sabato 30 novembre 2024
venerdì 29 novembre 2024
Il messaggio di John Kanu al mondo va controcorrente e campeggia sui muri di Pump Street.
Ora c’è un’impresa di tessitura in più in Sierra Leone, non persone dipendenti ma autonome, non ong, non grandi organizzazioni internazionali con tutto quel che comporta, non ci sono nemmeno carrozzoni inutili.
John e noi collaboriamo, noi siamo felici perché impariamo molto da lui e dal suo popolo.
Tutto questo va controcorrente ma è l'unica cosa che funzionerà per il bene del mondo.
giovedì 28 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Scopo della vera arte è impedire di perdere l’umiltà e la gratitudine.
Calendario Chesterton 2025! È arrivato, in groppa al Cavallo Bianco!
Pump Street propone Il Napoleone di Notting Hill.
Londra, 1984
mercoledì 27 novembre 2024
Un aforisma al giorno - La grande alba.
martedì 26 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Mi manca il senso delle proporzioni.
mozzicate, io il Papa l’ho visto; e la mia contemplazione delle Guardie Papali, di cui si troverà una descrizione fin troppo lunga in un capitolo successivo, avvenne soltanto in seguito. Ma onestamente, è la pura verità che mi manca il senso delle proporzioni; e la mia debolezza come viaggiatore è che il mondo mi pare dovunque così divertente che neanche varrebbe la pena viaggiare.
lunedì 25 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Alla presenza del Papa scopersi che non sapevo parlare inglese.
Ero nervoso quando incontrai il Signor Mussolini, principalmente perché parlava francese tanto meglio di me. Ma è forse curioso notare che, mentre il mio nervosismo in presenza del Duce mi spinse follemente a parlare e parlare in francese, semplicemente perché non sapevo parlare in francese, alla presenza del Papa scopersi che non sapevo parlare in inglese, o che non sapevo parlare affatto. Egli uscì all’improvviso dal suo studio, una figura robusta coperta da un mantello, con un viso quadrato e gli occhiali e cominciò a parlarmi di ciò che avevo scritto, dicendo cose molto generose a proposito di un profilo di san Francesco che avevo scritto. Mi chiese se avevo scritto molto; e risposi, con smozzicate frasi francesi, che era fin troppo vero, o qualcosa del genere. Il dignitario clericale si intromise nobilmente in mio sostegno dicendo che la mia era modestia. In realtà, avevo la testa che turbinava e sarebbe potuta essere qualunque cosa. Poi egli fece un gesto e ci inginocchiammo tutti; e nelle parole che seguirono compresi per la prima volta ciò che un tempo si intendeva attraverso l’uso del plurale cerimoniale, e in un lampo vidi il senso di qualcosa che mi era sempre sembrata un’usanza regale priva di senso. Con una nuova forte voce, che a malapena somigliava alla sua, cominciò: “Nous vous benissons” (Noi vi benediciamo) e io seppi che lì c’era qualcosa infinitamente più grande di un individuo; seppi che era veramente “Noi”; Noi, Pietro e Gregorio e Ildebrando e tutta la dinastia che non perisce. Poi, mentre egli se ne andava, ci alzammo e trovammo la strada per uscire dal Palazzo, attraverso drappelli di Guardie svizzere e papali, finché non fummo di nuovo all’aperto. Dissi al dignitario clericale: “Questo mi ha terrorizzato più di qualunque cosa abbia mai conosciuto in vita mia”. Il dignitario clericale rise di cuore.
Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma.
domenica 24 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Rimane ciò che fecero i monaci gingilloni...
