro Ferrara, hai già fatto un miracolo


Il pezzo è bello, cordiale (nel senso "de core") e merita attenzione. Da Il Giornale di oggi 17 Aprile 2008.

di Stefano Lorenzetto

Caro Giuliano, fratello mio. Non fa niente. Va bene anche così. Hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la tua corsa, hai conservato la fede anche di chi, come me, ne ha davvero poca. Tu, un non credente. Sei riuscito a ottenere più di quanto potessero sperare i 135.578 che ti hanno votato: rimettere al centro della scena i diritti di chi non ha voce. Sarai ricordato, per questo. Mi sei sembrato la reincarnazione del Peppone di Gino Cervi, in quella posa studiatamente facinorosa del comiziante che restituisce i pomodori dal palco di Bologna: il gesto eroico da fromboliere, il labbro arricciato. Ma si vedeva benissimo che le tue dita grosse sono state create per accarezzare e per scrivere, non per menare. I tuoi avversari, quelli sì menano. Tutto in te testimonia invece mitezza. Ci hai messo la faccia, non hai voluto sentir ragioni. Hai rischiato per generosità. Perché tu sei un uomo buono, qualcosa di assai diverso da un buon uomo. L’ho capito abbracciandoti la mattina in piazza dei Signori - talvolta i toponimi dicono molto - e riabbracciandoti la sera in un garage d’albergo, trasformato in catacomba di questi nostri tempi storti, mentre fuori un manipolo di abortisti insipienti urlava slogan d’indicibile volgarità. Hai infilato la borsa d’ufficio con dentro il pigiama nel baule dell’Alfetta blindata. «Sparano?». Non hai rinunciato alla tua lieve ironia per sciogliere la tensione degli uomini della scorta. Poi ti sei tolto dal capo il berretto e mi hai avviluppato con la tua mole, il barbone sorprendentemente soffice che mi sfiorava le guance. Sei troppo intelligente per star lì a chiederti che cosa non abbia funzionato. Che avresti perso la tua sfida elettorale mi è apparso chiaro in via definitiva venerdì scorso, alle 21.55, quando ho ricevuto da un importante personaggio della finanza questo Sms: «Negli ultimi 30 anni abbiamo votato il minore dei mali, ora con Ferrara possiamo votare il maggiore dei beni. Io lo farò, fregandomene della logica politica. Eppure molti dei nostri non ci credono, caro Stefano!». E se lo diceva lui, che li conosce tutti, dal Papa in giù. Te lo pronosticai un mese fa, all’ombra delle Arche che custodiscono le spoglie mortali dei condottieri medievali della mia città, scandalizzando i tuoi fan, docenti universitari, professionisti, anche un pio imprenditore molto perbene che fattura qualche migliaio di miliardi di vecchie lire: la Chiesa non muoverà un dito per aiutarti, preferisce trattare col governo che verrà, qualunque esso sia. La realpolitik viene prima dei principii non negoziabili, che credevi? Te lo dissi, per la verità, con le stesse ruvide parole scritte da Francesco Cossiga nella lettera che hai pubblicato sabato scorso sul Foglio: «Per molti vescovi tra i “valori primari” primeggiano l’8 per mille, l’esenzione dall’Ici e la non tassazione di ostelli e altro». Sarà mica un caso se un eminentissimo cardinale, due ore prima di partecipare a un incontro pubblico sull’impegno dei cattolici in politica, pregò il moderatore, che ero io, di espungere dal dibattito tutte le domande riguardanti l’impegno dei cattolici in politica... Ma adesso ascolta, fratello Giuliano, quali miracoli sta propiziando la tua battaglia in difesa della vita maltrattata. È partito apposta da Milano per venire a trovarmi uno dei protagonisti del libro che reca la tua prefazione e che proprio