sabato 12 ottobre 2024

Chesterton in altre parole - Enrico Caprile su Treccani.


Lottò contro l’egoismo e il convenzionalismo findesiècle, e contro la nuova generazione impregnata di quelle idee, perché fosse iniziata un’epoca di sincerità e di virilità, nei limiti d’una morale e d’una tradizione bene intesa. Iniziato il suo pensiero politico come liberale, si staccò dal liberalismo e fondò quel distribuzionalismo, al quale è legato anche il suo grande amico e compagno Hilaire Belloc.

Enrico Caprile, voce Chesterton, Gilbert Keith, Enciclopedia Treccani, 1931.


venerdì 11 ottobre 2024

Come si scrive un giallo e Il bello del brutto, editi da Sellerio. Le pagine dell'editore.





Sellerio è una casa editrice siciliana che ha all'attivo due libri di Chesterton da molto tempo, uno è Come si scrive un giallo e l'altro è Il bello del brutto.

Il primo, come molti sapranno, è una raccolta di saggi scelti sull'argomento del giallo, di cui uno è assurto al ruolo di title track, per dirla alla maniera dei critici di musica pop e rock. Ecco cosa ne dice la pagina dell'editore:

"Chesterton apre questa raccolta di scritti, a metà tra il saggio critico e la divagazione sul poliziesco, con una doppia ironia: che nel giallo «la tecnica è tutto» e che lui stesso «ha scritto alcuni dei peggiori gialli del mondo». Se fosse vero non esisterebbe Padre Brown, le cui avventure sono tutt'altro che l'applicazione di una mera tecnica, e ancor meno tra i peggiori gialli del mondo. Si tratta infatti di due paradossi presi a pretesto per entrare, nel modo leggero e denso di umorismo che gli era proprio, in una polemica contro i detrattori del genere, coloro che consideravano inesistente «il giallo di qualità come un diavolo buono», ed erano probabilmente allora la maggior parte della opinione pubblica colta. Un'impresa alla quale Chesterton si accinge spiegando come si scrive un giallo, come si lavora nella officina del mistero e della sorpresa, e intrattenendosi su alcuni dei migliori artefatti. Ma in realtà parlando di come un giallo si debba leggere, come scoprirne la qualità, come cedere al suo incanto razionale senza cadere nel vizio della serialità. «Il giallo è un gioco che il lettore gioca con l'autore» e «differisce da ogni altro racconto in questo: che il lettore è contento solo se si sente scemo». Ragion per cui si può essere buoni lettori di gialli solo se non si è scemi".

Il resto è qui:

https://sellerio.it/it/catalogo/come-si-scrive-un-giallo/keith-chesterton/666

L'altro libro è invece Il bello del brutto, che è diventato per la casa editrice un titolo di lungo corso, visto che è in stampa dal 1985, il che mi sembra un bel record ed una dimostrazione di fiducia verso l'opera di un autore che in quell'epoca era ancora in quella fase di oblio di cui spesso si è parlato da questo rullo compressore chiamato blog. Esso è The Defendant, oggi tradotto anche come L'imputato, anzi riscoperto e tradotto con questo titolo anche dall'editore Lindau. Entrambi i titoli hanno forte attinenza con il libro: il primo perché, seppur allontanandosi dalla traduzione letterale, ne rende il senso o una parte di esso; il secondo perché è l'espressione italiana più vicina al termine usato dall'autore.

Qui sotto la pagina dedicata al libro da Sellerio:

https://sellerio.it/it/catalogo/Bello-Brutto/Keith-Chesterton/1680

giovedì 10 ottobre 2024

È tornato il Diario Chesterton con i suoi aforismi!

È tornato il Diario Chesterton che riporta tantissimi suoi aforismi! Può essere usato come agenda o diario perpetuo perché non ha i giorni della settimana prefissati.

L'essenziale è che ha i suoi aforismi e il Nostro Eroe in copertina!

Per acquisti www.pumpstreet.it e info@pumpstreet.it

Un aforisma al giorno - Ridipingere sempre la vecchia insegna bianca.

