Dall'agenzia Zenit
Al termine della beatificazione di 498 martiri della persecuzione religiosa avvenuta in Spagna negli anni Trenta del secolo scorso, Benedetto XVI ha presentato la lezione che lasciano al mondo di oggi: “la misericordia, la riconciliazione e la convivenza pacifica”.
L’allocuzione del Papa in occasione della preghiera mariana dell’Angelus è stata il fiore all’occhiello della celebrazione, svoltasi in piazza San Pietro in Vaticano, alla quale hanno partecipato circa 50.000 pellegrini e presieduta, a suo nome, dal Cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
“Rendiamo grazie a Dio per il grande dono di questi eroici testimoni della fede che, mossi esclusivamente dal loro amore per Cristo, hanno pagato con il sangue la loro fedeltà a Lui e alla sua Chiesa”, ha riconosciuto il Pontefice parlando in spagnolo dalla finestra del suo studio al termine della beatificazione del più alto numero di martiri della storia.
Si tratta di uomini e donne, laici, religiose, religiosi e sacerdoti assassinati nel 1934, durante la Seconda Repubblica Spagnola, e tra il 1936 e il 1939, negli anni della Guerra Civile.
“Con la loro testimonianza illuminano il nostro cammino spirituale verso la santità, e ci esortano a dedicare la nostra vita come offerta d’amore a Dio e ai fratelli”, ha spiegato Benedetto XVI nella sua allocuzione.
“Allo stesso tempo, con le loro parole e i gesti di perdono verso i loro persecutori, ci spingono a lavorare instancabilmente per la misericordia, la riconciliazione e la convivenza pacifica”, ha aggiunto.
“La fecondità del loro martirio produca abbondanti frutti di vita cristiana nei fedeli e nelle famiglie; il loro sangue versato sia seme di numerose e sante vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie”, ha auspicato.
Il Papa ha ricordato che in questo mese di ottobre la Chiesa ha proclamato altri beati martiri, come nel caso di Franz Jägerstätter, contadino austriaco che sfidò Adolf Hitler, elevato alla gloria degli altari il 26 ottobre nella cattedrale di Linz (Austria).
Il 20 ottobre è stata beatificata nella piazza della cattedrale di Tubarão (Brasile) Albertina Berkenbrock, nata nel 1919 e martirizzata a dodici anni perché aveva voluto preservare la sua purezza e la sua verginità.
Il giorno dopo, sempre in terra brasiliana, sono stati beatificati Manuel Gómez González, sacerdote diocesano spagnolo, e il suo accolito, il giovanissimo laico brasiliano Adílio Daronch, entrambi martirizzati da un gruppo di soldati anticlericali il 21 maggio 1924 vicino a Nonai.
“Il loro esempio sta a testimoniare che il Battesimo impegna i cristiani a partecipare con coraggio alla diffusione del Regno di Dio, cooperandovi se necessario col sacrificio della stessa vita”, ha spiegato il Papa.
“Non tutti, certo, sono chiamati al martirio cruento. C’è però un ‘martirio’ incruento, che non è meno significativo”, ha aggiunto, ricordando che sabato è stata beatificata nella basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, la polacca Celina Chludzińska Borzęcka (1833-1913), moglie, madre di quattro figli, vedova, fondatrice della Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, dedita all’educazione cristiana delle ragazze povere.
“È la testimonianza silenziosa ed eroica di tanti cristiani che vivono il Vangelo senza compromessi, compiendo il loro dovere e dedicandosi generosamente al servizio dei poveri”, ha affermato il Papa.
“Questo martirio della vita ordinaria è una testimonianza quanto mai importante nelle società secolarizzate del nostro tempo”.
“E’ la pacifica battaglia dell’amore che ogni cristiano deve instancabilmente combattere; la corsa per diffondere il Vangelo che ci impegna sino alla morte”, ha aggiunto.
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