Il volume presenta una interessante introduzione di Marco Antonellini, curatore dell'opera come delle precedenti riproposte chestertoniane di Raffaelli, vale a dire del Cavallo Bianco, La fine della strada romana e La letteratura inglese e la tradizione latina; l'introduzione aiuta il lettore poco avvezzo al pensiero e all'opera di Chesterton a comprendere il suo punto di vista sulla sua Patria e sul rapporto di essa con la cultura e la potenza germanica, oltre che il periodo storico e la sua temperie.
Il testo, abbastanza breve nel suo complesso, è seguito da una conferenza tenuta da Chesterton a Roma nel dicembre del 1929 (durante la visita ricordata nel convegno di maggio scorso a Roma da Dermot Quinn, quella dell'Hotel Hassler e dell'incontro con Pio XI e Benito Mussolini, cui si fa cenno ne La Resurrezione di Roma e che trovate anche nel primo numero della Chesterton Review in vendita anche presso il nostro stand a Rimini) su Tommaso Moro e l'Umanesimo: questa è una piacevolissima sorpresa, che fa il pari con il il mini-volumetto sulla letteratura inglese uscito nel 2009 e che racchiude la conferenza di Chesterton al Maggio Fiorentino del 1935. Infatti si tratta di una prolusione tenuta il 2 dicembre 1929 all'Holy Child Jesus a Roma su invito della società In Roma Unitas poco tempo dopo la beatificazione di Tommaso Moro. Il testo apparve in forma scritta l'8 dicembre successivo su L'Italia letteraria con la traduzione del mentore italiano di Chesterton, il suo amico Emilio Cecchi. Tutto questo, se ce ne fosse bisogno, conferma l'intensità del rapporto Chesterton - Italia sia sul piano strettamente filosofico e religioso, sia su quello delle relazioni di amicizia, un rapporto ancora non sufficientemente esplorato e ricostruito (chi ha assistito alla performance teatrale di lunedì sera al Meeting ha sentito riecheggiare le parole di amore di Chesterton verso l'Italia e verso il cattolicesimo romano riassunti nel personaggio di Marco, lo dico solo a titolo di esempio).
Dunque bravi a tutti, Walter Raffaelli, Marco Antonellini e Marica Ferri e soprattutto grazie per il dono che ci hanno fatto.
Marco Sermarini
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