lunedì 21 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - Le porte del cielo sono solo socchiuse.

Ogni uomo semplice che passi sui campi 

nell’ombra che segue il tramonto

può ascoltare tra una stella e l’altra, 

dall’uscio socchiuso dell’oscurità scesa,

il concilio, più antico di tutto ciò che esiste, 

e i discorsi di colui che è Uno e Trino.

Le porte del cielo sono solo socchiuse, 

noi non sorvegliamo il nostro oro, 

l’uomo può indagare l’origine del mondo 

o leggere il nome del peccato senza nome; 

ma se egli fallirà o vincerà

a nessun uomo saggio può essere detto.

Gilbert Keith Chesterton, La ballata del cavallo bianco.




domenica 20 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - Il Cavallo Bianco - Così si usa la tradizione...

Immagino (...) che il Wessex di Alfred avesse un sangue davvero eterogeneo; in ogni caso, il valore fondamentale della leggenda è di fondere i secoli preservando il senso, quasi per osservare tutte le epoche in uno scorcio d’effetto. A questo serve la tradizione: a condensare la storia.

Gilbert Keith Chesterton, La Ballata del cavallo bianco, Prefazione.



sabato 19 ottobre 2024

Riproposizioni - Un aforisma al giorno - 25 ottobre 2008 - La prima volta che citammo l'apocrifo chestertoniano più discusso d'Italia...

Il blog è sostanzialmente una specie di organo di Barberia o a rullo, con la differenza rispetto a questo spettacolare strumento che purtroppo non si ripete, ma va sempre avanti. Allora ultimamente mi sono messo alla ricerca, come avrete visto, di perle finite per sbaglio nello scarico del lavandino, per citare Chesterton.

Il 25 ottobre 2008 proponemmo un aforisma molto noto, il famosissimo

La vita è la più bella delle avventure ma solo l'avventuriero lo scopre,


che riportammo, come si può vedere dal collegamento qui sotto, senza la fonte. All'epoca avevamo iniziato a citare le opere da cui gli aforismi sono tratti, ma in quel caso non potemmo farlo:

https://uomovivo.blogspot.com/2008/10/un-aforisma-al-giorno-78.html

Iniziò la lunga saga delle nostre ricerche della fonte di questa frase così poetica e oserei dire quasi pittorica, tanto sono vivi la sua luce e i suoi colori (non vi immaginate l'avventuriero con piglio romantico, il capello scarmigliato e quant'altro...? Io sì). Le ricerche non ebbero mai l'esito sperato, cioè libro, traduzione e relativa pagina. Però alla fine scoprimmo l'arcano. Qui sotto trovate altri collegamenti relativi a questa vicenda annosa, che di tanto in tanto ripropongo. Non so perché, però mi ha sempre colpito questa storia paradossale di un giornalista che ha scritto torrenti impetuosi anzi mari di parole che ancora non abbiamo finito di contare e scoprire (qualche settimana fa è scappato fuori l'ennesimo inedito...) ma a cui si debbono attribuire anche frasi che non ha detto (in questo caso, lo ribadisco, si trattò di una sintesi geniale di un capitolo di Eretici ad opera don Giovanni Barra -- c'è dell'altro).

Qui sotto trovate le tracce di quella che è diventata una vera e propria "quest" di sapore quasi medievale, anche se si trattava non del Santo Graal, e nemmeno era la "quest" al contrario de Il Signore degli Anelli, però ha generato carta ed attenzione:

Ma Chesterton l'ha detta o non la detta? Non l'ha detta.


Ecco il testo dell'articolo che ingenerò la questione della "più romantica delle avventure". Un accenno all'autore, don Giovanni Barra.


Meritammo anche l'attenzione di un serio e bravo giornalista come Stefano Lorenzetto, che la richiamò in un suo libro:

Detto questo, godetevela ancora, e ripassate anche il testo che la ingenerò, Eretici, delle cui frasi è pieno questo blog (c'è l'apposita etichetta "Eretici", o se preferite quella in lingua originale "Heretics") e il saggio di don Giovanni Barra, che merita anch'esso.

Chesterton è lui stesso la "permanent anticipation of surprise", l'avrà ereditata dal babbo Ed che lo aveva educato ad aspettarsi ogni sorta di meraviglia in ogni secondo. Non finirà mai di stupirci e di questo sarò eternamente grato a Dio e a lui.

Marco Sermarini





venerdì 18 ottobre 2024

Chesterton in altre parole - Brocard Sewell - Vita al Weekly.


Quando doveva passare una notte o qualche giorno in città, di solito alloggiava ad Artillery Mansions, in Victoria Street, dove a volte dovevo portargli delle bozze che richiedevano un'attenzione immediata o ritirare un articolo per il Weekly. Più spesso lo vedevo in Little Essex Street, nell'ufficio del Weekly, dove appariva di tanto in tanto, ansimando pesantemente su per le scale ripide e strette, e sprofondando con gratitudine nella poltrona girevole della redazione normalmente occupata da Edward Macdonald. Durante le conferenze editoriali tirava un leggero sigaro e mi sembra di ricordare che gli venisse fornito un unico bicchiere di sherry, che sorseggiava lentamente.


