da Avvenire del 17 Ottobre 2009
DI FULVIO PANZERI
«Sono appena tornato da un fine settimana a Malvern e ho trovato una terribile pila di lettere ad attendermi, perciò sto scribacchiando in fretta». Così agli inizi di gennaio del 1950 annotava C. S. Lewis, in una delle tante lettere di risposta ai bambini che gli scrivevano per chiedere informazioni, curiosità, ma anche per accompagnare i regali che inviavano al loro scrittore preferito dopo aver letto i primi libri della serie delle Cronache di Narnia che avevano improvvisamente trasformato un originale e profondo saggista della letteratura inglese, già molto apprez zato da parte dei lettori, in una autore di grandissimo successo. Aveva una vita molto intensa e impegnata Lewis: come conferenziere riempiva ogni sa la dove teneva un incontro anche nel più sperduto paesino dell’Inghilterra, continua va a scri vere i suoi saggi e i suoi romanzi, ma aveva trovato anche il tempo di dar retta ai suoi piccoli lettori e alle loro curiosità. Quella era diventata una sorta di sfida, per lui che riteneva «di non essere un gran che con i bambi ni » e che invece dimostra di essere un interlocutore e un amico straordina rio dei suoi lettori. Lo dimostrano le tante lettere di risposta che ha inviato e che ora, per la prima volta, vengono tradotte in italiano, in un’edizione di cui si segnala l’ottima curatela di Car lo M. Bajetta, con l’apparato di note al testo, l’accurata bi bliografia e la postfa zione di Antonio Monda. Sono un do cumento unico per conoscere Lewis nella sua quotidianità che racconta con brevi, ma incisivi particola ri, riguardanti le abitudini, i malanni che arrivano con l’età, ma soprattutto i cambiamenti di stagione che inqua drano l’ordinarietà di una vita che poi sviluppa in ideali alti dal punto di vi sta letterario e cristiano e che Lewis sa raccontare, con la chiarezza neces saria (e non è facile raggiungerla, per ché si tratta di questione di natura lità) ai suoi giovani lettori.
Del resto lui stesso sente in sé, vivo e presente, una parte che lo riporta continuamente alla giovinezza, co me mette in rilievo anche in un’altra lettera, quando scrive: «Vedi, io non credo che l’età sia poi così impor tante come pensa la gente. C’è una parte di me che ha ancora 12 anni e credo che una parte di me avesse già cinquant’anni quand’ero dodicenne: è per questo che io non ritengo poi così strano che i personaggi invecchino a Narnia, mentre rimangono dei bambini in Inghilterra». I ragazzi che gli scrivono (nell’epistolario vengono riportate solo le risposte dello scrittore) spaziano molto rispetto alle loro curiosità: si va dalle richieste di consigli sui libri, su come affrontare questioni legate alla condotta di vita, fino alle classiche domande che fanno i più piccoli ad uno scrittore, che riguardano le modalità di scrittura, dalle fonti utilizzate a come vengono scritti i libri. Scopriamo così un curioso autoritratto in cui si definisce «alto, grosso, piuttosto stempiato, faccia rossastra, doppio mento, capelli neri, voce profonda, e metto gli occhiali per leggere», che viene completato in un’altra lettera quando informa che un tempo utilizzava «la penna stilografica, ma adesso non so perché - non mi piace più» e continua a scrivere con un vecchio pennino in tinto nell’inchiostro.
Lewis nelle lettere conversa amabilmente con i bambini, dà loro utili consigli sullo studio, sui comportamenti di vita, si confronta sulle loro letture, ma soprattutto dialoga con loro sui significati più profondi e metaforici dei suoi libri. Rivela ai suoi giovani lettori come intende organizzare l’intero ciclo dei sette libri delle Cronache di Narnia, ma soprattutto 'corregge' la natura delle interpretazioni cristologiche presenti nel suo testo e soprattutto che valore può avere il riferimento all’interno del suo libro.
