venerdì 8 ottobre 2010

Da L'Avvenire di ieri 7 Ottobre 2010

Torna la «processione» di Chesterton

DI FULVIO PANZERI


E' senz’altro Chesterton lo scrittore straniero che ha interessato di più il mercato editoriale i­taliano in questo 2010. Ora arriva il testo più curioso e sorprendente dello scrit­to­re inglese, un racconto lun­go, pochissimo conosciuto. Merita quindi di essere let­ta questa meravigliosa «vi­sione » che lo scrittore rac­conta di aver avuto durante una passeggiata nella cam­pagna inglese, un «pellegri­naggio » immaginario che riassume in sé metaforica­mente la tesi storica molto cara a Chesterton: quella delle radici cristiane del­l’Inghilterra e dell’Europa, tema al centro anche di u­na conferenza che lo scrit­tore inglese tenne a Firenze nel 1935 e di cui Raffaelli ha pubblicato il testo lo scorso anno ( La letteratura inglese e la tradizione lati­na, a cura di Marco Anto­nellini).

Ora è di nuovo Raf­faelli a mandare in libreria il racconto La fine della strada romana (pp. 74, eu­ro 15), sempre a cura di An­tonellini, parte di una serie di scritti cui Chesterton si era dedicato dopo una ma­­lattia che lo aveva portato in punto di morte. Il ritor­no alla letteratura è con­trassegnato da un forte de­siderio di ricerca storica, tanto che tra il 1914 e il 1917 escono vari testi dedi­cati all’argomento, tra i quali il più conosciuto è la
Breve storia dell’Inghilterra.

Il racconto viene scritto nel 1919 e pubblicato in volu­me nel 1924, vale a dire due anni dopo il passaggio al cattolicesimo. Antonellini sottolinea che non è un ca­so, visto la difesa strenua nel racconto della tradizio­ne della cristianità e di quanto la visione rilegga e istituisca quella che il sot­totitolo chiama «una pro­cessione di pellegrini», ov­vero di chi ha testimoniato la possibilità di un’Europa cristiana, compresa l’In­ghilterra che fin allora si e­ra chiamata fuori, visti gli influssi della tradizione prussiana. Ora l’esito della prima guerra mondiale rappresenta per Chester­ton un’apertura per un ri­torno a quelle tradizioni di­menticate. Non a caso nel­la «processione» gli ultimi sono i martiri della Grande Guerra, i quali riaprono quella strada interrotta ver­so Londra che fa da scena­rio alla visione. Per Anto­nellini «il loro sacrificio non solo ha impedito al­l’Inghilterra di essere nuo­vamente separata dalla la­tinità e all’Europa di essere spazzata via, ma ha real­mente riaperto la strada al­la possibilità di un destino di unità. Lo scrittore non è infatti preoccupato di que­stioni territoriali, ma della minaccia di un’unità sanci­ta nel cielo e manifestatasi in eventi storicamente do­cumentabili ». Così nella processione troviamo i sol­dati romani, i paladini di Carlo Magno, i crociati, i francescani, l’esercito delle arti e dei mestieri, cioè quei cristiani europei che nel corso della storia si sono recati verso Londra con u­na missione: testimoniare la cultura cristiana. Stupi­sce la modernità di Che­sterton nel tradurre la complessità di un’analisi storica in una forma che u­nisce nella visione la ten­sione teologica e il senso dell’epica, in una situazio­ne narrativa semplicissima, quella di una passeggiata, evento quotidiano che si schiude a rivelazione di u­na lezione che gli strumen­ti della poesia rendono più potente.

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