Scarabocchiava sul blocco di carta che gli veniva fornito, ma questo non interferiva con la sua attenzione per il lavoro da svolgere. Dopo la sua partenza, il fratello di Edward, Gregory Macdonald, si è sempre appropriato di questi scarabocchi, che ora costituiscono una preziosa collezione.

Brocard Sewell, Devereux Nights, in John Sullivan, G. K. Chesterton. A Centenary Appraisal, nostra traduzione.

Nella foto in alto: Artillery Mansions, dove Chesterton occasionalmente si fermava.

Nella foto sotto: il Cheshire Cheese, uno dei locali frequentati da Chesterton, che si trova in Little Essex Street, stove era la sede del G. K.’s Weekly.



giovedì 17 ottobre 2024

Riproposizioni (6 ottobre 2008) - Un aforisma al giorno - La verità oscilla ma resta in piedi.

È facile essere pazzi; è facile essere eretici; è sempre facile lasciare che un’epoca si metta alla testa di qualche cosa, difficile è conservare la propria testa; è sempre facile essere modernisti, come è facile essere snob. Cadere in uno dei tanti trabocchetti dell’errore e dell’eccesso, che, da una moda all’altra, da una setta all’altra, sono stati aperti lungo il cammino storico del Cristianesimo – questo sarebbe stato semplice. E’ sempre semplice cadere; c’è una infinità di angoli a cui si cade, ce n’è uno soltanto a cui ci si appoggia. Perdersi in un qualunque capriccio, dallo Gnosticismo alla Christian Science, sarebbe stato ovvio e banale. Ma averli evitati tutti è l’avventura che conturba; e nella mia visione il carro celeste vola sfolgorante attraverso i secoli, mentre le stolide eresie si contorcono prostrate, e l’angusta verità oscilla ma resta in piedi.


Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.


Il post originale è in questo collegamento:

https://uomovivo.blogspot.com/2008/10/un-aforisma-al-giorno-75.html



mercoledì 16 ottobre 2024

Chesterton è attuale - Riproposizioni - 11 ottobre 2007 - da Tempi del 30 agosto 2007. "Berlicche" usa Chesterton...

L'11 ottobre 2007, cioè ben diciassette anni fa, segnalavamo questo passaggio dal settimanale Tempi. Era tratta dalla rubrica "Berlicche", tenuta da un solerte emulo del Berlicche di C. S. Lewis:


«Sfuggito inspiegabilmente ai nostri chesterton-hounds, cani dai sottilissimi sensi che colgono odore, sapore, riflessi, ciccia e rumore di chestertonismo, vi segnaliamo questo bell'articolo uscito su Tempi dello scorso 30 agosto 2007.


Berlicche parla dei "dubbi" di Madre Teresa e usa anzi bestemmia Chesterton, ma guardate come...


Mio caro Malacoda, ho apprezzato l'entusiasmo con cui ti sei buttato sulle lettere di Madre Teresa di Calcutta in cui confessava la sua "notte oscura", consigliando giornalisti a destra e a manca per un adeguato sfruttamento delle medesime ai fini della nostra causa. Ma ti devo correggere. Primo perché l'entusiasmo non è sentimento che un diavolo possa permettersi (è cosa che ha a che fare con il calore per Dio, mentre noi dobbiamo mantenerci freddi), secondo perché l'argomento della "notte oscura" è per noi controproducente. Perché tu lo capisca ti invito a leggere questa pagina di quel maledetto convertito inglese che ci ha procurato tanti problemi, Chesterton.


Il seguito lo trovate cliccando il titolo dell'articolo.


Bello. Grazie a... "Berlicche". Chesterton è sempre più attuale.


Torniamo a pubblicare Chesterton, editori svegli e intelligenti!»


Qui sotto il post originale:

https://uomovivo.blogspot.com/2007/10/chesterton-attuale-12.html



lunedì 14 ottobre 2024

L’arcivescovo di Zagabria cita tre volte Chesterton.


 L'arcivescovo di Zagabria ha citato tre volte Chesterton nell'omelia di venerdì. In occasione dell'accoglienza delle reliquie delle ferite di San Francesco nella basillica di Sant'Antonio da Padova a Zagabria il prelato ha celebrato la Santa Messa e ha pensato bene durante l’omelia di ridestare l’attenzione sul Poverello d’Assisi grazie alle parole di Chesterton (in verità alcune delle righe più belle: la prima citazione è una delle migliori intuizioni sul San Francesco d'Assisi, quando Chesterton illustra il passaggio da uomo buono a santo, la seconda riguarda la coscienza dell’immensità del debito verso Dio da parte di San Francesco e il paradosso della gratitudine che ne deriva, la terza è la singolarità della “buona notizia” del peccato originale).