Negli antichi secoli bui, era impossibile convincere i capi feudali che aveva più valore coltivare erbe medicinali in un piccolo giardino che devastare una provincia dell’impero; che era meglio decorare l’angolo di un manoscritto con foglia d’oro piuttosto che accumulare tesori e indossare corone d’oro.Quelli erano uomini d’azione; erano energici; erano pieni di forza e vigore, di esuberanza ed energia. In altre parole, erano sordi e ciechi e in parte folli, e piuttosto simili a milionari americani.E siccome erano uomini d’azione, e uomini del tempo, tutto ciò che fecero è svanito dalla terra come vapore; e nulla rimane di tutto quel periodo se non le piccole immagini e i piccoli giardini fatti dai piccoli monaci gingilloni. Come niente avrebbe convinto uno degli antichi barbari che un erbario o un messale potesse essere più importante di un trionfo e di uno strascico di schiavi, così niente potrebbe convincere uno dei nuovi barbari che un gioco di nascondino possa essere più educativo di un torneo di tennis a Wimbledon o che una tradizione locale raccontata da una vecchia balia possa essere più storica di un discorso imperiale a Wembley. Il vero carattere nazionale dovrà rimanere per un po’ di tempo un carattere domestico.
sabato 23 novembre 2024
Ethandune, di Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 27 agosto 1910 - traduzione di Marco Sermarini ©
Questo articolo è la testimonianza del lavoro in corso nella mente di Chesterton che poi portò alla pubblicazione de La ballata del cavallo bianco nell’anno 1911. Chesterton, come è noto, inizia la sua opera con una nota in prosa in cui dichiara che il poema non è storico, seppure raccoglie molte tradizioni ancora vive nell’area del Wessex e delle battaglie combattute dal grande re sassone. Dice di aver scelto di collocare il luogo della battaglia di Ethandun nella Valle del Cavallo Bianco nonostante la mancanza di prove concrete a sostegno di questa collocazione. Gilbert si era recato da quelle parti, accompagnato da un autista, ed ebbe lì l’ispirazione di tutto il poema, che dedicherà alla moglie. L’opera verrà pubblicata nel 1911, cioè nell’anno successivo all’articolo che vi proponiamo e che è tratto da un numero del Daily News del 1910. Il tema da cui parte l’articolo è la collocazione esatta di Ethandune (o Ethandun), questione oggetto di ampia discussione tra gli studiosi. È mia opinione che vada tenuto presente, per la comprensione dell’articolo che vi propongo con questa traduzione, il passaggio che segue della Prefazione al poema: “Una tradizione collega la vittoria finale di Alfredo con la valle del Berkshire chiamata Valle del Cavallo Bianco. Ho riscontrato dei dubbi su questa tradizione, dubbi che possono essere validi. Non so quando o dove sia iniziata la storia; è sufficiente che sia iniziata da qualche parte e che sia finita con me”, ossia l’impatto concreto nella vita dell’autore di questa storia apparentemente leggenda ma in concreto vicenda reale che ha influito sulla civiltà cristiana inglese.
L’articolo, come vedete, è uscito nel 1910 sul giornale ma è stato riproposto da Chesterton nella raccolta intitolata Alarms and Discursions, uscita in quello stesso anno.
Marco Sermarini
Ethandune
Forse non sapete dove si trova Ethandune. Nemmeno io, e nessuno lo sa. È qui che inizia il divertimento un po' cupo. Non posso nemmeno dirvi con certezza se sia il nome di una foresta, di una città o di una collina. Posso solo dire che in ogni caso è del genere che aleggia e che rimane indefinito. Se è una foresta, è una di quelle foreste che marciano con un milione di gambe, come gli alberi che camminano e che furono il destino di Macbeth. Se è una città, è una di quelle città che svaniscono, come una città di tende. Se è una collina, è una collina che vola, come la montagna a cui la fede mette le ali. Su una vasta e oscura regione dell'Inghilterra, questo nome oscuro di Ethandune fluttua come un'aquila che non sa dove scendere in picchiata e colpire, e, in effetti, c'erano abbastanza uccelli da preda su Ethandune, ovunque fosse. Ma ora Ethandune stessa è divenuta oscura e alla deriva come i neri stormi degli uccelli.
