martedì 24 dicembre 2024

Regalare è cristiano perché anche il Natale è un «regalo di Dio che può essere visto e toccato» - Tempi, 25 dicembre 2013.

Quei moderni teologi che insistono sul fatto che il cristianesimo non consiste in un sistema dottrinale, ma in uno spirito, il più delle volte non si accorgono che, così facendo, si sottomettono a un vaglio ancor più brusco e severo di quello basato sulla dottrina stessa: prima che un uomo possa essere bruciato per le sue opinioni è almeno necessario che siano rispettati alcuni presupposti legali; al contrario, non occorrono preliminari di sorta perché un uomo possa essere ucciso da un colpo di pistola per il solo tono della sua voce.

Il resto in questo collegamento:

https://www.tempi.it/chesterton-perche-regalare-e-cristiano-perche-anche-il-natale-e-un-regalo-di-dio-che-puo-essere-visto-e-toccato/

Tratto da Gilbert Keith Chesterton, Lo Spirito del Natale, Teologia dei regali di Natale. Il volume è disponibile presso www.pumpstreet.it, il negozio distributista che non aspetta altro che servirvi!



lunedì 23 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Il cammello che andava in trionfo attraverso la cruna dell'ago.

Al momento dobbiamo dichiarare che noi non vediamo niente di più di quel che vide l’intera Assisi; e si tratta di qualcosa che non è del tutto indegno di nota. I cittadini di Assisi videro soltanto il cammello che andava in trionfo attraverso la cruna dell'ago e Dio che faceva cose impossibili perché per Lui ogni cosa è possibile: soltanto un prete che si stracciava le vesti come il pubblicano (Pietro Cattani, ndr), e non come il fariseo, e un uomo ricco che se ne andava pieno di gioia perché non aveva proprietà (Bernardo da Quintavalle, ndr). 



domenica 22 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - San Francesco cantava nella lingua dei trovatori.

Mentre vagava nella foresta invernale col suo cilicio, come il più feroce degli eremiti, egli (San Francesco, ndr) cantava nella lingua dei trovatori.

Gilbert Keith Chesterton, San Francesco d'Assisi.



sabato 21 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Chesterton e il mito (3).

Gli aborigeni australiani, considerati come i più rozzi selvaggi, raccontano la storia di un ranocchio gigante che s'era ingoiato il mare e tutte le acque del modo, e che non le avrebbe rigettate se non quando si fosse riusciti a farlo ridere. Tutti gli animali con tutte le loro smorfie più buffe sfilarono davanti a lui; e, come la regina Vittoria, egli non si divertiva. Sbottò finalmente davanti a un'anguilla che delicatamente si bilanciava sulla punta della coda con disperata dignità. Che bel pezzo di letteratura fantastica si potrebbe ricavare da questo racconto! Quanta filosofia nella visione di quel mondo tutto prosciugato prima che venisse quel benefico diluvio d'ilarità. Quanta fantasia in quel mostro vulcanico che eruttava acqua. Quanta comicità al pensiero dei suoi occhi sgranati al passaggio del pinguino o del pellicano. Comunque, il ranocchio rise; ma lo studioso di folklore non perde mai la sua gravità.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.

aborigeno australiano

raganella gigante australiana




venerdì 20 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Chesterton e il mito (2).

La mitologia è un'arte perduta, una delle poche arti che siano realmente andate perdute; ma è un'arte. E i corni della vacca sono un raggio di quasi armoniosa concordia. E il gettare la propria nonna nel cielo non sarà un atto di buona creanza, ma è perfettamente di buon gusto.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.








giovedì 19 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Chesterton e il mito (1).

Il mito è un'opera d'immaginazione, e quindi un'opera d'arte. Solo un poeta può concepirla; e solo un poeta può criticarla.

Gilbert Keith Chesterton, L’uomo eterno.



mercoledì 18 dicembre 2024

Calendario Chesterton 2025!

Solo su www.pumpstreet.it

Un aforisma al giorno - Senza allegria solo follia.

La vita è sempre seria; ma vivere non può essere sempre serio... In tutto ciò che copre l'intera vita - nella vostra filosofia e nella vostra religione - dovete avere l'allegria. Se non avete l'allegria, avrete certamente la follia.

Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 1 settembre 1906.



martedì 17 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Ecco un efficace eufemismo!


Ecco quel che si direbbe un efficace eufemismo. Il mondo moderno è più buffo di qualunque satira.

Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.

Riproposizioni - In tempi di Big Business e di acquisti su internet…

Chi era Maisie Ward?

Maisie Ward e Frank Sheed



Abbiamo nominato tante volte e con gratitudine Maisie Ward, la prima importante biografia di Chesterton (se si eccettua il bel profilo di Titterton che fu il tributo affettuoso di un amico). Ma chi era?

