Il paradiso dei ladri (The Paradise of Thieves), secondo racconto del volume La saggezza di Padre Brown (1914), è una delle storie meno interessanti tra quelle che hanno per protagonista il celebre sacerdote investigatore. Per quanto la trama sia piuttosto dinamica e l'ambientazione sia quella suggestiva dell'Italia, si avverte la mancanza del piglio schietto del miglior Chesterton. Ne risulta una storia sicuramente avvincente, ma che offre poca carne al fuoco per il lettore in cerca di paradossi pugnaci.
I pochi aforismi degni di menzione sono quasi tutti dedicati al popolo italiano, secondo l'autore un affascinante miscuglio di religiosità e spensieratezza, di passione e generosità. Tuttavia Chesterton va oltre certi cliché a buon mercato per tentare di comprendere quali siano le ragioni profonde di una così gioiosa attitudine nei confronti della vita: «Gli italiani non possono essere realmente dei progressisti, essi sono troppo intelligenti. Gli uomini che vedono la via più breve che conduce alla felicità non andranno mai per le vie nuove e complicate». Poco oltre: «Il brigantaggio non può essere totalmente estirpato perché la rivolta armata è la naturale reazione degli uomini del Sud. I nostri contadini sono come le loro montagne, ricchi di grazia e di vivace gaiezza, ma con sotto il fuoco. Vi è un grado della disperazione umana, giunti alla quale i poveri del Nord si danno al vino, e i nostri prendono il pugnale». Naturalmente non può mancare nemmeno un'allusione alla proverbiale indole romantica degli italiani, palesata quando il poeta Muscari rimane incantato dalla «bionda testa greca» della dolce Ethel: «Egli stava bevendo il Classicismo che i suoi padri avevano creato».
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