sabato 27 luglio 2024

Oggi Pellegrinaggio da Kensington a Beaconsfield sulla tomba di Chesterton!

 



Oggi parte il XIV Pellegrinaggio a piedi da Kensington a Beaconsfield sulla tomba del nostro caro Gilbert Keith Chesterton.

Lo organizza la Catholic G. K. Chesterton Society, e dinanzi a tutti il nostro caro amico Stuart McCullough, ospite del Chesterton Day 2022.

La camminata parte dalla chiesa anglicana di St. George, dove Chesterton fu battezzato nel Maggio 1874, e termina a Beaconsfield, dove Chesterton morì ed è sepolto. Lungo la strada ci sarà una santa messa in rito antico.

Chi è rimasto a casa può partecipare così:

Dio Nostro Padre,

Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton di un senso di meraviglia e gioia,

e desti a lui una fede che fu il fondamento del suo incessante lavoro,

una carità verso tutti gli uomini, in particolare verso i suoi avversari,

e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un'intera vita per il dono della vita umana.

Possano la sua innocenza e e le sue risate,

la sua costanza nel combattere per la fede cristiana in un mondo che perde la fede,

la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria

e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri,

portare allegria ai disperati,

convinzione e calore ai tiepidi

e la conoscenza di Dio a chi non ha fede.

Ti chiediamo di concedere le grazie cheTi imploriamo

attraverso la sua intercessione (e specialmente per...)

perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti

e la Chiesa possa proclamarlo beato.

Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore


Amen.

https://uomovivo.blogspot.com/2009/07/la-santita-di-chesterton-ora-ce-una.html

Un aforisma al giorno - Sulla pulizia fisica...

Gli educatori e i politici che si occupano di educazione dichiarano, tra calorose ovazioni, che la pulizia fisica è decisamente più importante di tutti i battibecchi sulla formazione morale e religiosa. Sembrerebbe davvero che fino a quando un giovane si lava accuratamente le mani non importa se si sta togliendo di dosso la marmellata della mamma o il sangue di suo fratello. 

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo. 



venerdì 26 luglio 2024

Messaggio da Stuart McCullough - Domani il Pellegrinaggio a Beaconsfield!

Il 14° pellegrinaggio annuale a piedi di GK Chesterton si terrà sabato; potete partecipare ovunque vi troviate nel mondo, vedi dettagli, https://www.facebook.com/events/941808393822680/.

Partecipate anche voi, ovunque siate, inviando richieste di preghiera a Catholicgkcsociety@yahoo.co.uk e recitando la preghiera di GK Chesterton sabato, ovunque vi troviate.

Un aforisma al giorno - Basare il progresso sui principi non sui precedenti.

Ripeto ancora che queste pagine si propongono di chiarire principalmente questa evidenza: che il progresso dovrebbe essere basato su un principio, mentre il nostro progresso moderno è principalmente basato su un precedente. Ci muoviamo, non in base a ciò che affermiamo in teoria, ma in base a ciò che abbiamo già constatato in pratica.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo.


😜

giovedì 25 luglio 2024

Un aforisma al giorno - Cercasi uomo non pragmatico.

Una corrente di pensiero, di cui Lord Rosebery è rappresentativo, si è sforzata di sostituire agli ideali morali e sociali, che fino a ora erano stati gli elementi trainanti della politica, una generica coerenza o perfezione all'interno del sistema sociale, che si e guadagnata il soprannome di "efficienza". Non ho le idee molto chiare sulla dottrina segreta che questa setta propone su questo argomento. Ma, per quanto riesco a capire, "efficienza" significa che noi dovremmo scoprire tutto riguardo a una macchina, tranne ciò a cui serve. Da ciò si è generata nel nostro tempo la più singolare delle fantasie: la convinzione che quando le cose vanno molto male c'è bisogno di un uomo pragmatico. Ma sarebbe decisamente più realistico considerare che, quando le cose vanno proprio male, c'è bisogno di un uomo per nulla pragmatico, Senza dubbio c'è per lo meno bisogno di un teorico. L'uomo pragmatico è un uomo abituato alla mera quotidianità della pratica, a come le cose funzionano abitualmente. Quando le cose non funzionano, occorre avere un pensatore: l'uomo che possiede una qualche conoscenza sul perché funzionano. È sbagliato trastullarsi mentre Roma brucia, ma è molto giusto studiare le leggi dell'idraulica mentre Roma brucia. E poi è necessario lasciar cadere il proprio agnosticismo quotidiano e sforzarsi di rerum cognoscere causasSe un aeroplano ha un piccolo guasto, un uomo dalla buona manualità è in grado di ripararlo. Ma se è seriamente danneggiato, la cosa assolutamente più verisimile è che un vecchio e assorto professore con un'incolta e canuta capigliatura sia prelevato dal suo college o dal suo laboratorio e venga ad analizzare il problema. Più è complicato è l'incidente, più canuto e assorto deve essere il pensatore con cui c'è bisogno di confrontarsi; e, in alcuni casi estremi, non c'è nessun altro, tranne l'inventore di quella nave volante (probabilmente pazzo), che può dire come stiano le cose.

