mercoledì 30 marzo 2011

La traduzione dell'articolo sulle 4700 persone che nella Settimana Santa entreranno nella Chiesa Cattolica

Qui di seguito abbiamo, grazie alla collaborazione del nostro amico Gianmaria Spagnoletti, la traduzione dell'articolo del Catholic Herald (su un argomento caduto nel quasi totale silenzio dei mezzi di comunicazione italiani e non solo) sull'ingresso nella Chiesa Cattolica di Inghilterra e Galles di circa 4700 persone nella prossima Settimana Santa.
Ci sembrava un'argomento da non trascurare, visto che Chesterton (e Newman, e Benson, e tanti altri...) è uno dei primi che li ha preceduti.

Un numero record di persone verrà accolto nella Chiesa cattolica nella Settimana Santa e a Pasqua in Inghilterra e Galles.
Più di 4700 persone hanno preso parte alle cerimonie del rito di elezione che si sono tenute in diocesi inglesi e gallesi nello scorso fine settimana, marcando un anno eccezionale nel numero dei nuovi fedeli, sia catecumeni che candidati all’entrata nella Chiesa.
Il numero era insolitamente alto grazie ai gruppi di anglicani che diventeranno membri della Chiesa cattolica durante la Settimana Santa attraverso l’ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham: circa 800 laici e 61 chierici.
L’Arcidiocesi di Westminster conta il maggior numero dei candidati e catecumeni che si presenteranno: quasi 900, 62 dei quali entreranno nell’ordinariato la Settimana Santa, mentre 829 persone verranno accolte o battezzate a Pasqua. Queste cifre segnano un lieve calo rispetto al 2009, anno record in cui a Pasqua furono accolte 850 persone. L’Arcidiocesi di Southwark detiene il secondo record con 684, delle quali 167 si uniranno all’ordinariato.
Nel frattempo, secondo le statistiche rese pubbliche dalla Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, la Diocesi di Brentwood [non lontano da Londra n.d.T.] ha il più alto numero di ex anglicani che entreranno nell’ordinariato (240) rispetto a tutte le altre diocesi inglesi e gallesi. La maggior parte di tutte le persone che entreranno nell’ordinariato proviene dal sud dell’Inghilterra mentre altre 11 diocesi, che si trovano prevalentemente nel nord dell’Inghilterra e del Galles, non avevano nessun candidato all’ordinariato presente al rito di elezione. Per gli ex anglicani destinati a entrare nell’ordinariato la partecipazione al rito di elezione è facoltativa.
La Diocesi di Portsmouth ha avuto un record di candidati e catecumeni, senza contare i 61 ex anglicani che entreranno nell’ordinariato.
Parlando in occasione del rito dell’elezione, il vescovo Crispian Hollis ha detto: “Questa è la mia ventireesima celebrazione del rito dell’elezione in questa cattedrale e in questa diocesi, e quest’anno ci sarà il più alto numero di partecipanti all’ultimo grado del percorso verso i Sacramenti pasquali che io abbia visto finora”.
Durante l’omelia ha indirizzato un saluto speciale a coloro che entreranno a far parte dell’ordinariato e ha aggiunto: “Da qualunque posto voi veniate e qualunque sia stato il carattere del vostro cammino di fede, siamo benedetti dalla vostra presenza. Voi portate una enorme varietà ed esperienza di vita cristiana e i vostri personali cammini di fede a questa celebrazione, alle vostre parrocchie e comunità, alla Diocesi e alla Chiesa. Tutti voi avete molto da offrire”.
Parlando dei futuri membri dell’ordinariato il vescovo Kieran Conry, capo dell’Ufficio episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi, ha affermato: “La testimonianza di così tante persone che compiono un passo che cambia la vita è incoraggiante. Ogni anno c’è gente che arriva da qualunque itinerario di vita, portando con sé esperienze e talenti unici. La comunità cattolica dà loro il benvenuto con amore e assicura la preghiera. Se state pensando di compiere un passo del genere o non siete ancora certi venite a vedere. Fate una telefonata alla vostra chiesa cattolica locale o chiedete aiuto a un amico cattolico”.
Peter Jennings, portavoce dell’Arcidiocesi di Birmingham, ha dichiarato che quest’anno c’è un numero più significativo di persone che chiedono di entrare nella Chiesa Cattolica rispetto all’anno scorso. In passato l’Arcidiocesi ha avuto una sola cerimonia per il rito dell’elezione ma quest’anno ce ne sono state due: una sabato e una domenica, che includevano quattro gruppi di ordinariato (due per ogni giorno in cui il rito veniva celebrato).

martedì 29 marzo 2011

Qui non si parla di GKC......


... ma di un tema a lui (e al Foglio) "molto caro", quello dell'Eugenetica. E del primo presidente dell'Unesco, Huxley (fratello dell'autore de "Il mondo nuovo") che nel '41 scriveva che "l'eugenismo diventerà senza dubbio una parte della religione del futuro". E di un filosofo, Fabrice Hadjadj, poco, pochissimo politicamente corretto.

Io l'ho trovato interessante!

Maria Grazia Gotti

Il Foglio - 29 marzo 2011

Il filosofo Hadjadj, Dante e l'Unesco

A Parigi l'inaugurazione del "Cortile dei gentili" è diventata, a sorpresa, una tribuna contro la cultura antinatalista che ha segnato origini e pratiche dell'agenzia Onu per l'educazione e la cultura

Il "Cortile dei gentili", tre giorni di colloqui tra credenti e non credenti organizzati dal 24 al 26 marzo, a Parigi, dal Pontificio consiglio della cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, ha avuto il suo momento più solenne con il messaggio di Papa Benedetto XVI, proiettato venerdì sera, a conclusione dell'iniziativa, di fronte alla cattedrale di Notre Dame. "Credo profondamente che l'incontro tra la realtà della fede e quella della ragione permetta all'uomo di trovare se stesso", ha detto il Pontefice. Il quale ha voluto sottolineare, "nel cuore della città dei Lumi", che nella costruzione di "un mondo di libertà, di uguaglianza e di fraternità, credenti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alle proprie convinzioni, e devono essere fratelli tra loro". Nelle intenzioni del Papa, la funzione del Cortile dei gentili (è il nome dello spazio accanto al Tempio di Gerusalemme, dove anche chi non condivideva la fede nel Dio di Israele poteva incontrare gli scribi, parlare di fede e pregare il "Dio ignoto") è "di operare a favore di questa fraternità al di là delle convinzioni, ma senza negarne le differenze".

Un saggio imprevisto di quelle differenze si è avuto durante l'apertura ufficiale del "Parvis des Gentils", organizzata nella sede principale dell'Unesco, di fronte a una platea di funzionari dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione e la cultura, di diplomatici, di prelati, di accademici. Una scelta, considerate le molte occasioni di contrasto che da sempre segnano i rapporti tra Santa Sede e Onu, fatta in omaggio al valore di apertura e di dialogo del Cortile dei gentili. Nessuno però si aspettava che uno dei relatori, il filosofo Fabrice Hadjadj (nato quarant'anni fa in una famiglia ebrea laica, figlio di sessantottini maoisti, convertito al cattolicesimo dopo una giovinezza da ateo), evocasse un convitato di pietra piuttosto ingombrante, responsabile di certi peccati originali dell'organizzazione, proprio in casa sua e in una circostanza così ufficiale.

