martedì 29 maggio 2018

Buon centoquarantaquattresimo compleanno, caro amico Gilbert!


«Piegandomi con cieca credulità, come son solito fare, alla mera autorità e alla tradizione dei miei maggiori, ingoiando superstiziosamente una storia che non mi fu possibile controllare a suo tempo con l'esperienza personale, io sono d'opinione fermissima di essere nato il 29 Maggio 1874 a Campden Hill, Kensington, e d'esser stato battezzato, secondo le formule della Chiesa d'Inghilterra, nella chiesetta di San Giorgio, situata di fronte alla grande torre serbatoio che domina quella posizione elevata. Non pretendo che vi sia alcun significato particolare, nella relazione in cui si trovano le due costruzioni e mi rifiuto sdegnosamente di credere che tale chiesa fu scelta perché ci voleva tutta la potenza idrica della parte occidentale di Londra per farmi diventar cristiano».

Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.



Con molto orgoglio posso mostrarvi la casa dove Gilbert è nato centoquarantaquattro anni fa, a Londra, Kensington, Campden Hill, 32 Sheffield Terrace, come si intravede nella placca di bronzo posta in alto a destra rispetto alla porta d'ingresso (la blue plaque sulla sinistra non riguarda Gilbert, ma Carlile, non Thomas, che si scrive con la lettera y, ma Wilson Carlile, prebendario della Chiesa anglicana, a cui accenna Gilbert nella sua spettacolare Autobiografia).

Nelle arcinote e arciironiche righe della sua Autobiografia Chesterton parla proprio di questa casetta, che io vi mostro assieme agli alunni della Scuola Chesterton di San Benedetto del Tronto, che ho desiderato portare a visitare i luoghi dove è nato, vissuto, ha lavorato, ha fatto del bene, tanto bene, il nostro caro Gilbert. Non è una cosa da poco, si capisce molto, molto di più.

Ecco, la sua casetta d’infanzia! La piccola casa dove rimase fino a sei o sette anni, per poi andare a vivere più in basso, a Warwick Gardens, sempre a Kensington. Questi sono i luoghi che gli ispirarono le cose più belle nel suo cuore, qui crebbe e si formò e per grazia di Dio conservò sempre il desiderio di bambino di essere realmente felice. Qui ricevette (ecco le altre foto sotto! Vedete come ci avviciniamo agguerriti? È la piccola chiesa anglicana di Saint George) il sacramento del Battesimo e diventò figlio di Dio ed erede del Suo Regno. Quella grazia, arrivatagli attraverso un goccio d’acqua e le parole di chi lo battezzò, ha dato il suo frutto!

La grazia trovò un terreno fecondo nel cuore di questo bimbo buono e nella sua famiglia affettuosa; Gilbert coltivò i suoi ideali di bimbo che apprezzò ed imparò anche a casa, in un modo strano, originale e misterioso, e non li mollò sino all’ultimo giorno della sua vita.

Ecco un altro motivo di gratitudine a Dio: vere dignum et justum est, æquum et salutare, nos tibi semper et ubique gratias agere per Gilbert e per il fatto che Tu, Nostro Signore e Re, ci dimostri che ci aspetti in ogni spigolo del mondo per farTi riconoscere, come hai fatto col nostro caro allegro e buon amico Gilbert.

Allora è vero.

«Il primo fatto intorno alla celebrazione di un compleanno è che è un modo ardito e fiammeggiante per affermare che è una buona cosa essere vivi».

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago ed altre serissime storie

E vorrei dire: è molto bello essere amici di uno come Chesterton, che ci dimostra che Dio si fa trovare e ci fa stare con Lui per sempre se noi lo vogliamo, e lui, Gilbertone, lo volle. Lo vedeva ovunque, anche nel pezzo di gesso, e capì che la strada maestra era la Chiesa Cattolica. Sacramentalità… Poi lui prendeva ed andava ovunque e trattava tutti, grandi, piccoli, capi di Stato, tassisti, massaie, direttori di giornali, animali, cose, con quello strano modo da Uomovivo, 

Talvolta era capace di mettersi improvvisamente a trattare sua moglie con quel tipo di cortesia impacciata, tipica di un giovane che s’innamora a prima vista di una sconosciuta. Talvolta era capace di estendere queste poetiche premure anche nei confronti del mobilio; si scusava con la sedia su cui si sedeva, saliva le scale con la prudenza di uno scalatore, per sentire come nuova la percezione di quello scheletro di realtà.

Gilbert Keith Chesterton, Uomovivo

Perché? Perché era grato e vedeva tutte le cose belle nella loro interezza e nella loro grandezza e nella loro radice vera, cioè dipendenti e provenienti da Dio. Ecco, il bimbo Gilbert era così, lo era già da piccolo e ebbe il dono e la costanza di rimanere tale per sempre.

Posso essere allora molto grato a Dio? Buon compleanno, caro amico!

Marco Sermarini





Nessun commento: