martedì 22 dicembre 2009

Pio XII, il papa che si oppose a Hitler


di Piero Gheddo

Benedetto XVI ha riconosciuto le sue virtù eroiche. Fino agli anni ’60 il mondo ebraico l’ha sempre lodato e apprezzato per aver salvato la vita di centinaia di migliaia di ebrei. Poi ha cambiato registro. La “leggenda nera” contro di lui sostenuta dai Paesi comunisti.


Milano (AsiaNews) - Papa Benedetto ha approvato l’eroicità delle virtù di Pio XII, con reazioni negative da una parte del mondo ebraico e da corrente laiche o laiciste che hanno avversato da sempre il “Pastor Angelicus”, venerato e pregato da molti che l’hanno conosciuto. Ho letto l’opera di uno storico tedesco, Michael Hasemann: “Pio XII – Il Papa che si oppose a Hitler” (Paoline, Milano 2009, pagg. 336), che fa giustizia delle calunnie contro Eugenio Pacelli: di aver favorito l’ascesa al potere di Hitler e di avere taciuto di fronte alla Shoa degli ebrei. La ricerca di Hesemann, fondata su documenti d’archivio tedeschi e nazisti, ha la Prefazione del Postulatore della causa di beatificazione di Pio XII, il gesuita tedesco Peter Gumpel che scrive: “Mentre il nostro immane lavoro di ricerca e studio procedeva, i miei collaboratori e io ci siamo convinti sempre più che nei riguardi di Pio XII era stata creata una vera e propria “leggenda nera””.

Eugenio Pacelli, come nunzio in Germania, era contro Hitler fin dagli anni venti. Da quel “pazzo fanatico”, che aveva carisma e mobilitava le folle, non sarebbe venuto nulla di buono: i suoi rapporti a Roma e l’azione che svolse in Germania lo dimostrano senza ombra di dubbio. Poi, come Papa Pio XII, aveva mobilitato la diplomazia vaticana e la rete europea di diocesi, parrocchie, istituti ed enti religiosi per portare in salvo gli ebrei e ottenne, già durante la guerra, centinaia di migliaia di visti d’ingresso per i profughi dall’Europa nazista in Argentina, Santo Domingo e altri paesi dell’America Latina. “Nel frattempo – scrive Hasemann – le potenze belligeranti non facevano nulla per impedire la Shoah. Parecchi Stati, fra i quali Svizzera e USA, respinsero i rifugiati ebrei, fino al punto di rimandarli in Germania, dove finivano nelle camere a gas! L’Aviazione alleata aveva sorvolato più volte Auschwitz, scattando fotografie anche dei forni crematori, ma non si prese la briga di bombardare le linee ferroviarie che portavano al lager”.

Eppure c’è stata una violenta campagna contro “il silenzio” di Pio XII, ma nessuno ha protestato contro il silenzio di Roosevelt, Churchill, Stalin e nemmeno della Croce Rossa, anche lei impegnata nella salvezza dei profughi dal Nazismo e costretta al silenzio per poter salvarne il più possibile. Gli ebrei salvati per intervento diretto della Chiesa cattolica, secondo una ricerca documentata fino allo scrupolo di Pinchas Lapide, storico israeliano: da 847.000 a 882.000, con numeri per i singoli paesi: Romania 250.000, Francia e Ungheria 200.000, Italia 55.000, ecc.

Hasemann riporta citazioni di rappresentanti del mondo ebraico, che fino al 1963 ringraziavano Pio XII. Chaim Weizmann (futuro primo Presidente dello Stato di Israele) già nel 1943 scriveva: “La Santa Sede presta il suo potente aiuto, ovunque sia possibile, allo scopo di alleviare la sorte dei miei correligionari perseguitati”. Nel 1944, il rabbino capo degli ebrei in Palestina, dichiarò: “Il popolo d’Israele non dimenticherà mai ciò che ha fatto Sua Santità per i nostri fratelli e sorelle più sfortunati, in questa tragicissima pagina della nostra storia”. Il 21 settembre 1945 il segretario del “Congresso ebraico mondiale”, Leon Kubowitzky, ringraziava Pio XII per “aver salvato gli ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste” e per “tutto il bene che la Chiesa si è sforzata di compiere a favore del nostro popolo”. Alle parole era unita una donazione di 20.000 dollari al Pontefice.

Al termine della guerra, Moshe Scharett, futuro secondo Presidente di Israele, venne ricevuto in udienza da Pio XII e dichiarò: “Gli dissi che, a nome del popolo ebraico, era mio dovere ringraziare lui, e tramite lui l’intera Chiesa cattolica, per tutto ciò che avevano fatto per salvare gli ebrei nelle varie nazioni”. Raffaele Cantoni, Presidente dell’UCEI (Unione delle comunità ebraiche in Italia), dichiarava nel dopoguerra: “Sei milioni di miei correligionari sono stati assassinati dai nazisti, ma il numero delle vittime sarebbe stato di molto superiore senza l’efficace intervento di Pio XII”. Per il 17 aprile 1955 gli ebrei italiani proclamarono una “Giornata del ringraziamento” per i soccorsi loro prestati dal Papa. Il 26 maggio di quell’anno l’Orchestra filarmonica di Israele venne appositamente in Vaticano per eseguire brani di Beethoven alla presenza di Pio XII, “in segno di gratitudine dello Stato ebraico per l’opera da lui compiuta a favore dei perseguitati”.

Fino all’inizio degli anni sessanta, da parte del mondo ebraico non vi sono che voci favorevoli all’azione di Pio XII in aiuto agli ebrei perseguitati. La campagna contro questo grande Papa nasce nel 1963 quando viene pubblicato in Germania “Il Vicario”, di uno sconosciuto giovane tedesco Rolf Hochhuth, che mai aveva frequentato gli Archivi vaticani e non conosceva quelli nazisti. Hasemann documenta molto bene che l’opera di Hochhuth è stata preparata direttamente dal KGB e si augura che si aprano gli archivi sovietici, ma queste notizie non sono passate nella stampa mondiale. “Il Vicario” ha un successo immediato e internazionale, sostenuta dai Partiti comunisti dell’Occidente e dalla stampa fiancheggiatrice di sinistra. Qualsiasi smentita circa la falsità delle tesi sostenute non trova spazio nella stampa internazionale, mentre già nel marzo 1963 il governo della Repubblica Federale tedesca aveva preso le distanze da “Il Vicario”, con questo comunicato: “Il Governo Federale si rammarica che siano state mosse accuse contro Papa Pio XII. Il defunto Pontefice aveva levato in diverse occasioni la voce contro le persecuzioni razziali del Terzo Reich e liberato quanti più ebrei possibile dalle mani dei persecutori”.

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