Dražen Kutleša (1968) è l’arcivescovo in questione, in carica dal 2023.

https://www.zg-nadbiskupija.hr/homilija-nadbiskupa-kutlese-prigodom-dolaska-relikvije-krvi-svetog-franje-asiskoga-o-800-obljetnici-primanja-stigmi/25163#_ednref5

domenica 13 ottobre 2024

Un aforisma al giorno ma tratto da Aretusa...

Aretusa fu una rivista letteraria e culturale uscita tra il 1944 e il 1946. Ebbe una vita breve inversamente proporzionale al respiro degli scopi che si prefisse, scopi di educazione del popolo dell'Italia liberata, di difesa della libertà e della democrazia, di interesse civile. Vi trovarono spazio gli scritti, oltre a quelli del Nostro Eroe, di Giorgio Bassani, Benedetto Croce, William WeaverCorrado AlvaroWalter BinniUgo FoscoloLeone GinzburgNatalia GinzburgVitaliano BrancatiAndré BretonItalo Calvino, Delio CantimoriAldo Capitini, Giorgio Caproni, Giosuè CarducciPericle FazziniFederico García Lorca, GoetheGerard Manley HopkinsJames JoyceCarlo LeviEugenio MontaleAlberto MoraviaGeno PampaloniCesare PaveseGiaime PintorMarco PoloRilkeCarlo Salinari, Jean-Paul SartreIgnazio SilonePaul ValéryElio Vittorini, per citare solo alcuni.

La sua vita fu comunque breve.

Detto questo, veniamo al dunque. Pangea, la "rivista avventuriera di cultura & idee", il 17 agosto 2022 ha riesumato questo brano di Chesterton, inserito nella rubrica "Note e documenti" del numero 2 di Aretusa.

Lo scritto è un estratto dal libro su Charles Dickens del 1906, ed è un mosaico di alcuni stralci del capitolo intitolato "The Dickens Period".

Ve lo propongo come ulteriore conferma della considerazione tutt'altro che trascurabile di cui godeva Chesterton in quei tempi nella nostra patria.

Marco Sermarini




UNA DELLE CONSEGUENZE - Dirette e certe dell'idea che tutti gli uomini sono uguali è il produrre immediatamente uomini grandi. Uomini superiori, direi, senonché l'eroe considera se stesso grande, non superiore. Cosa che ci è stata nascosta, negli ultimi tempi, da una sciocca venerazione di uomini sinistri ed eccezionali, uomini privi di cameratismo o di ogni virtù comunicativa. Questo tipo di Cesare esiste: un grande uomo che fa che tutti gli uomini si sentano piccoli. Ma il vero grande uomo è quello che fa sì che ogni uomo si senta grande.

Carlyle uccise gli eroi; dopo di lui non se n'è più avuti. Uccise l'eroico (che egli sinceramente amava) costringendo ogni uomo a farsi questa domanda: «Sono forte o debole?» La risposta di ogni onest'uomo (sì, anche di Cesare o Bismarck) sarebbe certamente: «debole». Egli chiedeva candidati per un aristocrazia definita, di uomini che potessero tenersi coscientemente sopra i proprii compagni. Ne fece, per così dire, la richiesta pubblicitaria; promise loro gloria, onnipotenza. Essi non sono ancora apparsi né appariranno...

Ma noi, del periodo postcarlyliano, siamo divenuti difficili in fatto di grandi uomini. Ogni uomo esamina se stesso, ogni uomo esamina il suo vicino per vedere se essi o lui si adeguino esattamente alla linea che si è tracciata della grandezza. La risposta è naturalmente: « no ». E più d' un uomo che avrebbe potuto essere un profeta maggiore è contento di chiamarsi un ‹poeta minore›. Siamo difficili da soddisfare e di scarsa fede. Possiamo a stento credere che esista quel che è un grande uomo. Essi (nel diciottesimo secolo) potevano a stento credere che vi fosse quel che si chiama un piccolo uomo. Ma noi non facciamo se non pregare che i nostri occhi possano contemplare la grandezza, invece di pregare che i nostri cuori ne siano riempiti. Cosí, per esempio, il Partito Liberale (al quale io appartengo) nel suo periodo di esilio andava dicendo ‹ Oh, se avessimo un Gladstone » e simili. Era un andar sempre chiedendo di essere rinforzati dall'alto, invece di rinforzarci noi stessi dal basso con la nostra speranza, e con la nostra collera e con la nostra gioventù. Ognuno attendeva un capo. Ogni uomo dovrebbe aspettare un'opportunità di guidare.

Se un dio discenderà sulla terra, esso discenderà innanzi agli occhi dei valorosi. Le nostre proteste e le nostre litanie non valgono nulla; le nostre lune nuove ed i nostri sabbati sono delle abominazioni. Il grande uomo verrà quando tutti ci sentiremo grandi, non quando tutti noi ci sentiamo piccoli. Egli apparirà in un qualche splendido momento in cui tutti sentiremo che potremmo• fare a meno di lui. G. K. CHESTERTON

sabato 12 ottobre 2024

Chesterton in altre parole - Enrico Caprile su Treccani.