Gilbert Keith Chesterton,


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mercoledì 24 luglio 2024

Un aforisma al giorno - Fratellanza.

Perché gli uomini sono davvero fratelli, e sono solo le persone che non sanno nulla della fratellanza a pensare che questa sia contraddetta dal fatto che si combattono l'un l'altro.

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 15 agosto 1903.



martedì 23 luglio 2024

Un aforisma al giorno - La gigantesca eresia moderna.

Questa è la gigantesca eresia moderna: modificare l'anima umana per adattarla alle condizioni, invece di modificare le condizioni per adattarle all'anima umana.

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo.



lunedì 22 luglio 2024

L'Uomo che fu Giobbe, un articolo di Daniele Capuano che guarda nel "Giovedì" (con qualche incrocio).


Giobbe deriso dalla moglie
(Giovacchino Assereto)

Alla ricerca di cose chestertoniane, ho notato che c'eravamo persi un interessante articolo su L'Uomo che fu Giovedì.

Ecco il collegamento dell'articolo da titolo

L’UOMO CHE FU GIOBBE. ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL PIÙ GRANDE DEI ROMANZI DI G. K. CHESTERTON,, 

di Daniele Capuano sul blog di approfondimento culturale Minima&Moralia.


Il brano iniziale: 

L’uomo che fu giovedì è forse il romanzo più vitale di Chesterton perché, pur essendo il più intensamente e vistosamente allegorico, è anche il più enigmatico, ambiguo e provocatorio (in quanto provoca, in tutti i sensi, la proliferazione dei commenti e delle note al margine). La sua natura di incubo è un esplicito riferimento alla condizione spirituale dell’autore e di gran parte della gioventù edoardiana alla fine del XIX secolo: uno scetticismo morboso che intaccava profondamente la percezione dell’essere, dell’ens, così decisiva per la guarigione intellettuale e morale del giovane Chesterton.

Che sullo sfondo vi sia il libro di Giobbe, che il grande scrittore inglese usò istintivamente su di sé, come avrebbe poi consigliato Jung ai suoi pazienti depressi, è innegabile. Ma la meditazione religiosa e filosofica è forse ancor più radicale, e investe il senso stesso della creazione e della redenzione. Il male è anarchia, dunque è il risultato del libero arbitrio esercitato senza discernimento, in modo puramente distruttivo, diabolico: il poeta Gabriel Syme, amante dell’ordine, ovvero del kosmos, decide di entrare nella polizia filosofica, una sorta di tribunale dell’Inquisizione in forma di intelligence: l’invisibile capo lo consacra al martirio, ovvero al retto uso della volontà in un mondo dominato dal male.

Il resto dell'articolo è nel collegamento sopra.

L'autore è Daniele Capuano che viene descritto così da Adriano Ercolani (a noi noto per questo e per questo motivo): 

"Da ragazzi, pressoché ventenni, avemmo l’opportunità di collaborare a un’imponente antologia letteraria, libro di testo universitario presso l’Università Gregoriana, Novecento letterario italiano ed europeo, curata da Giovanni Casoli, nostra stimata guida intellettuale".

A suo tempo mi chiesi perché ad Ercolani piacesse Chesterton, e trovai la risposta che riporta pure per Daniele Capuano al medesimo uomo; anch'egli è a noi noto, si tratta di Giovanni Casoli.

Ecco chi è Giovanni Casoli (per i distratti):

http://uomovivo.blogspot.com/2018/09/chesterton-in-altre-parole-giovanni.html?m=1


Altre testimonianze:


Ed ecco un post sulla famosa antologia di Casoli:


Come dissi a suo tempo, Casoli è autore di pagine molto belle su Chesterton, tra le più acute e affettuose. 

Un motivo in più per leggere questo articolo di Capuano (che ci era sfuggito nel 2018, anno della sua pubblicazione) che tocca con precisione alcuni motivi per la comprensione dell'opera, sia quelli occasionanti (la dedica, le circostanze ad essa connesse, i cenni dell'opera che fa Chesterton nella sua Autobiografia, ecc.) che quelli relativi al senso dell'opera (il nesso con il Libro di Giobbe è imprescindibile, ne iniziammo a parlare nel 2007 in occasione del Chesterton Day con il giovane don Guido Bennati che scavò quest'idea nella sua tesi di baccellierato).