di questo parla, di vita, di morte e di miracoli: Alfredo Villa. Un tempo faceva i soldi solo per sé, e senza andare per il sottile: diventò miliardario quotando a Wall Street una società svedese di intrattenimenti porno. Poi s’è messo in testa di farli per gli altri con un fondo d’investimento - H4H, Homes for hope, case per la speranza - che destina parte delle commissioni in beneficenza e che in un paio d’anni ha già guadagnato il 42%. La sua mission è costruire abitazioni per derelitti in giro per il mondo. Villa s’è presentato con due cabarè di paste: «Ne avevo comprato uno solo, però mi pareva troppo piccolo, così te ne ho portato un secondo». Giusto per farti capire che tipo è. Mi ha detto: «Ho comprato e ristrutturato una casa in collina a Masserano, vicino a Biella. Posizione stupenda, al margine di un bosco. Davanti scorre un fiumicello in cui nuotano ancora i pesci. È finita in ogni dettaglio, in regola con quanto richiesto dall’Asl, già approvata come struttura d’accoglienza. Sono oltre 400 metri quadrati su tre piani. C’è un ristorante, 60 coperti, con i soffitti a volta e una grande terrazza. La modernissima cucina industriale è perfettamente a norma. Otto camere tra singole, doppie e triple, in totale 19 posti letto. Vorrei ospitarci le ragazze madri che non vogliono abortire. Mi piacerebbe chiamarla la Casa del Foglio». L’ho guardato come si guardano i matti che provano a farsi santi. «Dillo a Giuliano Ferrara. Possono entrare da domattina. Tutto è tristemente funzionale ed ordinato in quella casa. E, come diceva il Don, dove c’è ordine non c’è amore». Il Don era don Luigi Longhi, parroco dei diseredati all’Aravecchia di Vercelli, morto l’anno scorso. Ideò la Campana della Vita: due rintocchi ogni giorno per ricordare i ragazzi che muoiono, di malattia o d’incidente, prim’ancora d’aver cominciato a vivere. E chi più dei non nati? Villa lo incontrò per caso e ne fu conquistato. «Il ristorante ha la licenza e può essere aperto al pubblico già da stasera», ha continuato l’operatore di Borsa. «Se lo desiderano, lo lascio gestire alle ragazze madri con la collaborazione delle quattro sorelle del Don, che hanno un bar tavola calda a un chilometro dalla casa. Fanno da mangiare benissimo, sono piene d’entusiasmo: diventerebbero le mamme delle mamme e le nonne dei bambini. Le donne abbandonate staranno in questa casa tutto il tempo che vogliono, senza dover dare i figli in affido o in adozione dopo averli messi al mondo. Il modello che ho in mente è quello della cascina lombarda d’inizio secolo. Un chilometro di passeggiata in mezzo ai campi e si arriva alle scuderie dei cavalli da corsa che allevo con Cristina. I bambini potranno veder nascere i puledri, mungere le mucche, giocare con i cani, con le galline e con Pasqualino, un agnellino sciancato salvato dalla macellazione rituale. E anche fare i tuffi nella piscina, che oggi è solo molto bella, molto ordinata, molto vuota... E se non dovesse bastare, nel centro storico di Masserano ho un palazzo settecentesco appartenuto a un generale napoleonico, 900 metri quadrati su tre piani con un giardino meraviglioso. Trovo mezzo milione di euro e sistemo anche quello. Le madri prive di un tetto non dovranno più temere per il futuro dei loro figli». Se era questo che volevi - bimbi che crescono, invece di finire triturati fra i rifiuti ospedalieri - rimboccati le maniche, Giuliano. Con la lista pazza hai dato una casa alla vita nascente. Le chiavi sono tue.
Stefano Lorenzetto
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

