Torna la «processione» di Chesterton
DI FULVIO PANZERI
E' senz’altro Chesterton lo scrittore straniero che ha interessato di più il mercato editoriale italiano in questo 2010. Ora arriva il testo più curioso e sorprendente dello scrittore inglese, un racconto lungo, pochissimo conosciuto. Merita quindi di essere letta questa meravigliosa «visione » che lo scrittore racconta di aver avuto durante una passeggiata nella campagna inglese, un «pellegrinaggio » immaginario che riassume in sé metaforicamente la tesi storica molto cara a Chesterton: quella delle radici cristiane dell’Inghilterra e dell’Europa, tema al centro anche di una conferenza che lo scrittore inglese tenne a Firenze nel 1935 e di cui Raffaelli ha pubblicato il testo lo scorso anno ( La letteratura inglese e la tradizione latina, a cura di Marco Antonellini).
Ora è di nuovo Raffaelli a mandare in libreria il racconto La fine della strada romana (pp. 74, euro 15), sempre a cura di Antonellini, parte di una serie di scritti cui Chesterton si era dedicato dopo una malattia che lo aveva portato in punto di morte. Il ritorno alla letteratura è contrassegnato da un forte desiderio di ricerca storica, tanto che tra il 1914 e il 1917 escono vari testi dedicati all’argomento, tra i quali il più conosciuto è la
Breve storia dell’Inghilterra.
Il racconto viene scritto nel 1919 e pubblicato in volume nel 1924, vale a dire due anni dopo il passaggio al cattolicesimo. Antonellini sottolinea che non è un caso, visto la difesa strenua nel racconto della tradizione della cristianità e di quanto la visione rilegga e istituisca quella che il sottotitolo chiama «una processione di pellegrini», ovvero di chi ha testimoniato la possibilità di un’Europa cristiana, compresa l’Inghilterra che fin allora si era chiamata fuori, visti gli influssi della tradizione prussiana. Ora l’esito della prima guerra mondiale rappresenta per Chesterton un’apertura per un ritorno a quelle tradizioni dimenticate. Non a caso nella «processione» gli ultimi sono i martiri della Grande Guerra, i quali riaprono quella strada interrotta verso Londra che fa da scenario alla visione. Per Antonellini «il loro sacrificio non solo ha impedito all’Inghilterra di essere nuovamente separata dalla latinità e all’Europa di essere spazzata via, ma ha realmente riaperto la strada alla possibilità di un destino di unità. Lo scrittore non è infatti preoccupato di questioni territoriali, ma della minaccia di un’unità sancita nel cielo e manifestatasi in eventi storicamente documentabili ». Così nella processione troviamo i soldati romani, i paladini di Carlo Magno, i crociati, i francescani, l’esercito delle arti e dei mestieri, cioè quei cristiani europei che nel corso della storia si sono recati verso Londra con una missione: testimoniare la cultura cristiana. Stupisce la modernità di Chesterton nel tradurre la complessità di un’analisi storica in una forma che unisce nella visione la tensione teologica e il senso dell’epica, in una situazione narrativa semplicissima, quella di una passeggiata, evento quotidiano che si schiude a rivelazione di una lezione che gli strumenti della poesia rendono più potente.
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