Mi permetto però di rilevare come Chesterton dia in un certo senso l'interpretazione autentica del personaggio Domenica; il libro è indubbiamente enigmatico e a mio avviso occorre leggerlo e rileggerlo e conoscere i passaggi fondamentali della giovinezza del suo autore, ed inoltre forse non tutti hanno letto questo passaggio tratto dalla sua Autobiografia che contiene la giusta interpretazione del personaggio citato:

Più volte mi è stato chiesto cosa intendessi con il mostruoso orco da pantomima battezzato Domenica; e alcuni hanno suggerito, non senza ragione, potesse trattarsi di una versione blasfema del Creatore. L'intera storia rappresenta l'incubo delle cose, non come sono, ma come apparivano al giovanotto quasi-pessimista negli anni '90 dell'800. E l'orco, che sembra tanto brutale, ma in un certo senso misterioso e clemente e bendisposto, non è tanto Dio, nel significato della religione o dell'assenza di essa, quanto la Natura come appare al panteista, il cui panteismo si sforza di uscire dal pessimismo. Se mai la storia possiede un senso, intendeva esordire con un ritratto del mondo nella sua peggiore rappresentazione e dimostrare che, invece, il quadro non era poi così nero come sembrava. Senza una continuazione, il ricordo potrebbe apparire privo di senso come tutto il libro e per ora posso solo riportare i due fatti, di cui, in un qualche modo, vorrei dare testimonianza. Tentavo innanzitutto di trovare un ottimismo nuovo, non in relazione a un maximum, ma a un minimum di bene.
Non mi curavo tanto del pessimista che si lamentava perché c'era poco bene: mi rendeva furioso, al punto di voler farlo fuori, quel pessimista che si chiedeva qual era il bene nel be-ne. Inoltre, fin dai primi giorni, e non certo per le più nobili ragioni, sapevo troppo per far finta di potermi sbarazzare del male. Verso la fine del libro aggiunsi un personaggio che, con piena conoscenza di causa, nega il bene e lo sfida. Molto tempo dopo, padre Ronald Knox mi disse, con quel suo fare curioso che gli è caratteristico, che era certo che l'intero testo sarebbe stato utilizzato per dimostrare che ero panteista e pagano e che il criticismo storico del futuro non avrebbe avuto difficoltà a provare che l'episodio dell'Accusatore era una semplice intromissione messa in opera dai preti.
In realtà non era così, anzi era ben diverso. A quell'epoca, come tutti per mille miglia intorno, sarei stato seccato se un prete si fosse impicciato dei fatti miei o avesse modificato qualcosa del mio manoscritto. Avevo fatto quell'affermazione nel racconto, che testimoniava il male estremo (che è semplicemente la colpa imperdonabile di non volere perdono), non perché l'avessi imparato da uno dei milioni di preti che non avevo mai incontrato, ma perché l'avevo imparato da solo. Già ben sapevo che, se solo l'avessi voluto, avrei potuto tagliarmi fuori dall'intera vita dell'universo. Mia moglie, quando le si chiede chi l'abbia convertita al cattolicesimo, immancabilmente risponde: «Il diavolo».
Ma questo avvenne molto più tardi e non ha alcun rapporto con la filosofia brancolante, e ansiosa di risposte, della storia in questione. Vorrei piuttosto citare l'elogio che mi fu fatto da un uomo di tipo completamente diverso, che, per una qualche ragione, fu uno dei pochi a trovare il bandolo della matassa del disgraziatissimo romanzo della mia giovinezza. Era un celebre psicoanalista, dei più all'avanguardia e dei più scientifici. Non era un prete, tutt'altro, possiamo dire, come quel francese che rispose alla domanda se aveva pranzato sulla nave: «Au contraire». Non credeva nel diavolo, Dio non voglia! (Se esiste un Dio che possa volerlo.) Era invece uno studioso attento e competente nel suo campo, e mi fece rizzare i capelli in testa, quando disse che aveva trovato il mio romanzo giovanile un rimedio utilissimo per i suoi pazienti, soprattutto il lungo processo con cui il diabolico anarchico si rivela un rispettoso cittadino travestito. «Conosco molti che erano vicini alla pazzia» mi disse con tutta serietà, «e che trovarono la pace per aver capito L'Uomo che fu Giovedì». Era sicuramente eccessivo, nella sua generosità, anzi forse era lui a essere pazzo. Ma confesso che mi lusinga che in quel periodo di personale follia, io possa essere stato di un piccolo aiuto ad altri pazzi come me.

Marco Sermarini

domenica 21 luglio 2024

Riproposizioni - Un aforisma al giorno a proposito del cosiddetto progresso.

Progresso è una parola inutile; perché il progresso dà per scontato una direzione già definita: ed è esattamente sulla direzione che non siamo d'accordo.


Gilbert Keith Chesterton, Appreciation and criticism of the works of Charles Dickens


Dice bene Chesterton: questa per esempio
è una nota marca di cibi in scatola americana
-- per noi italici questo è regresso ;-)