La mia passione inalterata per Punch e Judy spiegava lo stesso fatto e la stessa fallacia. Non ero grato soltanto per il divertimento, ma giunsi a sentirmi grato per la messa in scena e per l'apparato del divertimento: la torre di tela a quattro lati, l'unica finestra quadrata in cima e tutti i dettagli dello scenario, convenzionale e ovviamente dipinto. Eppure proprio questo avrei dovuto rabbiosamente fare a pezzi, ornamenti dell'inganno, se avessi pensato che la spiegazione potesse sciupare l'esperienza. Fui contento, e non scontento, quando scoprii che le figurette magiche erano mosse da tre dita umane. E avevo ragione; perché quelle tre dita umane erano più magiche di qualsiasi altro dito magico. Le tre dita che tengono la penna, e la spada, e l'archetto del violino; le tre dita con cui il sacerdote impartisce la benedizione, simbolo della Santa Trinità. Tra le due magie non c'era conflitto nella mia mente.
Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.
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