lunedì 1 marzo 2010

Zenit intervista il nostro presidente

La storia e le ragioni della conversione di Gilbert Chesterton
Intervista a Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 1° marzo 2010 (ZENIT.org).- La Lindau ha appena ripubblicato uno dei libri più famosi di Gilbert Chesterton la "Chiesa Cattolica. Dove tutte le verità si danno appuntamento".

Si tratta del libro in cui Chesterton racconta la sua conversione religiosa avvenuta nel 1922

Con la consueta genialità, ironica e brillante, il grande scrittore inglese racconta la trepidazione della sua anima perennemente in bilico durante le tre fasi che precedono l'ingresso nella Chiesa di Roma: l'assunzione di un atteggiamento intellettualmente onesto nei confronti di essa, quindi la sua progressiva e irresistibile scoperta e infine l'impossibilità di abbandonarla una volta entratovi.

Per Chesterton il cattolicesimo è una forza sempre nuova, in grado di competere con le altre religioni (oltre che con le altre confessioni cristiane) e con le ideologie prodotte dalla modernità dei suoi tempi (socialismo, spiritismo).

Al termine del pellegrinaggio lo scrittore inglese arriva alle stesse conclusioni del Pontefice Benedetto XVI, scoprendo che il fondamento della autentica universalità della Chiesa risiede nella razionalità e nella libertà del cattolicesimo.

Nell'introduzione al volume Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana, ha scritto che "quando Chesterton parla di religione, ne parla sempre a partire dalla ragione e dalla vita. Non fa un ‘discorso ecclesiastico' o clericale. Può partire da un pezzo di gesso, un dente di leone o un tramonto per arrivare al rapporto di ciascuno di noi con il Mistero. Perché per lui fu così: il Mistero che fa tutte le cose si manifestò nella sua vita attraverso gli umili ma potenti segni dell'allegria familiare, del gusto del bello scorto nelle cose di tutti i giorni".

Per conoscere a fondo Chesterton e le ragioni che lo portarono alla conversione, ZENIT ha intervistato Marco Sermarini, uno degli italiani che più hanno studiato l'autore inglese.

Perché ha caldeggiato e introdotto questo libro?

Sermarini: E' una delle opere che riescono meglio a far capire il pensiero di Chesterton sul fatto religioso, anzi, sulla sua adesione piena di ragione e di cuore al cattolicesimo; e soprattutto perché è molto utile oggi alle persone che si troveranno a leggerla.

A chi la fede già l'ha avuta in dono, perché permetterà di ripercorrerne le ragioni fondanti. A chi non ce l'ha ma la desidera, perché comprenderà quanto essa sia importante in aiuto alla ragione. A chi non ce l'ha e neppure la cerca, perché troverà un cattolico contento, arguto, intelligente e pure simpaticissimo in grado di fargli venire la voglia di averla.

Chesterton è ancora attuale oggi? Quali sono le opere e i concetti che lo rendono moderno?

Sermarini: Credo di avere in parte risposto. Tante volte tra amici ci troviamo a dire che ci vorrebbe un Chesterton (e vi assicuro che non ce n'è uno alla sua altezza, nessuno si offenda: troppo intelligente, troppo simpatico, troppo leggero e serio al tempo stesso, troppo battagliero e lontano dalle seduzioni di "destra sinistra centro"), ma poi scopriamo che se ci fossero sempre più chestertoniani in giro a far conoscere il suo pensiero sarebbe già molto più di qualcosa.

Ossia, se si riuscisse a far conoscere sempre più il suo pensiero, tutti se ne gioverebbero moltissimo. Infatti, in maniera apparentemente inspiegabile ci troviamo spesso a leggere nelle sue opere cose che stanno accadendo oggi, e che lui cento anni fa aveva già viste e capite. L'inspiegabilità è solo apparente, perché Chesterton aveva un'intelligenza acutissima illuminata da una fede cristallina, e quindi riusciva a leggere molto più lontano di tanti altri quello che già era iscritto nei fatti che stava vivendo e nelle idee del suo tempo.

Fra le sue opere le più rappresentative sono Ortodossia, Autobiografia, Uomovivo, la "saga" di Padre Brown e altre ancora. Ciò che lo caratterizza in modo assoluto è l'uso rigoroso della ragione dietro i fuochi artificiali dei suoi paradossi e della sua scoppiettante ironia. Stanley Jaki, letta l'Ortodossia e in particolare il capitolo "The Ethics of Elfland" (La morale delle favole), disse che quello era il modo assolutamente più sano di usare la ragione... scusate se è poco.

Quali sono le ragioni della sua conversione dall'anglicanesimo al cristianesimo? Quante di queste ragioni sono ancora valide e in che modo molti anglicani potrebbero rientrare nella Chiesa cattolica ripercorrendo il cammino di Chesterton?

Sermarini: I motivi della sua conversione vanno letti in Ortodossia, nella sua Autobiografia e nel libro che ho avuto la gioia di presentare. Chesterton fu battezzato anglicano, ma la famiglia aderì alla fede unitariana. In seguito egli si abbandonò ad una sorta di scetticismo che lo portò, complice anche la frequentazione con ambienti esoterici ed il clima culturale dettato dal decadentismo, sull'orlo della più insana delle idee.

Successivamente ad una sorta di esperienza mistica descritta in una lettera al suo carissimo amico Edmund Clerihew Bentley (vi si afferma che "è imbarazzante parlare con Dio faccia a faccia come si parla con un amico..."), Chesterton comprende il valore immenso della vita, qualunque ne sia la "qualità" o il "livello", e da ciò nasce la gratitudine che egli si darà come compito e vocazione della sua vita. Dirà nel suo diario giovanile di voler passare il resto della sua vita a ringraziare Dio di tutto (cosa che fece, in realtà).

