Da IlSussidiario.net
di Carlo Bellieni
mercoledì 27 maggio 2009
Uno studio sulle abitudine televisive dei ragazzi italiani (Maggio 2009) è in pubblicazione in questi giorni sulla rivista BioMed Central Public Health e propone dati allarmanti: Il 54.1% pranza e il 61% cena davanti alla tv, l’89.5% ha la tv in camera da letto e solo il 49% dei genitori controlla i contenuti di quello che guardano. Di media stanno alla tv 2.8 ore al giorno e il 74.9% la guarda almeno due ore al giorno. Sono dati che mostrano come la televisione sia pervasiva e potente nella vita dei ragazzi. Lo prova un altro studio questa volta inglese, pubblicato su Pediatrics (Maggio 2009) che mostra che guardare la televisione e fare poca attività fisica sono due abitudini interagiscono l’una con l’altra per determinare stress psicologico nei ragazzi.
D’altronde, un altro studio (Aprile 2009) pubblicato sull’European Journal of Public Health mostra che togliere dalla tv la pubblicità per il cibo farebbe ridurre l’obesità in America in proporzione pari a 1/3 a 1/7 del totale. Già, la pubblicità: nel corso dei programmi per bambini è altissima e quasi tutta dedicata a loro, come se avessero realmente bisogno di suggerimenti sui giocattoli e soprattutto come se sapessero davvero difendersene. Chi conosce i bambini sanno che spesso sono più attratti dallo spot pubblicitario che dal programma che stanno vedendo. E uno studio australiano mostra che i bambini sono esposti a livelli altissimi di pubblicità per alcolici.
Siamo allora qui ad esigere una reale moderazione della pubblicità in tv: non basta dire “guardatela meno”, perché la tv è ipnotica, e si arriva a vere crisi da astinenza, quando viene bruscamente sospesa. Piuttosto, deve diventare una tv di qualità e il primo passo sarebbe togliere la pubblicità di ogni tipo dai programmi per ragazzi.
Evidentemente questo consiglio non piace, dato che invece la pubblicità ai bambini prolifera. Ma quanto costa trasformarli in giovani consumatori? Quanto costa farli diventare dei giovani ricattatori dei genitori facendo arrivare la richiesta ai grandi attraverso le lacrime dei piccoli? La Federal Trade Commission mostrò che è ingannevole e sleale esporre i bambini sotto i 6 anni alla pubblicità. I bambini non sanno rendersi conto dell’intento reale della pubblicità e discriminarlo dal resto del programma: non basta scrivere in piccolo “questa è pubblicità” in un lato dello schermo, soprattutto se gli utenti… non sanno leggere. Non si può allora bandire la pubblicità per bambini? In USA non ce l’hanno fatta: i bambini USA sono sottoposti a più di 40.000 spot pubblicitari all’anno e l’Associazione pediatrica Americana chiede severe restrizioni.; ma in Svezia e Norvegia la pubblicità diretta ai bambini sotto i 12 anni è proibita, in Grecia non si possono pubblicizzare i giocattoli prima delle 10 di sera e in Danimarca e Belgio ci sono severe restrizioni: sono esempi da seguire. I bambini non sanno difendersi, non sanno interpretare, assorbono, e soprattutto assorbono il modello consumistico senza possibilità di fuga. Chi li tutela?
D’altronde, un altro studio (Aprile 2009) pubblicato sull’European Journal of Public Health mostra che togliere dalla tv la pubblicità per il cibo farebbe ridurre l’obesità in America in proporzione pari a 1/3 a 1/7 del totale. Già, la pubblicità: nel corso dei programmi per bambini è altissima e quasi tutta dedicata a loro, come se avessero realmente bisogno di suggerimenti sui giocattoli e soprattutto come se sapessero davvero difendersene. Chi conosce i bambini sanno che spesso sono più attratti dallo spot pubblicitario che dal programma che stanno vedendo. E uno studio australiano mostra che i bambini sono esposti a livelli altissimi di pubblicità per alcolici.
Siamo allora qui ad esigere una reale moderazione della pubblicità in tv: non basta dire “guardatela meno”, perché la tv è ipnotica, e si arriva a vere crisi da astinenza, quando viene bruscamente sospesa. Piuttosto, deve diventare una tv di qualità e il primo passo sarebbe togliere la pubblicità di ogni tipo dai programmi per ragazzi.
Evidentemente questo consiglio non piace, dato che invece la pubblicità ai bambini prolifera. Ma quanto costa trasformarli in giovani consumatori? Quanto costa farli diventare dei giovani ricattatori dei genitori facendo arrivare la richiesta ai grandi attraverso le lacrime dei piccoli? La Federal Trade Commission mostrò che è ingannevole e sleale esporre i bambini sotto i 6 anni alla pubblicità. I bambini non sanno rendersi conto dell’intento reale della pubblicità e discriminarlo dal resto del programma: non basta scrivere in piccolo “questa è pubblicità” in un lato dello schermo, soprattutto se gli utenti… non sanno leggere. Non si può allora bandire la pubblicità per bambini? In USA non ce l’hanno fatta: i bambini USA sono sottoposti a più di 40.000 spot pubblicitari all’anno e l’Associazione pediatrica Americana chiede severe restrizioni.; ma in Svezia e Norvegia la pubblicità diretta ai bambini sotto i 12 anni è proibita, in Grecia non si possono pubblicizzare i giocattoli prima delle 10 di sera e in Danimarca e Belgio ci sono severe restrizioni: sono esempi da seguire. I bambini non sanno difendersi, non sanno interpretare, assorbono, e soprattutto assorbono il modello consumistico senza possibilità di fuga. Chi li tutela?
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