…Tutto il conservatorismo si basa sull’idea che se lasciate le cose tranquille, le lasciate come stanno. Tuttavia non è così. Se lasciate una cosa tranquilla, la lasciate esposta a un torrente di cambiamenti. Se evitate di toccare un’insegna bianca, in poco tempo diventerà nera. Se volete a tutti costi che rimanga bianca, dovete sempre stare lì a dipingerla. E, vale a dire, dovete sempre avere una rivoluzione. In breve, se volete la vecchia insegna bianca, dovete avere una nuova insegna bianca.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.




mercoledì 9 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - Visto che giorni fa si è parlato di Pimlico...

Il punto non è di sapere se il mondo è troppo triste per essere amato o troppo lieto per non amarlo; il punto è che quando si ama qualcosa, la sua gioia è una ragione per amarla e la sua tristezza è una ragione per amarla di più (...). Allo stesso modo, l’ottimismo e il pessimismo sono argomenti di pari valore per il patriota cosmico. Supponiamo di essere di fronte a una cosa senza speranza, come ad esempio Pimlico. Se si pensa a quel che convenga meglio nel caso di Pimlico, vedremo che il filo dei nostri pensieri ci condurrà al trono del mistico o dell’arbitrario. Non basta che un uomo deplori Pimlico; in questo caso si taglierà semplicemente la gola o si trasferirà a Chelsea. Né è abbastanza che un uomo accetti Pimlico; poiché allora resterà a Pimlico, il che sarebbe terribile. L’unica via d’uscita sembra essere quella di amare Pimlico: di innamorarsi con un legame trascendentale e senza ragioni terrene. Se sorgesse fuori uno che amasse Pimlico, allora Pimlico innalzerebbe torri d’avorio e pinnacoli d’oro; si ammanterebbe come una donna quando è amata. (...). Se gli uomini amassero Pimlico come le madri amano i loro figli, arbitrariamente, perché sono i loro figli, Pimlico in un anno o due diventerebbe una città più bella di Firenze. Alcuni lettori diranno che questa è pura fantasia. Io rispondo che è la storia reale dell’umanità. Così, di fatto, avvenne quando le città divennero grandi. Rintracciate le origini più scure della civiltà e le troverete legate a qualche pietra sacra o intorno a qualche pozzo sacro. La gente comincia prima ad onorare un luogo; poi acquista gloria per esso. Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini l’avevano amata.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.

Pimlico oggi.



martedì 8 ottobre 2024

Riproposizioni - Bellissimo essere frecce lucenti.

Per i cattolici è dogma fondamentale di fede che ogni essere umano senza eccezione alcuna viene particolarmente fatto, formato e aguzzato come freccia lucente allo scopo di colpire nel centro della Beatitudine.


Gilbert  Keith Chesterton, La Chiesa Viva .



lunedì 7 ottobre 2024

Oggi è il giorno di Lepanto e Pump Street ci dà uno dei suoi buoni consigli e Chesterton ci aspetta.




Cari amici,

oggi 7 ottobre ricordiamo la vittoria della flotta cristiana nelle acque di Lepanto.

Chi, se non Chesterton, descrive al meglio quel 7 ottobre 1571?

"Lepanto" è il canto di quest'impresa che segnerà per sempre il futuro della storia europea.

Vi consigliamo di passare a Pump Street per l'acquisto di questo libro. Traduzione in rima di Giulio Mainardi, prefazione di Marco Sermarini.

Il prezzo per l'acquisto è di 13€.

Vi aspettiamo numerosi!

www.pumpstreet.it

Un aforisma al giorno - Una religione a misura nostra...?

Non vogliamo una religione che sia giusta dove noi siamo giusti. Vogliamo una religione che abbia ragione dove noi abbiamo torto.  Nelle mode attuali non si tratta di una religione che ci permetta la libertà, ma (nel migliore dei casi) di una libertà che ci permetta una religione. Queste persone si limitano a cogliere lo stato d'animo moderno, con molto di amabile e molto di anarchico e molto di semplicemente noioso e ovvio, e poi richiedono che qualsiasi credo sia ridotto per adattarsi a quello stato d'animo. Ma lo stato d'animo esisterebbe anche senza il credo. Dicono di volere che una religione sia un fatto sociale, quando sarebbero sociali anche senza alcuna religione. Dicono di volere una religione che sia pratica, quando sarebbero pratici senza alcuna religione. Dicono di volere una religione accettabile per la scienza, quando accetterebbero la scienza anche se non accettassero la religione. Dicono di volere una religione così perché sono già così. Dicono di volerla, quando intendono dire che potrebbero farne a meno.