Di fronte a un pubblico che non è difficile immaginare – almeno in parte – basito, Hadjadj ha ricordato che colui che fu dal 1946 al 1948 il primo direttore generale dell'Unesco, Julian Huxley, nello stesso 1941 in cui Hitler eliminava con il gas malati mentali e "difformi", scriveva che "l'eugenismo diventerà senza dubbio una parte della religione del futuro". Un parere pubblicato in Francia, senza modifiche, nel 1947. Julian, fratello del creatore dell'utopia totalitaria del "Mondo Nuovo", lo scrittore Aldous Huxley, non per questo si dimostrò vaccinato contro la seduzione eugenista, ha aggiunto Hadjadj. Sviluppando il darwinismo, ha semmai sostenuto la possibilità di "migliorare la qualità degli esseri umani, come fossero prodotti", a detrimento della loro quantità. La "religione" sostenuta dal primo direttore generale dell'Unesco (negli anni Trenta tra i fondatori della Eugenics Society) si è cercata un nuovo nome dopo la Seconda guerra mondiale, perché su "eugenetica" pesava ormai l'ipoteca nazista. Julian Huxley ricorse a "transumanismo", ha ricordato Hadjadj, assonante ma opposto, nel significato, al "trasumanar" dantesco. Il quale indica l'apertura verso il divino che nasce dallo "stupore dell'esistenza" provato, tra tutti gli esseri viventi, solo dall'uomo.

Quanto di più lontano, quindi, dall'idea di redenzione attraverso la tecnica che sfocia (nelle intenzioni di Huxley, mai smentite dall'Unesco) nelle politiche antinataliste. E' arrivato il momento di scegliere tra Dante e Julian Huxley, ha affermato Hadjadj: "La nostra modernità è arrivata a un punto estremo, perché non si tratta tanto di dialogare tra credenti e non credenti, quanto di porre la questione di chi è l'uomo, di riconoscere che la sua specificità non è quella di un super animale più potente degli altri". Non "scimmia evoluta", dotata di massime "capacità di adattamento", ma colui che "decifra il mondo come una foresta di simboli", che "cerca un al di là. Non significa necessariamente un altro mondo, ma un modo di penetrare il mistero del mondo e di bere a quella sorgente".

L'anno italiano del Distributismo?!

Riceviamo da Paolo Pegoraro e volentieri pubblichiamo, facendovi presente che Schumacher si convertì al cattolicesimo e prese le mosse da molte delle idee di Chesterton & soci in materia di economia. Aveva una grande ammirazione per Chesterton.

Amici! Guardate cosa sta per tornare in libreria... manco a dirlo!
Paolo


--- Mar 29/3/11, Ufficio Stampa Mursia <ufficiostampa2@mursia.com> ha scritto:

NOVITÀ MURSIA

 

Ernst Friedrich Schumacher

PICCOLO È BELLO

Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa


Prefazione di Piero Bolchini


Un classico dell'economia riproposto in un momento in cui è più che mai acceso il dibattito sulle fonti di energia alternativa e sullo sviluppo sostenibile. Negli anni Sessanta, filosofo ed economista tedesco ha anticipato temi di stringente attualità – il collasso generale del sistema capitalistico, le tematiche ambientali, il risparmio energetico, gli effetti distruttivi dell'industrializzazione sulla salute psico-fisica dell'uomo – e ha aperto la prospettiva a un nuovo tipo di organizzazione dell'economia e della società fondato sulla prudenza. Puntando alla lotta contro l'analfabetismo e la miseria, al pieno impiego e rispetto dei diritti umani, a un'etica di compatibilità e sostenibilità nei confronti dell'ambiente e delle generazioni future.

 

Pagine 310

Euro 16,00

Codice 10600Z

EAN 978-88-425-4793-8


Ecco un bell'articolo che parla di noi e della rinascita chestertoniana in Italia


Su L’Occidentale di domenica scorsa, un bell’articolo su Chesterton, Gerusalemme e le crociate. Racconta della nuova fortuna di Chesterton in Italia e dei suoi protagonisti, gli editori impegnati nella pubblicazione di opere in gran parte inedite in Italia (o che mancavano dai cataloghi da molto tempo): in particolare Morganti, che in Aprile uscirà con “Il ritorno di Don Chisciotte” e Lindau, che, dopo il recente “Il profilo della ragionevolezza” questa settimana porterà nelle librerie “La nuova Gerusalemme”, e… la Società Chestertoniana Italiana con il vivacissimo blog dell’Uomovivo e “La Nonna del drago”. Un bel grazie a Luca Negri e all’Occidentale!

