Per questo:
I felt in my bones.
Questo basterebbe e avanzerebbe.
Mi spiego meglio: quando Chesterton scrive "I felt in my bones", i traduttori scrivono:
Le mie profonde convinzioni sono queste.
(edizione Lindau 2010, di Raffaella Asni)
Ho avuto la sensazione profondissima
(edizione Morcelliana 1926, di Raffaello Ferruzzi).
Ora, rendono tutte e due l'idea, sia chiaro, ma un conto è dire quel che dicono i traduttori (e me ne rendo conto, è un lavoro difficilissimo), un conto è dire: me lo sento per le ossa o ho sentito nelle mie ossa, perché così è che suona letteralmente.
Tutte le volte che sono stato in paesi anglofoni e sono stato interpellato da qualche lettore di Chesterton di quelle parti, ho ricevuto immancabilmente questa domanda: ma come fate voi italiani? Spiego sempre che i traduttori cercano di dare il loro meglio ma che comunque è un compito difficile. D'altronde ho letto anche brani della Divina Commedia di Dante Alighieri...
Allora penso che valga la pena riportare questi passaggi nella loro lingua originale, ed è anche interessante capire come i traduttori abbiano tentato di renderli. Per lo meno a me piace molto fare questi confronti e tornare alla mente di Gilbert.
Marco Sermarini
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