Mary Josephine Ward Sheed (4 gennaio 1889 - 28 gennaio 1975), che si firmava ed era nota con il nome di Maisie Ward, fu scrittrice, conferenziera ed editrice assieme al marito Frank Sheed. Nacque a Shanklin, sull'Isola di Wight, e fu la primogenita dei cinque figli di Wilfrid Philip Ward, uno dei maggiori esponenti del cosiddetto Catholic Revival, e della scrittrice Josephine Mary Hope-Scott. Per parte di madre discendeva da Henry Fitzalan-Howard, 14° Duca di Norfolk, e per parte di padre da William George Ward, membro di spicco del Movimento di Oxford. Tutti e quattro i suoi nonni si convertirono al cattolicesimo.

Trascorse l'infanzia prima sull'Isola di Wight, poi a Eastbourne e infine a Dorking, prima di essere mandata a studiare alla St Mary's School di Cambridge. Qui fu influenzata dalla predicazione di Robert Hugh Benson e ispirata da Mary Ward, che aveva fondato l'ordine di suore che gestiva la scuola. Terminati gli studi, Maisie tornò a casa per collaborare col padre quando era direttore della Dublin Review. Lavorò per la Croce Rossa come assistente infermieristica durante la Prima guerra mondiale, a fianco delle infermiere delle Figlie della Carità e delle Sorelle della Carità. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1916, curò con sua madre una raccolta postuma delle sue ultime conferenze.

Nel 1919, la Ward divenne fondatrice della Catholic Evidence Guild (di cui fecero parte, oltre che Maisie e suo marito Frank, anche padre Vincent McNabb -- i suoi membri ancora oggi vanno allo Speaker's Corner ad Hyde Park a difendere le idee cattoliche). La Ward fu un'energica conferenziera pubblica e come tale si impegnò per gli ideali della società. Fu attraverso la Guild che incontrò Frank Sheed. Si sposarono nel 1926 e nello stesso anno si trasferirono a Londra e con 2.000 sterline e i consigli di Hilaire Belloc, fondarono la Sheed & Ward, una casa editrice cattolica che si occupava non solo di libri di pietà ma anche di qualità letteraria e intellettuale. Nonostante le difficoltà iniziali, nel 1933 si trasferirono nuovamente ma a New York e la resero una casa editrice molto apprezzata in molti settori; la ricordiamo anche perché pubblicò proprio la sua famosa biografia autorizzata dell'amico G. K. Chesterton, scritta su richiesta di Frances Blogg, la vedova di Chesterton. Nel 1952 seguì il secondo volume intitolato Return to Chesterton. Maisie scrisse anche le biografie di John Henry Newman, di suo padre e di Robert Browning (Robert Browning and Him World); si occupò anche di altre aree del sapere, tra cui di scritti sul Nuovo Testamento, la spiritualità e le storie di santi e di personaggi meno noti, tra cui la sua buona amica, la scrittrice e mistica Caryll Houselander. La casa editrice sopravvisse fino al 1973 quando fu acquisita dalla Universal Press Syndicate.

Maisie Ward morì il 28 gennaio 1975 a Jersey City, nel New Jersey. Suo marito Frank Sheed scrisse un tributo postumo alla moglie con il titolo The Instructed Heart.

In questo collegamento trovate la versione online della biografia di Chesterton, e credo di farvi cosa gradita condividendola qui. A chi non comprende bene l'inglese consiglio di utilizzare la versione libera di Deepl che offre delle traduzioni ottime. Troverete tantissime belle cose su Chesterton. Sarebbe bello che fosse pubblicata in italiano.

In quest'altro collegamento trovate l'obituary redatto dal New York Times il giorno della morte di Maisie.

Marco Sermarini





lunedì 16 dicembre 2024

Riproposizioni - Maisie Ward su due aspetti della personalità del Nostro Eroe.

dall'8 marzo 2015 riproponiamo:

Freda Spencer, una delle segretarie che si succedettero al servizio di Gilbert, ricorda come fosse meravigliata del tanto tempo e dei tanti sforzi che dedicava al "dare piacere e divertimento a persone totalmente irrilevanti" dotando "le banalità della vita" di "una ricchezza ed importanza che era essenzialmente cristiana" e ravvivando la monotonia quotidiana con tanto "divertimento e risa". Dall'altra parte ciò che "lo guastava e che rendeva davvero difficile la vita di chi doveva stare con lui era la sua assoluta avversione verso qualunque cosa che si avvicinasse alla disciplina, moderazione o ordine".


Maisie Ward, Chesterton.