Maria Grazia Gotti


L'Italia riscopre Chesterton, il Medioevo, Gerusalemme e le Crociate
Sarà forse un segno del cielo la rinnovata fortuna italiana di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936). Lo scrittore britannico è infatti letto ed amato ora nel nostro paese come mai avvenne in passato. Durante la sua vita i lettori italiani potevano leggerlo prima sulle pagine de La Ronda, la rivista del “ritorno all’ordine” dopo le intemperanze avanguardiste fondata da Vincenzo Cardarelli, in seguito su Frontespizio, l’organo dei poeti cattolici fiorentini con a capo Giovanni Papini. Ciò fu possibile soprattutto per l’attenzione riservatagli da Emilio Cecchi, illustre critico e traduttore che si accorse della grandezza della letteratura anglo-americana prima di Vittorini e Pavese.
Altri appassionati dell’opera chestertoniana spuntarono negli primi anni ’70, quando la sua creatura più nota, Padre Brown (il prete detective che risolve i gialli affidandosi alla filosofia tomista), aveva il bel volto in bianco e nero di Renato Rascel nella serie tv diretta da Vittorio Cottafavi. Ma è riduttivo associare a Chesterton solo il famoso e arguto sacerdote (a parere di Gramsci, molto più simpatico di Sherlock Holmes). Lo dimostrano molte altre pubblicazioni. Perché, dicevamo, GKC, come usava firmarsi, è tradotto in quantità mai vista.
In particolare sono due le case editrici nostrane che stanno riportando alla luce gioielli chestertoniani. La Morganti di Verona ha editato buona parte dell’opera narrativa, comprese le storie di Padre Brown e il meraviglioso romanzo manifesto Uomovivo. Con lo stesso marchio sta per arrivare in libreria Il ritorno di Don Chisciotte, romanzo del 1927. La torinese Lindau sta facendo ancora di più pubblicando la copiosa produzione saggistica. Lo scorso anno è stato il turno del saggio più bello di Chesterton, Ortodossia: una tappa fondamentale del suo processo di avvicinamento alla Chiesa di Roma, il racconto di come finì per trovare “nella parrocchia più vicina” quel che aveva cercato “in un tempio anarchico, o in un club babilonese”. È ancora fresco di stampa anche Il profilo della ragionevolezza, raccolta di scritti economici che illustrano la teoria “distributista”. Si trattava di un tentativo di terza via fra capitalismo e socialismo fortemente influenzato dalla dottrina sociale della Chiesa; l’idea vincente era quella di incoraggiare la piccola proprietà privata, anche dei mezzi di produzione per sottrarla al monopolismo statale o imprenditoriale.
Sempre Lindau editerà la prossima settimana La nuova Gerusalemme. È il resoconto del viaggio in Terrasanta compiuto nel 1919, ma non solo; una ottima occasione per riflettere su questioni religiose e politiche. Sempre con il suo tipico stile serio ma umoristico, pieno di buon senso provocatorio. GKC partì da Londra nel periodo natalizio per intraprendere un viaggio che non fu solamente nello spazio. Percorse “a ritroso la storia fino a giungere nel luogo di origine del Natale. Spesso, infatti, è necessario ritornare sui propri passi, come chi, dopo aver smarrito la strada, ripercorre a ritroso il proprio cammino fino a un cartello che gli indica la via”.
Ben consapevole della confusione spirituale novecentesca, si fece pellegrino per i contemporanei: “L’uomo moderno è simile a un viandante che non ricorda più il nome della sua meta e deve ritornare nel punto da cui proviene per scoprire dove è diretto”. Dalla Gran Bretagna, allora principale potenza mondiale, si recò nella Parigi capitale del giacobinismo che ha plasmato il mondo moderno, scese nella Roma papale, imperiale e repubblicana, attraversò l’ombra delle piramidi Egiziane, fino a giungere nella Terra Promessa dei Patriarchi biblici. È un viaggio nella storia che pone una domanda fondamentale sull’evoluzione della libertà umana: “Che cosa era accaduto tra l’ascesa della Repubblica romana e l’ascesa della Repubblica francese? Perché i cittadini con pari diritti della prima diedero per scontato la presenza degli schiavi?”. Ovviamente la risposta va cercata in Palestina: è stata la buona novella predicata da Gesù, l’incarnazione di Dio in un uomo, che ha dato dignità a tutti e reso intollerabile la schiavitù dell’epoca pagana.
Riflessioni  interessanti contenute nel diario di viaggio anche sulle Crociate. Chesterton si scaglia contro l’idea, già allora pesantemente radicata, che quelle spedizioni medioevali fossero state vergognose imprese coloniali: “Quando si sostiene che le Crociate non sono state null’altro che una violenta scorribanda contro l’Islam, forse si dimentica curiosamente che lo stesso Islam fu soltanto una violenta scorribanda contro l’antica e ordinata civiltà”. Anzi il cavaliere crociato aveva “buoni motivi per nutrire dei sospetti nei confronti del musulmano”. È la storia stessa ad insegnare che “era già un vecchio nemico”. Inoltre la Prima crociata ebbe la particolarità di essere democratica: “la massa non vi aderì, ma lo capeggiò”.
A differenza di come accadde prima della la Rivoluzione Francese “fu l’ignorante che istruì il colto. La Crociata non fu evidentemente concepita da alcuni filosofi che suggerirono per primi alcune idee poi perorate dai demagoghi della democrazia”. Un tale elogio delle Crociate non può essere disgiunto da una visione del Medioevo opposta a quella fanatica degli Illuministi. Tutt’altro che secoli bui, la situazione è più complessa: “La società medievale non era il luogo giusto, era soltanto la direzione giusta. Era la strada giusta, o forse solo il suo inizio. Il Medioevo fu ben lungi dall’essere un periodo in cui tutto andò per il verso giusto. Sarebbe più corrispondente al vero, per come la penso io, ammettere che in quel periodo tutto andò per il verso sbagliato. Fu l’epoca in cui le cose avrebbero potuto evolversi bene, ma invece si svilupparono male. O anzi, per essere più precisi, fu l’epoca in cui stavano procedendo bene, ma poi mutarono in peggio”. L’età di mezzo non fu perfetta, dunque, ma fu “un’età di progresso. Forse fu l’unica vera età di progresso in tutta la storia. Gli uomini sono passati di rado con tale rapidità e unità dalla barbarie alla civiltà così come fecero dalla fine dei Secoli Bui all’epoca delle università e dei parlamenti, delle cattedrali e delle gilde”. 
Chesterton non è troppo tenero con i musulmani. Trova un “elemento abbastanza logico e coerente, nel credo molto logico e coerente chiamato maomettanesimo”: il “vandalismo”, ovvero lo scarso senso artistico tipico di una religione che considera un peccato rappresentare Dio e blasfema la sua incarnazione. Respinge le accuse di antisemitismo invocando la nascita di uno stato ebraico: “Se questo è antisemitismo, allora sono un antisemita. Sembrerebbe più razionale chiamarlo semitismo”. Giunto in Terrasanta sentì comunque di essere “in quella patria al di là della patria per cui tutti proviamo nostalgia. Il suo ricordo perduto fa nascere al tempo stesso la fede e la fiaba”.
Per la gioia dei seguaci di Chesterton Lindau sta preparando altre sorprese, ma anche la storica Bompiani ha fatto la sua parte negli ultimi anni. Sue le edizioni de Il poeta e i pazzi (racconti che hanno per protagonista un altro detective, ma stavolta poeta), del classico L’uomo che fu Giovedì e del divertentissimo e visionario L’osteria volante (dove si immaginava un futuro dispotismo nato dall’alleanza fra capitalismo e islam e la ribellione ad esso per mezzo dell’alcol proibito dal Corano).
Ultimo ma non per importanza è da citare l’egregio lavoro della Società Chestertoniana Italiana. Non solo anima in rete il vivacissimo blog dell’Uomovivo ma ha da poco pubblicato, in collaborazione con le edizioni Guerrino Leardini e il Centro Missionario Francescano (i proventi vanno infatti in beneficenza) una raccolta di articoli inediti: La nonna del drago. Nella “faziosa postfazione” Marco Sermarini, presidente della Società, celebra “il ritorno del gigante” e ricorda che Emilio Cecchi “lo vedeva truccato da clown finché, girandosi non mostrava uno svolazzante e solenne paramento episcopale, novello padre della Chiesa costretto a tingersi il naso di verde per predicare ai suoi distratti e impazziti contemporanei”. Dunque, essendo Chesterton uno dei più grandi scrittori e apologeti cristiani di tutti i tempi, sarà o no un provvidenziale segno del cielo questo rinnovato interesse per la sua opera?  
di Luca Negri, L'Occidentale - 27 Marzo 2011

lunedì 28 marzo 2011

Ancora sulla Catholic Central Library

http://www.digitalfrontispiece.blogspot.com/

Il collegamento qui sopra è riferito al blog della Catholic Central Library di Dublino, dal titolo "Frontispiecie".

Un'altro riferimento ad una bella istituzione.

Un aforisma al giorno (splendido! Una vera dichiarazione di guerra!)

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Un aforisma al giorno (di straordinaria attualità! impariamo, amici, impariamo!)

"Se oggi si tenta di intraprendere una discussione con un giornale di parte politica avversa, si scopre che non esiste qualcosa di intermedio tra la violenza e l'evasività".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Un aforisma al giorno

"«Io affermo che Dio è Uno» e «Io affermo che Dio è Uno e anche Trino», questo è l'inizio di una bella amicizia agguerrita tra uomini veri".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Ci sono tantissime novità...

... belle, molto belle, di cui ci parleranno i nostri collaboratori.

Forse in giornata avrete due bei post interessanti.

Un saluto dall'Uomo Vivo, ancora per poco in Irlanda!

Un aforisma al giorno

"(...)Non c'è coraggio nell'attaccare qualcosa di vecchio o antiquato, non più di quello che occorre per offrirsi di combattere contro la nonna di qualcuno. L'uomo davvero coraggioso è colui che sconfigge le tirannie nate al sorgere di questa giornata e le superstizioni appena sbocciate, come i fiori a primavera".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

sabato 26 marzo 2011

Un aforisma al giorno

"Se i nostri uomini di stato fossero dei visionari, qualcosa di pratico si potrebbe davvero ottenere. Se chiediamo qualcosa in astratto, è possibile ottenere qualcosa in concreto".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Un aforisma al giorno

"(...) Il caos attuale è dovuto a una generale dimenticanza di tutto ciò a cui originariamente gli uomini aspiravano. Nessun uomo domanda più ciò che desidera, ogni uomo chiede quello che si figura di poter ottenere. E rapidamente la gente si dimentica ciò che l'uomo voleva davvero in principio; e dopo una vita politica vivace e di successo, un uomo dimentica se stesso. Il tutto diventa uno stravagante tumulto di seconde scelte, un pandemonio di ripieghi".

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Chesterton in altre parole - Mario Praz

"Forse Chesterton ha toccato la nota giusta quando ha detto (in The Victorian Age in Literature): «Wuthering Heights avrebbe potuto essere scritto da un'aquila». Sta sospeso così tra cielo e terra, più vicino al cielo che alla terra: romanzo meteorico".

Mario Praz in Emily Bronte - Cime Tempestose - Sinossi e commenti.

Ecco quindici cose che possiamo fare

http://o-felix-culpa.blogspot.com/2006/09/15-things-distributist-may-do-by.html

In questo collegamento trovate per intero, in lingua inglese, l'articolo il cui inizio avevamo fotografato per voi nella Catholic Central Library di Dublino.

Di questo dobbiamo ringraziare Angelo Bottone.

