giovedì 19 febbraio 2015

Ancora Solzhenitsyn, ancora distributismo in altre parole (grazie, Umberta Mesina)

«Ogni sindacato e ogni corporazione si sforza, usando tutti i mezzi possibili, di conquistare la posizione più vantaggiosa nell'ambito economico, ogni azienda mira ad espandersi ininterrottamente, ogni partito vuol governare il proprio Paese, gli Stati di media grandezza vogliono diventare grandi e quelli grandi dominare il mondo. 

Siamo sempre più che pronti a porre limiti agli altri – è di questo che i politici si occupano – ma oggigiorno l'uomo che suggerisca che uno Stato o un partito, senza costrizione e solo rispondendo a un'istanza morale, dovrebbe limitare sé stesso, si tira addosso il ridicolo. 

Siamo sempre alla ricerca ansiosa di modi per tenere a freno l'avidità smodata dell'altro uomo ma di nessuno si sente che abbia rinunciato alla propria avidità smodata. La storia conosce molte occasioni in cui l'avidità di una minoranza fu tenuta a freno, con molto spargimento di sangue, ma chi terrà a freno l'avidità esasperata della maggioranza e in che modo? Questo è qualcosa che essa soltanto può ottenere.»

«L'idea dell'autolimitazione in una società non è un'idea nuova. La troviamo un secolo fa in quei cristiani a tutto tondo come i Vecchi Credenti russi»


 — A. Solzhenitsyn, Voci da sotto le macerie, 1973


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