Maisie Ward, editrice con marito Frank Sheed
ed autrice della principale biografia
di Gilbert Keith Chesterton.
Le dobbiamo molto.




domenica 15 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Quando è veramente speranza.

È vero che esiste uno stato di speranza che appartiene alle rosee aspettative e al mattino; ma questa non è la virtù della speranza. La virtù della speranza esiste solo nel terremoto e nell'eclissi. 

Gilbert Keith Chesterton, Eretici.



sabato 14 dicembre 2024

Notizie dalla Chesterton Collection di Londra.

giovedì 12 dicembre 2024

Oggi è l’anniversario della morte di Frances Blogg.


Oggi 12 dicembre 2024 ricorre l’anniversario della morte di Frances Blogg, la amatissima moglie di Gilbert Keith Chesterton.

Nel collegamento qui sotto trovate qualche notizia sul luogo in cui trovò la pace e il riposo eterno, a Beaconsfield.

Frances morì all’età di sessantanove anni, e seguì l’amatissimo marito due anni dopo, nel 1938.

Quando il Nostro Eroe morì, il 14 giugno 1936, Frances scrisse sul suo calendario per gli appuntamenti “Le luci si sono spente alle 10.15”.

Prima di morire Frances scrisse varie poesie su quanto le mancasse il marito, fece qualche viaggio, visitava la sua tomba e pregava per il riposo della sua anima.

Si vollero bene sempre e per sempre e sono un grande esempio per noi qui.


mercoledì 11 dicembre 2024

A Speech I once gave: On Lewis, Tolkien and Chesterton - Dal sito di Neil Gaiman.

Neil Gaiman, ben noto per la sua attività di scrittore, fumettista, giornalista e sceneggiatore, come sapete è un estimatore di Chesterton, avendolo immortalato in più di un'occasione (vedete qui, qui, qui, qui e altrove in questo blog), pronunciò una relazione nel 2004 in occasione di un incontro della Mythopoeic Society. I signori di cui parla ci sono ben noti. Vi offriamo il testo qui di seguito:

____________________

I gave this speech in 2004, to the Mythopoeic Society. I thought it was already somewhere on this website, but it isn't, it's only up at the Mythopoeic Society website. I hope no-one there will mind if I put it up here (mostly for me, for ease of finding it later.)

MYTHCON 35 GUEST OF HONOUR SPEECH

BY NEIL GAIMAN

I thought I’d talk about authors, and about three authors in particular, and the circumstances in which I met them.
There are authors with whom one has a personal relationship and authors with whom one does not. There are the ones who change your life and the ones who don’t. That’s just the way of it.
Il resto è qui sotto:

https://journal.neilgaiman.com/2012/01/speech-i-once-gave-on-lewis-tolkien-and.html


The Sandman, personaggio della serie Netflix
di Gaiman, ispirato a Chesterton.



martedì 10 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Praticamente il più difficile.


La gratitudine, essendo praticamente il più grande dei doveri umani, praticamente è anche il più difficile.

Gilbert Keith Chesterton, Christmas Thanksgiving, Illustrated London News, 28 dicembre 1935.

lunedì 9 dicembre 2024

Un articolo di qualche anno fa sul Detection Club - Marco Amici su Radical Ging.

Ingrandendo la foto di questa cena del Detection Club
degli anni Trenta ci sembra di vedere
al centro della tavolata proprio lui...



Tempo fa abbiamo segnalato l'esistenza di un inedito di Chesterton sul giallo (vedete qui e qui), alcuni giorni fa il valente Giovanni D'Andrea ha pensato bene di tradurlo (vedete qui). Ora, stimolati dalle riflessioni di Chesterton sul giallo, abbiamo trovato in rete un articolo di circa sei anni fa a firma di Marco Amici sul sito Radical Ging che rispolvera il mito del Detection Club: le origini sono mitiche quanto spassose, mitiche per la presenza di notissimi scrittori in questa spettacolare gang, spassose perché sapete già che tipo di aplomb sfoggiavano i membri di questo club [il blog ne ha già parlato più volte, vedete qui, qui, qui (si parla incidentalmente anche di Leonardo Sciascia e Giuseppe Tomasi di Lampedusa)].

In ogni caso Chesterton dava una grande importanza al genere del giallo. Egli disse che "il romanzo avventuroso della polizia rappresenta così l'intera avventura umana, ed è basato sul fatto che la moralità è la più oscura e ardita delle cospirazioni" e che "mentre una tendenza costante del vecchio Adamo è quella di rivoltarsi contro quella cosa così universale e automatica che è la civiltà, di predicare deviazione e ribellione, il romanzo dell'attività di polizia mette in un certo senso sotto gli occhi il fatto che la civiltà stessa è la più sensazionale delle deviazioni e la più romanzesca delle ribellioni". Chesterton considerava il giallo la prima e unica forma di letteratura popolare in cui si esprime quella che lui chiamò "la poesia della vita moderna". Come ho già avuto modo di dire, in questo post  (tratta di un brano tratto da Come si scrive un giallo) possiamo apprezzare quanto queste idee, che spesso vengono confinate nell'ambiente ovattato degli interessi letterari, in realtà investano la vita intera per come la immagina e desidera Chesterton.