Se ricordate (sennò leggete uno dei post di ieri...), era un articolo di padre Vincent McNabb.

Il titolo è: Quindici cose che un distributista potrebbe fare.

Leggete, di certo sarete ispirati. Non è utopia.

La Chesterton Review cresce e a maggio avremo Padre Boyd in Italia.

http://www.shu.edu/news/article/332635

In questo collegamento col sito del Chesterton Institute for Faith and Culture potete vedere gli sviluppi della sua bella rivista, la Chesterton Review, che vanta, oltre all'edizione inglese, anche le edizioni spagnola, portoghese e francese.

Inoltre possiamo annunciarvi che a maggio ci sarà un tour di conferenze in Italia del presidente del Chesterton Institute, il nostro amico padre Ian Boyd, uno dei massimi esperti di Chesterton. Noi della SCI stiamo alacremente e lietamente lavorando e collaborando nell'organizzare il tutto.

venerdì 25 marzo 2011

Andate alla Catholic Central Library, è un posto chestertoniano!

Le due immagini del post che precede sono l'ingresso e l'insegna della Catholic Central Library di Dublino, sita in 74, Merrion Square, Dublin 2.

È una meritoria istituzione fondata da padre Stephen Brown, gesuita, nel 1922. È un'opera di laici che si regge con lo sforzo dei soci della biblioteca, che di alternano nel servizio dei prestiti e della gestione dei volumi.

Annovera, tra le numerosissime e preziosissime opere presenti, un bel numero di volumi di Chesterton, Belloc, Maurice Baring.

Esiste anche una copiosa mole di opere del beato John Henry Newman con suoi autografi e memorabilia.

Ho potuto vedere anche un singolarissimo volume sull'Engadina nella "nostra" lingua ladina (la lingua del ramo retoromancio delle lingue neolatine diffusa in Veneto, Trentino, Alto Adige, Svizzera, e apparentata col friulano) rarissimo, del 1918.

Quel che conta è anche che vi si trovano i preziosi numeri del G.K.'s Weekly, che potrebbero essere la fonte di una splendida antologia di scritti distribuisti per un intraprendente ed intelligente editore italiano.

Andate al sito della biblioteca che merita di essere sostenuta con l'uso dei volumi, il passaggio (traditio) di ciò che è scritto sui volumi e con la diffusione della notizia della sua esistenza.

I chestertoniani in visita di piacere in Irlanda devono passarci, sarete accolti con piacere dalla segretaria. Di lì sono già passati l'Uomo Vivo e Angelino Bottone. È su Merrion Square, a poche centinaia di metri dal Trinity College e dal Palazzo del Primo Ministro. Si fanno a volte giri meno nobili per Dublino, questo merita. In questo periodo vi è anche una mostra di volumi e altre cose che riguardano il beato Newman, opera di Angelo Bottone.

I chestertoniani irlandesi si ritrovano lì.

È una vera istituzione distributista. Basterebbe dire questo.

www.catholiclibrary.ie

Ecco dove abbiamo trovato le copie di G. K.' s Weekly!

Un aforisma al giorno

«Questa è la gigantesca eresia moderna: modificare l'anima umana per adattarla alle condizioni, invece di modificare le condizioni per adattarle all'anima umana».

Gilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo

Questo è un articolo di McNabb: da leggere...

L'Uomo Vivo e Angelo Bottone a Dublino hanno trovato questa cosa bellissima...

giovedì 24 marzo 2011

L'incontro tra Chesterton e Belloc

Maria Grazia Gotti, che collabora allegramente con il nostro blog, ci segnala un interessante articolo di Dale Ahlquist, presidente della American Chesterton Society, sugli inizi dell'amicizia tra Chesterton e il suo amico e compagno d'arme Hilaire Belloc.

E' in inglese e parla di Chesterton e Belloc. Il titolo è "The Smell of Danger" (L'odore del pericolo). 

Ringraziamo Maria Grazia Gotti sentitamente.


Il vescovo cattolico di Tripoli: "Era meglio la mediazione che tutti stavamo tentando". Da Il Foglio del 23 Marzo 2011

Vescovo sotto le bombe: “Era meglio la mediazione che tutti stavamo tentando”. I dubbi del vicario a Tripoli sui raid
23 marzo 2011 -


“Mi fanno ridere coloro che dicono che l’intervento militare in Libia è per fini umanitari. Buttare bombe per più di cinque ore su una città inerme è per fini umanitari? Ma dove?”.

E’ lapidario nel suo giudizio monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, veronese, Vicario apostolico di Tripoli. Ancora stanco dopo una notte insonne “passata a contare le bombe e i razzi che dalle dieci e trenta della sera fino alle tre della mattina gli aerei hanno sganciato sulla città”, Martinelli così commenta al Foglio la miopia di coloro che ritengono che siamo di fronte a un attacco legittimo. Dice: “Di legittimo c’era soltanto la mediazione che tutti qui stavamo cercando di mettere in campo perché non si arrivasse alla guerra civile. Da fuori Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia e tutti coloro che stanno partecipando a questo attacco dovevano soltanto accodarsi a questo nobile tentativo per cercare di arrivare a una soluzione il più possibile condivisa. E invece si è deciso altrimenti e soprattutto con scarso tempismo. Perché? Mi domando: fino a quando andranno avanti a bombardare? Gheddafi non è intenzionato a fermarsi e non si fermerà. Non è il tipo che cede, e non cederà. E coloro che ci bombardano faranno altrettanto? Andranno avanti a oltranza? Fino a quando?”.

Monsignor Martinelli è in Libia dal 1985. Ieri ha apertamente suggerito che ciò che serve è una tregua che consenta di esplorare ogni possibile strada negoziale. E che “l’Italia può ancora fare un passo indietro, un gesto di riconciliazione”. Quanto alla condizione della chiesa cattolica, racconta che “nel paese ha sempre avuto continui e ripetuti contatti con Gheddafi e con le istituzioni in generale. Abbiamo sempre goduto della massima libertà di espressione. Non ci è mai successo nulla. Abbiamo avuto contatti buoni con tutti i rappresentanti religiosi qui presenti. Fino a pochi giorni fa noi cristiani eravamo una piccola comunità di circa centomila persone in Libia, se contiamo non soltanto i cattolici ma anche gli ortodossi, gli anglicani e altre comunità protestanti. A un certo punto sono sorti dissidi politici (e non religiosi) interni al paese. Le varie fazioni si stavano fronteggiando, anche aspramente. Ma c’era ancora spazio, molto spazio secondo me, per mediare. Certo, serviva la migliore diplomazia, ma si poteva fare. Adesso, invece, tutto è immensamente più difficile e complicato”.

Sì è complicata anche la situazione della comunità cristiana in Libia: “Qui i cristiani sono tutti fuggiti. O meglio, quasi tutti. Molti congolesi, etiopi ed eritrei sono costretti a rimanere nel paese per l’impossibilità di rientrare nei loro. Per alcuni rifugiati si è aperto un varco verso la Tunisia, ma qui ancora c’è gente. Soprattutto infermieri e medici filippini. Restano come me. Perché sentono che è giusto non lasciare la popolazione. Sono molto coraggiosi. Restano ma rischiano grosso, lo sanno bene. Rischiano che una bomba dall’alto li spazzi via. Un intervento esterno non era voluto da nessuno. Forse alcuni ragazzi lo desideravano perché in loro è più forte l’idea del cambiamento che può avvenire tramite un colpo di spugna. Ma in generale nessuno si illude che gli aerei stranieri cambieranno in meglio la situazione”.

