venerdì 15 luglio 2016

A proposito di Italo Calvino e di Chesterton

Italo Calvino fu uno scrittore certamente singolare.

È uno dei cosiddetti «chestertoniani insospettabili»: da persone lui (come da tanti altri: Borges, Gramsci, Sciascia e non solo...) non ci aspetteremmo un'attrazione così profonda per Chesterton. Eppure questo accadde. Lo scritto che ho riportato qualche post addietro ne è testimonianza. Il riferirsi a Chesterton per meglio chiarire il proprio pensiero d'altronde era uno dei modi in cui l'altro insospettabile, Jorge Luis Borges, dimostrava la sua vera e propria dipendenza dal nostro Gilbert (le sue lezioni di letteratura inglese ne sono intrise).

Uomini singolari, spesso attratti dalle caratteristiche di Chesterton che più sono lontane dalle loro scelte concrete. È come se desiderassero con forza il dono della fede, dell'intelligenza cristiana, della speranza e dell'allegrezza di Chesterton, senza volerlo ammettere fino in fondo.

A proposito di Italo Calvino, contribuisco a collocare una delle sue affermazioni più famose a proposito di Chesterton che spesso vengono citate senza darne la fonte.

Italo Calvino disse:

«Amo Chesterton perché voleva essere il Voltaire cattolico e io volevo essere il Chesterton comunista…».

Si tratta di una parte di una lunga risposta alla domanda (l'ultima) «Quali sono i romanzieri che preferite e perché?» nel corso di un'intervista a Nuovi Argomenti n° 38-39 del Maggio - Agosto 1959. Gli altri autori amati sono Stendhal, Puškin, Hemingway, Stevenson (amato anche da Chesterton!), Čechov, Conrad, Tolstoj, Manzoni, Flaubert, Poe (di lui Borges in una delle sue lezioni disse che Chesterton ne avrebbe potuto imitare il senso del gotico ma non lo fece), Twain, Kipling (criticato da Chesterton in Eretici), Nievo, Jane Austen (oggetto di appunti di Chesterton), Gogol', Dostoevskij, Balzac, Kafka (anche lui in qualche modo toccato da Chesterton!), Maupassant, Mansfield, Fitzgerald, Radiguet, Svevo…

Marco Sermarini

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