Gilbert Keith Chesterton, The Catholic Church and Conversion.



domenica 6 ottobre 2024

Oggi a San Benedetto del Tronto si apre l’anno dell’Opera Chesterton e padre Cassian Folsom parla di…Pimlico!

Un aforisma al giorno che è una plurima Riproposizione - Il sentimentalismo capitalista...

Non esiste un capitalismo ideale, e non esiste nemmeno un ideale capitalista. Come ho già notato (anche se non abbastanza spesso), ogni qual volta il capitalista diventa un idealista, e soprattutto quando diventa sentimentale, immancabilmente parla come un socialista.


Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza.




sabato 5 ottobre 2024

G.K. Chesterton turns 150: Celebrating his life and legacy | Joseph Pearce su Aleteia.

Chesterton passionately argued the case for Catholicism even before his formal conversion. Here's a look at the man whose work continues to provoke and inspire.

To mark the 150th birthday of G.K. Chesterton, Aleteia is devoting much of today's coverage to the man who looms so large (both figuratively and physically!) in the cultural life of Catholicism in the English-speaking world and beyond. Our celebration kicks off with a tribute from Joseph Pearce, who wrote a delightful biography of the "prince of paradox."



One hundred and fifty years ago, on May 29, 1874, the great Catholic writer G.K. Chesterton was born. As a celebration of his life and legacy, let’s look at the story of his conversion to Catholicism and his influence on the Catholic Revival in the 20th century.

From the time of his publication of Orthodoxy in 1908, Chesterton was a tireless defender of the Catholic Church. In his novel The Man Who was Thursday, also published in 1908, the hero declares that “we are all Catholics now.” The hero of another of his novels, The Ball and the Cross, is a devout Catholic who argues the case for Catholicism unceasingly. It was not surprising, therefore, that most of his readers presumed that Chesterton was a Catholic. How could he not be, considering the Catholic perspective that pervaded all his work? And yet, surprisingly, Chesterton would not actually be received into the Church until 1922, 14 years after his declaration and defense of Catholic “orthodoxy.”


Il resto qui di seguito:

https://aleteia.org/2024/05/28/g-k-chesterton-turns-150-celebrating-his-life-and-legacy






venerdì 4 ottobre 2024

Un aforisma al giorno - San Francesco era lui il vento.

San Francesco era un ometto magro e vivace. (…) All'apparenza doveva essere come una sottile foglia autunnale dallo scheletro marrone che danza eternamente davanti al vento; ma in realtà era lui il vento.

Gilbert Keith Chesterton, San Tommaso d'Aquino.





Margarito di Magnano 
detto Margaritone d'Arezzo,
San Francesco d'Assisi,
Museo Civico di Montepulciano.

Le vie d'Europa incrociano Chesterton. Un incontro col nostro presidente.


Lo scorso 24 settembre 2024 il nostro presidente Marco Sermarini ha tenuto un incontro per Diesse -  Didattica e Innovazione Scolastica di Firenze sul tema "Gilbert Keith Chesterton: who is this Guy?" nell'ambito dell'iniziativa "Le vie d'Europa".

Diesse è un'associazione di insegnanti che si è interessata molte volte al nostro Chesterton e che fa formazione. Su Chesterton ci saranno altri incontri nei prossimi mesi, uno sarà con la nostra Annalisa Teggi il 4 novembre 2024 (ore 15.00 - 17.00) online e in presenza dal titolo "Il cielo in una stanza".

A seguire il 18 novembre 2024 (ore 15.00 - 17.30) online e in presenza ci sarà Gianluca Zappa, scrittore e saggista sul tema "Il sole perché è fatato".

Ci saranno altri incontri e un convegno finale a marzo.