E’ difficile valutare se la parole di Martinelli porteranno a un qualche ripensamento della linea tenuta fino a oggi dalle gerarchie della chiesa a Roma. In generale in Vaticano prevale grande preoccupazione ma insieme si ritiene che l’intervento, se davvero serve ad accelerare l’avvento di una nuova pace, sia in qualche misura legittimo. Dice Martinelli: “Non entro nel merito di questo giudizio. Penso però che la guerra non risolve nulla. Non so come andrà a finire. I libici sono sconfortati. Questi attacchi risvegliano in loro ricordi molto brutti. Ripeto: occorre fermare le armi e avviare subito una mediazione per risolvere la crisi in modo pacifico. Fino a pochi giorni fa tutto sembrava diverso. Avevo festeggiato il 150° dell’Unità d’Italia con il personale dell’ambasciata e del consolato. Il giorno dopo l’ambasciatore mi ha telefonato per dirmi che aveva ricevuto l’ordine di partire immediatamente. Io invece ho preferito rimanere. Non lascerò mai la Libia, finché vivo. Questa è la mia chiesa”.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 23 marzo 2011

mercoledì 23 marzo 2011

Un aforisma al giorno


"Io mi sottometterò ai sigari. Io abbraccerò supinamente una bottiglia di Borgogna. Mi umilierò fino a servirmi di un cabriolet. Se solo con questi mezzi posso preservare per me la verginità dello spirito che gode con stupore e paura".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

martedì 22 marzo 2011

Chestertoniana 18: the last one.

Chestertoniana 18: Un finale col botto - Gli ultimi giorni di G. K. Chesterton, il "sorriso di Dio" nel grande assedio all'umanità del Novecento.


http://www.tracce.it/detail.asp?c=1&p=1&id=20998


Buona lettura a tutti



lunedì 21 marzo 2011

Un aforisma al giorno

"L'uomo può essere definito come un animale che produce dogmi. Quando accumula dottrina su dottrina e conclusione su conclusione creando qualche formidabile schema filosofico o religioso, allora, nel solo significato legittimo di cui l'espressione è suscettibile, egli sta diventando sempre più umano. Quando abbandona una dottrina dopo l'altra in un raffinato scetticismo, quando rifiuta di legarsi a un sistema, quando dice che ha superato le definizioni, quando dice che non crede nella finalità, quando, nella sua immaginazione, siede come Dio, senza serbare alcuna forma di fede ma contemplando tutto, allora, per quello stesso processo, sta lentamente affondando a ritroso nella vaghezza degli animali errabondi e nell'inconsapevolezza dell'erba. Gli alberi non hanno dogmi. Le rape sono di vedute singolarmente ampie".


Gilbert Keith Chesterton, Eretici

domenica 20 marzo 2011

A Pasqua circa 4700 inglesi diverranno cattolici

http://www.catholicherald.co.uk/news/2011/03/15/record-number-of-people-to-be-received-into-church-at-easter/
Nel collegamento qui sopra c'è una notizia forse troppo "ecclesialmente scorretta" per essere ripetuta in giro: a Pasqua 4700 persone entreranno nella Chiesa Cattolica, di cui circa 900 attraverso l' Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham.

Qui sopra c'è Keith Newman, Ordinario della prelatura sopra richiamata, che giorni fa è stato nominato monsignore da Papa Benedetto XVI assieme agli altri due ex pastori anglicani entrati nella Chiesa Cattolica lo scorso gennaio.

La notizia proviene dal Catholic Herald, settimanale dei cattolici inglesi, ed è ovviamente in lingua inglese.

Si pubblica "Watts" in spagnolo...

http://www.adn.es/cultura/20110319/NWS-0362-Chesterton-Editan-Watts-victoriano-biografia.html

In questo collegamento si parla della traduzione in spagnolo della biografia di Watts scritta da Chesterton.

Confermiamo l'importanza della rinascita di Chesterton anche in Spagna.

venerdì 18 marzo 2011

Il Crocifisso ha vinto a Strasburgo

Da Il Giornale - 18 Marzo 2011


Strasburgo - Storica vittoria dell'Italia a Strasburgo: dopo 5 anni di dibattito la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha infatti assolto il Paese di violare i diritti umani con la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non vìola i diritti umani. La decisione della è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni del simbolo della religione cattolica.

Dibattito rinviato ai giudici nazionali La Corte di Strasburgo ha però osservato che non è sua competenza prendere posizione in un dibattito, quale quello sul valore del simbolo rappresentato dal crocefisso, ancora aperto all'interno del Paese tra le principali istituzioni giuridiche nazionali, il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione. Quello che è certo, comunque è che l'obbligo di presenza del crocefisso nelle aule scolastiche "non può essere ritenuto indottrinamento da parte dello Stato". Secondo la Corte, infatti, il crocifisso "è un simbolo essenzialmente passivo" e la sua influenza sugli alunni non può essere paragonata all'attività didattica degli insegnanti. 

La soddisfazione di Frattini e Vaticano "Oggi ha vinto il sentimento popolare dell'Europa - ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, protagonista in prima linea della battaglia - La decisione interpreta soprattutto la voce dei cittadini in difesa dei propri valori e della propria identità. Mi auguro che dopo questo verdetto l'Europa torni ad affrontare con lo stesso coraggio il tema della tolleranza e della libertà religiosa". Soddisfatto anche il Vaticano, che, attraverso la sua emittente Radio Vaticana, ha commentato: "La vittoria oggi non è solo dell'Italia ma anche degli altri Paesi e di tutti coloro che ritenevano assurdo imporre la rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche. Resta da ricordare che parliamo della Corte che fa capo al Consiglio d'Europa, cioè l'organismo a 47 Paesi distinto dall'Unione Europea".

Cinque anni di dibattito Una battaglia approdata alla Corte di Strasburgo il 27 luglio 2006. Allora l'avvocato Nicolò Paoletti presentò il ricorso con cui Sonia Lautsi, cittadina italiana nata finlandese, lamentò la presenza del crocifisso nelle aule della scuola pubblica frequentata dai figli, ritenendo tale presenza un'ingerenza incompatibile con la libertà di pensiero e il diritto ad un'educazione e ad un insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori. La prima sentenza della Corte (9 novembre 2009) diede sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, affermando la violazione da parte dell'Italia di norme fondamentali sulla libertà di pensiero, convinzione e religione e scatenando un'ondata d'indignazione. Il Governo italiano, a quel punto, ha domandato il rinvio alla Grande Chambre della Corte, ritenendo la sentenza 2009 lesiva della libertà religiosa individuale e collettiva come riconosciuta dallo Stato italiano. La Grande Camera, accettata la domanda di rinvio, ha ascoltato le parti in causa, Stato italiano e legale ricorrente, rinviando ad oggi la sua decisione definitiva. Nel merito dei contenuti giuridici, la questione è stata affrontata dal ministro degli Esteri, Franco Frattini in una serie di riunioni dedicate alla riflessione sulle argomentazioni da utilizzare nel ricorso sulla sentenza Lautsi. Il titolare della Farnesina ha personalmente presieduto due riunioni interministeriali (17 dicembre 2009 e 21 gennaio 2010) che hanno consentito rispettivamente di migliorare e formalizzare la memoria difensiva con il consenso di tutti gli attori coinvolti. Frattini ha contestualmente inviato ai suoi omologhi dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa una lettera esplicativa della posizione italiana in merito alla questione come rappresentata nella memoria difensiva, presentata alla Corte, al fine di poter ricevere un sostegno non solo politico ma fattivo sul piano processuale, cioè un intervento degli Stati come 'terzì a favore dell'Italia. Hanno risposto positivamente intervenendo a favore nostro nel giudizio davanti alla Corte San Marino, Malta, Lituania, Romania, Bulgaria, Principato di Monaco, Federazione Russa, Cipro, Grecia e Armenia 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITÀ POLITICA D’ITALIA , 16.03.2011


I neretti sono nostri!


