venerdì 29 settembre 2017

Un aforisma al giorno





Gilbert Keith Chesterton, In difesa delle unità drammatiche, in Come si scrive un giallo

Un aforisma al giorno

(...) La moda scientifica della psicanalisi, (...) in generale ha più della moda che della scienza.

Gilbert Keith Chesterton, Sui racconti a sensazione, in Come si scrive un giallo

Un aforisma al giorno

L'essenza di un racconto di mistero e che siamo messi immediatamente di fronte a una verità che non avevamo mai sospettato e di cui tuttavia possiamo vedere che è vero.

Gilbert Keith Chesterton, Il giallo ideale, in edizione italiana all'interno di Come si scrive un giallo

mercoledì 27 settembre 2017

Un aforisma al giorno

Cedere ad una tentazione è come cedere a un ricattatore: paghi per essere libero, e ti ritrovi più schiavo. 

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 8 Agosto 1908

domenica 24 settembre 2017

Un Bar Chestertoniano in North Dakota...

Grazie alla segnalazione di padre Will Slattery, un nostro carissimo amico americano che ha passato cinque anni in Italia ed è un sostenitore della Società e della Scuola Chesterton, scopriamo che a Bismarck, North Dakota, c'è la University of Mary, un'università cattolica privata, molto sana, che ha questo splendido bar...

Beati quei ragazzi che sorseggiano con Gilbert!

Compleanno di una Chestertoniana!

Un aforisma al giorno

Il giallo differisce da ogni altro racconto in questo: che il lettore è contento solo se si sente uno scemo.

Gilbert Keith Chesterton, Il giallo ideale, da Come si scrive un giallo

sabato 23 settembre 2017

Il mio nome è Chesterton, Cecil Chesterton - di Luca Fumagalli


Cecil Chesterton in uniforme di soldato
Si può facilmente intuire quanto Keith fosse affranta tenendo tra le mani quella lettera. Solo qualche giorno prima Cecil, che si trovava nei pressi di Stirling, ricoverato in un ospedale militare, le aveva giurato che mai e poi mai sarebbe tornato in guerra, che non avrebbe avanzato nuove richieste al comandoLa promessa, però, era stata infranta. Poche righe, terribili: il colonnello aveva chiesto a Cecil di raggiungerlo in Francia e lui non se l’era sentita di rifiutare. Voleva fare la sua parte e stare accanto ai propri compagni di trincea. Keith, appallottolando nervosamente la missiva, sapeva in cuor suo che il marito non sarebbe mai più tornato a casa. 

Per il Regno Unito il primo conflitto mondiale fu, se possibile, una doppia tragedia. Non solo tanti dei suoi figli morirono nel fango di un continente ridotto a brandelli, vittima della sua stessa follia autodistruttiva, ma tra questi perì anzitempo anche un’intera schiera di scrittori, artisti e intellettuali, prima che il fiore del talento sbocciasse e raggiungesse la maturità. Cecil Edward Chesterton, fratello del più noto Gilbert Keith, era uno di loro.

Nato il 12 novembre del 1879, di cinque anni più giovane rispetto a Gilbert, Cecil era il figlio prediletto della madre, Marie Louise, che in lui vedeva il riflesso della propria tenacia e della propria intelligenza. Gilbert, al contrario, era più simile al padre, Edward, un agente immobiliare di successoTuttavia, avere a che fare quotidianamente con un fratellino testardo, poco incline a essere il suo «pubblico» – secondo la nota espressione riportata nell’Autobiografia – fu per Gilbert una benedizione. Anni dopo, padre Vincent McNabb scrisse infatti che Dio aveva dato a quest’ultimo un fratello duro come il granito per affilare su di lui la lama dell’ingegno.


I due Chesterton, al netto delle differenze, avevano molte caratteristiche in comune. Oltre a una vorace curiosità, miscelata a una pronta intelligenza, entrambi amavano la letteratura, soprattutto i romanzi di Dickens, e trascorrevano parte del tempo libero componendo poesie. Erano poi combattenti nati, non attraenti, ma dotati di un fascino che scaturiva dalla passione con cui difendevano sempre la causa dei più deboli. Non fu dunque una coincidenza se, dopo la scuola,ambedue ripiegarono sul giornalismo. Cecil vi giunse per una via più tortuosa rispetto a quella del fratello, tentando prima di seguire le orme del padre nel mondo del mercato immobiliare. 
Grazie alle eccellenti qualità di prosatore non fece fatica a diventare collaboratore fisso di numerose testate quali il «Westminster Gazette», lo «Speaker», l’«Outlook» e il «New Age». Si occupava principalmente di attualità, critica teatrale, politica ed economia; pur continuando a vivere con i genitori nella casa di Warwick Gardens – dove rimase fino al 1916, quando fece il suo ingresso nell’esercito – Cecil poté almeno beneficiare sin da subito di un buon stipendio e della conseguente indipendenza economica.

