Francesco era straordinario in questo senso più vero e più alto, che era uno di quegli uomini che nascono con una visione assolutamente originale delle cose dentro la loro testa, che creano l'unica cosa indistruttibile: un'atmosfera. Con ognuno di questi uomini si crea veramente un nuovo cielo e una nuova terra, perché essi non vedono il cielo e la terra che vedono gli altri. Se Buddha, Platone e San Francesco avessero guardato lo stesso albero, si sarebbero trovati in tre mondi diversi. Buddha avrebbe visto nell'albero un'incarnazione grossolana in cui era immiserita una forza celeste, uno spirito in disgraziato incognito. Platone lo avrebbe visto come l'ombra di un albero perfetto esistente nel mondo ideale. Francesco lo avrebbe visto semplicemente come "Frate Albero", un individuo vicino della parrocchia del Cosmo, un compagno silenzioso ma divertente, un uomo, per così dire, con i capelli verdi e una gamba sola. L'intera concezione si fondava, ovviamente, sulla dottrina cristiana del grande Padre, la cui memoria era una cronaca infinita, in cui era scritto chiaramente il nome d'ogni pietra o erba. Ma egli diede alla dottrina una svolta individuale di straordinaria bellezza e umorismo con l'idea di trovare ovunque pettegolezzi e parenti nel grottesco cameratismo dei boschi e delle colline. I suoi "Frate Lupo" e "Sora Allodola" hanno in realtà tanto in comune con il "Brer Wolf" e la "Sis Cow" di Zio Remus* quanto con qualsiasi filosofia panteistica. Aveva troppo amore per ogni singola cosa per avere un volgare amore per la Natura.
Gilbert Keith Chesterton, The Speaker, 1 dicembre 1900.
*Zio Remus è il personaggio immaginario nonché narratore di una raccolta di racconti popolari afroamericani compilata e adattata da Joel Chandler Harris e pubblicata in forma di libro nel 1881.
Nessun commento:
Posta un commento