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITÀ POLITICA D’ITALIA

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato un Messaggio al Presidente della Repubblica Italiana, On. Giorgio Napolitano, in occasione dei 150 anni dell’Unità politica d’Italia.
Il Messaggio è stato consegnato all’On. Giorgio Napolitano dall’Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel corso di una visita al Quirinale.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
Illustrissimo Signore
On. GIORGIO NAPOLITANO
Presidente della Repubblica Italiana
Il 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia mi offre la felice occasione per riflettere sulla storia di questo amato Paese, la cui Capitale è Roma, città in cui la divina Provvidenza ha posto la Sede del Successore dell’Apostolo Pietro. Pertanto, nel formulare a Lei e all’intera Nazione i miei più fervidi voti augurali, sono lieto di parteciparLe, in segno dei profondi vincoli di amicizia e di collaborazione che legano l’Italia e la Santa Sede, queste mie considerazioni.
Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale. Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica. Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini sono solo alcuni nomi di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell’identità italiana. Anche le esperienze di santità, che numerose hanno costellato la storia dell’Italia, contribuirono fortemente a costruire tale identità, non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualità degli italiani (si pensi alle grandi e molteplici espressioni della pietà popolare), ma pure sotto il profilo culturale e persino politico. San Francesco di Assisi, ad esempio, si segnala anche per il contributo a forgiare la lingua nazionale; santa Caterina da Siena offre, seppure semplice popolana, uno stimolo formidabile alla elaborazione di un pensiero politico e giuridico italiano. L’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale continua nell’età moderna e contemporanea. Anche quando parti della penisola furono assoggettate alla sovranità di potenze straniere, fu proprio grazie a tale identità ormai netta e forte che, nonostante il perdurare nel tempo della frammentazione geopolitica, la nazione italiana poté continuare a sussistere e ad essere consapevole di sé. Perciò, l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo. La comunità politica unitaria nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale.
Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse, il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l’apporto di pensiero - e talora di azione - dei cattolici alla formazione dello Stato unitario. Dal punto di vista del pensiero politico basterebbe ricordare tutta la vicenda del neoguelfismo che conobbe in Vincenzo Gioberti un illustre rappresentante; ovvero pensare agli orientamenti cattolico-liberali di Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Raffaele Lambruschini. Per il pensiero filosofico, politico ed anche giuridico risalta la grande figura di Antonio Rosmini, la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione italiana. E per quella letteratura che tanto ha contribuito a "fare gli italiani", cioè a dare loro il senso dell’appartenenza alla nuova comunità politica che il processo risorgimentale veniva plasmando, come non ricordare Alessandro Manzoni, fedele interprete della fede e della morale cattolica; o Silvio Pellico, che con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di un patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina. E di nuovo figure di santi, come san Giovanni Bosco, spinto dalla preoccupazione pedagogica a comporre manuali di storia Patria, che modellò l’appartenenza all’istituto da lui fondato su un paradigma coerente con una sana concezione liberale: "cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa".
La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico. Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di "Questione Romana", suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale "Conciliazione", nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese. L’astensione dalla vita politica, seguente il "non expedit", rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale: educazione, istruzione, assistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, furono ambiti di impegno che fecero crescere una società solidale e fortemente coesa. La vertenza apertasi tra Stato e Chiesa con la proclamazione di Roma capitale d’Italia e con la fine dello Stato Pontificio, era particolarmente complessa. Si trattava indubbiamente di un caso tutto italiano, nella misura in cui solo l’Italia ha la singolarità di ospitare la sede del Papato. D’altra parte, la questione aveva una indubbia rilevanza anche internazionale. Si deve notare che, finito il potere temporale, la Santa Sede, pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le spetta nell’ordine suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della "Questione Romana" attraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano. La firma dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929, segnò la definitiva soluzione del problema. A proposito della fine degli Stati pontifici, nel ricordo del beato Papa Pio IX e dei Successori, riprendo le parole del Cardinale Giovanni Battista Montini, nel suo discorso tenuto in Campidoglio il 10 ottobre 1962: "Il papato riprese con inusitato vigore le sue funzioni di maestro di vita e di testimonio del Vangelo, così da salire a tanta altezza nel governo spirituale della Chiesa e nell’irradiazione sul mondo, come prima non mai".
L’apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto. Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano; un progetto maturato all’interno dell’Azione Cattolica, in particolare della FUCI e del Movimento Laureati, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ed oggetto di riflessione e di elaborazione nel Codice di Camaldoli del 1945 e nella XIX Settimana Sociale dei Cattolici Italiani dello stesso anno, dedicata al tema "Costituzione e Costituente". Da lì prese l'avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell’attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l’Italia in proiezione europea. Negli anni dolorosi ed oscuri del terrorismo, poi, i cattolici hanno dato la loro testimonianza di sangue: come non ricordare, tra le varie figure, quelle dell’On. Aldo Moro e del Prof. Vittorio Bachelet? Dal canto suo la Chiesa, grazie anche alla larga libertà assicuratale dal Concordato lateranense del 1929, ha continuato, con le proprie istituzioni ed attività, a fornire un fattivo contributo al bene comune, intervenendo in particolare a sostegno delle persone più emarginate e sofferenti, e soprattutto proseguendo ad alimentare il corpo sociale di quei valori morali che sono essenziali per la vita di una società democratica, giusta, ordinata. Il bene del Paese, integralmente inteso, è stato sempre perseguito e particolarmente espresso in momenti di alto significato, come nella "grande preghiera per l’Italia" indetta dal Venerabile Giovanni Paolo II il 10 gennaio 1994.
La conclusione dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, ha segnato il passaggio ad una nuova fase dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia. Tale passaggio fu chiaramente avvertito dal mio Predecessore, il quale, nel discorso pronunciato il 3 giugno 1985, all’atto dello scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo, notava che, come "strumento di concordia e collaborazione, il Concordato si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali: esso può e deve costituire un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa Patria". Ed aggiungeva che nell’esercizio della sua diaconia per l’uomo "la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico e della sovranità dello Stato. Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell’uomo, che solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l’impegno solidale ed unitario al bene comune". L’Accordo, che ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicità che denota lo Stato italiano ed il suo ordinamento giuridico, ha evidenziato i due principi supremi che sono chiamati a presiedere alle relazioni fra Chiesa e comunità politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione. Una collaborazione motivata dal fatto che, come ha insegnato il Concilio Vaticano Il, entrambe, cioè la Chiesa e la comunità politica, "anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane" (Cost. Gaudium et spes, 76). L’esperienza maturata negli anni di vigenza delle nuove disposizioni pattizie ha visto, ancora una volta, la Chiesa ed i cattolici impegnati in vario modo a favore di quella "promozione dell’uomo e del bene del Paese" che, nel rispetto della reciproca indipendenza e sovranità, costituisce principio ispiratore ed orientante del Concordato in vigore (art. 1). La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile, come affrerma il Concilio Vaticano II: "chiunque promuove la comunità umana nel campo della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche un non piccolo aiuto, secondo la volontà di Dio, alla comunità ecclesiale, nelle cose in cui essa dipende da fattori esterni" (Cost. Gaudium et spes, 44).
Nel guardare al lungo divenire della storia, bisogna riconoscere che la nazione italiana ha sempre avvertito l’onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità. E la comunità nazionale ha sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all’esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro, che è Vescovo di Roma e Primate d’Italia. Passate le turbolenze causate dalla "questione romana", giunti all’auspicata Conciliazione, anche lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata.
Nel presentare a Lei, Signor Presidente, queste riflessioni, invoco di cuore sul popolo italiano l’abbondanza dei doni celesti, affinché sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertà, la giustizia e la pace.
Dal Vaticano, 17 marzo 2011
BENEDICTUS PP. XVI

Si può vedere Casa Chesterton...

Allora, non è di certo lo scoop del secolo, però è una cosa bella e divertente che abbiamo provato a fare questa mattina.