mercoledì 16 aprile 2008

Fides recensisce Eugenetica e altri malanni

Cliccando il nostro titolo verrete portati alla recensione del volume edito da Cantagalli di Siena "Eugenetica e altri malanni".

Fides è l'agenzia di stampa della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

Dall'Avvenire di oggi: sconfitto lo zapaterismo d'Italia

L'editoriale di Avvenire di oggi 16 Aprile 2008, a firma di Marco Tarquinio.
Analisi condivisibile, almeno in parte. Anche se in certi punti sin troppo morbida (che "quelli là" ci volessero "fare la pelle", sembra abbastanza evidente, e ce la stavano mettendo tutta pure con la collaborazione di certi cattolici), ma coglie un aspetto importante di questo voto.

La tornata elettorale si è trasformata in un autentico tornado sulle terre estreme del panorama politico italiano. In particolar modo sull’area della sinistra rosso-verde, quella che spesso viene definita radicale o antagonista e che si era autoproclamata arcobaleno. Ma concentrarsi esclusivamente sul dato eclatante e, per così dire, geopolitico della batosta inferta dagli elettori a questo specifico soggetto rischierebbe di far passare in secondo piano un dato politico- culturale che merita, invece, di essere portato in piena evidenza.

Dalle urne del 13 e 14 aprile sta emergendo, infatti, una sconfitta altrettanto sonora e ben più ampia: quella degli ideologi e dei portabandiera del cosiddetto zapaterismo etico-sociale. Cioè dell’ambizione, cara al confermato primo ministro socialista di Spagna, di riproporre in salsa mediterranea la destrutturazione giuridica dell’idea stessa di famiglia naturale già impostata in alcuni Paesi nordeuropei, accompagnandola con la distruzione persino lessicale dei concetti di padre e madre (di uomo e donna) nonché con una impressionante tendenza alla deregulation in campo bioetico e condendola con una persistente polemica anticattolica.

L’inesistente spinta propulsiva dello zapaterismo di casa nostra – intossicante lascito della visione antropologica e delle concrete iniziative purtroppo assunte o tentate a più riprese nei ventidue mesi del governo precedente – è un fenomeno che senza dubbio comprende la riduzione ai minimi termini della sinistra capitanata da Bertinotti, ma forse non si esaurisce in essa (così come non la spiega in modo esclusivo). È un segnale, che probabilmente non finisce neanche nella drammatica sparizione dei vari spezzoni socialisti riuniti in una 'costituente' incredibilmente segnata dal vecchio e ossessivo anticlericalismo di Boselli. Arriva, infatti, a lambire la performance del Partito democratico 'impannellato' a causa dell’in sufficiente capacità di attrazione dimostrata nei confronti di settori importanti del vasto elettorato cattolico. E al loft di Veltroni c’è chi se n’è reso subito conto. Anche perché, ieri, le indicazioni fornite dalle amministrative (che hanno visto di nuovo in campo il centrosinistra allargato) hanno confermato che il problema c’è, ed è assai serio.

Sulle nostre pagine è stato segnalato più di una volta, ma – ora che s’impone con solare evidenza un’altra prova provata – vale la pena di ripeterlo. Troppi esponenti della sinistra vecchia e nuova, del radicalismo di sempre, hanno inseguito polemiche e obiettivi ideologici alla Zapatero su Dico e manipolazioni della vita nascente o morente, si sono crogiolati nella cigolante retorica sulle presunte e continue «ingerenze della Chiesa », hanno evocato e quasi invocato il fantasma di contrapposizioni ottocentesche tra cattolici e laici, hanno fatto persino circolare – come una leggenda nera – la storia delle parrocchie, dei conventi, delle strutture educative, di accoglienza e di assistenza, delle associazioni di volontariato 'privilegiate' e 'nemiche' di quella gente di cui sono invece parte e che, da sempre, servono. E hanno finito – anche così – per distogliere lo sguardo dall’Italia reale delle famiglie e dei lavoratori, dalle sue pressanti domande, dalle paure e incertezze più sentite, dalle autentiche difficoltà, ma anche dalle sue passioni, dalla sua tenacia, dalle sue generosità. Il risultato è che tanta parte dell’elettorato alla fine – con simmetrica e democratica ritorsione – ha distolto lo sguardo proprio dai vagheggiatori dello zapaterismo e dai loro partiti. E ha guardato, letteralmente, altrove quando s’è trattato di decidere e di deporre (o non deporre) le proprie schede nell’urna.

Certo, è solo uno degli aspetti di questo rivoluzionario voto d’aprile. Ma ne è anche una delle chiavi di lettura inevitabili. Naturalmente per chi non voglia far finta di nulla.

