«Piegandomi con cieca credulità, come son solito fare, alla mera autorità e alla tradizione dei miei maggiori, ingoiando superstiziosamente una storia che non mi fu possibile controllare a suo tempo con l'esperienza personale, io sono d'opinione fermissima di essere nato il 29 Maggio 1874 a Campden Hill, Kensington, e d'esser stato battezzato, secondo le formule della Chiesa d'Inghilterra, nella chiesetta di San Giorgio, situata di fronte alla grande torre serbatoio che domina quella posizione elevata. Non pretendo che vi sia alcun significato particolare, nella relazione in cui si trovano le due costruzioni e mi rifiuto sdegnosamente di credere che tale chiesa fu scelta perché ci voleva tutta la potenza idrica della parte occidentale di Londra per farmi diventar cristiano».
Gilbert Keith Chesterton, Autobiografia.
Pensate che gioia, quel giorno, a casa Chesterton! Mister Ed e Marie Louise saranno stati contentissimi dell'arrivo del piccolo Gilbert, se pensate a quanto lo siamo noi a distanza di centoquarantuno anni.
Vi ripropongo la solita citazione, proprio perché in essa non c'è niente di «solito», anche se la vita è molto «solita» ma così piena di avventure, di piccole e grandi cose che ci destano continuamente stupore e gioia.
Gilbertone è il mistico delle cose quotidiane, apparentemente trascurabili, piccole e grandi, e anche di quelle più roboanti. Riconosceva Dio in ogni cosa.
Forse è il dono più grande che ci ha fatto, insieme a quello (più sconosciuto) della grande e gentile carità che ha praticato nella sua vita.
Pensate che parlava con tutti, più ordinarie erano le persone e meglio era.
Pensate che a Beaconsfield dovrebbe essere ancora viva una vecchietta che da bambina portava per conto di sua mamma dei funghi ai Chesterton, e lui, Gilbert, tutte le volte che la bimba portava il suo cestino di funghetti, veniva avanti, la faceva entrare e ci parlava come avrebbe parlato con Bernard Shaw o con il Presidente della Polonia che lo accolse con gli onori di un capo di stato. Tutte queste piccole cose le faceva in compagnia della sua cara moglie Frances.
A voi sembrerà una piccola gentilezza, a me sembra il segno della santità di Gilbert.
Noi festeggiamo il compleanno di Gilbert perché pensiamo che sia vivo. Non simbolicamente, ma nella Comunione dei Santi siamo una cosa sola, Ecclesia Triumphans e Ecclesia Militans, per cui è un bel modo fiammeggiante per dire che è bello essere vivi, qui o là.
Eccolo, il nostro amico buono! Tanto buono da averci lasciato in dono tanta gioia.
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