Lottò contro l’egoismo e il convenzionalismo findesiècle, e contro la nuova generazione impregnata di quelle idee, perché fosse iniziata un’epoca di sincerità e di virilità, nei limiti d’una morale e d’una tradizione bene intesa. Iniziato il suo pensiero politico come liberale, si staccò dal liberalismo e fondò quel distribuzionalismo, al quale è legato anche il suo grande amico e compagno Hilaire Belloc.

Enrico Caprile, voce Chesterton, Gilbert Keith, Enciclopedia Treccani, 1931.


venerdì 11 ottobre 2024

Come si scrive un giallo e Il bello del brutto, editi da Sellerio. Le pagine dell'editore.





Sellerio è una casa editrice siciliana che ha all'attivo due libri di Chesterton da molto tempo, uno è Come si scrive un giallo e l'altro è Il bello del brutto.

Il primo, come molti sapranno, è una raccolta di saggi scelti sull'argomento del giallo, di cui uno è assurto al ruolo di title track, per dirla alla maniera dei critici di musica pop e rock. Ecco cosa ne dice la pagina dell'editore:

"Chesterton apre questa raccolta di scritti, a metà tra il saggio critico e la divagazione sul poliziesco, con una doppia ironia: che nel giallo «la tecnica è tutto» e che lui stesso «ha scritto alcuni dei peggiori gialli del mondo». Se fosse vero non esisterebbe Padre Brown, le cui avventure sono tutt'altro che l'applicazione di una mera tecnica, e ancor meno tra i peggiori gialli del mondo. Si tratta infatti di due paradossi presi a pretesto per entrare, nel modo leggero e denso di umorismo che gli era proprio, in una polemica contro i detrattori del genere, coloro che consideravano inesistente «il giallo di qualità come un diavolo buono», ed erano probabilmente allora la maggior parte della opinione pubblica colta. Un'impresa alla quale Chesterton si accinge spiegando come si scrive un giallo, come si lavora nella officina del mistero e della sorpresa, e intrattenendosi su alcuni dei migliori artefatti. Ma in realtà parlando di come un giallo si debba leggere, come scoprirne la qualità, come cedere al suo incanto razionale senza cadere nel vizio della serialità. «Il giallo è un gioco che il lettore gioca con l'autore» e «differisce da ogni altro racconto in questo: che il lettore è contento solo se si sente scemo». Ragion per cui si può essere buoni lettori di gialli solo se non si è scemi".

Il resto è qui:

https://sellerio.it/it/catalogo/come-si-scrive-un-giallo/keith-chesterton/666

L'altro libro è invece Il bello del brutto, che è diventato per la casa editrice un titolo di lungo corso, visto che è in stampa dal 1985, il che mi sembra un bel record ed una dimostrazione di fiducia verso l'opera di un autore che in quell'epoca era ancora in quella fase di oblio di cui spesso si è parlato da questo rullo compressore chiamato blog. Esso è The Defendant, oggi tradotto anche come L'imputato, anzi riscoperto e tradotto con questo titolo anche dall'editore Lindau. Entrambi i titoli hanno forte attinenza con il libro: il primo perché, seppur allontanandosi dalla traduzione letterale, ne rende il senso o una parte di esso; il secondo perché è l'espressione italiana più vicina al termine usato dall'autore.

Qui sotto la pagina dedicata al libro da Sellerio:

https://sellerio.it/it/catalogo/Bello-Brutto/Keith-Chesterton/1680

giovedì 10 ottobre 2024

È tornato il Diario Chesterton con i suoi aforismi!

È tornato il Diario Chesterton che riporta tantissimi suoi aforismi! Può essere usato come agenda o diario perpetuo perché non ha i giorni della settimana prefissati.

L'essenziale è che ha i suoi aforismi e il Nostro Eroe in copertina!

Per acquisti www.pumpstreet.it e info@pumpstreet.it

Un aforisma al giorno - Ridipingere sempre la vecchia insegna bianca.

…Tutto il conservatorismo si basa sull’idea che se lasciate le cose tranquille, le lasciate come stanno. Tuttavia non è così. Se lasciate una cosa tranquilla, la lasciate esposta a un torrente di cambiamenti. Se evitate di toccare un’insegna bianca, in poco tempo diventerà nera. Se volete a tutti costi che rimanga bianca, dovete sempre stare lì a dipingerla. E, vale a dire, dovete sempre avere una rivoluzione. In breve, se volete la vecchia insegna bianca, dovete avere una nuova insegna bianca.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.




mercoledì 9 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - Visto che giorni fa si è parlato di Pimlico...