Il Papa, la laicità, l'America e l'Europa

Qui di seguito trovate la domanda posta al Santo Padre in aereo durante il viaggio verso di Stati Uniti d'America dal giornalista Andrea Tornielli, e la risposta del Santo Padre:

Santità, ricevendo la nuova ambasciatrice degli Usa presso la Santa Sede, Lei ha ricordato positivamente il ruolo pubblico della religione negli Stati Uniti. Pensa che da questo punto di vista gli Usa siano un modello per l’Europa secolarizzata? Non crede che ci sia il rischio di usare la religione e il nome di Dio per giustificare una politica o una guerra?
“Certamente non possiamo in Europa semplicemente copiare gli Usa. Abbiamo la nostra storia. Ma dobbiamo tutti imparare gli uni dagli altri. Quanto trovo io affascinante negli Usa è che hanno cominciato con un concetto positivo di laicità. Perché questo nuovo popolo era composto da comunità e persone che erano fuggite dalle religioni di Stato e volevano avere uno Stato laico, secolare che apre le possibilità per tutte le confessioni, per tutte le forme di esercizio religioso. Così era uno Stato volutamente laico, erano proprio contrari ad una Chiesa di Stato ma laico proprio per amore della religione, della sua autenticità, che può essere vissuta solo liberamente. E così troviamo questo insieme di uno Stato volutamente e sinceramente laico, ma proprio per volontà religiosa, per dare autenticità alla religione. E sappiamo che Alexis de Tocqueville, studiando l’America ha visto che le istituzioni laiche vivono dal consenso di fatto, morale, che esiste tra i cittadini. Questo mi sembra un modello fondamentale e positivo da considerare anche in Europa: nel frattempo sono passati più di 200 anni con tanti sviluppi. Adesso c’è anche negli Usa l’attacco di una nuova secolarità, di un nuovo secolarismo del tutto diverso e quindi nuovi problemi. L’immigrazione e l’ideale del wap (white american protestant). Quindi la situazione si è complicata, differenziata nelle cose della storia. Ma il modello fondamentale mi sembra anche oggi degno di essere osservato”.

Il Papa alla Casa Bianca


Ecco due immagini di Papa Benedetto XVI allegro e sorridente, accolto oggi dal presidente degli Stati Uniti d'America George W. Bush.

Oggi è pure il compleanno di Papa Benedetto: che gli arrivino i mille fervidi ed affettuosi auguri di noi chestertoniani d'Italia!

In onore del Papa sono stati sparati anche 21 colpi di cannone.

Un coro di "Happy Birthday" (buon compleanno) è stato intonato sul prato della Casa Bianca in onore di Benedetto XVI, che festeggia oggi l’81mo compleanno. Il Papa è sceso da una limousine nera direttamente sul Great Lawn, ha salutato la folla a braccia alzate e stretto la mano al presidente George W.Bush. I due leader hanno poi ascoltato gli inni nazionali eseguiti dalla banda dei Marines. Il soprano Kathleen Battle si è esibita in onore del Papa, prima dei discorsi ufficiali.

"L'America - ha detto Bush - è commossa per la sua decisione di trascorrere il suo compleanno con noi". "Il mondo - ha proseguito - ha bisogno del suo messaggio per respingere il messaggio del relativismo, l'America crede nella libertà religiosa, l'amore per la libertà e la legge morale comune".

"Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica", ha detto Papa Ratzinger, salutando George W. Bush. Senza parlare esplicitamente delle prossime elezioni presidenziali, Papa Ratzinger ha tuttavia chiesto al popolo americano di trovare nella propria fede religiosa un criterio di "discernimento e di ispirazione" di fronte alle sempre "più complesse questioni politice ed etiche".

Concludendo il suo storico intervento sul prato della Casa Bianca, il Papa ha benedetto gli Stati Uniti. "Dio Onnipotente - ha detto - confermi questa Nazione e il suo popolo nelle vie della giustizia, della prosperità e della pace. Dio benedica l'America".

martedì 15 aprile 2008

Meteorologia, giornalismo e faciloneria


L'avete sentita la storia dell'iceberg di 400 kmq che si è disintegrato qualche settimana fa?
Facciamo le pulci anche su questo...
Un grazie a Marco Pellei che ci ha fatto una piccola riflessione, molto utile.

SE PIOVE IL 4 DI APRILE PIOVE PER QUARANTA GIORNI: Sì, proprio così dicevano i nostri cari per prevedere gli andamenti meteorologici della stagione primaverile. E vi dirò: sono molto più seri e veritieri questi antichi adagi che tutte le pseudoteorie che vengono ricacciate da pseudostudiosi di meteorologia. A conferma di quello che dico anche stasera, dopo una bella giornata di sole, torno a casa alle undici di sera e cadono due gocce per confermare il detto sopra citato.
Altro fantastico esempio, passato su tutti i telegiornali, sull'approssimazione che regna in questa materia e su quanto siano false le informazioni che vengono date sul clima, vi rimando al post sottostante scritto dall'ottimo Rino Cammilleri che spiega le stupidaggini s
critte sul famoso iceberg che si è distaccato dal continente antartico: Sulla newsletter n. 66 dell'agenzia SviPop, a proposito dell'iceberg staccatosi dall'Antartide in questi giorni e riportato con enfasi in tutti i media come effetto del «riscaldamento globale», Riccardo Cascioli ha scritto: «Problema: se un iceberg alla deriva è lungo 41 km e largo 2,4 km, quale sarà la sua superficie?». Risposta (da elementari): 98,4 km. Bene. Allora perché «tutti i giornali» hanno parlato di 405 kmq? Risposta: «Tanti giornalisti, dimentichi delle regole base del mestiere, non verificano più le notizie. Così basta che il primo traduca male dall'inglese una notizia e tutti ripetono l'errore all'infinito. In effetti, nella notizia originale che arriva dall'University of Colorado's National Snow and Ice Data Center, i 405 kmq non si riferiscono alla superficie dell'iceberg ma alla superficie totale del Wilkins Ice Shelf disintegratasi come conseguenza del distacco dell'iceberg». Ora, se i giornali hanno riportato tutti i numeri menzionati qui sopra, vuol dire che non ci si è presi neanche la briga di verificare la moltiplicazione 41 x 2,4. E che, anche, ormai «la stragrande maggioranza dei lettori beve tutto quello che legge e vede, senza neanche più porsi delle domande». Ma c'è di più. In Antartide si è alla fine dell'estate e la formazione di iceberg è normale (nel 2000 se ne staccò uno di 11mila kmq; nel 1956 addirittura uno di 31mila).
Vi invito ad anndare a visitare il sito dello studioso Cascioli che non è l'ultimo arrivato.
Marco Pellei

Finis vitae e altro.

Riceviamo dall'amico Giuseppe Biffi e pubblichiamo molto volentieri.

Affronta dei temi cari a noi chestertoniani, sui quali non è mai abbastanza il parlare e il "digerire".

Grazie a Biffi e come al solito ricordiamo che chi vuole può contribuire liberamente a questo blog con i commenti.


"Finis vitae. La morte cerebrale è ancora vita?" ("Finis vitae. Is Brain Death still Life?") edito da Rubbettino, la cui traduzione italiana è stata presentata il 27 febbraio scorso al Consiglio Nazionale per le Ricerche (CNR), senz'altro pone quesiti seri e, per questo motivo, inquietanti.

Il dibattito sul concetto di «morte cerebrale» mostra la sua continua attualità. Ne è stata una evidente conferma anche il Simposio "The Signs of Death" (I segni della morte) del 2006, promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze (Vaticano, 11-12 settembre 2006), al quale parteciparono neuroscienziati, filosofi ed esperti di etica di tutto il mondo (gli Atti del Simposio sono stati pubblicati in: The Pontifical Academy of Sciences, The Signs of Death. Working Group, 11-12 September 2006, Vatican City, 2007, pp. XCIV-466, ISBN 88-7761-090-4).

