"Scriveva Chesterton che «un’avventura è solo un incidente considerato nel modo giusto; un incidente è solo un’avventura considerata nel modo sbagliato»: Leone se ne accorge subito inciampando nei suoi nuovi compagni di viaggio, un ex carcerato che fa il fabbro, un ex ladro che ora coltiva la terra, un monaco, un ragazzino che come lui ne ha passate di tutti i colori. Imparando a saldare il metallo, a trebbiare il grano, a cogliere l’uva, a stare in silenzio per ascoltare. Imparando da chi gli insegna, cioè mostra il segno, il significato che vive in ogni cosa tra la paura e lo stupore: non mancano, sulle strade rese dure dal sole o ingoiate dalle notti più scure, i briganti, le fughe a rotta di collo, volti incontrati lungo sentieri sconosciuti a suggerire che in ogni circostanza, nota e ignota, la posta in gioco è scoprire che il vero volto del mondo «è un destino a misura della nostra felicità. Di fronte allo spettacolo della cattedrale di Ferrara – scrive la chestertonianissima Annalisa Teggi firmando la prefazione di Per un’altra strada –, Leone vede il senso delle sue vicissitudini scolpito su pietra: ogni uomo è una piccola storia di cui il mondo ha bisogno, ma è una storia che canta in coro con una grande storia. Nessuno è un sasso abbandonato dentro la corrente impetuosa di un fiume malvagio»".
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