lunedì 12 settembre 2022

Due parole su una bella immagine della famiglia e sul suo autore, Norman Rockwell.

 


Alcuni di voi hanno chiesto qualche notizia in più circa l'immagine che campeggia in cima al gruppo Facebook della Società. La trovai da qualche parte, mi colpì la frase e l'immagine cantava. Eccovi accontentati. L'autore è un famoso pittore americano, Norman Rockwell, così popolare che questa ed altre opere sono entrate stabilmente nell'immaginario americano.

Norman Percevel Rockwell (3 febbraio 1894 - 8 novembre 1978) è un pittore e illustratore americano. Le sue opere sono molto popolari negli Stati Uniti perché riflettono aspetti peculiari della cultura statinitense. Rockwell è famoso soprattutto per le illustrazioni di copertina della vita quotidiana che ha creato per la rivista The Saturday Evening Post nell'arco di quasi cinque decenni. È noto anche per il suo rapporto con i Boy Scouts of America (BSA), durante i quali ha prodotto copertine per la loro pubblicazione Boys' Life, calendari e altre illustrazioni.

Rockwell è stato un artista prolifico, avendo creato oltre quattromila opere originali nel corso della sua vita. Ha anche illustrato più di quaranta libri come Tom Sawyer e Huckleberry Finn, e ha dipinto i ritratti dei presidenti Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon, oltre a quelli di  Gamal Abdel Nasser e Jawaharlal Nehru. Ha creato opere per la pubblicità della Coca-Cola, della General Motors e altre aziende. 

Alcuni lo accusarono di ritrarre in modo idealistico o sentimentale la vita americana, tanto da generare l'aggettivo spesso denigratorio "Rockwellesque". Personalmente trovo questa critica ingenerosa: se non "idealizziamo gli ideali", cosa rimarrà di essi? Confesso che a me quell'immagine della famiglia piace moltissimo e ritengo sia estremamente espressiva. Ciò che lamento è che le famiglie non siano abbastanza così, non che l'immagine proietti una famiglia eccessivamente idealizzata. Certo, bisogna tenere conto della realtà anche quando non è così bella, ma perché non indicare belle cose, mostrarle affinché esse ci muovano il cuore? Non è (anche) questo lo scopo dell'opera d'arte, anche quando assume connotati così semplici e popolari, tanto da riuscire così bene a parlare al cuore di tutti? È o non è un bene indicare il bene, oppure dobbiamo piangere e crogiolarci nel male? La risposta è ovvia.

L'immagine è lì da un po' e almeno per un po' ci rimarrà ancora, cari amici, perché mi piace.


Alcuni critici lo definiscono un "illustratore" anziché un artista, un'appellativo che a lui non dispiaceva, dato che era così che egli stesso si definiva. È lo stesso motivo per cui a me piace molto la parola dilettante e mette un po' d'ansia e di tristezza la parola professionista.

Per i "ritratti vividi e affettuosi del nostro Paese" Rockwell fu insignito della Presidential Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti d'America, nel 1977 dal presidente Gerald Ford. Il figlio di Rockwell, Jarvis, ritirò il premio (il padre era malato da tempo).

Paradossalmente ebbe una vita familiare piuttosto movimentata e tribolata (divorziò dalla prima moglie, la seconda - che gli diede tre figli - ebbe problemi psichici, come peraltro anche lui che soffrì di depressione, e morì di attacco cardiaco; si sposò una terza volta...).

Rockwell morì l'8 novembre 1978 a causa di un enfisema nella sua casa di Stockbridge, nel Massachusetts. Al suo funerale partecipò la First Lady Rosalynn Carter.

Che debbo dirvi? A me quell'immagine piace molto e sinceramente un po' mi commuove: tutta quella buona gente, con quelle faccine oneste e allegre e piene di lieta sorpresa, che accoglie calorosamente il pover'uomo che tornava a casa evidentemente da un lungo viaggio, mi fa desiderare questa ed altre mille scene così, nelle nostre case, ovunque nel mondo si trovi una famiglia. E poi tutti quegli "strati": anziani, persone mature, giovani, bambini, lattanti, tutti insieme come un clan, come una tribù: cosa c'è di male? C'è tutto di bene.

Chesterton aveva negli occhi scene così quando parlava di piccoli regni del senso comune, quando parlava dello stato distributista, quando pensava "avanti", talmente avanti che molti si sono fermati a Padre Brown o ai grandi saggi, ma hanno preferito pensare che questa cosa chiamata famiglia non avesse diritto di cittadinanza, o che di fronte al "progresso" nulla tenesse. Grazie a Dio molti di noi hanno preso sul serio le idee, i vaticini, le profezie di Chesterton e ci stanno lavorando ora, e qualche scena come questa io in giro la vedo. Anche scene di gente che piange, che prega, che lavora, che si aiuta e che si vuole bene, esattamente così come la vedete qui sopra.

Questa illustrazione (bello! "Illustra" cioè "dà lustro"! Ma che ne capite del popolo, voi intellettuali!) fa il paio perfettamente con la frase ("senza la famiglia, siamo indifesi di fronte allo Stato": ma quanto è vero!?! Questi anni ci vedono o meglio ci vedrebbero esattamente così, ma tanti chestertoniani reagiscono, combattono, si aiutano, ve lo garantisco!), e dà tanta speranza.

Marco Sermarini


Norman Rockwell negli anni Venti


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