Fino agli anni '60, si riteneva che l'accertamento della morte dovesse avvenire mediante il riscontro della definitiva cessazione delle funzioni vitali: respirazione, circolazione, attività del sistema nervoso, ma nell'agosto del 1968 un comitato "ad hoc" istituito dalla Harvard Medical School, propose una ridefinizione del tradizionale concetto di morte fondato sulla cessazione delle attività cardio-polmonari. Secondo i nuovi criteri, che giustificavano ogni tipo di trapianti, per l'accertamento della morte sarebbe sufficiente un riscontro strettamente neurologico: la definitiva cessazione delle funzioni del cervello, definita coma "irreversibile".

Questi criteri neurologici, fatti propri da molti legislatori occidentali, sembrano aver oggi perduto la giustificazione scientifica sulla quale era stato inizialmente fondato il loro impiego. Nel corso degli anni dalla loro prima applicazione, hanno fatto la loro comparsa numerose evidenze cliniche, che sono risultate inesplicabili alla luce dei dati scientifici, hanno sollevato interrogativi - innanzitutto di natura medico-biologica, ma anche etico-filosofica, teologica, giuridica - ed hanno contribuito a riaprire un dibattito apparentemente concluso da tempo.

Mentre la discussione sull'intera materia è vivace in Germania, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America, in Italia la questione è ancora poco approfondita. La raccolta di studi Finis Vitae. Is Brain Death Still Life? (Roma, 2006) presentati ora in traduzione italiana, intende fornire una accurata ricostruzione di tale dibattito e suggerire una attenta revisione del concetto di morte cerebrale.

Questioni serissime, dunque. Non si scherza.

La rivista Radici cristiane nel suo ultimo numero ha pubblicato un'intervista al professor Paul A. Byrne, professore di Pediatria presso la Facoltà di Medicina dell'Università dell'Ohio e direttore del reparto di Neonatologia e Pediatria al S. Charles Mercy Hospital dell'Ohio.

Credo valga la pena di leggersela. Qui sotto trovate il link al sito degli Zuavi Pontifici che la riporta.

L'inganno della morte cerebrale

lunedì 14 aprile 2008

Come iscriversi alla Società Chestertoniana Italiana



Ricordiamo a tutti che è possibile iscriversi alla Società Chestertoniana Italiana in maniera piuttosto semplice.
E' sufficiente mandare una mail all'indirizzo di posta elettronica della Società: societachestertoniana@hotmail.com chiedendo di essere iscritti e lasciando il proprio indirizzo di posta ordinaria, le proprie generalità e gli eventuali recapiti telefonici e fax.
Vi verrà rinviata per posta elettronica la modulistica per l'iscrizione e per la privacy, che provvederete ad inviare all'indirizzo che troverete in intestazione. La tessera di iscrizione verrà inviata a mezzo posta dopo il versamento della somma di € 10,00 (euro dieci) sul

ccp 56901515 intestato a Società Chestertoniana Italiana, oppure (per chi vive all'estero o se si preferisce così) mediante bonifico bancario alle seguenti coordinate:

IT 46 L 07601 13500 000056901515.

RICORDIAMO CHE L'ISCRIZIONE ALLA SOCIETA' CHESTERTONIANA DARA' DIRITTO A CHI NE FARA' RICHIESTA DIRETTAMENTE A MORGANTI EDITORE AL 10% DI SCONTO E LE SPESE DI SPEDIZIONE A CARICO DI MORGANTI SULL'ACQUISTO DELLE NUOVE PUBBLICAZIONI DI CHESTERTON, IL CHE RITENIAMO SIA COSA BUONA ED UTILE.

Paolo Gulisano ad Albenga (SV)

Bruce Marshall ristampato


Vi diamo notizia della ristampa di un romanzo molto molto bello dello scrittore scozzese cattolico Bruce Marshall, Il Miracolo di Padre Malachia.

Il libro, pubblicato in Italia da Jaca Book, è stato nuovamente edito, con una bella copertina coloratissima.