Eppure, senza questa parola che non si può associare a un significato e difficilmente a un ricordo, in questo momento sareste seduti su una sedia molto diversa e stareste guardando una tovaglia molto diversa. Come frase pratica moderna non la raccomando; se i miei critici privati e i corrispondenti di cui mi compiaccio dovessero indirizzarmi “G. K. Chesterton, Fermo Posta, Ethandune”, temo che le loro lettere non arriverebbero a destinazione. Se due frettolosi viaggiatori commerciali accettassero di discutere una questione d'affari a Ethandune dalle 17 alle 17.15, temo che invecchierebbero nel quartiere come canuti vagabondi. Per dirla chiaramente, Ethandune non si trova da nessuna parte e in nessun luogo delle colline occidentali; è un miraggio inglese. Eppure, se non fosse per questo dubbio, probabilmente non ci sarebbe il Daily News il sabato e certamente non ci sarebbe la chiesa la domenica. Non dico che nessuna di queste due cose sia un beneficio, ma dico che sono abitudini e che non le avreste se non grazie a questo mistero. Non avreste i pudding di Natale, né (probabilmente) alcun pudding; non avreste le uova di Pasqua, probabilmente non le uova in camicia, dubito fortemente delle uova strapazzate e i migliori storici sono decisamente dubbiosi sulle uova al curry. Per farla breve (e così abbreviare la più lunga di tutte le storie), non avreste alcuna civiltà, tanto meno una civiltà cristiana. E se in un momento di leggera curiosità desiderate sapere perché siete il cittadino splendido, raffinato e del tutto soddisfacente che ovviamente siete, allora non posso darvi una risposta geografica o storica più precisa, ma solo farvi risuonare nelle orecchie il suono del nome non afferrato: Ethandune.
Cercherò di illustrare in modo sensato perché è così importante. Ma anche questo non è facile. Se dovessi riportare il semplice fatto sulla base dei libri di storia, molte persone lo riterrebbero ugualmente irrilevante e remoto, come una qualche guerra dei Pitti e degli Scozzesi. I motivi potrebbero essere esposti in questo modo. C'è un certo spirito nel mondo che accorcia tutto. Ci può essere sfarzo nella rottura, ma la cosa è distrutta. Ci può essere un certo splendore, ma è uno splendore sterile: abolisce tutti gli splendori futuri. Per fare un esempio concreto, la cattedrale di York ricoperta di fiamme potrebbe essere altrettanto bella di quella ricoperta di sculture. Ma le sculture producono altre sculture. Le fiamme non producono altro che un piccolo cumulo nero. Quando un atto ha questa qualità da vicolo cieco, poco importa che sia fatto con un libro o con una spada, con una maldestra ascia da guerra o con una bomba chimica. Lo stesso vale per le idee. Il pessimista può essere una figura orgogliosa quando maledice tutte le stelle; l'ottimista può essere una figura ancora più orgogliosa quando le benedice tutte. Ma il vero banco di prova non è l'energia, bensì l'effetto. Quando l'ottimista dice: “Tutte le cose sono interessanti”, veniamo lasciati liberi; possiamo interessarci tanto o poco a seconda delle nostre esigenze. Ma quando il pessimista dice: “Nessuna cosa è interessante”, può essere un'osservazione molto spiritosa, ma è l'ultima osservazione spiritosa che può essere fatta sull'argomento. Ha bruciato la sua cattedrale; ha avuto la sua fiammata e il resto è cenere. Gli scettici, come le api, danno il loro unico pungiglione e muoiono. Il pessimista deve sbagliarsi, perché dice l'ultima parola.
Ora, questo spirito che nega e che distrugge ha avuto in un periodo della storia una terribile epoca di superiorità militare. Bruciarono la cattedrale di York, o almeno, luoghi dello stesso tipo. In poche parole, dal settimo secolo al decimo, su queste isole e sulle coste occidentali del continente si è riversata una fitta marea di tenebre, di caos e di crudeltà senza cervello, che le ha quasi isolate per sempre dalla cultura dell'uomo bianco. E questa è l'ultima prova umana: i vari capi di quell'epoca vaga furono ricordati o dimenticati a seconda di come avevano resistito a questa incursione quasi cosmica. Nessuno pensava alle moderne sciocchezze sulle razze; tutti pensavano alla razza umana e alle sue più alte conquiste. Artù era un celtico, e forse era un celtico favoloso; ma era una favola dal lato giusto. Carlo Magno poteva essere un gallo o un goto, ma non era un barbaro; ha combattuto per la tradizione contro i barbari, i nichilisti. E anche per questo, solo per questo, in ultima istanza, chiamiamo il più triste e per certi versi il meno riuscito dei re del Wessex con il titolo di Alfredo il Grande. Alfredo fu sconfitto dai barbari più volte, e più e più volte sconfisse i barbari; ma le sue vittorie furono vane quasi quanto le sue sconfitte. Fortunatamente non credeva nello Spirito del Tempo, nell'Andamento delle Cose o in altre sciocchezze moderne, e quindi continuò ad andare avanti. Ma mentre i suoi fallimenti e i suoi infruttuosi successi hanno nomi ancora in uso (come Wilton, Basing e Ashdown - 1), l'ultima epica battaglia che ha davvero sconfitto il barbaro è rimasta senza un luogo o un nome moderno. A parte il fatto che si trovava vicino a Chippenham, dove i danesi abbandonarono le loro spade e furono battezzati, nessuno è in grado di individuare con certezza il luogo in cui voi e io siamo stati salvati dall'essere selvaggi per sempre.