Marco Sermarini

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Immaginiamo la Londra degli anni ’30: un gruppo di amici scrittori, dei carnefici, delle vittime e un teschio di nome Eric. La trama di un romanzo? No, la vera storia del Detection Club.

Il Detection Club fu un circolo letterario fondato nel 1930 da un gruppo di scrittori di crime e mistery inglesi, che al contrario dei circoli più famosi, si incontrava almeno tre volte l’anno per cenare insieme e discutere della crime fiction dell’epoca, consigliandosi e confidandosi, dichiarando cosa fosse meritevole di apprezzamento e cosa invece fosse oltraggioso, il tutto davanti a un buon pasto e a numerosi bicchieri di vino.

Come tutti i club, anche il Detection Club aveva un presidente, il primo fu G.K. Chesterton. Ma lo furono anche Dorothy L. Sayers e Agatha Christie (anche se decise di condividere la carica con Lord Gorell, chiedendogli di occuparsi dei discorsi e dell’interazione con il pubblico, considerate la sua famosa timidezza e paura di esporsi). A oggi il presidente è Martin Edwards, scrittore ed esperto della Golden Age of Crime Fiction, l’età dell’oro del giallo inglese, periodo che spazia dall’inizio Novecento fino ai primi anni del 1950.

Il resto qui sotto:

https://radicalging.com/2018/02/15/il-detection-club-il-circolo-del-giallo/


Agatha Christie


mons. Ronald Knox







domenica 8 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Scrooge e Cratchit e il tacchino.




Che Scrooge fosse migliore per aver dato il tacchino e Cratchit più felice per averlo ricevuto, lo so come due fatti, come so di avere due piedi. La vita e la morte di un tacchino non mi riguardano; ma l'anima di Scrooge e il corpo di Cratchit mi riguardano.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens.

sabato 7 dicembre 2024

Un aforisma al giorno - Il migliore dei mondi impossibili.




Questo mondo non va giustificato come viene giustificato dagli ottimisti meccanici; non va giustificato come il migliore dei mondi possibili. Il suo merito non è quello di essere ordinato e spiegabile; il suo merito è quello di essere selvaggio e assolutamente inspiegabile. Il suo merito è proprio che nessuno di noi avrebbe potuto concepire una cosa del genere, che avremmo rifiutato la sola idea come miracolo e irragionevolezza. È il migliore dei mondi impossibili.

Gilbert Keith Chesterton, Charles Dickens. A Critical Study.

venerdì 6 dicembre 2024

Innocent e i commenti ad una sua bella replica in terra di Sicilia - di Luigi Umana.



Una cronaca fresca e al tempo stesso calda di questa replica di Innocent. Il presidente della Società Chestertoniana non può che esserne entusiasta, e così anche i chestertoniani, c'è gente che parla di Gilbertone!

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Buongiorno dottor Sermarini.

La replica è stata un successone!
Soddisfatti sia noi, che il pubblico. Ci stanno arrivando ancora ora un sacco di complimenti, e tra questi riceviamo un sacco di frasi bellissime e ne riporto qui alcuni esempi:

"Non lo conoscevo questo testo, andrò a leggerlo";
"L'avevo letto, ma andrò sicuramente a rilleggerlo";
"Bello questo Chesterton, leggerò qualcosa";

E uniti a questi, alcuni commenti generali degli spettatori era anche che avessero bisogno di un testo così, apparentemente leggero, ma che ti dà uno schiaffo, sbattendo davanti una lezione, e temi forti.

Quindi è ben riuscito sia da un punto di vista organizzativo, realizzativo, e "missionario".

Voglio fare una menzione d'onore a Giuseppe Seminara, che ci ha voluto fortemente conoscere. A sue spese ci ha regalato qualcosa come 15 libri prodotti da voi, ci ha spiegato come lui lo ha conosciuto, ribadendo che, come ha scritto anche lei, lo chiamate il vostro amico Gilbert. Ci ha lasciato anche con alcune frasi che ci hanno rassicurato anche poche ore prima di andare in scena, come "Se vale la pena fare qualcosa, vale la pena farla male". Il che ad alcuni ha fatto un effetto di incomprensione, a me personalmente ha tranquillizzato, al di là della resa, perché essere lì era motivo di soddisfazione, con tutto quello che si è mosso dietro per rendere possibile tutto ciò. Quindi grazie a voi, l'istituto Francesco Ventorino, Giuseppe Seminara, e tutti gli amici che hanno ospitato alcuni della compagnia.