La storia la si conosce, ma merita di essere nuovamente apprezzata.

Siamo in Scozia, in un quartiere di Edimburgo. Il parroco cattolico di questo quartiere ha chiesto l'aiuto di un monaco benedettino, padre Malachia Murdoch, per insegnare il canto gregoriano ai suoi parrocchiani.

Questo placido benedettino abituato alla vita contemplativa, simpatico e schietto, si lancia in una sfida temeraria e singolare con un ministro della Chiesa riformata, il reverendo Hamilton, e arriva a scomodare il buon Dio per compiere il prodigio di trasferire la scandalosa sala da ballo Giardino dell'Eden, con i suoi avventori e le sue ballerine, dal centro di Edimburgo fin sulla cima di una roccia in riva al mare, allo scopo di riportare la città alla fede perduta.
Con strisciante umorismo e acuto realismo Marshall smaschera l'esito fallimentare di una ragione che delimita presuntuosamente il regno del possibile e del reale.

Un brano per invogliarvi:

Il reverendo Humprey Hamilton, a cui piaceva la frase, ripetè: "Mi è sempre sembrato, mi è sempre sembrato che Spagna e Portogallo fornissero l'argomento definitivo".
"Cioè?" [disse padre Malachia].
"Intendo dire che le Madonne sanguinanti, le chiese piene di fronzoli, gli amuleti benedetti, il clero barbuto che si trova nella penisola iberica costiuisce per la normale e sana mente inglese l'ultima refutazione della teologia romana". [...] Ma cosa stata per dire quel poveretto di fronte a lui? Si sforzò di ascoltare.
"Non capisco come ciò che lei dica possa avere a che fare con ciò di cui stiamo parlando. Lei , come gli osservatori più superficiali, confonde l'inessenziale con l'essenziale. La religione cattolica è una religione intellettuale. Non abbiamo paura di nessuno in questo senso. Prenda san Tommaso d'Aquino, per esempio. Prenda la Summa. Per chiunque sappia leggere il latino in quel libro c'è la risposta per ogni cosiddetto problema moderno. La gente sembra immaginare che dubbi e difficoltà siano una scoperta di oggi!"
[...]"Ma perchè tutta questa insistenza sui miracoli? Alla fine sono così innecessari e così impossibili. Le leggi naturali, padre, non si possono spezzare. [..] Le ricordo che la narrativa della Bibbia è colorita largamente dalle immaginazioni orientali di coloo che la scrisssero".
"Ho sempre notato che eretici e miscredenti sono i primi a dar credito di osservare un comandamento così difficile tanto che anche i santi facevano fatica. Sono piuttosto convinto che, se Dio volesse, Egli potrebbe trasferire la sua chiesa o il Giardino dell'Eden in mezzo al Sahara"
Fuori dalla porta del Giardino dell'Eden c'era un enorme avviso, stampato in blu e rosso che annunciava che domani sera, sabato 10 dicembre, c'era ciò che era tecnicamente conosciuto come "Late Night" e che le ragazze del coro "Whose baby are you?" sarebbero state presenti. La data continuava a ripetersi per una ragione o per l'altra nella testa di padre Malachia. Dieci dicembre, dieci dicembre, dieci dicembre. Improvvisamente si ricordò! Il 10 dicembre è la festa della Traslazione della Santa Casa di Loreto. Era una coincidenza incredibile che stesse discutendo con un ereitoc del miracolo della traslazione il giorno della vigilia di questa festa. E improvvisamente, sicuro che fosse più che una coincidenza, disse: "Domani è l'anniversario della traslazione da Nazareth a Loreto della casa in cui nostro Signore si incarnò nella Vergine Maria.E' un miracolo in cui, non dubito, lei non crede. Ma se ci incontriamo qui domani sera alle undici e mezza io, con l'aiuto di Dio, farò sì che il Giardino dell'Eden, la sua Late Night, le ragazze del coro Whose Baby are you? venga trasportato in qualsiasi posto lei decida. Alle undici e mezzo precise, non ritardi".