lunedì 10 aprile 2023

Un aforisma al giorno.

Che Stevenson (Robert Louis Stevenson, ndr) fosse nel senso più profondo e sano una brava persona è certo, senza bisogno dell’apologetica vittoriana; che non abbia mai fatto qualcosa che ritenesse sbagliata è improbabile, senza che ci si metta a capofitto a far ricerche approfondite su quali siano stati i canali di aberrazione prescelti; e la cosa in se stessa è ulteriormente falsificata dal fatto che, fuori da una certa tradizione religiosa, pochissimi sia degli imbianchini che dei provocatori credono veramente nella moralità di cui stiamo parlando. I primi non mirano ad altro che a salvaguardare la rispettabilità; i secondi, pure quando calunniano, non sono capaci di condannare. Stevenson non era un cattolico; non ha finto di essere rimasto un puritano; ma era un pagano altamente onorevole, responsabile e valoroso, in un mondo traboccante di pagani che erano per la maggior parte molto meno cavalieri e onorevoli. Io, per esempio, se posso dirlo, sono pronto a difendere il mio modo di pensare o a giudicare gli altri in base al loro. Ma la pretesa vittoriana che ogni eroe ben vestito d’un romanzo, che possa contare su cinquecento sterline l’anno, sia nato immune dalle tentazioni per combattere le quali i più straordinari santi si sono cinti di cilici e di rovi – beh, questo non mi interessa affatto e non lo discuterò ancora.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Louis Stevenson.

File:Robert Louis Stevenson, his family and Samoans, and the band of HMS  Tauranga at Vailima, ca. 1890.jpg - Wikimedia Commons
Stevenson (in alto, al centro, con la giacca scura e i baffi)
durante il suo soggiorno alle Isole Samoa

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