Quest'idea di rapporto con il potere, tipicamente chestertoniana, mi ha sempre affascinato.
Chesterton è lo stesso che dice che "l'uomo non si sente mai libero fino a quando un'istituzione non lo libera, ma la libertà non può esistere fino a quando non viene dichiarata d'autorità", ma è anche questo, cioè colui che dice che le istituzioni se non sono umane vanno abbandonate, aggirate, ingannate, tolte di mezzo. È quello che dice che "uno dei paradossi della politica è che solo l'uomo che ha il coraggio di sfidare i draghi può scoprire che essi sono solo lucertole".
Qui Dalroy e Pump fanno esattamente questo: scoprono che quelle istituzioni non danno loro alcuna libertà, anzi la soffocano e distruggono con apparenti ragioni, per cui i nostri eroi si mettono di traverso e decidono di andare per la loro strada, riconoscono che è possibile sfidare il drago (in fondo il potere ha sempre quest'angolo morto che cerca di non rivelare, e che scatta quando gli uomini di potere si prendono troppo sul serio) perché in fondo questo drago è solo una lucertola.
In questi anni abbiamo visto tante volte la libertà essere ridotta, conculcata in nome di ragioni solo apparentemente valide ma che poi si sono rivelate false o inconsistenti, ed è continuamente in atto un tentativo di mistificare la realtà in tanti campi (oggi è difficile trovarsi d'accordo addirittura sulla definizione di sesso, cosa che pochissimi anni fa nessuno poteva minimamente immaginare; oggi non siamo d'accordo neppure su cosa sia e cosa faccia una malattia, oggi siamo disposti a rinunciare alla libertà in nome della sicurezza, ma quale?...). Allora è interessante vedere come il potere sia qualcosa che va tenuto molto sotto controllo, e che esiste una solenne libertà che è quella di ribellarvisi quando esso va contro l'uomo, contro le sue espressioni elementari, contro la bontà e contro la natura.
Lucertole e non draghi, e coraggio.
Marco Sermarini
— Scusatemi un momento, mio signore — disse, — ma c’era un punto nella vostra importante spiegazione che non sono sicuro di aver inteso correttamente. Vi ho forse sentito dire che, per quanto le insegne di osteria vadano abolite, tuttavia laddove, posto che ci sia un dove, esse siano mantenute sarà anche mantenuto il diritto di vendere liquori fermentati? In altre parole, che se anche un inglese alla fine trovasse una sola osteria e insegna rimaste in Inghilterra, se quel posto ha un’insegna di osteria avrà anche il vostro grazioso permesso di essere veramente un’osteria?
Lord Ivywood aveva un’ammirevole padronanza di sé, cosa che l’aveva aiutato molto nella sua carriera come uomo di Stato. Non perse tempo a discutere su che diritto avesse il capitano d’intervenire nella questione; rispose con tutta semplicità:
— Sì. La vostra esposizione dei fatti è corretta.
— Dovunque io trovi un’insegna di osteria autorizzata dalla polizia, posso entrare e chiedere un bicchiere di birra, ugualmente autorizzato dalla polizia.
— Se mai ne troviate, sì — rispose lord Ivywood sobriamente. — Ma confidiamo che presto le avremo rimosse tutte.
Il capitano Patrick Dalroy si alzò enorme dalla sua sedia, stiracchiandosi un po’ e sbadigliando.
— Bene, Hump — disse al suo amico, — la cosa migliore, mi sembra, è di portar via con noi le cose importanti.
Con due calci impressionanti fece volare il fusto di rum e il formaggio rotondo sopra la siepe, con tale angolazione che quelli rimbalzarono sulla strada in discesa e rotolarono giù sempre più rapidi verso i boschi ombrosi entro i quali scompariva il sentiero. Poi afferrò il palo dell’insegna, gli diede due scrolloni e lo tirò via dal prato come fosse una zolla d’erba.
Tutto era accaduto prima che chiunque potesse muoversi, ma mentre Dalroy avanzava a lunghi passi verso la strada il poliziotto corse in avanti. Dalroy gli diede una piattonata su faccia e petto con l’insegna di legno, spedendolo nel fosso sull’altro lato della strada. Poi girandosi verso l’uomo col fez, gli diede un colpetto appena con l’estremità del palo sul candido panciotto nuovo attraversato dalla catena dell’orologio, ma così brusco che quello si ritrovò a sedere sulla strada, con aria molto seria e pensierosa.
Il bruno Segretario si mosse al salvataggio, ma Humphrey Pump, con un grido, afferrò il fucile dal tavolo e glielo puntò addosso; la qual cosa allarmò a tal punto il signor Leveson, Segretario, che quasi si piegò in due per l’emozione. L’attimo dopo Pump, col fucile sottobraccio galoppava giù per la collina dietro al capitano, che galoppava dietro al barile e al formaggio.
Prima che il poliziotto fosse uscito dal fosso, erano tutti scomparsi nel buio della foresta.
Gilbert Keith Chesterton, L'Osteria Volante.
http://uomovivo.blogspot.com/2021/11/un-aforisma-al-giorno-il-genio-e-il.html
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