Se non vogliamo perdere di vista la filosofia della sanità di mente, la prima cosa da fare è di eliminare un grosso e diffuso equivoco. Si dice che l’immaginazione, in particolare l’immaginazione mistica, è pericolosa all’equilibrio mentale dell’uomo. I poeti sono di solito ritenuti persone psicologicamente non serie; l’alloro che cinge la chioma richiama non di rado la paglia di cui amano adornarsi i pazzi. I fatti e la storia smentiscono totalmente questo punto di vista. La maggior parte dei poeti veramente grandi sono stati non solo sani, ma anche estremamente pratici nella vita. Se Shakespeare ha realmente allevato i cavalli, vuol dire che lo sapeva fare meglio degli altri. Non è l’immaginazione che produce la pazzia: è la ragione. I giocatori di scacchi diventano pazzi, non i poeti; i matematici, i cassieri possono diventare pazzi; non gli artisti che creano. Con ciò non intendo, come si vedrà, prendere a bersaglio la logica; dico che il pericolo è piuttosto insito nella logica, non nell’immaginazione. La paternità artistica è segno di sanità come la paternità fisica. Se in un poeta c’è stato qualche cosa di morboso, ordinariamente è stato perchè egli aveva nel suo cervello qualche punto debole nella razionalità.
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.
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