Il punto non è di sapere se il mondo è troppo triste per essere amato o troppo lieto per non amarlo; il punto è che quando si ama qualcosa, la sua gioia è una ragione per amarla e la sua tristezza è una ragione per amarla di più (...). Allo stesso modo, l’ottimismo e il pessimismo sono argomenti di pari valore per il patriota cosmico. Supponiamo di essere di fronte a una cosa senza speranza, come ad esempio Pimlico. Se si pensa a quel che convenga meglio nel caso di Pimlico, vedremo che il filo dei nostri pensieri ci condurrà al trono del mistico o dell’arbitrario. Non basta che un uomo deplori Pimlico; in questo caso si taglierà semplicemente la gola o si trasferirà a Chelsea. Né è abbastanza che un uomo accetti Pimlico; poiché allora resterà a Pimlico, il che sarebbe terribile. L’unica via d’uscita sembra essere quella di amare Pimlico: di innamorarsi con un legame trascendentale e senza ragioni terrene. Se sorgesse fuori uno che amasse Pimlico, allora Pimlico innalzerebbe torri d’avorio e pinnacoli d’oro; si ammanterebbe come una donna quando è amata. (...). Se gli uomini amassero Pimlico come le madri amano i loro figli, arbitrariamente, perché sono i loro figli, Pimlico in un anno o due diventerebbe una città più bella di Firenze. Alcuni lettori diranno che questa è pura fantasia. Io rispondo che è la storia reale dell’umanità. Così, di fatto, avvenne quando le città divennero grandi. Rintracciate le origini più scure della civiltà e le troverete legate a qualche pietra sacra o intorno a qualche pozzo sacro. La gente comincia prima ad onorare un luogo; poi acquista gloria per esso. Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini l’avevano amata.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.

Pimlico oggi.



martedì 8 ottobre 2024

Riproposizioni - Bellissimo essere frecce lucenti.

Per i cattolici è dogma fondamentale di fede che ogni essere umano senza eccezione alcuna viene particolarmente fatto, formato e aguzzato come freccia lucente allo scopo di colpire nel centro della Beatitudine.


Gilbert  Keith Chesterton, La Chiesa Viva .



lunedì 7 ottobre 2024

Oggi è il giorno di Lepanto e Pump Street ci dà uno dei suoi buoni consigli e Chesterton ci aspetta.




Cari amici,

oggi 7 ottobre ricordiamo la vittoria della flotta cristiana nelle acque di Lepanto.

Chi, se non Chesterton, descrive al meglio quel 7 ottobre 1571?

"Lepanto" è il canto di quest'impresa che segnerà per sempre il futuro della storia europea.

Vi consigliamo di passare a Pump Street per l'acquisto di questo libro. Traduzione in rima di Giulio Mainardi, prefazione di Marco Sermarini.

Il prezzo per l'acquisto è di 13€.

Vi aspettiamo numerosi!

www.pumpstreet.it

Un aforisma al giorno - Una religione a misura nostra...?

Non vogliamo una religione che sia giusta dove noi siamo giusti. Vogliamo una religione che abbia ragione dove noi abbiamo torto.  Nelle mode attuali non si tratta di una religione che ci permetta la libertà, ma (nel migliore dei casi) di una libertà che ci permetta una religione. Queste persone si limitano a cogliere lo stato d'animo moderno, con molto di amabile e molto di anarchico e molto di semplicemente noioso e ovvio, e poi richiedono che qualsiasi credo sia ridotto per adattarsi a quello stato d'animo. Ma lo stato d'animo esisterebbe anche senza il credo. Dicono di volere che una religione sia un fatto sociale, quando sarebbero sociali anche senza alcuna religione. Dicono di volere una religione che sia pratica, quando sarebbero pratici senza alcuna religione. Dicono di volere una religione accettabile per la scienza, quando accetterebbero la scienza anche se non accettassero la religione. Dicono di volere una religione così perché sono già così. Dicono di volerla, quando intendono dire che potrebbero farne a meno.

Gilbert Keith Chesterton, The Catholic Church and Conversion.



domenica 6 ottobre 2024

Oggi a San Benedetto del Tronto si apre l’anno dell’Opera Chesterton e padre Cassian Folsom parla di…Pimlico!

Un aforisma al giorno che è una plurima Riproposizione - Il sentimentalismo capitalista...

Non esiste un capitalismo ideale, e non esiste nemmeno un ideale capitalista. Come ho già notato (anche se non abbastanza spesso), ogni qual volta il capitalista diventa un idealista, e soprattutto quando diventa sentimentale, immancabilmente parla come un socialista.


Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza.




sabato 5 ottobre 2024

G.K. Chesterton turns 150: Celebrating his life and legacy | Joseph Pearce su Aleteia.

Chesterton passionately argued the case for Catholicism even before his formal conversion. Here's a look at the man whose work continues to provoke and inspire.

To mark the 150th birthday of G.K. Chesterton, Aleteia is devoting much of today's coverage to the man who looms so large (both figuratively and physically!) in the cultural life of Catholicism in the English-speaking world and beyond. Our celebration kicks off with a tribute from Joseph Pearce, who wrote a delightful biography of the "prince of paradox."