Nei viaggi tra una redazione e l’altra, taccuino in mano e dita sporche d’inchiostro, nel 1901 incontrò quella che sarebbe diventata sua moglie. Ada Elizabeth Jones, soprannominata Keith, era una giornalista affermata, la classica barricadera che faceva dello scoop la ragione di vita. Come mai un giovane reporter, all’epoca appena ventiduenne, potesse trovare attraente una donna che aveva una decina d’anni più di lui, è presto detto: Keith coniugava charme ed eleganza con una disinvoltura tale da suscitare le invidie delle colleghe e attirare l’attenzione di numerosi pretendenti. Gelosa delle propria indipendenza, respinse a più riprese le proposte di matrimonio di Cecil, acconsentendo diventare la signora Chesterton solamente sedici anni più tardi, nel giugno del 1917. 
A lei, che morì ultranovantenne nel 1962, si deve tra l’altro quel libro un po’ sconnesso e inaccurato intitolato The Chestertons (1941) che, insieme a Cecil Chesterton (1975) di padre Brocard Sewell, costituisce una fonte imprescindibile per chiunque voglia studiare la parabola biografica di suomarito.


Ada Elizabeth Jones detta Keith, moglie di Cecil


Dal punto di vista politico Cecil, a differenza del fratello, era uno strano socialista di stampo toryfiero sostenitore dell’Impero britannico. Non passò molto tempo prima che il suo nome comparisse tra i membri più illustri della Fabian Society accanto a quello di H. G. Wells, Hubert Bland – suo mentore prima dell’incontro con Hilaire Belloc – e George Bernard Shaw. Il reverendo anglicano Conrad Noel, di tendenze anglo-cattoliche, lo avvicinò in seconda battuta ai circoli del socialismo cristiano come la Christian Social Union e la Church Socialist League.

La militanza in questi gruppi, però, durò solo una manciata di anni. Cecil, tutt’altro che malleabile, mal sopportava le imposizioni e si trovava spesso in contrapposizione con i vertici. Già nell’estate del 1907 lasciò la Fabian Society, spostandosi progressivamente verso le posizioni distributistepredicate da Gilbert e dai suoi amici.


Insieme a Belloc, reduce da una disastrosa esperienza parlamentare, diede il via nel 1911 al settimanale «The Eye-Witness», assumendone la direzione l’anno seguente e mutando il nome dellatestata in «The New Witness». Keith fu scelta come assistenteincarico che mantenne fino alla chiusura del periodico nel 1923. Oltre a Gilbert – a cui Cecil nel 1908 aveva dedicato G. K. Chesterton: A Criticismun volume di critica letteraria – e alla cognata Frances BloggMaurice Baring, Edith Nesbit, Arthur Ransome, Ernest Bliss e H. G. Wells furono, tra i tanti, gli articolisti di punta.

Votato al giornalismo d’assalto, il «New Witness» si contraddistinse per la serrata critica rivolta alla corrotta classe politica britannica. Del resto già nel 1911 Cecil aveva collaborato con Belloc alla stesura di un volumetto sul temaThe Party System, in cui si metteva in luce come la sbandierata democrazia fosse in realtà solo una parola di comodo, un paravento per nascondere la spartizione del potere su cui si basava il sistema “partitocratico”.

Cecil, troppo impulsivo, quando fiutava una pista non se la lasciava sfuggire, ma firmava inchieste su inchieste senza preoccuparsi troppo di verificare le fonti. Se questo fece di lui un simbolo della lotta al malgoverno, allo stesso tempo lo espose facilmente alle critiche dei detrattori. Emblematico fu, in tal senso, il cosiddetto “scandalo Marconi”scoppiato nel 1912 a seguito dell’accusa di insider trading rivolta proprio dal «New Witness» ad alcuni membri del gabinetto liberale in relazione alla compravendita delle azioni della Marconi Company. Il processo che ne seguì mise in luce la pochezza delle prove a disposizione di Cecil – che fu infine costretto a pagare una multa – anche se svelò, almeno in parte, i loschi retroscena di una politica che da quel momento si fece più prudente, avviando un sottile ma importante cambiamento d’atteggiamento.

