venerdì 5 giugno 2009

Libano - Cristiani divisi al voto ma ago della bilancia

Libano - L'analisi di Avvenire attraverso le parole dell'amico Camille Eid, giornalista libanese.

DI CAMILLE EID

La tornata elettorale di domenica prossima ha tutto il sapore (amaro) di un duello tra partiti cristiani. Infatti, se l’esito è scontato nelle circoscrizioni a maggioranza sciita (Sud e Beqaa, a favore dell’opposizione) e sunnita (Tripoli, Sidone, Beirut III e Akkar, a favore della maggioranza), esso appare molto incerto nelle zone cristiane. La sfida all’ultimo voto si gioca in particolare nella prima circoscrizione di Beirut (5 seggi), che torna dopo decenni a riunire i quartieri cristiani della capitale, ma anche nei distretti del Kesruan (5 seggi), del Metn (8 seggi), di Byblos (3 seggi, tra cui uno sciita), di Batrun (2 seggi) e di Zahle, nella Valle della Beqaa. La linea di demarcazione tra i due schieramenti è precisa: da una parte, i 'cristiani dell’opposizione' rappresentati dal generale Michel Aoun, capo della Corrente nazionale libera, e l’ex ministro Suleiman Frangieh, dall’altra, i cristiani fedeli alla 'Coalizione 14 marzo', che riunisce Samir Geagea, capo delle Forze Libanesi, l’ex presidente Amin Gemayel, capo del partito Kataeb, e altri leader cristiani. Questi ultimi promettono di togliere ad Aoun il 'primato della rappresentanza cristiana' che rivendica dalle elezioni del 2005 in cui aveva raccolto il 70 per cento del voto cristiano.
Ieri la Chiesa maronita ha rivolto un appello agli elettori affinché siano 'immuni agli incentivi economici e all’influenza straniera', invitandoli a 'partecipare alla competizione in modo civile' e ad 'accettare il risultato delle elezioni congratulandosi con i vincitori'.
Raccomandazioni, queste, che non sono state finora rispettate visto che le rispettive campagne elettorali si sono fondano principlamente sulla denigrazione dell’altro, gli uni invitando l’elettorato a votarli per liberare il Paese dalla corruzione politica e a sganciare il ruolo politico dei cristiani dal potere del denaro (di Hariri, ndr), gli altri ammonendo sul pericolo di portare il Libano tra le braccia di Damasco e Teheran. Aoun spera di incrementare il suo blocco parlamentare da 20 a 35 deputati sfondando le 'linee nemiche' nella capitale, dove sono decisivi i voti degli armeni, suoi alleati, e nel distretto di Baabda, sfuggitogli di poco alle ultime elezioni a causa dell’appoggio sciita alla lista rivale. Ora, infatti, gli sciiti stanno dalla sua parte. Anzi, gli hezbollah hanno tutto l’interesse a dimostrare che l’ex generale ha solo da guadagnare in termini di peso politico dal patto siglato con loro nel 2006.
Nel nord del Paese, Frangieh è invece sicuro di poter 'recuperare' i tre seggi maroniti di Zgharta e almeno due dei tre seggi greco ortodossi di Koura. In compenso, i cristiani della maggioranza sperano di privare i loro rivali della metà dei loro seggi attuali attraverso un battage mediatico sul 'tradimento' del proprio programma operato dal generale. «Ha perdonato ai suoi nemici siriani – lo accusano – ma attacca senza mezzi termini i suoi correligionari. E se la prende anche con il patriarca maronita».
Quale argomentazione risulterà convincente alla fine? Forse nessuna, visto che i pronostici più attendibili danno un margine di due o tre seggi soltanto tra i due schieramenti.

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