Maggiori informazioni li troverete qui sotto:

https://www.diessefirenze.org/convegni/le-vie-deuropa-2025/percorso-e-incontri-del-corso-di-formazione/?fbclid=IwY2xjawFrht9leHRuA2FlbQIxMAABHWw4hqsC8EtKNqz_CUL1mLBdLxbyBzIcFh4ENifCfblyMte1cbxY2QcKKA_aem_3y0vyXlFiLBhndO5Fw2Beg

Di seguito il video dell'incontro con Marco Sermarini tenutosi online:

giovedì 3 ottobre 2024

Dimmi, hai fede senza una speranza? Il cavallo bianco è disponibile a Pump Street!

www.pumpstreet.it

Per informazioni e ordini: info@pumpstreet.it

La vita squilibrata di san Francesco e Giussani | Annalisa Teggi su Tempi.


Annalisa Teggi e Davide Rondoni
alla presentazione del libro.



(...)

Uno dei primi episodi che G. K. Chesterton commenta nella sua biografia su san Francesco è un fatto antecedente alla conversione. Un mendicante si era presentato a chiedere l’elemosina nel negozio paterno dove Francesco lavorava. Da lui era stato cacciato in malo modo, poi ci fu un ripensamento. Nell’istantanea successiva c’è da immaginare il benestante Francesco che esce di fretta dal negozio e si precipita a rincorrere il mendicante in mezzo al mercato, lo raggiunge e gli dona molto di più di quello che aveva chiesto. Chesterton vede in questa scena la carta d’identità di san Francesco: «Ma in questa storia del giovane vistosamente abbigliato che si precipita alla ricerca di un accattone vestito di stracci si rivelano degli aspetti della sua personalità che devono essere compresi tutti, dal primo all’ultimo. C’è, ad esempio, la tendenza alla rapidità. In un certo senso, ha continuato a correre per tutta la vita, come era corso appresso al mendicante».

Prima del manifestarsi di una chiarezza di vocazione c’è nel dna di Francesco una tendenza, una propensione che segnala un’urgenza da cui deriva uno sbilanciamento in avanti. […]

Il resto qui di seguito:

https://www.tempi.it/la-vita-squilibrata-di-san-francesco-e-giussani/?fbclid=IwY2xjawFqV7ZleHRuA2FlbQIxMAABHZPcYm-MHRc0IwfAkD1VcuDqV76i8cyojh5XllK2hoJm-NbG2aodn7e-sw_aem_LpT1VVDv5OjAwCkZvjOwjg



mercoledì 2 ottobre 2024

Il paradosso definitivo o quello che ho scoperto a Beaconsfield | di Giovanni D’Andrea.


Tornar potremo a casa con passo infin giocondo

(Frodo Baggins, Il signore degli anelli)

 


Beaconsfield è una piccola cittadina sita più o meno a metà della strada tra Londra e Oxford, nel BuckinghamshireTanto verde tutt'intorno, una stazione ferroviaria, strade del tutto simili tra loroedifici in mattone abbastanza anonimi e qualche negozio non ne fanno di certo una meta allettante per il turista medio, ma forse nemmeno per il viaggiatore più esigente. Eppure è proprio lì che il mio silenziosissimo treno partito dalla stazione di London Marylebone è diretto.


Già, perché oltre ad avere fatto parte della circoscrizione elettorale del primo ministro Benjamin Disraeli, essere stato il primo villaggio modello inglese ed essere gemellato con Abbiategrasso (tutte cose che ho scoperto in seguito, con Wikipedia)a Beaconsfield ha abitato, dal 1909 al 1936, G.K. Chesterton, insieme a sua moglie Frances Blogg e alla sua segretaria Dorothy CollinsÈ per ripercorrere le sue tracce che mi sono messo in viaggio.


Ho resistito alla tentazione di anticiparmi troppe informazioni spulciando su internet e dunque so soltanto che nel paese ci sono la casa, la parrocchia e la tomba della scrittore. Parto dalla casa: 'Top Meadow', giungendo dalla stazione, è situata al termine di Grove Road, una via residenziale e alberata, più tranquilla della più stereotipica via tranquilla. La giornata è insolitamente bella per i climi inglesi e il sole fa risaltare il bianco deciso della piccola villetta, ora una casa privata. Completano il quadro un giardino perfettamente tenuto e una targa blu sopra la porta di ingresso che ricorda il vecchio proprietario. Nessuna traccia degli inquiliniScatto qualche foto, sperando di non passare per weirdo e proseguo.