One hundred and fifty years ago, on May 29, 1874, the great Catholic writer G.K. Chesterton was born. As a celebration of his life and legacy, let’s look at the story of his conversion to Catholicism and his influence on the Catholic Revival in the 20th century.

From the time of his publication of Orthodoxy in 1908, Chesterton was a tireless defender of the Catholic Church. In his novel The Man Who was Thursday, also published in 1908, the hero declares that “we are all Catholics now.” The hero of another of his novels, The Ball and the Cross, is a devout Catholic who argues the case for Catholicism unceasingly. It was not surprising, therefore, that most of his readers presumed that Chesterton was a Catholic. How could he not be, considering the Catholic perspective that pervaded all his work? And yet, surprisingly, Chesterton would not actually be received into the Church until 1922, 14 years after his declaration and defense of Catholic “orthodoxy.”


Il resto qui di seguito:

https://aleteia.org/2024/05/28/g-k-chesterton-turns-150-celebrating-his-life-and-legacy






venerdì 4 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - San Francesco era lui il vento.

San Francesco era un ometto magro e vivace. (…) All'apparenza doveva essere come una sottile foglia autunnale dallo scheletro marrone che danza eternamente davanti al vento; ma in realtà era lui il vento.

Gilbert Keith Chesterton, San Tommaso d'Aquino.





Margarito di Magnano 
detto Margaritone d'Arezzo,
San Francesco d'Assisi,
Museo Civico di Montepulciano.

Le vie d'Europa incrociano Chesterton. Un incontro col nostro presidente.


Lo scorso 24 settembre 2024 il nostro presidente Marco Sermarini ha tenuto un incontro per Diesse -  Didattica e Innovazione Scolastica di Firenze sul tema "Gilbert Keith Chesterton: who is this Guy?" nell'ambito dell'iniziativa "Le vie d'Europa".

Diesse è un'associazione di insegnanti che si è interessata molte volte al nostro Chesterton e che fa formazione. Su Chesterton ci saranno altri incontri nei prossimi mesi, uno sarà con la nostra Annalisa Teggi il 4 novembre 2024 (ore 15.00 - 17.00) online e in presenza dal titolo "Il cielo in una stanza".

A seguire il 18 novembre 2024 (ore 15.00 - 17.30) online e in presenza ci sarà Gianluca Zappa, scrittore e saggista sul tema "Il sole perché è fatato".

Ci saranno altri incontri e un convegno finale a marzo.

Maggiori informazioni li troverete qui sotto:

https://www.diessefirenze.org/convegni/le-vie-deuropa-2025/percorso-e-incontri-del-corso-di-formazione/?fbclid=IwY2xjawFrht9leHRuA2FlbQIxMAABHWw4hqsC8EtKNqz_CUL1mLBdLxbyBzIcFh4ENifCfblyMte1cbxY2QcKKA_aem_3y0vyXlFiLBhndO5Fw2Beg

Di seguito il video dell'incontro con Marco Sermarini tenutosi online:

giovedì 3 ottobre 2024

Dimmi, hai fede senza una speranza? Il cavallo bianco è disponibile a Pump Street!

www.pumpstreet.it

Per informazioni e ordini: info@pumpstreet.it

La vita squilibrata di san Francesco e Giussani | Annalisa Teggi su Tempi.


Annalisa Teggi e Davide Rondoni
alla presentazione del libro.



(...)

Uno dei primi episodi che G. K. Chesterton commenta nella sua biografia su san Francesco è un fatto antecedente alla conversione. Un mendicante si era presentato a chiedere l’elemosina nel negozio paterno dove Francesco lavorava. Da lui era stato cacciato in malo modo, poi ci fu un ripensamento. Nell’istantanea successiva c’è da immaginare il benestante Francesco che esce di fretta dal negozio e si precipita a rincorrere il mendicante in mezzo al mercato, lo raggiunge e gli dona molto di più di quello che aveva chiesto. Chesterton vede in questa scena la carta d’identità di san Francesco: «Ma in questa storia del giovane vistosamente abbigliato che si precipita alla ricerca di un accattone vestito di stracci si rivelano degli aspetti della sua personalità che devono essere compresi tutti, dal primo all’ultimo. C’è, ad esempio, la tendenza alla rapidità. In un certo senso, ha continuato a correre per tutta la vita, come era corso appresso al mendicante».

Prima del manifestarsi di una chiarezza di vocazione c’è nel dna di Francesco una tendenza, una propensione che segnala un’urgenza da cui deriva uno sbilanciamento in avanti. […]

Il resto qui di seguito:

https://www.tempi.it/la-vita-squilibrata-di-san-francesco-e-giussani/?fbclid=IwY2xjawFqV7ZleHRuA2FlbQIxMAABHZPcYm-MHRc0IwfAkD1VcuDqV76i8cyojh5XllK2hoJm-NbG2aodn7e-sw_aem_LpT1VVDv5OjAwCkZvjOwjg



mercoledì 2 ottobre 2024

Il paradosso definitivo o quello che ho scoperto a Beaconsfield | di Giovanni D’Andrea.