Si riavvicinerà prima alla chiesa anglicana grazie alla moglie Frances Blogg, che ne era una sincera fedele, e ad alcune figure di pastori particolarmente significative. Successivamente, grazie alla frequentazione con l'amico di una vita Hilaire Belloc e con padre John O'Connor (che gli ispirerà il padre Brown degli omonimi Racconti), conosce sempre meglio il cattolicesimo ed inizia a difenderlo con le sue opere. Ortodossia è la punta di diamante della sua produzione in questo versante.

Dico sempre che andrebbe messa in programma nei seminari e nelle università cattoliche come materia di studio, potrebbe solo fare del gran bene. Per anni fu considerato cattolico pur non essendolo ancora, tanto che la notizia della sua conversione nel 1922 colse moltissimi di sorpresa e creò non poche "prese di distanza", non ultima quella di George Bernard Shaw che gli disse: "No, Gilbert, ora stai andando troppo avanti...". Il cattolicesimo per lui è la cosa cercata da gran tempo, come colui che crede di trovare una nuova esotica terra e invece riscopre la sua cara vecchia patria. Il cattolicesimo è la pienezza del cristianesimo, per Chesterton, ed è questo il motivo tuttora attuale che chiunque può adottare nel fare un passo simile a quello di Gilbert.

Chi sono gli unitariani e perché la loro negazione della divinità di Cristo è oggi così diffusa anche in ambiti vicini alla Chiesa cattolica?

Sermarini: Chesterton da giovane frequentò la Chiesa Unitariana, seguendo padre e madre. Gli unitariani predicano una sorta di cristianesimo privato dello scandalo inaccettabile della divinità di Cristo, fatto di amicizia, concordia e pace ma allontanato dalla loro vera autentica scaturigine.

Oggi sembra un'eresia tornata di moda, complice il dilavamento nei discorsi di uomini di Chiesa della sana dottrina (quella che Chesterton nell'Ortodossia vede sintetizzata nel Credo degli Apostoli) ad una sorta di morale civile di più alto rango, il che fa comprendere come mai il senso comune chestertoniano non sia più di casa in certi ambienti mentre passano con facilità tante idee distorte, quali eutanasia, eugenetica, opzioni libere nel cosiddetto orientamento sessuale, tanta intolleranza verso il cattolicesimo vero.

In che modo e perché Chesterton potrebbe aiutare nel rafforzamento della fede cristiana?

Sermarini: Chesterton era integralmente cattolico, intelligentemente cattolico, cordialmente cattolico, allegramente cattolico: chi meglio di lui potrebbe aiutarci? Tra amici spesso diciamo che Chesterton potrebbe essere considerato il San Tommaso d'Aquino del XX e del XXI secolo. Era buono e molto allegro ed amava tutti, anche i suoi avversari culturali (basterà guardare alla sua sincera amicizia con Shaw, Wells e tanti altri personaggi molto distanti da lui culturalmente).

Ci sono delle persone in Gran Bretagna che si stanno organizzando per chiedere la beatificazione di Chesterton. Lei che cosa ne pensa? L'Associazione che lei dirige sta pensando di promuovere iniziative per caldeggiare tale beatificazione?

Sermarini: Nel mondo anglosassone già da qualche tempo si parla della "santità di Chesterton": tanti sono gli indizi che ci fanno pensare che egli abbia vissuto in maniera esemplare la fede cattolica, basti solo elencare le personalità che gli debbono a loro volta la fede, acquistata dopo la lettura delle sue opere: sir Alec Guinness, Clive Staples Lewis, Joseph Pearce e tanti altri.

Molti di noi debbono tanto a Chesterton, per cui già gira una preghiera per chiedere al Signore di manifestare la Sua gloria in Gilbert, che non era solo un grande intellettuale, ma era soprattutto un uomo straordinariamente buono, dal cuore innocente di bambino. Chi vuole può trovare la preghiera nel nostro blog (http://uomovivo.blogspot.com) e in quello della Società Chestertoniana Inglese (in quest'ultimo tradotta in varie lingue). Noi non vogliamo anticipare il giudizio della Chiesa, ma per noi è un grande amico già da adesso, per il mistero della Comunione dei Santi. Inoltre presto uscirà un libretto di preghiere commentate da alcune citazioni di Chesterton, Le preghiere dell'Uomo Vivo, per i tipi di Fede & Cultura.

A Settembre il Pontefice Benedetto XVI si recherà in Gran Bretagna. In che modo la vicenda e le opere di Chesterton potrebbero aiutare la sua opera di nuova evangelizzazione?

Sermarini: Papa Benedetto fa spessissimo delle uscite... chestertoniane (una volta lo ha anche citato, seppure senza nominarlo), e a Chesterton lo accomuna proprio l'idea dell'amicizia tra fede e ragione ed il considerare la fede cattolica come la più avvincente delle avventure. La Gran Bretagna ha un grande bisogno di Chesterton: deve ritrovare il senso comune, l'amore per le sue vere radici, la sua originaria allegrezza. Chesterton potrebbe essere una delle punte di diamante avanzatissime di un ritorno degli inglesi alla fede cattolica, assieme al venerabile John Henry Newman, al cardinale Manning e a tanti altri che hanno fatto e continuano a fare il passo di Gilbert.

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