Di tutt’altra natura fu invece il divertente Drood Trial del 1914, un finto processo inscenato da Cecil e da Gilbert, con l’aiuto degli amici, allo scopo di stabilire quale fosse il vero finale del romanzo The Mystery of Edwin Drood, lasciato incompiuto da Dickens. Il pubblico accorse numeroso e tutti, anche i giornalisti presenti in sala, furono obbligati a vestirsi secondo la moda del XIX secolo.

Con lo scoppio della guerra, Cecil si trovò coinvolto in prima persona nella propaganda anti-pacifista e anti-tedesca. A tale scopo compì nel 1915 un viaggio negli Stati Uniti da cui tornò con gli appunti necessari per scrivere quello che sarebbe diventato il suo libro più noto: History of the United States, pubblicato postumo del 1919. Il saggio, che rivela una grande capacità da parte dell’autore di interpretare i segni del presente, è l’affresco di una nazione satura di contraddizioni: si parla della questione dei neri, ancora emarginati, quanto dello strapotere della finanza ebraica.

Il giovane Chestertonquando la guerra durava ormai da un paio d’anni, stanco di battersi solamente con la penna o con discorsi infiocchettatidecise di partire per il fronte come un crociatodi lottare per il proprio paese e per quella fede cattolica a cui si era convertito nel 1912Morì in Francia il 6 dicembre 1918, poche settimane dopo la cessazione delle ostilità, a causa di una brutta infiammazione renale.

Quando Gilbert scrisse che suo fratello era un combattente nato e un eroe, diceva semplicemente la verità.

Luca Fumagalli

L’inquietudine moderna e la fine del mondo - di Dale Ahlquist

Versione in inglese e anche ispanica...

http://www.catholicworldreport.com/2017/09/19/the-modern-malaise-and-the-end-of-the-world/

venerdì 22 settembre 2017

Un aforisma al giorno - La profezia di Gilbert (tutto vero, tutto visibile)













Gilbert Keith Chesterton, La ballata del cavallo bianco

giovedì 21 settembre 2017

Arrovesciare... arrovesciamo...



Questa splendida foto del mio amico Gilbert, che sorride con quella ganassa incredibile, mi ricorda un episodio narrato dal professor Masolino D'Amico ad uno degli incontri su Chesterton a La Civiltà Cattolica, qualche anno fa. Per chi non lo sapesse, il professor D'Amico è nipote di Emilio Cecchi (grande mentore italico del Nostro - per i neofiti, mettete " Emilio Cecchi" nel motore di ricerca del blog e vedrete… è grave non saperne nulla!) perché figlio di Suso Cecchi D'Amico (anche qui, nostro motore di ricerca…). 

Una sera nel 1929 (era venuto a Roma per la beatificazione di San Tommaso Moro e di un gruppo di martiri inglesi - traccia letteraria: una famosa conferenza che diede a Roma su Moro; inserire " Tommaso Moro" o " Thomas More" nel famoso motore. Su questo splendido soggiorno c'è molto, moltissimo altro da dire. Padre Spencer Howe ne ha parlato in lungo e in largo nella sua tesi di licenza. Traccia visiva: sempre in questo blog cercate le foto della Chiesa parrocchiale di Beaconsfield, dove nel 2014 andai con padre Spencer ad una splendida conference organizzata dai nostri amici inglesi: c'è la cappella pagata da Chesterton in cui troverete i Martiri Inglesi... bellissima) andò a cena a Roma a casa di Emilio Cecchi, e la moglie di quest'ultimo, Leonetta Cecchi Pieraccini, scrisse nel suo diario: "quando ride ha la risata ampia e rumorosa - gli si scorge tra i peli dei baffi la bocca sdentata e carnosa che assomiglia assolutamente alla bocca dell'elefante quando arrovescia la proboscide che fa uno sbadiglio".

Era quella volta che disse alla signora Leonetta, che si scusava per il suo inglese: "Viaggio in Italia sapendo due sole parole di italiano: vino e sigaro"…

Questo signore è padre Spencer Howe, che ama molto questa maglietta che Pump Street gli ha regalato per i suoi meriti verso l'Italia Chestertoniana (www.pumpstreet.it). L'altro signore… ecco… così!

Marco Sermarini



Un aforisma al giorno (ari-grazie, Brunelli)

Il periodo che tappezzò le chiese di nudi cherubini e di santi dall'aria di divinità solari fu lo stesso che produsse alcuni tra i più sensitivi e umili e simpatici grandi cristiani della storia; persone come San Vincenzo de' Paoli, San Francesco di Sales e Santa Teresa si muovevano in quella desolazione di candidi marmi e di rilucenti dorature tropicali con anime delicate, trasparenti e teneramente multicolori quanto le più belle vetrate del medioevo. La vera spiegazione non è che facessero un gran conto del marmo, ma piuttosto che lo consideravano cosa di secondaria importanza.
Il Cristianesimo o il Cattolicesimo (il che mi perdoni il signor Capek, è una cosa sola) è qualcosa più d'uno stato d'animo, per meglio dire è come un evento, un lieto evento come quando in una famiglia nasce un bambino. I genitori sanno che nei rapporti col bambino si troveranno in un centinaio di stati d'animo a partire da quello che rasenta l'adorazione sino a quello che confina con l'infanticidio. Ma la essenza del fatto non cambia, e tutte le altre cose, compresi gli stati d'animo, si adatteranno di volta in volta al fatto. Si potrà avere in famiglia ogni genere di discussione relativamente al migliore stile dei giocattoli per il bambino, così come si ha nella Chiesa ogni genere di discussione intorno al migliore stile per un'arte religiosa. E come abbiamo una scuola gotica abbiamo un'arte del grottesco; certa gente non considera troppo floride né troppo sciocche le bambole di cera che si comprano sotto i portici di Lowther così come altri non considerano una Madonna del Murillo alla stessa stregua di una bambola di cera. Altri ancora vorrebbero che ogni fantoccio per bambini fosse perfetto di forma e di proporzioni come un dio greco, come la minuscola figura di Mercurio alato che in uno dei romanzi di Wells cadde da un'auto in corsa e raccattato da un bambino divenne il giocattolo preferito a tutti i burattini e agli orsacchiotti. La lotta fra classicismo e stile fantasioso si trascinerà senza fine… 

La disputa può infuriare tanto intorno alle bambole della stanza dei bambini quanto intorno agli idoli del tempio. Ma quelli fra noi che desiderano giungere per davvero ad una conclusione tanto per il tempio che per la stanza dei bambini non trattano le differenze come profonde differenze di lealtà e di sottomissione poiché si tratta di differenze di mezzi e non di fini. Noi che siamo i sudditi d'uno stesso Re non giudichiamo queste scuole di stili come immaginano i critici che le trattano come scuole di pensieri diversi. Ci piace la bambola aggraziata come una driade e il fantoccio grottesco come la decorazione d'una scultura gotica, innalziamo l'una contro l'altro e insistiamo perché quella o questo divengano il simbolo più educativo, ma in ultima analisi queste cose non ci preoccupano. Non è come fare un semplice paragone tra diversi divertimenti, come volersi procurare un divertimento; in verità un figlio è nato fra noi.

Chesterton, La risurrezione di Roma

mercoledì 20 settembre 2017

Un aforisma al giorno (sempre grazie a Brunelli), bello.

I DAGO ITALIANI

La feccia di tutte le facce che siamo riusciti a togliere o a prendere a prestito dal più basso livello dell’intelligenza americana o dalla sua deficienza è la moda ora diffusa in quasi tutta l’Inghilterra di usare la parola «dago». Il significato storico di questa espressione è molto divertente. Il Dago, parlando in generale, è un membro di quelle razze oscure che hanno colonizzato il sud America e le cui origini si devono ricercare nelle penisole del Mediterraneo. Le principali caratteristiche del Dago sono i coltelli, i cenci, passioni romantiche, un comportamento ardito, aglio e chitarre. 
Muniti di queste cose gli individui in questione creano continue noie assolutamente sproporzionate alla loro importanza, o in altre parole, alla loro ricchezza e hanno formato una tremenda seccatura per tutte quelle solide comunità che hanno buoni rapporti con il regno della legge. Per esempio, molto tempo fa una banda di questi desperados ingaggiò una tremenda zuffa a coltello, dopo di che uno di loro venne lasciato per morto e gli altri vennero perseguitati dagli amici di quello con una tipica forma di vendetta meridionale. Questo sordido incidente venne gonfiato e fatto argomento di dramma e di melodramma sino a che ogni scolaretto dovette imparare che il nome del morto era Giulio Cesare e che l’uomo che lo pugnalò pronunciò una certa retorica affermazione di essergli amico. Altri incidenti egualmente meschini e sensazionali hanno disgratamente adulato la vanità del Dago; sembra che un Dago proveniente da una di quelle sudice isolette sia fuggito e fattosi soldato come tanti altri buoni a nulla abbia causato molte seccature a tutta l’Europa sino a che la carriera criminate ebbe termine con la sua cattura e la prigionia di Sant’Elena. Vi è un’altra sordida storia sulla quale non occorre soffermarsi e che si riferisce ad un marinaio fuggito di casa il quale si fece con grande vanagloria una enorme reclame ed aggiunse insulto all’insulto scoprendo effettivamente l’America. 
Si dice qualche volta scortesemente che quella scoperta avrebbe dovuto esser passata sotto silenzio, ma è giusto aggiungere che la Britannia venne scoperta da un altro Dago e che magari anche questa scoperta avrebbe dovuto venir sepolta nel silenzio. 
Sarebbe certo stato più di buon gusto se tutti i Dago avessero passato sotto silenzio tutte le cose da loro fatte nella storia, ma se lo avessero fatto non sarebbe rimasta forse molta storia.