Tornar potremo a casa con passo infin giocondo

(Frodo Baggins, Il signore degli anelli)

 


Beaconsfield è una piccola cittadina sita più o meno a metà della strada tra Londra e Oxford, nel BuckinghamshireTanto verde tutt'intorno, una stazione ferroviaria, strade del tutto simili tra loroedifici in mattone abbastanza anonimi e qualche negozio non ne fanno di certo una meta allettante per il turista medio, ma forse nemmeno per il viaggiatore più esigente. Eppure è proprio lì che il mio silenziosissimo treno partito dalla stazione di London Marylebone è diretto.


Già, perché oltre ad avere fatto parte della circoscrizione elettorale del primo ministro Benjamin Disraeli, essere stato il primo villaggio modello inglese ed essere gemellato con Abbiategrasso (tutte cose che ho scoperto in seguito, con Wikipedia)a Beaconsfield ha abitato, dal 1909 al 1936, G.K. Chesterton, insieme a sua moglie Frances Blogg e alla sua segretaria Dorothy CollinsÈ per ripercorrere le sue tracce che mi sono messo in viaggio.


Ho resistito alla tentazione di anticiparmi troppe informazioni spulciando su internet e dunque so soltanto che nel paese ci sono la casa, la parrocchia e la tomba della scrittore. Parto dalla casa: 'Top Meadow', giungendo dalla stazione, è situata al termine di Grove Road, una via residenziale e alberata, più tranquilla della più stereotipica via tranquilla. La giornata è insolitamente bella per i climi inglesi e il sole fa risaltare il bianco deciso della piccola villetta, ora una casa privata. Completano il quadro un giardino perfettamente tenuto e una targa blu sopra la porta di ingresso che ricorda il vecchio proprietario. Nessuna traccia degli inquiliniScatto qualche foto, sperando di non passare per weirdo e proseguo.


La chiesa cattolica di Santa Teresa si trova in Warwick Road, lontano dal centro, e infatti ci metto un po' a trovarla. Quando Chesterton si traferirono nel paese di chiese cattoliche non ce n'erano, tanto che lo stesso scrittore venne battezzato, nel 1922, in un albergo vicino alla stazione (oggi un supermercato). In seguito è stato tra i principali benefattori che hanno contribuito alla costruzione dell'edifico e alla nascita della parrocchiaIl parroco non c'è ma almeno c'è una signora responsabile della parrocchia, molto gentile che mi fa fare un rapido tour, fin quando, richiamata dai suoi impegni, mi lascia sotto una statua della Madonna col bambino alla sinistra dell'altare, un dono di Chesterton per la chiesa.


È a questo punto che avviene il mio incontro con V., una donna di circa quarant'anniche viene dal Cile e che parla un inglese perfetto. Anche lei è a Beaconsfield (nel suo caso, non è la prima voltaper il mio stesso motivo e si offre di mostrarmi gli altri punti interessanti dell'edificio, tra i quali una finestra vetrata raffigurante San Francesco che riceve le stimmate (e ai cui piedi è incisa una richiesta di intercessione in latino per i coniugi Chesterton) e una cappella laterale dedicata ai martiri inglesi, aggiunta per esplicito desiderio del benefattore.


Anche V. vuole far visita alla tomba e decidiamo dunque di andarci insieme. Il cimitero cattolico di Beaconsfield dista una ventina di minuti a piedi dalla chiesa e nel tragitto abbiamo modo di conoscerci un po' meglioV. mi inonda da subito di parole e scopro che è una donna dalle mille passioni, che viaggia in continuazione in ogni parte del mondo e conosce tantissime coseè energica, vulcanica, inquietaConfessa, non senza un accenno di commozione, che l'incontro con Chesterton attraverso la lettura dei suoi scritti (non tutti perché sarebbe pressoché impossibile ma quasi, penso io, a giudicare dalla conoscenza appassionata che dimostra) le ha cambiato la vita a tal punto che una tappa a Beaconsfield è come un dolce atipico ritorno a casa, a circa diecimila chilometri dalla sua dimora a Limaun'oasi di pace dal tran-tran quotidiano.


Arriviamo al cimiteroLa tomba è strettagrigia, decisamente umile. Nella lapide (una copia, l'originale è sul retro della chiesa di Santa Teresa) sono scolpiti un Gesù crocifisso, le cui braccia spalancate sono un abbraccio, e una Madonna addolorata ai piedi della croce. Due mazzi di fiori ormai appassiti come ornamento (V. si dispera di non essersi ricordata di portarne di nuovi). Il tempo di una veloce preghiera ed è ora di andare.