Siamo quindi molto contenti e soddisfatti della riuscita, e non vediamo l'ora di rifarlo.
Magari quando ci vedremo ne parleremo meglio.

Un saluto
Luigi Umana

P.S.: Aggiungo questo messaggio che ci ha scritto Giuseppe Seminara al termine dello spettacolo:

Mi unisco da quaggiù alle fragorose risate di lassù che sicuramente si starà facendo l’ormai nostro amico comune Gilbert. Siete voi che mi avete commosso. Grazie per la testimonianza che siete, ringrazia tutti da parte mia e non dimenticate mai di guardarvi tra di voi così, con questi occhi di grazia ricevuta, siete un capolavoro di vita. 
Buon rientro. Non ci perdiamo !!! 
P.S. = Lasciamo che Lui faccia l’impossibile nella nostra vita. 
Grazie.

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giovedì 5 dicembre 2024

Ritrovamenti entusiastici e squinternati.




 

I tempi eroici degli inizi, quando la Società aveva iniziato una piccola vendita militante di vecchie copie dei libri di Chesterton in tempi di tramonto dell'oblio del Nostro Eroe (fummo la stella mattutina! 😂😜), prevalentemente trovati in mercatini, su eBay, in vecchie librerie, mi dedicavo aiutato da amici e figli piccolissimi a fare delle bancarelle nelle quali mettevo appunto il frutto delle nostre ricerche ed acquisti semiclandestini, assieme a questi fantasmagorici bigliettini: dovevano servire ad attizzare il potenziale acquirente a comprare il libro a cui erano riferiti.

Padre Roberto Brunelli sostiene che fossero dei bigliettini deliranti, e io ne convengo con lui con decisione! In parte in effetti lo lasciano anche intravvedere! Però sono il frutto di un grande entusiasmo e a distanza di più di vent’anni esso ancora resiste, anzi cresce.

Lo scopo è quello di contagiare tutti di esso e dare a più persone possibili l’opportunità di conoscere Chesterton e con lui l'Unico Re per cui lavorava, che non era il re d’Inghilterra.

Marco Sermarini 

mercoledì 4 dicembre 2024

Il romanzo poliziesco storico, di G. K. Chesterton - Traduzione di Giovanni D'Andrea © dell'inedito recentemente ritrovato in Canada.


Qui sopra, alcune delle produzioni romanzesche
del Detection Club



Il romanzo poliziesco storico 

di G. K. Chesterton - Traduzione e commento di Giovanni D’Andrea ©.


La storia del ritrovamento di questo manoscritto (si veda in proposito il commento di Dale Ahlquist caricato nel blog) è a tal punto rocambolesca e piena di coincidenze da parere inverosimile. Eppure, oltre al riscontro calligrafico, l’ironia e l’autoironia che trasudano da tutto il testo, il procedere amabilmente polemico e il gusto per i giochi di parole non lasciano spazio a dubbi di sorta: chi scrive è proprio Chesterton. Si tratta di un breve editoriale di una rivista, mai in realtà pubblicata, che nelle intenzioni doveva raccogliere il pensiero e il lavoro del Detection Club (a proposito del Detection Club si veda anche qui e qui), un gruppo ancora oggi attivo, fondato nel 1930 e composto dai più importanti giallisti dell’epoca, tra cui, ovviamente, lo stesso Gilbert. In esso l’autore invita a riflettere i suoi compagni giallisti su quanto i romanzi polizieschi siano diventati monotoni: tra morte di milionari in case sperdute, maggiordomi che non la raccontano giusta e falsi indizi è ormai difficile accontentare il lettore sempre più esigente. Un problema che per qualcuno potrebbe essere solo di ordine estetico, assume per Chesterton ben altri contorni, perché nel suo modo di vedere le cose il giallo non è un semplice genere di intrattenimento ma “l’unica storia decentemente morale che viene ancora raccontata”, il luogo dove l’uomo si confronta in modo franco e diretto con il bene e con il male, senza infingimenti. Come salvare, dunque, tale tesoro dalla monotonia? Ci vuole “un cambio di scena”: perché anziché in una casa moderna il delitto non può avvenire in un vecchio castello medievale? Chesterton non poteva forse prevedere quanto la sua intuizione si sarebbe rivelata felice, visto che nel corso del Novecento il giallo storico diverrà un vero e proprio sottogenere amato da tanti lettori. Probabilmente lui stesso si sarà dimenticato di queste pagine, una volta che il progetto è naufragato, preso da altre mille incombenze a cui rispondere. O forse invece un giorno saremo così fortunati da leggere di quella volta che Padre Brown, insieme all’inseparabile Flambeau, sventò il famoso complotto ordito contro Riccardo Cuor di Leone…

