Per Herbert Palmer, che vedete nella foto, esisteva una "scuola" letteraria chestertoniana, i cui esponenti, oltre naturalmente il nostro Gilbert, erano Belloc, Wilfred Rowland Childe, W. R. Titterton (il suo caporedattore quando GKC dirigeva il G. K.'s Weekly, primo a far uscire un profilo biografico di Chesterton) e William Kean Seymour.
Una scuola singolare perché, a detta di Palmer, si trattava di una scuola «i cui membri si tenevano aggrappati l'un l'altro così strettamente che la loro influenza non fece alcun male ad altre fraternità o a rilevanti individualisti». Niente a che fare con «una fredda cricca o un'ostile ghenga».
«Le sue più evidenti caratteristiche furono la robustezza, l'estasi, Il medievalismo, la cristianità cattolico romana, l'esaltazione dell'umile e del semplice, la musica tradizionale, il culto della taverna, le canzoni di libertà», continua Palmer.
È interessante la tesi, anche perché tutti riconoscono le affinità e in alcuni casi la fraternità tra gli autori annoverati sin qui, però l'idea di una "scuola" non è stata mai sufficientemente esplorata se non da Palmer. Hannah Arendt fa una sorta di accenno a quest'idea, ma la considera una sorta di rinascita cattolica antiborghese (concetto molto interessante ed affascinante, anche se poi la Arendt casca e non capisce che l'amicizia con Belloc non era "strana", ma il motore di tutto! Lo considerava alla stregua di un fascista... ne abbiamo parlato più volte qui sul nostro blog) formata da Chesterton, Charles Pèguy e George Bernanos, quindi non una vera e propria scuola letteraria ma una sorta di "partito filosofico".
In realtà tra quelli che riconoscevano una certa sistematicità a livello letterario tra diversi autori c'è invece il nostro amico Emilio Cecchi. Se ricordate ne abbiamo parlato sempre in questo blog, quando Cecchi presentò per la prima volta il Chesterbelloc al popolo dei lettori de La Ronda.
La tesi in questione è contenuta in un libro di Palmer intitolato Post-Victorian Poetry, editori J. M. Dent & Sons, 1938.
Quindi c'è da approfondire, amici. Giovani studiosi, fatevi avanti.
Marco Sermarini
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