A questo punto le nostre strade si dividono e io ho giusto il tempo di mangiare al volo un pane con l'uvetta prima di fiondarmi in stazione. Seduto in treno mi metto a rimuginare intorno a tre faccende. Innanzitutto sul fatto che il mio inglese ha decisamente sfigurato davanti a quello di V. Poi che il pane con l'uvetta è abbastanza sottovalutato, come più in generale il cibo inglese. E poi che io, a differenza di V., a Beaconsfield non mi sono sentito a casa. Per me la visita è stata più che altro un'avventura elettrizzante, con tutti gli ingredienti annessi: il dolceamaro straniamento della quotidianità sospesail viaggio in un territorio sconosciutol'incontro con persone interessanti e decisamente diverse da meCi può stare, penso tra me e me, non c'è da scandalizzarsi più di tanto di un così diverso giudizio su una medesima esperienza; d'altronde per me è la prima volta, è tutto nuovo. 


Eppure mi convinco che la questione necessita di un supplemento di indagine e finisco allora col pensare a Chesterton che di case e avventure se ne intendeva abbastanza. Cosa aveva spinto quell'uomo instancabile, che stava anche iniziando a diventare parecchio famoso, a lasciare Londra per venire ad abitare in un paesello semisconosciuto, tra l'altro, se si sta a quanto egli stesso dice nella sua Autobiografia, scelto abbastanza per caso e in modo rocambolescoForse l'esigenza di maggiore spazio, di verde, come diremmo oggi, di un luogo riparato dal trambusto della Citylontano dalle questioni, dalle polemiche e dagli affanni del mondo; forse cercava una casa, un luogo dove tornare. Ma che ne era dell'avventura? Londra oltre ad essere il luogo dove era nato offriva anche tutto quello che un uomo come Chesterton poteva amare: temibili nemici intellettuali imbevuti delle idee più moderne e distruttive e fedeli sodali con i quali affrontarli. Era il set perfetto di un romanzo di avventure.


Quell'uomo non ha fatto che questouscire di casa, incontrare persone diverse da lui, discuterci appassionatamente, per amore della verità. Come poteva rinunciare? Infatti non ci ha rinunciato. Chesterton era un uomo dagli appetiti grandiosi, non si accontentava facilmente, a tavola come nella vita: Beaconsfield non poteva semplicemente limitarsi a rappresentare una cosa, doveva rappresentarle entrambe e al loro massimo grado. Doveva essere accogliente e senza pretese come lo è una casa dopo una lunga giornata di lavoro e doveva essere attraente e inquietante come il bosco delle fiabe. Top Meadow doveva essere accessibilecome una porta senza serratura inespugnabile come la più inerpicata delle fortezze. La taverna del paese doveva essere il luogo semplice e virile dove farsi una tranquilla bevuta in compagnia degli amici ma anche il portale magico verso un universo popolato dalle creature più improbabili con le quali fare le ore piccole a dibattere di qualsiasi argomento. Il vicino di casa doveva essere un nichilista ancora più leale e tenace di George Bernard Shaw, l'opinione della cameriera sull'economia inglese doveva essere di gran lunga più intelligente di quella di qualsiasi lord di Londra. Beaconsfield doveva essere talvolta casa, talvolta avventura, casa e avventura insieme, illogicamente splendenti l'una accanto all'altra. Doveva essere il centro del mondo nascosto dal mondo e Londra doveva diventare, come disse una volta con il suo sorriso buono, un sobborgo di Beaconsfield. È questa radicata certezzche gli permetteva di amare il suo paese, forse anche quando ne scorgeva i limiti provinciali, anche quando non era come voleva lui, anzi forse proprio per questo. Perché era una casa, ma di certo non era noioso; era una casa, ma non sempre era sicuro; era una casa, ma non smetteva di stupire.


È questa radicata certezza che permetteva a Chesterton di andarsene in visita tra Europa e America con la strana intuizione di lasciarsi il meglio alle spalle. È questa radicata certezza che lanciava Innocent Smith in giro per il mondo solo perché si ricordasse che il posto più bello e più strano aspettava pazientemente il suo ritorno.

 

È questa radicata certezza, infine, che muoveva anche i marinai e gli avventurieri di ogni tempo, come il navigatore nella splendida metafora di Ortodossia: per usare le parole di Chesterton, "che cosa potrebbe essere più piacevole del provare, nel giro di pochi minuti, tutte le inebrianti inquietudini di un viaggio in luoghi lontani e contemporaneamente il senso di tranquillità del ritorno a casa?"Già perché se tutto ciò valeva per la mura domestiche, doveva valere per il mondo, che d'altronde sempre di una casa si tratta, seppur un po' più grande. Il navigatore si è avventurato per mare e dopo mille e grandiosi pericoli ha scoperto che il paese sconosciuto che inseguiva era l'Inghilterra. È ciò che, senza averlo mai saputo, ha sempre desiderato.


Poco male, allora, che io a Beaconsfield non abbia avuto la sensazione di essere a casa. Ho solo rinviato l'incontro con il più incredibile dei paradossiIl più grande e buono dei paradossiPerché in ogni nostra azione e conquista, in ogni tentativo o errore vi è una promessa. Stiamo tornando a casa.