lunedì 18 gennaio 2010

Papa: il valore etico della biomedicina si misura con il rispetto alla persona



Nella società attuale si tende a sostituire la verità con il consenso, mentre la Chiesa propone valutazioni morali “alla luce sia della ragione che della fede”. La legge morale naturale è fondata nella stessa natura umana e interpella “la coscienza e la responsabilità dei legislatori”.


Città del Vaticano (AsiaNews) - Il valore etico della biomedicina “si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita”. Questo principio, ribadito oggi da Benedetto XVI, trova la sua ragion d’essere nella legge naturale, prima ancora che nel cristianesimo, ed il suo fondamento nella verità, che spesso oggi si “tende a sostituire con il consenso, fragile e facilmente manipolabile”.

Il Papa - che evidentemente non si cura di tale “consenso” - ha trovato nell’odierno incontro con i partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per la dottrina della fede l’occasione per riaffermare che “la Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge alla luce sia della ragione che della fede”, in quanto è sua convinzione che "ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato". Sono passaggi della istruzione “Dignitas personae” pubblicata nel 2008 dalla stessa Congregazione, che Benedetto XVI ha citato e definito “un nuovo punto fermo nell’annuncio del Vangelo”.

La Chiesa, egli ha sostenuto, “nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede”. Si nega validità, così, “alla mentalità diffusa, secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione oggettiva della realtà. Di fronte a tale atteggiamento, che tende a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile, la fede cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico, non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni”.

“Vi sono, infatti, determinati contenuti della rivelazione cristiana che gettano luce sulle problematiche bioetiche: il valore della vita umana, la dimensione relazionale e sociale della persona, la connessione tra l’aspetto unitivo e quello procreativo della sessualità, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Questi contenuti, iscritti nel cuore dell’uomo, sono comprensibili anche razionalmente come elementi della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non si riconoscono nella fede cristiana”.

La legge morale naturale, infatti, “non è esclusivamente o prevalentemente confessionale”. “Fondata nella stessa natura umana e accessibile ad ogni creatura razionale, la legge morale naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare. Questa legge, iscritta nel cuore di ogni uomo, tocca uno dei nodi essenziali della stessa riflessione sul diritto e interpella ugualmente la coscienza e la responsabilità dei legislatori”.

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