venerdì 24 giugno 2011

Ode a Rob e Fab




Rob e Fab, esattamente da sinistra a destra, estremamente tonici

di Alessandro Gnocchi

Adesso vi racconto la storia di Rob e Fab. (A capo).
Rob viene chiamato Rob perché si firma Rob, ma per esteso si chiama Roberto Prisco. Rob è un cervellone della statistica di cui l’università di Verona si è servita a lungo in qualità di docente.
Fab viene chiamato Fab anche se non si firma Fab e il suo nome per esteso è Fabio Trevisan. Fab è quello che in un mondo normale si potrebbe definire un imprenditore illuminato da un sorriso. Che è molto diverso dagli imprenditori illuminati dalla presunzione radicaleggiante che vanno di moda da duecento anni a questa parte. (A capo).
Fab mi scuserà se lo chiamo Fab. Ma bisogna sapere che, come c’è chi va in crisi di astinenza da tabacco, da alcol, da calcio (nel senso di sport), da tempo libero e persino da lavoro, io vado in crisi di astinenza da simmetria. La quale simmetria è un paradosso che si presenta con discrezione, un paradosso perbene, insomma. Dunque, se Roberto diventa Rob, le poche sinapsi di cui è dotato il mio cervello hanno l’esigenza che Fabio diventi Fab. (A capo).
Ma tutto questo sarebbe secondario se Rob e Fab non fossero miei amici e io non fossi orgoglioso di essere loro amico. (Di seguito). È vero che anche questo è secondario per gran parte del resto del mondo, ma non lo è per me. Però, quello che può interessare uno spicchietto di mondo un po’ più grande è che Rob e Fab sono chesteroniani e pure veronesi. Tant’è vero che hanno dato vita agli etilici Gruppi Chestertoniani Veronesi (d’ora in avanti GCV). (A capo).
Chi dubitasse della qualifica di Veri Chestertoniani spulci questo blog e troverà la prova. Si vedrà che Rob è l’unico essere umano al mondo a chiamare “calcolatore” il computer, quasi volesse dargli quel poco di anima che l’anglofonomania italiota gli ha tolto. E si vedrà pure che il mondo di Fab ruota attorno a quel passo in cui GKC se la prende con chi pretenderebbe di recitare il Pater Noster dicendo "dacci oggi i nostri crostini quotidiani". (A capo).
Come si può non essere orgogliosi di due chestertoniani così? (Di seguito). Chestertoniani e veronesi, cioè una razza particolare nel più vasto genere chestertoniano. (A capo).
La prova della loro chestertonianità veronese sta, ovviamente, a Verona ed è la seguente. (A capo). (No, di seguito). Non più tardi dello scorso autunno, in una dolce serata veronese, in loro compagnia mi è accaduto qualcosa di strano. Uscito con loro dal Duomo, mi sono avviato verso la macchina, che stava a non più di 700 (settecento) metri di distanza. Ebbene, per arrivare in fondo a quei 700 (settecento) metri credo di averne camminati almeno 4.000 (quattromila). Giusto perché Rob, che portava a mano una splendida bicicletta chestertoniana, ha pensato bene di prendere una scorciatoia. Il problema stava nel fatto che, dal Duomo alla mia macchina, la strada sarebbe stata completamente dritta, ragion per cui qualsiasi scorciatoia era destinata a diventare un’allungatoia. E questo sempre per quel paradosso discreto che è la simmetria. (A capo).
Ogni tanto Rob e Fab confabulavano su quale fosse la scorciatoia migliore fino a quando si è spalancato davanti ai nostri occhi uno spettacolo inatteso e unico. (Di seguito): non l’Arena, non il balcone di Giulietta e Romeo, non Giulietta e Romeo in persona, ma “La casa dove sono nato”. Dove è nato Rob, per essere precisi. Cosa dire davanti a uno spettacolo simile? 4.000 (quattromila) metri spesi bene. Con un carico messo lì come a briscola da Fab il quale ha spiegato che un palazzo poco lontano non sarebbe piaciuto troppo a GKC dato il nome scipito di “Palazzo Bevilacqua”. (A capo).
Non sarà una storia rarefatta di quelle che piacciono a Umberto Eco, ma chi se ne frega? (A capo).
A me basta che piaccia a pezzi di cristiano come Marco Sermarini. (Punto).

PS
Mi sono accorto che a metà della storia avevo promesso di citare da lì in avanti i Gruppi Chestertoniani Veronesi come GCV e di non averlo fatto: lo faccio ora GCV, GCV, GCV, GCV.

PPS
Gli (A capo) e i (Di seguito) li ho messi perché nelle e-mail non si sa mai che cosa succede e si finisce sempre per schiacciare dei bottoni che rovinano tutto. Siccome, visti così, mi sembrano la cosa migliore di questo scritto, chiederei di lasciarli.

PPPS
Pubblicare  anche il PS, il PPS e, se vogliamo abbondare, pure il PPPS

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