sabato 5 marzo 2022

Un aforisma al giorno. Gilbert scrive a Frances...

Riprendo. Il mio aspetto, come ho suggerito, è singolarmente esemplare. I miei stivaletti sono sistemati, secondo la fastidiosa moda londinese, ai piedi: i lacci sono sistemati, l'orologio funziona, i capelli sono spazzolati, i gemelli sono inseriti, perché di essi è il Regno dei Cieli. Quanto alla mia paglietta, l'ho messa diciotto volte di seguito, facendo una corsa e un salto ad ogni tentativo, finché alla fine ho trovato l'angolo giusto. Non l'ho tolto per tre giorni e tre notti per non disturbare quella posa squisita. Dame, principi, regine, processioni ecclesiastiche passano invano: non lo tolgo. Quell'angolo del cappello è qualcosa su cui montare la guardia. Come dice Swinburne: "Non due volte sulla terra gli dei fanno così".

Attualmente è quella che si chiama, credo, una bella notte d'estate. Dire che fa caldo sarebbe una banalità tanto fiacca quanto lo sarebbe la stessa osservazione nelle chiacchiere di Satana e Belzebù.

Se esistesse qualcosa come il ferro rovente blu, descriverebbe il cielo di questa notte. Non posso fare a meno di sognare qualche favola folle in cui tutto intero il cosmo dovrebbe essere una pentola bollente, con le fiamme del Purgatorio sotto di essa, e che presto avrò la soddisfazione di vedere roba come montagne bollite, città bollite, e una luna e stelle bollite. Un quadro tremendo. Eppure sono perfettamente felice come al solito. Dopo tutto, perché dovremmo obiettare di essere bolliti? Le patate, per esempio, sono meglio bollite che crude - perché dovremmo temere di essere bolliti secondo nuove forme nel calderone? Queste cose sono un'allegoria.

. . . Sono felicissimo di sentirti dire... che, secondo le tue stesse parole, "è bello per noi essere qui", dove ti trovi attualmente. La stessa osservazione, se ricordo bene, fu fatta sul monte della Trasfigurazione. È sempre stata una delle mie prediche poco clericali a me stesso, che quell'osservazione che Pietro fece assistendo alla visione di un'unica ora, dovrebbe essere fatta da tutti noi quando contempliamo ogni cambiamento panoramico nella lunga Visione che chiamiamo vita - altre cose superficialmente, ma questo sempre nel profondo di noi stessi. Ripetere eternamente: "È bello per noi essere qui - è bello per noi essere qui". E se, dopo molte gioie e feste e frivolezze, il nostro destino dovesse essere di guardare mentre uno di noi è, nel senso più terribile delle parole, "trasfigurato davanti ai nostri occhi": splendente del candore della morte - almeno, credo, non possiamo facilmente immaginare di desiderare di non essere al nostro posto. Io no di certo. Era bello per me essere lì.

Gilbert Keith Chesterton, da una lettera alla fidanzata Frances Blogg, Luglio 1899, 

in Maisie Ward, Gilbert Keith Chesterton



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