Giovanni D'Andrea

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Dal momento che in questo periodo mi trovo sfortunatamente impossibilitato a produrre un qualche lavoro degno di questa rivista periodica di epocale importanza (1), mi ritirerò nel rifugio dell’incompetente e tenterò energicamente di scaricare il lavoro su altre persone. Diventerò un grande datore di lavoro, esattamente come tanti altri uomini che non sono abbastanza istruiti per essere lavoratori. Diletterò la mia fantasia col pensiero di camminare avanti e indietro, osservando tutti i miei proletari, il signor Bentley, il signor Berkeley, la signorina Sayers e la signora Christie, affaccendati al lavoro, mentre segano, martellano e posano mattoni per realizzare un progetto partorito interamente dalla mia mente, probabilmente abbastanza incomprensibile, e che potrebbero abbastanza energicamente disapprovare. Questo perché ho un piccolo suggerimento da proporre, magari per un articolo di questa prima edizione, oppure per una attività o una formalità della società ad essa connessa, oppure ancora per una variazione sui molti esperimenti nella pubblicazione dei libri nel Detection Department. Si tratta di un suggerimento davvero piccolo, nulla di straordinario, ma ritengo che intercetti una certa critica che viene spesso avanzata a proposito della monotonia del romanzo poliziesco.

Ovviamente, se diventassi un grande datore di lavoro, potrei immediatamente essere assassinato nel primissimo capitolo, e farei anche il mio primo omaggio alla compagnia come cadavere, ottemperando così alle leggi del romanzo poliziesco, non sempre rispettate, ahimè, nella realtà. In seguito, il mio corpo verrebbe trovato dal mio maggiordomo (assunto appositamente per l’occasione) nella mia biblioteca (che sarebbe costruita in fretta e furia come ampliamento della mia attuale dimora, che di certo non possiede alcuna dependance), e dunque il dottore e il detective osserverebbero i miei lineamenti sottili, forti e piuttosto rapaci. A quel punto il detective chiederebbe se io avessi per caso avuto dei nemici e il dottore risponderebbe piuttosto stancamente (dal momento che lo avrebbe già detto centinaia di volte), “Un uomo non guadagna dodici milioni di sterline al minuto, come in effetti Chesterton guadagnava, senza farsi dei nemici”. Infine, inizierebbero a disquisire a proposito di tutti i rivali che avrei annichilito nel mio spietato cammino verso il successo, e così via. Pochi scrittori di romanzi polizieschi sono riusciti del tutto a evitare questa scena o cerimonia, ed è proprio a proposito di questa scena o cerimonia – o comunque di elementi simili – che la critica avanzata in un recente articolo sul The London Mercury fondamentalmente si basava. 

Il critico, prendendo le mosse da un magnifico articolo della signorina Dorothy Sayers, nella stessa rivista, voleva mostrare come il romanzo poliziesco tenda per sua natura a fossilizzarsi in alcune forme convenzionali: in particolare in questa faccenda della morte di un milionario, ma anche nell’inossidabile abitudine del milionario di farsi assassinare nella sua piccola dimora di campagna. Lo scrittore sosteneva, in un certo senso abbastanza assennatamente, che lo spirito divino dell’uomo provi un più intenso piacere nell’uccidere un uomo ricco rispetto a un uomo povero e che una casa di campagna sia una tra i pochi spazi sufficientemente isolati e chiusi per accogliere le poche dramatis personae direttamente implicate nel dramma. 

Mi pare un’esagerazione affermare che ciò debba sempre avvenire, e ancor più un’esagerazione suggerire che ciò debba sempre essere monotono. Accade, esattamente nello stesso modo qui descritto, con inimitabile freschezza e vigore in Trent’s Last Case di E. C. Bentley, ma è eccessivo dichiarare che un omicidio possa avvenire solamente durante una festa privata in una casa di campagna. Ci sono altre forme di catastrofe, desolazione e isolamento disumano oltre a quella di passare il fine settimana nella casa di un milionario in compagnia di persone intelligenti. C’è una barca, c’è un’isola deserta, c’è un gruppo d.i alpinisti ricoperti di neve in un rifugio di montagna (di chi sono le tracce invertite sulla neve?), c’è il cortile interno di un college con gli studenti riuniti a un certa ora (urla disumane dalle stanze del professore di Teologia Morale) e chiunque tra i miei più brillanti compagni potrebbe suggerirne cinquanta ancora; molto più racchiusi nella struttura, o regolari, rispetto alla natura labirintica e contorta di Gobblegrave Grange, banalmente bucherellata da nascondigli per preti e grotte di contrabbandieri (2). Ho io stesso commesso non meno di cinquantadue omicidi, in senso distaccato e poetico, e credo che solo circa tre di essi fossero omicidi di un milionario e difficilmente qualcuno di essi era ambientato in ordinarie case di campagne. 