Ma l'altro giorno, sotto un tramonto e un'alba selvaggi, sono passato davanti al luogo che è maggiormente reputato come Ethandune, un'altura cupa, in parte spoglia e in parte ispida; come quel luogo selvaggio e sacro in quei grandi versi immaginifici sull'amante demoniaco e la luna calante. L'oscurità, il naufragio rosso del tramonto, la luna gialla e vivida, le lunghe ombre fantastiche, creavano effettivamente quel senso di mostruoso inconveniente che è il lato drammatico del paesaggio. I pendii grigi e spogli sembravano precipitarsi verso il basso come schiere in rotta; le nuvole scure attraversavano come vessilli lacerati; e la luna era come un drago d'oro, come il Drago d'Oro del Wessex.
Mentre attraversavamo un'inclinazione della brughiera strappata, vidi improvvisamente tra me e la luna un ammasso nero e informe più alto di una casa. L'atmosfera era così intensa che pensai davvero a un mucchio di danesi morti, con un fantomatico conquistatore in cima. Fortunatamente stavo attraversando queste lande con un amico che conosceva la storia più di me e mi disse che si trattava di un tumulo più antico di Alfredo, più antico dei Romani, più antico forse dei Britanni, e nessuno sapeva se fosse un muro, un trofeo o una tomba. Ethandune è ancora un nome alla deriva; ma mi ha dato una strana emozione pensare che, spada alla mano, mentre i danesi si riversavano con i torrenti del loro sangue giù a Chippenham, il grande re possa aver alzato la testa e guardato quella forma opprimente, che suggeriva qualcosa eppure non suggeriva nulla; possa averla guardata come noi, e averla capita poco quanto noi.
Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 27 agosto 1910, collazionato in Alarms and Discursion, capitolo 30.
1 - si tratta dei siti di tre battaglia occorse nell'871 tra Etelredo e Alfredo contro i Vichinghi, perse dai sassoni.
(Traduzione di Marco Sermarini © tutti i diritti riservati)
venerdì 22 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Chesterton ci convince che essere un po' creativi nel citare non è assolutamente un problema, anzi.
Molti di noi sanno che Chesterton usava citare opere letterarie, l'unico inconveniente è che spesso le citava a modo suo.
A tal proposito c'è un aneddoto riportato da Maisie Ward:
Su mio consiglio i Macmillan gli avevano chiesto di occuparsi di Browning negli “English Men of Letters”, quando ancora non era del tutto uno scrittore noto. Il vecchio Mr. Craik, il socio anziano, mi mandò a chiamare e lo trovai in preda a una grande collera, con le bozze di Chesterton corrette a matita; o meglio, non corrette; c'erano ancora tredici errori non corretti in una pagina, per lo più in citazioni di Browning. Una selezione di una ballata scozzese era stata citata a memoria e tre dei quattro versi erano sbagliati, scrissi a Chesterton dicendo che l'azienda pensava che il libro li avrebbe “disonorati”. La sua risposta fu come la barrito di un elefante stritolato. Ma il libro fu un grande successo (Maisie Ward,, Chesterton, 1944).
