Per Herbert Palmer, che vedete nella foto, esisteva una "scuola" letteraria chestertoniana, i cui esponenti, oltre naturalmente il nostro Gilbert, erano Belloc, Wilfred Rowland Childe, W. R. Titterton (il suo caporedattore quando GKC dirigeva il G. K.'s Weekly, primo a far uscire un profilo biografico di Chesterton) e William Kean Seymour.
Una scuola singolare perché, a detta di Palmer, si trattava di una scuola «i cui membri si tenevano aggrappati l'un l'altro così strettamente che la loro influenza non fece alcun male ad altre fraternità o a rilevanti individualisti». Niente a che fare con «una fredda cricca o un'ostile ghenga».
«Le sue più evidenti caratteristiche furono la robustezza, l'estasi, Il medievalismo, la cristianità cattolico romana, l'esaltazione dell'umile e del semplice, la musica tradizionale, il culto della taverna, le canzoni di libertà», continua Palmer.
In realtà tra quelli che riconoscevano una certa sistematicità a livello letterario tra diversi autori c'è invece il nostro amico Emilio Cecchi. Se ricordate ne abbiamo parlato sempre in questo blog, quando Cecchi presentò per la prima volta il Chesterbelloc al popolo dei lettori de La Ronda.
La tesi in questione è contenuta in un libro di Palmer intitolato Post-Victorian Poetry, editori J. M. Dent & Sons, 1938.
Quindi c'è da approfondire, amici. Giovani studiosi, fatevi avanti.
Marco Sermarini
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