La chiesa cattolica di Santa Teresa si trova in Warwick Road, lontano dal centro, e infatti ci metto un po' a trovarla. Quando Chesterton si traferirono nel paese di chiese cattoliche non ce n'erano, tanto che lo stesso scrittore venne battezzato, nel 1922, in un albergo vicino alla stazione (oggi un supermercato). In seguito è stato tra i principali benefattori che hanno contribuito alla costruzione dell'edifico e alla nascita della parrocchiaIl parroco non c'è ma almeno c'è una signora responsabile della parrocchia, molto gentile che mi fa fare un rapido tour, fin quando, richiamata dai suoi impegni, mi lascia sotto una statua della Madonna col bambino alla sinistra dell'altare, un dono di Chesterton per la chiesa.


È a questo punto che avviene il mio incontro con V., una donna di circa quarant'anniche viene dal Cile e che parla un inglese perfetto. Anche lei è a Beaconsfield (nel suo caso, non è la prima voltaper il mio stesso motivo e si offre di mostrarmi gli altri punti interessanti dell'edificio, tra i quali una finestra vetrata raffigurante San Francesco che riceve le stimmate (e ai cui piedi è incisa una richiesta di intercessione in latino per i coniugi Chesterton) e una cappella laterale dedicata ai martiri inglesi, aggiunta per esplicito desiderio del benefattore.


Anche V. vuole far visita alla tomba e decidiamo dunque di andarci insieme. Il cimitero cattolico di Beaconsfield dista una ventina di minuti a piedi dalla chiesa e nel tragitto abbiamo modo di conoscerci un po' meglioV. mi inonda da subito di parole e scopro che è una donna dalle mille passioni, che viaggia in continuazione in ogni parte del mondo e conosce tantissime coseè energica, vulcanica, inquietaConfessa, non senza un accenno di commozione, che l'incontro con Chesterton attraverso la lettura dei suoi scritti (non tutti perché sarebbe pressoché impossibile ma quasi, penso io, a giudicare dalla conoscenza appassionata che dimostra) le ha cambiato la vita a tal punto che una tappa a Beaconsfield è come un dolce atipico ritorno a casa, a circa diecimila chilometri dalla sua dimora a Limaun'oasi di pace dal tran-tran quotidiano.


Arriviamo al cimiteroLa tomba è strettagrigia, decisamente umile. Nella lapide (una copia, l'originale è sul retro della chiesa di Santa Teresa) sono scolpiti un Gesù crocifisso, le cui braccia spalancate sono un abbraccio, e una Madonna addolorata ai piedi della croce. Due mazzi di fiori ormai appassiti come ornamento (V. si dispera di non essersi ricordata di portarne di nuovi). Il tempo di una veloce preghiera ed è ora di andare.


A questo punto le nostre strade si dividono e io ho giusto il tempo di mangiare al volo un pane con l'uvetta prima di fiondarmi in stazione. Seduto in treno mi metto a rimuginare intorno a tre faccende. Innanzitutto sul fatto che il mio inglese ha decisamente sfigurato davanti a quello di V. Poi che il pane con l'uvetta è abbastanza sottovalutato, come più in generale il cibo inglese. E poi che io, a differenza di V., a Beaconsfield non mi sono sentito a casa. Per me la visita è stata più che altro un'avventura elettrizzante, con tutti gli ingredienti annessi: il dolceamaro straniamento della quotidianità sospesail viaggio in un territorio sconosciutol'incontro con persone interessanti e decisamente diverse da meCi può stare, penso tra me e me, non c'è da scandalizzarsi più di tanto di un così diverso giudizio su una medesima esperienza; d'altronde per me è la prima volta, è tutto nuovo. 


Eppure mi convinco che la questione necessita di un supplemento di indagine e finisco allora col pensare a Chesterton che di case e avventure se ne intendeva abbastanza. Cosa aveva spinto quell'uomo instancabile, che stava anche iniziando a diventare parecchio famoso, a lasciare Londra per venire ad abitare in un paesello semisconosciuto, tra l'altro, se si sta a quanto egli stesso dice nella sua Autobiografia, scelto abbastanza per caso e in modo rocambolescoForse l'esigenza di maggiore spazio, di verde, come diremmo oggi, di un luogo riparato dal trambusto della Citylontano dalle questioni, dalle polemiche e dagli affanni del mondo; forse cercava una casa, un luogo dove tornare. Ma che ne era dell'avventura? Londra oltre ad essere il luogo dove era nato offriva anche tutto quello che un uomo come Chesterton poteva amare: temibili nemici intellettuali imbevuti delle idee più moderne e distruttive e fedeli sodali con i quali affrontarli. Era il set perfetto di un romanzo di avventure.


Quell'uomo non ha fatto che questouscire di casa, incontrare persone diverse da lui, discuterci appassionatamente, per amore della verità. Come poteva rinunciare? Infatti non ci ha rinunciato. Chesterton era un uomo dagli appetiti grandiosi, non si accontentava facilmente, a tavola come nella vita: Beaconsfield non poteva semplicemente limitarsi a rappresentare una cosa, doveva rappresentarle entrambe e al loro massimo grado. Doveva essere accogliente e senza pretese come lo è una casa dopo una lunga giornata di lavoro e doveva essere attraente e inquietante come il bosco delle fiabe. Top Meadow doveva essere accessibilecome una porta senza serratura inespugnabile come la più inerpicata delle fortezze. La taverna del paese doveva essere il luogo semplice e virile dove farsi una tranquilla bevuta in compagnia degli amici ma anche il portale magico verso un universo popolato dalle creature più improbabili con le quali fare le ore piccole a dibattere di qualsiasi argomento. Il vicino di casa doveva essere un nichilista ancora più leale e tenace di George Bernard Shaw, l'opinione della cameriera sull'economia inglese doveva essere di gran lunga più intelligente di quella di qualsiasi lord di Londra. Beaconsfield doveva essere talvolta casa, talvolta avventura, casa e avventura insieme, illogicamente splendenti l'una accanto all'altra. Doveva essere il centro del mondo nascosto dal mondo e Londra doveva diventare, come disse una volta con il suo sorriso buono, un sobborgo di Beaconsfield. È questa radicata certezzche gli permetteva di amare il suo paese, forse anche quando ne scorgeva i limiti provinciali, anche quando non era come voleva lui, anzi forse proprio per questo. Perché era una casa, ma di certo non era noioso; era una casa, ma non sempre era sicuro; era una casa, ma non smetteva di stupire.


È questa radicata certezza che permetteva a Chesterton di andarsene in visita tra Europa e America con la strana intuizione di lasciarsi il meglio alle spalle. È questa radicata certezza che lanciava Innocent Smith in giro per il mondo solo perché si ricordasse che il posto più bello e più strano aspettava pazientemente il suo ritorno.

 

È questa radicata certezza, infine, che muoveva anche i marinai e gli avventurieri di ogni tempo, come il navigatore nella splendida metafora di Ortodossia: per usare le parole di Chesterton, "che cosa potrebbe essere più piacevole del provare, nel giro di pochi minuti, tutte le inebrianti inquietudini di un viaggio in luoghi lontani e contemporaneamente il senso di tranquillità del ritorno a casa?"Già perché se tutto ciò valeva per la mura domestiche, doveva valere per il mondo, che d'altronde sempre di una casa si tratta, seppur un po' più grande. Il navigatore si è avventurato per mare e dopo mille e grandiosi pericoli ha scoperto che il paese sconosciuto che inseguiva era l'Inghilterra. È ciò che, senza averlo mai saputo, ha sempre desiderato.


Poco male, allora, che io a Beaconsfield non abbia avuto la sensazione di essere a casa. Ho solo rinviato l'incontro con il più incredibile dei paradossiIl più grande e buono dei paradossiPerché in ogni nostra azione e conquista, in ogni tentativo o errore vi è una promessa. Stiamo tornando a casa.