Ecco cosa disse in proposito una volta per giustificare questa sua originalità:
Mi permetto di osservare che tutte le citazioni qui riportate sono probabilmente errate. Cito a memoria sia per indole che per principio. La letteratura serve a questo, dovrebbe essere parte dell'uomo.
Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 28 settembre 1912.
giovedì 21 novembre 2024
Volete aiutare la Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton a comprare il sito della nuova scuola? Sì!
Cari amici chestertoniani,
voglio rendervi partecipi del fatto che i miei amici di San Benedetto del Tronto che hanno fondato la Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton hanno deciso di acquistare una nuova proprietà molto vicina al luogo chiamato La Contea, sulla collina di Santa Lucia a San Benedetto del Tronto, dove molti di voi sono venuti per i Chesterton Day degli ultimi dieci anni, e dove coloro che non sono mai venuti speriamo abbiano prima o poi la possibilità di venire.
Sapete che come Società siamo tra i maggiori sostenitori e collaboratori di questa piccola ma intrepida scuola che porta il nome del Nostro Eroe. È per questo che oso farvi questa proposta.
In questo video vedrete cosa la Divina Provvidenza ci ha fatto costruire finora. È per darvi un’idea:
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Le case che vedete sono state costruite con il lavoro di coloro che fanno quest'opera, mettendo insieme i loro risparmi e ricevendo molti doni da tanti amici in tutto il mondo, mossi senza dubbio dalla Divina Provvidenza.
La nuova proprietà è un'area in cui si trova un ex ristorante e le strutture adiacenti, e il costo è di 580.000 euro. Si tratta di una zona bellissima, molto panoramica, con una bella vista sul mare Adriatico, sulla città e sul porto. Il progetto è quello di trasferire l'intera scuola (che oggi conta più di 110 alunni dalle elementari alle superiori comprese e si trova al confine sud della nostra città) e tutti gli uffici tra l'area che acquistata tredici anni fa e questa nuova.
Sono stati già versati 200.000 euro ed entro il prossimo Natale deve essere versata la somma residua, 380.000 euro.
In questo video qui sotto potrete vedere la vecchia e la nuova proprietà (il video è in inglese ma le immagini lasciano vedere l'area in via di acquisto):
https://www.youtube.com/watch?v=hHUWPsQK5hA
Uno dei modi di procedere di questi amici lo hanno imparato da Chesterton ed è un modo a noi familiare, si chiama Distributismo: contare sulle forze di chi fa l'opera e su quelle degli amici che li hanno sempre sostenuto in questi anni. Non vogliono ricorrere a prestiti bancari perché vogliono cogliere l'occasione anche in questa circostanza per dire che possono costruire qualcosa con le proprie forze, con l'aiuto reciproco e soprattutto con l'aiuto della Divina Provvidenza, nella quale credono più che nell'esistenza della terra su cui poggiamo i piedi.
La cosa che vi chiedo è semplicemente di fare una donazione: quanto più sarà grande tanto maggiore sarà la gratitudine nei vostri confronti. Ma anche una piccola donazione aiuterà a raggiungere l'ambizioso e sperato risultato, e produrrà tanta gratitudine.
Nel caso in cui decidiate di aiutarli, qui sotto trovate il codice IBAN da utilizzare.
Il titolare del conto corrente è la cooperativa sociale Hobbit (Hobbit scs), che gestisce alcune delle opere che costituiscono la cosiddetta Opera Chesterton:
IT14T0876924401000000000562.
Codice SWIFT: ICRAITRRLD0 (l'ultimo carattere è uno zero)
Qui trovate la pagina dedicata al progetto:
https://www.scuolachesterton.org/progettosottocolle
Vi ringrazio per l'ascolto di questo mio appello e per il supporto che darete a questo bellissimo progetto, partecipando diventerete amici di Chesterton (e miei!) per sempre! Sarete sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere!
Marco Sermarini
Presidente della Società Chestertoniana Italiana
mercoledì 20 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Pensiero… politico!
È un complimento piuttosto particolare per l'intelletto di un politico dire che pensa.
GK Chesterton, Illustrated London News, 27 maggio 1911.
martedì 19 novembre 2024
Un aforisma al giorno - Piccoli stati da difendere.
