Le decisioni britanniche hanno avuto larga eco nel dibattito politico e culturale del nostro Paese. Grande preoccupazione è stata espressa da monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia della vita: «La creazione di embrioni ibridi umani-animali rappresenta uno dei più bassi livelli di eticità nel campo della bioetica – ha dichiarato in un’intervista a Radio Vaticana – e uno degli orrori che sempre hanno destato il rifiuto della moralità».
Sulle stesse posizioni il Centro di bioetica dell’Università Cattolica: «Il fatto che la Camera dei Comuni inglese abbia approvato la generazione di ibridi umani per la ricerca scientifica – si legge in una nota diffusa dal direttore, Adriano Pessina – segna l’incapacità della politica di governare la ricerca scientifica, mantenendo intatto il principio fondamentale che pone l’indisponibilità della vita umana». La «barbarie culturale di simile esperimenti» viene sottolineata anche dal professor Roberto Colombo, direttore del laboratorio di Biologia molecolare e genetica umana della Cattolica di Milano. Secondo il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella la ricerca sugli embrioni ibridi è poi «vecchia e inutile», superata dalla scoperta delle cellule riprogrammate mentre l’Associazione medici cattolici italiani ha sottoli neato come – pur nel pieno rispetto della sovranità del Regno Unito – sia necessario che della questione vengano investite il Parlamento e la Commissione europea perché pongano seri e precisi limiti. Perplessità e timori sono stati espressi, infine, anche dal premio Nobel Mario Capecchi: «C’è una linea che non va oltrepassata – ha spiegato lo scienziato, pur famoso per le sue scoperte nel campo delle staminali embrionali – ad esempio, nel campo della clonazione: credo che si debba stare attenti alla creazione di chimere e che non tutti i tipi di mani polazioni, per quanto possibili, siano di per sé leciti».
Sulle stesse posizioni il Centro di bioetica dell’Università Cattolica: «Il fatto che la Camera dei Comuni inglese abbia approvato la generazione di ibridi umani per la ricerca scientifica – si legge in una nota diffusa dal direttore, Adriano Pessina – segna l’incapacità della politica di governare la ricerca scientifica, mantenendo intatto il principio fondamentale che pone l’indisponibilità della vita umana». La «barbarie culturale di simile esperimenti» viene sottolineata anche dal professor Roberto Colombo, direttore del laboratorio di Biologia molecolare e genetica umana della Cattolica di Milano. Secondo il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella la ricerca sugli embrioni ibridi è poi «vecchia e inutile», superata dalla scoperta delle cellule riprogrammate mentre l’Associazione medici cattolici italiani ha sottoli neato come – pur nel pieno rispetto della sovranità del Regno Unito – sia necessario che della questione vengano investite il Parlamento e la Commissione europea perché pongano seri e precisi limiti. Perplessità e timori sono stati espressi, infine, anche dal premio Nobel Mario Capecchi: «C’è una linea che non va oltrepassata – ha spiegato lo scienziato, pur famoso per le sue scoperte nel campo delle staminali embrionali – ad esempio, nel campo della clonazione: credo che si debba stare attenti alla creazione di chimere e che non tutti i tipi di mani polazioni, per quanto possibili, siano di per sé leciti».
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