Sir Philip Gibs, KBE. |
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Ogni volta che lo vedevo ammiravo sempre più profondamente la gamma delle sueconoscenze, la sua immensa arguzia e fantasia, il suo idealismo geniale, allegro e appassionatamente sincero. Dal mio appartamento al piano terra, ogni mattina alle 10, osservavo un certo rituale della sua vita. Compariva una vecchia carrozza, con un vecchio cavallo e un vecchio conducente. Poi scendeva G.K.C., una figura imponente e splendida con un gran mantello e un cappello a cilindro, come un brigante in procinto di partire per una grande avventura, e anche se non era diretto oltre Fleet Street era un'avventura abbastanza grande, che portava a grandi voli di fantasia e di azzardo. Dopo di lui arrivava la signora Chesterton, una figura piccola, quasi nascosta dalla grandezza del marito. Quando Chesterton saliva in carrozza, il vecchio cavallo barcollava e la vecchia carrozza dondolava come una barca su un mare agitato.
All'ora di pranzo vedevo spesso G.K.C. in un ristorante italiano di Fleet Street dove, con una bottiglia di porto vicina al gomito e un blocco per scarabocchiare, scriveva uno dei suoi articoli per il Daily News, ridacchiando allegramente su qualche potente paradosso che aveva appena preso forma nel suo cervello, totalmente inconsapevole di qualsiasi osservazione pubblica della sua allegria privata.
Sir Phillip Gibbs, Sunday Star (Washington DC), 22 luglio 1923.
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