Ho sempre creduto fermamente in due cose: il valore dei piccoli stati e delle libertà locali e la necessità di una filosofia morale generale, grande abbastanza da difendere queste piccole cose.
Gilbert Keith Chesterton, La resurrezione di Roma.
lunedì 18 novembre 2024
Un aforisma al giorno - La mente moderna si rincorre ed è un problema...
Non sono sicuro che si noti abbastanza quanto la mente moderna non solo si rincorra come un gattino, ma si morda la coda come un serpente. Intendo dire che un'idea moderna, spesso un'idea abbastanza buona, ha un modo di girare in una sorta di deviazione, e di ritornare su se stessa, in modo da distruggersi quasi da sola.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 10 luglio 1926.
Uno dei disegni di Chesterton |
domenica 17 novembre 2024
Un aforisma al giorno - L’educazione è sempre religiosa.
In realtà... tutta l'educazione è un'educazione religiosa, e mai come quando è un'educazione irreligiosa. O insegna una dottrina precisa sull'universo, il che è teologia, o ne dà per scontata una, il che è misticismo. Se non fa questo, non fa nulla e non significa nulla, perché tutto deve dipendere da qualche principio primo e riferirsi a qualche causa, espressa o inespressa.
Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 26 luglio 1924.
sabato 16 novembre 2024
E L'uomo che fu Giovedì mise d'accordo Tommaso e Agostino - Riesumiamo un'intervista di Paolo Pegoraro a padre Ian Boyd, 2008, buona annata.
La recente scomparsa di padre Ian Boyd, fondatore del G. K. Chesterton Institute for Faith and Culture, ci ha dato modo di renderci conto dell'importanza del suo lavoro nel tenere vivo l'interesse per il pensiero e l'opera del nostro Gilbert.
Abbiamo ritrovato un'intervista che rilasciò a Paolo Pegoraro per l'Osservatore Romano di cui vi offriamo un breve estratto e il collegamento al testo integrale.
_____________
(...)
Cosa c'è di vivo, oggi, nelle opere e nel messaggio di gkc?
L'opera di Chesterton è qualcosa di compatto ed è quindi molto difficile separare le varie componenti. In generale egli ha offerto una visione "sacramentale" del mondo, un'idea del divino che è mediata attraverso le cose materiali. In questo senso egli ha molto cose importanti da dire intorno all'economia, alla famiglia; realtà che egli vede essenziali per la crescita dell'uomo e della società. Egli era a favore della piccola imprenditoria, dei corpi intermedi, della distribuzione della ricchezza e nutriva una sorta di intenso affetto nei confronti delle realtà locali, sentendo l'importanza dell'attaccamento al proprio luogo di origine. Chesterton ha lottato con passione a favore della casa e della famiglia. Ma queste sono solo due delle tante cose che egli aveva da dire.
Il resto nel collegamento qui sotto:
https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/interviste/2008/138q05a1.html
venerdì 15 novembre 2024
Bastoncini di liquirizia o alberi tropicali? Uno stralcio di un articolo di Gian Maria Vian sull'Osservatore Romano del 9 gennaio 2010 su La resurrezione di Roma.
La lettura dei decreti per la beatificazione dei martiri inglesi, avvenuta il 14 dicembre, e la successiva cerimonia in San Pietro ebbero un testimone d'eccezione, Gilbert Keith Chesterton, da sette anni divenuto cattolico, che trasse dall'avvenimento uno dei quadri più suggestivi della sua apologia di Roma pubblicata nel 1930 con il titolo trasparente The Resurrection of Rome. La lunga e affascinante descrizione prende le mosse da alcune battute sullo smarrimento di un ombrello dopo un'udienza durante la quale lo scrittore inglese incontrò il Papa (...)
Il resto nel collegamento qui sotto:
https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/2010/006q04b1.html
La copertina della prima edizione americana di Dodd, Mead and Company. |
giovedì 14 novembre 2024
Aforismi in lingua originale - Il profilo della ragionevolezza.
The truth is that what we call Capitalism ought to be called Proletarianism. The point of it is not that some people have capital, but that most people only have wages because they do not have capital.
Gilbert Keith Chesterton, The Outline of Sanity.