Eppure, anche se ritengo che il critico ingigantisca il destino ferreo e inevitabile che spinge noi tutti a tali orribili soluzioni, ammetto che c’è qualcosa di vero in quello che dice, almeno in questo senso: che è molto complicato evitare la ripetizione, o meglio l’assenza di originalità, per quanto riguarda i dettagli della morte di un uomo moderno, che sia o no un milionario, perlomeno se è abbastanza importane da mettere in moto l’intero apparato moderno: la routine di autopsia, indagine, polizia locale e intervento di Scotland Yard. Mi limiterei solo a suggerire un modo possibile per procedere senza questo apparato, preservando comunque la moralità vivace del romanzo poliziesco. 

Perché il romanzo poliziesco è quasi l’unica storia decentemente morale che viene ancora raccontata. Solo in racconti di sangue e di tuono vi è qualcosa di tanto cristiano come il sangue che grida giustizia al tuono del giudizio; ma ora, dunque, il romanzo poliziesco che dovrebbe essere sensazionale è ormai l’unico romanzo che non sorprende più (3).

Secondo me dovremmo tentare un po’ di più la strada di quello che potrebbe essere chiamato il romanzo poliziesco storico. Il gioco di maschere e facce e il misterioso cuore dell’uomo rimarrebbero esattamente gli stessi, ma potremmo adoperare centinaia di variazioni e ottenere qualche libertà, intervenendo sugli aspetti secondari dell’azione. Quando venne messo in scena Amleto in abiti del tutto moderni, non c’è dubbio che si fece fatica a immaginarselo in altro modo che come un uomo abituato a portare una spada, dal momento che, in molti dei suoi gesti impulsivi, sguainare una spada è tanto naturale quanto muovere un dito. Concediamoci la stravaganza di immaginare che, invece che Amleto vestito in abiti moderni, siano i personaggi di Trent’s Last Case, adììììììììììììììììììììììì vestiti in abiti elisabettiani. Una lotta tra uomini abituati a tal punto alla spada e al pugnale da esserne noncuranti che si conclude in un omicidio non davvero premeditato o colposo sarebbe molto più semplice da immaginare. Non sto suggerendo che si dovrebbe cambiare in questo caso specifico: sarebbe complicato eliminare l’episodio del telefono e temo che sarebbe difficile anche mantenere il magnifico episodio del dente falso. Ma la moralità del rapporto tra Marlowe e Manderson (4) avrebbe potuto benissimo essere la stessa del rapporto tra un qualche giovane poeta e il suo protettore durante il Rinascimento. Ipocrisia e segretezza sono il mantello e la maschera di quel ballo in maschera che è il romanzo poliziesco, ma il mantello può essere di diversi tagli e stili, e non c’è carenza di ipocriti nella storia.

Per certi versi, ciò ribalterebbe l’argomentazione del critico del Mercury contro di lui. Un vecchio castello sarebbe, ancor più che una casa di campagna, un ambiente chiuso e compatto e la malvagità dell’uomo ricco in tempi più semplici era nient’affatto più malvagia ma senza dubbio meno monotona. Non voglio dire, ovviamente, che dovremmo convertire tutti i nostri racconti polizieschi in spettacoli di costume; dico solamente che se ogni tanto lo facessimo, tanto per cambiare, ci imbatteremo in alcune nuove libertà e in alcune nuove limitazioni. Se mi è concesso un altro po’ di egocentrismo, potrei ricordare che una volta ho scritto un breve racconto chiamato All'insegna della spada spezzata: è estremamente melodrammatico e inverosimile per essere un episodio militare moderno per il semplice motivo che originariamente avevo ipotizzato una trama sulla base di qualche schermaglia medievale, con lance e asce da battaglia, e solo in seguito l’avevo adattata alla vita moderna, con l’obiettivo di renderla contemporanea a quel Padre Brown che, se non ricordo male, la signora Helen Parry Eden aveva definito molto sinceramente come un “piccolo fannullone ficcanaso”. 

Credo che un tentativo possa essere fatto, ad esempio, con qualcuno dei misteri davvero accaduti, come quelli che sono diventati oggetto di studio da parte di Andrew Lang (5). 