È questo un aspetto che sottolinea più volte, a partire dalla precisazione che «la creazione di Narnia è la creazione di un mondo (e non specificatamente del 'nostro' mondo) da parte del Figlio di Dio». Così vuole chiarire che attraverso il suo immaginario non intende rappresentare «il vero mondo (cristiano) in modo simbolico », ma mettere in luce come il Figlio di Dio possa presentarsi, per redimerlo, se un mondo come quello di Narnia si trovasse nella condizione di essere redento. È un punto nodale che rappresenta anche l’importanza di questa raccolta di lettere e la pone come un compendio, una sorta di lunga postilla costruita a frammenti, che accompagna l’elaborazione del ciclo.
Scrive Lewis: «Non mi sono detto: 'Rappresentiamo Gesù come egli realmente è nel nostro mondo come un Leone a Narnia, bensì: 'Supponiamo che ci sia una terra come Narnia e che il figlio di Dio, così come si fece uomo nel nostro mondo, lì sia diventato un leone, e poi proviamo a immaginare che cosa succederebbe».
C.S. Lewis
LETTERE AI BAMBINI
San Paolo. Pagine 224. Euro 16,00
«Io non credo che l’età sia tanto importante», scriveva. «Una parte di me ha ancora 12 anni»
Del resto lui stesso sente in sé, vivo e presente, una parte che lo riporta continuamente alla giovinezza, co me mette in rilievo anche in un’altra lettera, quando scrive: «Vedi, io non credo che l’età sia poi così impor tante come pensa la gente. C’è una parte di me che ha ancora 12 anni e credo che una parte di me avesse già cinquant’anni quand’ero dodicenne: è per questo che io non ritengo poi così strano che i personaggi invecchino a Narnia, mentre rimangono dei bambini in Inghilterra». I ragazzi che gli scrivono (nell’epistolario vengono riportate solo le risposte dello scrittore) spaziano molto rispetto alle loro curiosità: si va dalle richieste di consigli sui libri, su come affrontare questioni legate alla condotta di vita, fino alle classiche domande che fanno i più piccoli ad uno scrittore, che riguardano le modalità di scrittura, dalle fonti utilizzate a come vengono scritti i libri. Scopriamo così un curioso autoritratto in cui si definisce «alto, grosso, piuttosto stempiato, faccia rossastra, doppio mento, capelli neri, voce profonda, e metto gli occhiali per leggere», che viene completato in un’altra lettera quando informa che un tempo utilizzava «la penna stilografica, ma adesso non so perché - non mi piace più» e continua a scrivere con un vecchio pennino in tinto nell’inchiostro.
Lewis nelle lettere conversa amabilmente con i bambini, dà loro utili consigli sullo studio, sui comportamenti di vita, si confronta sulle loro letture, ma soprattutto dialoga con loro sui significati più profondi e metaforici dei suoi libri. Rivela ai suoi giovani lettori come intende organizzare l’intero ciclo dei sette libri delle Cronache di Narnia, ma soprattutto 'corregge' la natura delle interpretazioni cristologiche presenti nel suo testo e soprattutto che valore può avere il riferimento all’interno del suo libro.
È questo un aspetto che sottolinea più volte, a partire dalla precisazione che «la creazione di Narnia è la creazione di un mondo (e non specificatamente del 'nostro' mondo) da parte del Figlio di Dio». Così vuole chiarire che attraverso il suo immaginario non intende rappresentare «il vero mondo (cristiano) in modo simbolico », ma mettere in luce come il Figlio di Dio possa presentarsi, per redimerlo, se un mondo come quello di Narnia si trovasse nella condizione di essere redento. È un punto nodale che rappresenta anche l’importanza di questa raccolta di lettere e la pone come un compendio, una sorta di lunga postilla costruita a frammenti, che accompagna l’elaborazione del ciclo.
Scrive Lewis: «Non mi sono detto: 'Rappresentiamo Gesù come egli realmente è nel nostro mondo come un Leone a Narnia, bensì: 'Supponiamo che ci sia una terra come Narnia e che il figlio di Dio, così come si fece uomo nel nostro mondo, lì sia diventato un leone, e poi proviamo a immaginare che cosa succederebbe».
C.S. Lewis
LETTERE AI BAMBINI
San Paolo. Pagine 224. Euro 16,00
«Io non credo che l’età sia tanto importante», scriveva. «Una parte di me ha ancora 12 anni»
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