Tutti conoscono il programma Google Maps e il programma Google Earth (per chi non le conoscesse, basta mettere questi due nomi sul medesimo motore di ricerca, francamente un po' troppo "Grande Fratello" di orwelliana memoria...). Ebbene, qui sopra avete la fotografia della mappa dove è segnata con una specie di goccia di colore rosso l'indirizzo di Top Meadows, la casa di Chesterton e signora a Beaconsfield.


Oggi la casa è sede di un'attività professionale (abbiamo cancellato il nome giusto per discrezione...) ma se andate su Google Maps e guardate attraverso le webcam (le telecamere di cui è dotato questo "servizio") lungo la strada, potrete vedere bene, "forte e chiaro", questa casetta qui sopra, molto carina e a noi molto cara. Spostandosi adeguatamente verso la destra della casa con la webcam, si intravede anche una targa azzurra che dice che lì c'è stato il Grande Gilbert.

L'indirizzo è quello che vedete nella foto che abbiamo ripreso dalla mappa di Google, e comunque è Chesterton Gardens, Grove Road, Beaconsfield, Bukinghamshire HP9 1UR, United Kingdom.

La casa è quasi all'incrocio tra Grove Road e Station Road.

Volendo, spostandosi un pochino, c'è anche la Chiesa Parrocchiale di Santa Teresa del Bambin Gesù, frequentata da Gilbert e Frances e da loro ampiamente beneficata.

Tutto questo per i materialisti, cioè quelle sanissime e allegrissime persone che amano vedere e toccare tutte queste cose belle qui...

giovedì 17 marzo 2011

Un aforisma al giorno

"Il romanzo avventuroso della polizia rappresenta così l'intera avventura umana, ed è basato sul fatto che la moralità è la più oscura e ardita delle cospirazioni".

Gilbert Keith Chesterton, Come si scrive un giallo

Un aforisma al giorno

"La famiglia è infatti la sola cosa che l'uomo libero fa da sé e per sé".

Gilbert Keith Chesterton, Come si scrive un giallo


Un aforisma al giorno

"C'è un'obiezione vitale al consiglio di sorridere e semplicemente di sopportare. L'obiezione è che se uno semplicemente sopporta, non può sorridere".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Il testamento del cattolico pakistano Shahbaz Bhatti

10. IL TESTAMENTO DI SHAHBAZ BHATTI (IN VERSIONE INTEGRALE) 
La sua forza era di essere un cristiano vero, senza compromessi, ben sapendo che la propria missione non si conclude con la morte e che la violenza dei nemici non potrà mai vincere 
di Shahbaz Bhatti
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In Inghilterra ancora una prova del pregiudizio anticristiano

 NIENTE ADOZIONI PER I CRISTIANI PERCHE' CONSIDERANO PECCATO L'OMOSESSUALITA': SAREBBERO PESSIMI GENITORI (SECONDO LE LEGGI INGLESI) 
''Volevamo offrire amore e una casa ai bambini che hanno bisogno; siamo stati esclusi per le opinioni morali basate sulla nostra fede e, per questo, un bambino in difficoltà ha perduto l'occasione di trovare un'abitazione sicura e un'assistenza'' 
da La Bussola Quotidiana 
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Liberato il cattolico cubano Oscar Biscet

OSCAR BISCET LIBERATO A CUBA DOPO 11 ANNI DI PRIGIONIA: IL MEDICO CATTOLICO SI ERA BATTUTO PER LA LIBERTA', CONTRO L'ABORTO E L'EUTANASIA 
Appena liberato ha dichiarato ''Quella cubana è una dittatura simile a quelle di Hitler e di Stalin''; a Cuba infatti è ammessa la clonazione umana, c'è l'aborto forzato per motivi di ricerca medica, prospera il turismo sessuale (pure quello pedofilo), ecc.
di Antonio Giuliano
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Un interessante articolo sulla questione del testamento biologico

APPROVARE IL TESTAMENTO BIOLOGICO VUOL DIRE INTRODURRE IN ITALIA L'EUTANASIA: ECCO GLI ARTICOLI PIU' PERICOLOSI DELLA LEGGE IN DISCUSSIONE ALLA CAMERA
Qualunque medico che eseguirà le DAT non sarà più perseguibile penalmente (la storia dell'allieva di Umberto Veronesi che dichiara ''Da sana avrei firmato il testamento biologico, adesso che ho il cancro lo straccerei!'') 
di Pietro Ceci
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martedì 15 marzo 2011

Ecco Chestertoniana 17

Ecco la puntata 17 della Chestertoniana de Il Foglio: "Leggere come un
contadino: Dickens, Stevenson, Shakespeare e Omero. La letteratura
spiegata da un Chesterton inedito".

http://www.tracce.it/detail.asp?c=1&p=1&id=20830

buona lettura a tutti!

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Società Chestertoniana Italiana
Via San Pio X, 4/C
63039 San Benedetto del Tronto (AP)
http://uomovivo.blogspot.com
C.F.: 91022790447 ccp 56901515

"Quando vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male"
(G.K. Chesterton)

lunedì 14 marzo 2011

Due interessanti articoli sulla legge sul testamento biologico e su Rolando Rivi

PER ORA IN ITALIA L'EUTANASIA E' ANCORA ILLEGALE: ECCO PERCHE' E' UNA FOLLIA APPROVARE IL TESTAMENTO BIOLOGICO
Il presidente del Movimento per la Vita dice: ''Senza la legge avremo 1000 casi come Eluana'' (ma la realtà lo smentisce: in due anni NESSUNO ha seguito l'esempio di Beppino Englaro...)
di Massimo Micaletti
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SARA' PRESTO BEATO, MA A REGGIO EMILIA, NELLA SUA TERRA, NON C'E' POSTO NEMMENO PER UNA VIA A LUI DEDICATA (ANCHE SE CE N'E' UNA PER IL DITTATORE COMUNISTA TITO...)
Il giovane seminarista Rolando Rivi fu sequestrato e brutalmente assassinato il 13 aprile del 1945 dai partigiani comunisti, in odio alla sua fede
di Andrea Zambrano
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Da padre Roberto Brunelli in arte padre Brownelli o il Patriota Cosmico

Cari amici Chestertoniani,


Benigni a Sanremo commenta l'Inno Nazionale e dice:
"Quando si ama la bandiera si sente che non è una cosa effimera, che non si vive per il carpe diem, ma un attimo eterno".

Qualcuno nel 1905, aveva scritto:

"L'amante ama il momento ma mai per se stesso. Ne gode in grazia della donna, o di se stesso. Il guerriero gode il momento, ma non per se stesso; lo gode per la sua bandiera. La causa per cui si leva la bandiera può essere sciocca o effimera; l'amore può essere un'infatuazione giovanile e durare una settimana. Ma il patriota pensa la bandiera come eterna; l'amante pensa il suo amore come qualcosa che non può finire. Questi momenti sono colmi di eternità; questi momenti sono gioiosi perché non sembrano momentanei. Guardateli per una volta come momenti al modo di Pater, e diventeranno freddi come Pater e il suo stile. L'uomo non può amare le cose mortali. Può solo amare cose immortali per un istante. L'errore di Pater si rivela nella sua frase più famosa. Egli ci chiede di ardere con una fiamma dura, simile a una gemma. Le fiamme non sono mai dure e mai simili alle gemme: non è possibile maneggiarle o sistemarle. Così, le emozioni umane non sono mai dure e mai simili alle gemme; sono sempre pericolose, come le fiamme, da toccare o anche solo da esaminare. C'è solo un modo per cui le nostre passioni possono diventare dure e simili alle gemme, vale a dire, diventando fredde come gemme. Nessun colpo, dunque, è stato mai vibrato agli amori e al riso naturali degli uomini, avvilente come questo carpe diem degli esteti". 




(GKC, Eretici, Omar e il Sacro Vino)

Un caldo saluto,



Padre Roberto Brunelli

domenica 13 marzo 2011

sabato 12 marzo 2011

Tempi su Shahbaz Bhatti

Nell'ultimo numero si parla del ministro pakistano cattolico assassinato, ma di molto altro ancora.