Supponiamo di prendere un episodio sconcertante e ancora enigmatico, come il Campden Wonder (6) o la Gowrie Conspiracy (7), e, dopo un’introduzione in cui si dichiarano i fatti noti, proporre, a turno, una soluzione dello storico enigma, nella forma di un breve romanzo storico. Ciò offrirebbe allo stanco detective quello che viene sempre consigliato dal dottore: un cambio di scena. Lo scrittore non si sentirebbe come l’assassino, ritornando non solo sulla sua scena del crimine ma sulla scena di centinaia di crimini esattamente simili. Non proverebbe la terribile sensazione di lasciare in eterno le proprie tracce e di sfogliare un documento troppo familiare ricoperto dalla sue impronte. Sarebbe allietato e ravvivato dal poter utilizzare nuovi strumenti, anche se fossero strumenti di tortura. Troverebbe qualsiasi tipo di novità tra le antichità. 

Prendiamo, per esempio, la questione di cui si è parlato prima: l’antica usanza di portare una spada. Supponiamo di avere scelto lo strano caso della morte di Sir Edmund Godfrey, all’inizio della questione del Complotto Papista (8). Si tratta di qualcosa di identico a un racconto poliziesco dal momento che vi sono tre verosimili ipotesi di omicidio e una di suicidio. 

Ma ciò che mi interessa ora è questo: il fatto che Godfrey venne ritrovato in un fosso ad Hyde Park, se non sbaglio, con segni di strangolamento da corda ma anche con la sua spada conficcata nel corpo. Per il detective si tratta di una classica complicazione, o contraddizione, da risolvere. Ma ciò che importa è che presenta, in una forma inusuale e pittoresca, qualcosa che ci ha tutti un po’ stancato nella sua forma familiare e moderna. Non abbiamo forse un po’ troppo spesso letto che Sir Gorlias Guttlebury che all’inizio sembrava essere stato pugnalato, alla fine venne scoperto essere stato avvelenato? Non leggiamo forse, in modo abbastanza meccanico, di come la polizia ha provato a rintracciare il pugnale e di come i dottori hanno intuito l’avvelenamento prima del coroner? In questo caso invece non c’è necessità di rintracciare l’arma, poiché è l’arma stessa del morto, e non c’è bisogno di strani veleni orientali, perché l’omicidio può essere eseguito con qualsiasi vecchia corda. Ma perché è stato fatto? Perché vennero utilizzati due metodi? Quale dei due per primo? 

Lascio questo caso tra i tanti possibili, più che altro come esempio o esperimento, ai miei compagni del Detection Club. Potremmo pubblicare un libro o una serie di libri con sette diverse spiegazioni per la morte di Sir Edmund Berry Godfrey?

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Note

(1) Il Detection Club avrebbe dovuto pubblicare una rivista periodica. Che si sappia, non è mai stata pubblicata.

(2) I nascondigli per preti (priest holes) erano nicchie segrete costruite all’interno di abitazioni inglesi, con lo scopo di nascondere i membri del clero cattolico dalla persecuzione governativa, iniziata con l’avvento al trono di Elisabetta I e portata avanti per buona parte del XVII secolo.

(3) La frase originale inglese è “And the shocker is now the only novel that is not shocking”. Non è semplice tradurla mantenendo sia il suo senso sia il gioco di parole. Con ‘shocker’ in inglese si intende un genere di romanzi (tra cui lo stesso romanzo poliziesco) che mira a sorprendere il lettore, con colpi di scena e altri contenuti emotivamente intesi. Chesterton sta quindi dicendo che proprio il genere che ha come fine quello di sorprendere il lettore non riesce a raggiungere il suo intento a causa della monotonia di certe situazioni convenzionali presenti al suo interno.

(4) Sono due personaggi di Trent’s Last Case.

(5) Lang fu uno storico scozzese del XIX secolo. 

(6) Campden Wonder è il nome dato agli eventi misteriosi che riguardo il ritorno di un uomo che si pensava fosse stato assassinato nella città di Chipping Campden, nel Gloucestershire, nel XVII secolo. Il servo dell’uomo, con la madre e il fratello furono impiccati per omicidio. Tempo dopo, però, l’uomo presunto morto ricomparve in paese misteriosamente. 

(7) Nel XVII secolo, in Scozia John Ruthven Terzo conte di Gowrie morì in circostanze misteriose legate a un supposto tentativo di congiura nei confronti di Re Giacomo VI. 

(8) Godfrey fu un magistrato inglese, immischiato in una congiura antipapista e trovato morto nel 1678. Nessuno ha mai accertato il motivo.

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Giovanni D'Andrea si è laureato in lettere moderne all'Università Statale di Milano e ha insegnato in una scuola superiore. Vive a Milano.