Gilbert Keith Chesterton, La risurrezione di Roma

Qualche giorno fa è stato un decennale che ci interessa...



Sì, è appena iniziato in bellezza il decimo anno scolastico della Scuola Libera "G. K. Chesterton", la scuola più bella che ci sia!

La Scuola Chesterton, come molti sapranno, è a San Benedetto del Tronto e si ispira direttamente a Chesterton e al suo pensiero, alla sua idea di mondo e di educazione. Chesterton occupa un bel posto appena entrati a scuola...

Le foto a colori che vedete riguardano il primo giorno di scuola, il 15 Settembre scorso, una bella festa a Santa Lucia, la casa acquistata e ricostruita distributisticamente dalla Compagnia dei Tipi Loschi e dai suoi amici. E' stata celebrata la messa dal nostro amico sacerdote americano don Jacob Strand (che testimonia la grande unità che c'è con il meglio di ciò che si muove in America), abbiamo presentato ed accolto festosamente i nuovi alunni, i professori, ascoltato una breve testimonianza dei primi due ragazzi che iniziarono la prima classe nel 2008 (Pier Giorgio e Teresa), mangiato e bevuto allegramente anche alla vostra salute. 

Sì, perché so che molti di voi ci aiutano concretamente con i soldi, con la preghiera e con il tifo. Ecco, chi volesse farlo ancora, basta che va nella pagina di crowdfunding che si vede qui a fianco, oppure nel sito della scuola: www.scuolachesterton.org. Per pregare, dateci sotto. Per il tifo fate presto...

Quest'anno grandi novità, per questo abbiamo bisogno sempre del vostro aiuto: una nuova sezione per cuochi (ci sono già scuola media, liceo delle scienze umane, periti elettronici ed estetiste), grandi progetti per il futuro, come quello di spostare la scuola a Santa Lucia (ma ci serve tanta forza!), più lezioni all'aperto, nuove gite, nuovi concorsi a cui partecipare...

Ho voluto mettere anche una vecchia vignetta di Chesterton, che celebrava un altro decennale, quello del G. K.'s Weekly, mi piaceva... In fondo siamo ancora piccoli, anche se siamo diventati nostro malgrado abbastanza noti. Ecco, dobbiamo rimanere piccoli sempre! Perché così non correremo mai troppi rischi inutili, tra cui quello di non prenderci alla leggera!

Buon anno scolastico, Scuola Chesterton, fate divertire i ragazzi, rendeteli felici, aiutateli ad esserlo!

Marco Sermarini




Un aforisma al giorno

Credo che ogni persona di buon senso e non influenzata da sofisticherie nordiche veda la evidenza del fatto che in origine Roma civilizzò il Nord il quale altrimenti sarebbe rimasto incivile, e che altrimenti le isole del mare Nord sarebbero ora di molto simili a quelle dei Mari del Sud. In questo senso Giulio Cesare fu uno scopritore avventuroso e accidentale quasi quanto il Capitano Cook. Presenta invece meno evidenza, ma per me sufficiente chiarezza, il fatto che il Nord e insieme gran parte dell’Occidente sarebbero stati definitivamente perduti per la civiltà quando gli ultimi Cesari con il loro Impero s’incamminarono così decisamente verso l’Oriente. La salvezza sta nel fatto che i Papi non partirono per l’Oriente e specialmente nel fatto che i Papi giunsero sino a sfidare i Cesari orientali e ancor più perché i Papi osarono infine creare un loro Cesare. Il fatto che poi si trovassero in contrasto anche con gli Imperatori occidentali non è che un esempio della loro costante politica d’indipendenza da ogni potere terreno che sia davvero potente. 


Gilbert Keith Chesterton, La risurrezione di Roma