lunedì 27 luglio 2009

Dal Thalidomide a 'Don Giovanni', la vita eroica di Thomas Quasthoff



Segnalatoci da Alessandro Canelli (che ringraziamo), leggete questo articolo scritto da Alessio Altichieri sul suo blog sul Corriere.

Sono stato invitato al Festival di Verbier, la stagione estiva di musica che si tiene da 16 anni nella località montana del Vallese, in Svizzera, e, come accade a volte, purtroppo raramente, me ne sono tornato a valle con buona musica in testa e nuovi sentimenti in petto. Se è vero quanto insegnò mio padre a un adolescente scettico, che nelle chiese anche i non credenti possono trovare la pace per riflettere su se stessi, credo altrettanto vero che pure una sala da concerto, nel caso di Verbier un tendone eretto su un parcheggio in fondo al paese, prima delle abetaie, possa stimolare, senza confronti profani, nuovi appetiti della mente. Perché mai la musica dovrebbe essere cibo soltanto per le orecchie?

Si dava, ecco l'attrazione, un “Don Giovanni” in forma di concerto, con il grande basso-baritono gallese Bryn Terfel. Ora non pensate che io voglia usare Don Giovanni per rinfocolare scabrosi casi di cronaca politica italiana. Il personaggio di Mozart non è uno sporcaccione che cerca amore lascivo, ma un prometeo che s'immola per squarciare i confini del politically correct. Il catalogo che Leporello illustra alla disillusa Donna Elvira, “...ma in Ispagna son già mille e tre...”, è prova di furia rivoluzionaria e omicida. Tanto che l'opera s'apre con un delitto: mentre assale Donna Anna, per prenderla senza esserne riconosciuto, Don Giovanni è fermato da una voce di caverna, quella del Commendatore, che egli ucciderà senza nemmeno riflettere sull'enormità del gesto - toccherà al servo, vana saggezza, fargli l'inutile morale. Perciò immaginate lo sbalordimento nel vedere il Commendatore, che pure alla fine dovrà tornare come nemesi sotto forma di statua, un “colosso di sasso”, entrare in scena nei panni di un uomo alto appena un metro, quello che sulle prime sembra - ma non è - un nano da circo.

Ovvia premessa: scrivendo secoli prima di Freud, ma negli stessi luoghi, Mozart e Da Ponte plasmano Don Giovanni e Leporello come un Giano bifronte, uomo moderno a doppiofondo, tanto che padrone e servo vengono interpretati da due baritoni-bassi intercambiabili (memorabile come Herbert von Karajan usasse invertire i ruoli, ogni sera a Salisburgo, tra Samuel Ramey e Ferruccio Furlanetto). Qui a Verbier, di fronte allo strapotere vocale e istrionico di Terfel, toccava al tedesco René Pape, bravissimo e duttile, fare da cuscinetto. Ma c'è nell'opera, fosca come un incubo da cui non ci si può svegliare, una terza voce di basso-baritono, quella del Commendatore, che viene dall'oltretomba. Non so se sia stato il genio della regista Marthe Keller, che ha reso il concerto più espressivo di un'opera vera, oppure del caso, che opera meglio d'ogni intenzione, l'idea di usare la malformazione di Thomas Quasthoff per dare alienazione estrema alla statua parlante del Commendatore. Ma l'idea è stata folgorante.

Chi è Quasthoff? E' un figlio del Thalidomide, la maledetta medicina che veniva data alle donne in gravidanza, mezzo secolo fa, finché si scoprì che produceva bambini focomelici. Nel piccolo Thomas, nato a Hildesheim, in Germania, non si svilupparono le ossa delle gambe e delle braccia, così per colpa di quelle manine che sembrano spuntare dalle spalle, come tragiche pinne, non poté frequentare il Conservatorio di Hannover, visto che non poteva praticare lo studio obbligatorio del pianoforte. Ma Quasthoff è un grand'uomo, che non s'arrende: ha studiato canto privatamente, è diventato annunciatore alla radio, ha usato da doppiatore la sua bella voce. Noto già come basso negli anni '80, premiato e ripremiato, ha esordito all'opera nel 2003 come Fernando nel “Fidelio” di Beethoven, e non ha più lasciato la scena: l'inverno scorso, alla Scala, ha cantato lieder di Schubert, accompagnato da Daniel Barenboim. Certo, si prova imbarazzo a parlare di un cantante per le sue menomazioni, ma come negare il trauma, l'ammirazione, infine l'entusiasmo per la voce di Quasthoff sentita a Verbier, prima come vittima e giustiziere del libertino Don Giovanni, poi come maestro dello swing?

Perché l'indomani sera, dopo l'incantevole “Don Giovanni”, era in programma un concerto in cui veniva concessa al giovanissimo pianista cinese Lang Lang, di talento ma controverso, “carta bianca”. Lui, modesto, assieme al violino di Vadim Repin e al violoncello di Misha Maisky, ha riportato in scena il trio di baritoni Terfel-Pape-Quasthoff e lo ha accompagnato in una serie di melodie e canzoni popolari. Ci crederete? Malgrado la pastosa voce di Terfel, malgrado il fascino da chansonnier di Pape, è stato proprio lui, Quasthoff, il magnete della serata. Quando ha cantato “The Lady Is a Tramp” sembrava un Sinatra più appassionato di Sinatra, quando ha cantato “I've Grown Accustomed to Her Face” faceva risuonare Gershwin, più che Loewe, e quando con gli altri due ha concluso con “New York, New York” il compassato pubblico svizzero di musica da camera s'è entusiasmato come gente da Carnegie Hall. Così, è bastato solo un bis, “Danny Boy”, la ballata triste che dall'Irlanda ha conquistato l'America e il mondo, a bagnare gli occhi di lacrime. Chissà se di gioia o di commozione.

Ah, dimenticavo... Accennavo, all'inizio, ai nuovi sentimenti che la musica di Verbier mi aveva acceso nel petto. Credo che non sia più necessario spiegare, dopo avere raccontato la voce e la personalità di Thomas Quasthoff, un eroe della resistenza umana al destino, come io consideri quei sentimenti, benché inespressi, ovvii.

(Il Festival di Verbier, cominciato il 17 luglio, si concluderà il 2 agosto. Per informazioni, www.verbierfestival.com . Un'esecuzione di “Gute Nacht” di Franz Schubert da parte di Thomas Quasthoff, accompagnato al piano da Daniel Barenboim è ascoltabile su youtube. Un'esecuzione di “Danny Boy” cantata da Bryn Terfel all'Alan Titchmarsh Show è ascoltabile su youtube; il testo della ballata è disponibile su wikipedia . René Pape è membro di Facebook. Nelle immagini, dall'alto: Thomas Quasthoff e, di seguito, foto dello spettacolo di Mark Shapiro: Bryn Terfel (Don Giovanni) e Annette Dasch (Donna Elvira); René Pape (Leporello); Terfel e Quasthoff (il Commendatore); la regista Marthe Keller con Manfred Honeck, direttore della Verbier Festival Orchestra; Dasch con Michael Schade (Don Ottavio) e Anna Samuil (Donna Anna); Terfel, Quasthoff e Pape eseguono "New York, New York" nel concerto successivo).

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