Qui si parla di Rino Cammilleri e si ita Chesterton

Lo scrittore Rino Cammilleri racconta come è diventato C. C. P. (che significa? Aprite il collegamento qui sotto!) in un libro per i tipi di Lindau.

http://www.cinquew.it/articolo.asp?id=2683

Naturalmente ci scappa anche la citazione chestertoniana...

venerdì 11 marzo 2011

Chesterton secondo Paolo Pegoraro, su Jesus


Ve l'avevamo preannunciato, ecco l'articolo del nostro Paolo Pegoraro.

Leggete, merita.

giovedì 10 marzo 2011

Chestertoniana 16

Cari amici,
Grazie agli occhiuti soci e lettori ecco la sedicesima puntata della
Chestertoniana del Foglio dal titolo: Il discorso dell'uomo del re:
così Chesterton a Firenze mise in guardia l'Europa da Hitler e dalle
teorie sulla razza superiore:

http://www.tracce.it/detail.asp?c=1&p=1&id=20711

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"Quando vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male"
(G.K. Chesterton)

mercoledì 9 marzo 2011

Oggi è Mercoledì delle Ceneri - Ecco cosa ci dice Benedetto XVI (Catechesi di Mercoledì 9 Marzo 2011)


Cari fratelli e sorelle,

Oggi, segnati dall'austero simbolo delle Ceneri, entriamo nel Tempo di Quaresima, iniziando un itinerario spirituale che ci prepara a celebrare degnamente i misteri pasquali. La cenere benedetta imposta sul nostro capo è un segno che ci ricorda la nostra condizione di creature, ci invita alla penitenza e ad intensificare l'impegno di conversione per seguire sempre di più il Signore.

La Quaresima è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione; ci ricorda che la vita cristiana è una "via" da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire. Gesù, infatti, ci dice: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). Ci dice, cioè, che per giungere con Lui alla luce e alla gioia della risurrezione, alla vittoria della vita, dell'amore, del bene, anche noi dobbiamo prendere la croce di ogni giorno, come ci esorta una bella pagina dell'Imitazione di Cristo: "Prendi, dunque, la tua croce e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto per te, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi di essere anche tu crocifisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagno anche nella gloria" (L. 2, c. 12, n. 2). Nella Santa Messa della Prima Domenica di Quaresima pregheremo: "O Dio nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi ai tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita" (Colletta). E' un'invocazione che rivolgiamo a Dio perché sappiamo che solo Lui può convertire il nostro cuore. Ed è soprattutto nella Liturgia, nella partecipazione ai santi misteri, che noi siamo condotti a percorrere questo cammino con il Signore; è un metterci alla scuola di Gesù, ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma non come una semplice commemorazione, un ricordo di fatti passati. Nelle azioni liturgiche, Cristo si rende presente attraverso l'opera dello Spirito Santo, quegli avvenimenti salvifici diventano attuali. C'è una parola-chiave che ricorre spesso nella Liturgia per indicare questo: la parola "oggi"; ed essa va intesa in senso originario e concreto, non metaforico. Oggi Dio rivela la sua legge e a noi è dato di scegliere oggi tra il bene e il male, tra la vita e la morte (cfr Dt 30,19); oggi "il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15); oggi il Cristo è morto sul Calvario ed è risuscitato dai morti; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; oggi ci è dato lo Spirito Santo; oggi è tempo favorevole. Partecipare alla Liturgia significa allora immergere la propria vita nel mistero di Cristo, nella sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita.

Nelle domeniche di Quaresima, in modo del tutto particolare in quest'anno liturgico del ciclo A, siamo introdotti a vivere un itinerario battesimale, quasi a ripercorrere il cammino dei catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, per ravvivare in noi questo dono e per far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento, che è alla base della nostra vita cristiana. Nel Messaggio che ho inviato per questa Quaresima, ho voluto richiamare il nesso particolare che lega il Tempo quaresimale al Battesimo. Da sempre la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazione del Battesimo, passo per passo: in esso si realizza quel grande mistero per cui l'uomo, morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Le Letture che ascolteremo nelle prossime domeniche e alle quali vi invito a prestare speciale attenzione, sono riprese proprio dalla tradizione antica, che accompagnava il catecumeno nella scoperta del Battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera in questo Sacramento, una stupenda catechesi battesimale rivolta a ciascuno di noi. La Prima Domenica, chiamata Domenica della tentazione, perché presenta le tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio e ad affrontare con coraggio la lotta che ci attende per rimanergli fedeli. Sempre c'è di nuovo questa necessità di decisione, di resistere al male, di seguire Gesù. In questa Domenica la Chiesa, dopo aver udito la testimonianza dei padrini e dei catechisti, celebra l'elezione di coloro che sono ammessi ai Sacramenti pasquali. La Seconda Domenica è detta di Abramo e della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza divina; come Abramo, padre dei credenti, anche noi siamo invitati a partire, ad uscire dalla nostra terra, a lasciare le sicurezze che ci siamo costruite, per riporre la nostra fiducia in Dio; la meta si intravede nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio amato, nel quale anche noi diventiamo "figli di Dio". Nelle Domeniche successive viene presentato il Battesimo nelle immagini dell'acqua, della luce e della vita. La Terza Domenica ci fa incontrare la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). Come Israele nell'Esodo, anche noi nel Battesimo abbiamo ricevuto l'acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana, ha un'acqua di vita, che estingue ogni sete; e quest'acqua è il suo stesso Spirito. La Chiesa in questa Domenica celebra il primo scrutinio dei catecumeni e durante la settimana consegna loro il Simbolo: la Professione della fede, il Credo. La Quarta Domenica ci fa riflettere sull'esperienza del "Cieco nato" (cfr Gv 9,1-41). Nel Battesimo veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da figli della luce. Anche noi dobbiamo imparare a vedere la presenza di Dio nel volto di Cristo e così la luce. Nel cammino dei catecumeni si celebra il secondo scrutinio. Infine, la Quinta Domenica ci presenta la risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). Nel Battesimo noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far morire l'uomo vecchio per vivere dello Spirito del Risorto. Per i catecumeni, si celebra il terzo scrutinio e durate la settimana viene consegnata loro l'orazione del Signore: il Padre nostro.

Questo itinerario della Quaresima che siamo invitati a percorre nella Quaresima è caratterizzato, nella tradizione della Chiesa, da alcune pratiche: il digiuno, l'elemosina e la preghiera. Il digiuno significa l'astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Tutto questo però non è ancora la realtà piena del digiuno: è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l'aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio.

Il digiuno, nella tradizione cristiana, è legato poi strettamente all'elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: "Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di 'misericordia' abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima" (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). San Gregorio Magno ricordava, nella sua Regola Pastorale, che il digiuno è reso santo dalle virtù che l'accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità, che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una nostra privazione (cfr 19,10-11).

La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant'Agostino dice che il digiuno e l'elemosina sono "le due ali della preghiera", che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. Egli afferma: "In tal modo la nostra preghiera, fatta in umiltà e carità, nel digiuno e nell'elemosina, nella temperanza e nel perdono delle offese, dando cose buone e non restituendo quelle cattive, allontanandosi dal male e facendo il bene, cerca la pace e la consegue. Con le ali di queste virtù la nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo nostra pace ci ha preceduto" (Sermone 206, 3 sulla Quaresima: PL 38,1042). La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio. San Giovanni Crisostomo esorta: "Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza" (Omelia 6 sulla Preghiera: PG 64,466).

Cari amici, in questo cammino quaresimale siamo attenti a cogliere l'invito di Cristo a seguirlo in modo più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo, per abbandonare l'uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati alla Pasqua e poter dire con san Paolo "non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20). Buon cammino quaresimale a voi tutti! Grazie!