«I Paesi africani, perché possano ricevere un aiuto devono accettare l’aborto, il preservativo, la sterilizzazione femminile, l’ideologia del gender». La denuncia, forte e chiara, è dell’arcivescovo Robert Sarah, originario della Guinea, segretario della Congregazione per l’evangelizza zione dei popoli, il dicastero missionario della San ta Sede. Monsignor Sarah, 64 anni, arcivescovo di Conakry fino al 2001 quando Giovanni Paolo II lo ha chiamato a Roma, dove oggi è l’africano 'più alto in grado' della Curia romana. In una intervista al mensile Consulente Re il presule ha ribadito che il viaggio di Benedetto XVI in Africa è stato una grande di chiarazione d’amore del Papa verso il Continente più sfortunato. Il pontefice, sottolinea, ha voluto dirci che «Dio ha scelto il Continente Africano perché diventi dimora di suo Figlio». Nel colloquio monsignor Sarah denuncia che, invece, da parte dell’Occidente che tanto ha criticato le parole del Pontefice sull’Aids, il continente africano viene sfruttato e snaturato. «Molto viene imposto all’Africa - denuncia- come condizione per ricevere aiuti economici». «I Paesi occidentali - precisa - con la loro potenza politica, economica, massmediatica danno l’impressione di volere distruggere tutte le altre culture per imporre una cultura paneuropea, panamericana». Insomma: «I Paesi africani, perché possano ricevere un aiuto devono accettare l’aborto, il preservativo, la sterilizzazione femminile, l’ideologia del gender. È la lotta di Davide contro Golia. Ci sono però segnali che l’Africa è decisa a combattere giovandosi della potenza di Dio e del sostegno della Chiesa. È vero che la fede in Africa è ancora giovane, fragile; ma il continente, piano piano, sta acquistando una maturità evangelica confortante, sempre più conscia di dover respingere le false glorie, i falsi ideali, i paradisi effimeri ed artificiali importati». «Io sento - dice Sarah - di dover ringraziare il Santo Padre per la sua sollecitudine paterna nell’attirare l’attenzione dell’Africa intera su questi temi».
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