La cosa può avere dell'incredibile ma un giornale come Repubblica pubblica oggi 20 Luglio 2009 un articolo sul nostro Gilbert, a firma di Pietro Citati.
Potremmo dire: purché se ne parli, e archiviare il tutto, ma è opportuno dire qualcosa in più.
La parte iniziale di questo articolo, quella che parla di Dio, non riguarda il nostro Gilbert. Non è il Gilbert che conosciamo. E' un altro. E' il Gilbert di Citati. Gilbert amava Dio e lo temeva come qualsiasi buon cattolico ma non ne aveva paura, non era "il bene e il male confusi", e ne aveva anzi un'idea così precisa da far pensare ad un mistico più che ad uno scrittore brillante e faceto come pochi (per questo leggete questo blog e la biografia di Paolo Gulisano Chesterton & Belloc - Apologia e profezia, Ancora).
Questo è già abbastanza, per L'Uomo Vivo. Qualcosa da dire c'è però anche sul resto dell'articolo, perché a volte ci si accosta a questo autore con una leggerezza che è pericoloso tenere. Si rischia di dire tutto e il contrario di tutto, e vi assicuro che man mano che vengo approfondendo la conoscenza di questo oceano chiamato Chesterton, mi rendo conto di quanto sia lontano da certe raffigurazioni.
Non era infantile: era innocente, anzi l'innocenza in persona, che non finse mai ma visse per una straordinaria grazia concessagli.
Aveva un'idea su tutto, e questo è bellissimo, perché è il segno di appartenere a Colui che ha fatto il tutto.
Non era un fanatico: era un amante della Verità. Non faceva fatica a non abbracciare l'idea dei suoi avversari, semplicemente ammirava di ognuno di essi qualcosa, ma mai la sua eresia (questo non lo dice L'Uomo Vivo, lo dice Hilaire Belloc e tutti quelli che lo hanno conosciuto da vicino). Storica la frase sul sin troppo celebrato (ma da lui considerato un grande amico) George Bernard Shaw: "in Shaw tutto è sbagliato, salvo Shaw stesso". Un paradosso che dice tutto di chi lo ha pronunciato: il suo senso dell'amicizia, la meraviglia verso il buono nascosto in ciascuno di noi, l'amore per la Verità, il gusto di mazzolare l'errore ovunque si trovi salvando l'errante.
Parlò quanto doveva, scrisse quanto voleva, tanto di sicuro, forse troppo? Ma se il Signore ce lo avesse conservato per altri trent'anni, che felicità per noi!
Vero invece quello che il professor Citati dice della brevità e sintesi con cui ha reso follemente divertenti Dio, il bene, la Chiesa Cattolica, il tomismo.
Sono estremamente contento che parli dell'Uomovivo ritradotto dal mio amico anzi nostro amico Paolo Morganti, e spero tanto che questo articolo porti acqua al mulino di Chesterton e di Morganti. Anche se sono convito ancora di più che parli di un altro Gilbert, forse più vicino alle idee e all'ideologia di Borges che a quello che sta nel nostro cuore e che stava nel cuore di Borges che lo amava grandemente).
Uomovivo è il trionfo del Bene, del Bene in perenne Movimento.
Chesterton non difese il buon senso (quello dei bar e dei discorsi da bar), ma il senso comune, che è ben altro.
Non trovava il male più divertente del bene, assolutamente (!?!), ma aveva la capacità di immedesimarsi nel crimine e nei criminali salvo che nel crimine compiuto (lo imparò da chi gli aveva ispirato Padre Brown, ossia padre John O'Connor, lo dice lui stesso nella sua Autobiografia e lo applica in uno dei suoi più bei racconti, Il Segreto di Padre Brown, andare a leggere...).
E' vero che alcuni dei Racconti di Padre Brown sono capolavori narrativi del secolo passato, ma non solo. Leggete Ortodossia, uno come Stanley Jaki disse che era quello il modo di ragionare e fare scienza. Bello il periodo finale dell'articolo.
Per leggere questo articolo che considero criticabile seppure con sprazzi di interesse, cliccate qui.
Potremmo dire: purché se ne parli, e archiviare il tutto, ma è opportuno dire qualcosa in più.
La parte iniziale di questo articolo, quella che parla di Dio, non riguarda il nostro Gilbert. Non è il Gilbert che conosciamo. E' un altro. E' il Gilbert di Citati. Gilbert amava Dio e lo temeva come qualsiasi buon cattolico ma non ne aveva paura, non era "il bene e il male confusi", e ne aveva anzi un'idea così precisa da far pensare ad un mistico più che ad uno scrittore brillante e faceto come pochi (per questo leggete questo blog e la biografia di Paolo Gulisano Chesterton & Belloc - Apologia e profezia, Ancora).
Questo è già abbastanza, per L'Uomo Vivo. Qualcosa da dire c'è però anche sul resto dell'articolo, perché a volte ci si accosta a questo autore con una leggerezza che è pericoloso tenere. Si rischia di dire tutto e il contrario di tutto, e vi assicuro che man mano che vengo approfondendo la conoscenza di questo oceano chiamato Chesterton, mi rendo conto di quanto sia lontano da certe raffigurazioni.
Non era infantile: era innocente, anzi l'innocenza in persona, che non finse mai ma visse per una straordinaria grazia concessagli.
Aveva un'idea su tutto, e questo è bellissimo, perché è il segno di appartenere a Colui che ha fatto il tutto.
Non era un fanatico: era un amante della Verità. Non faceva fatica a non abbracciare l'idea dei suoi avversari, semplicemente ammirava di ognuno di essi qualcosa, ma mai la sua eresia (questo non lo dice L'Uomo Vivo, lo dice Hilaire Belloc e tutti quelli che lo hanno conosciuto da vicino). Storica la frase sul sin troppo celebrato (ma da lui considerato un grande amico) George Bernard Shaw: "in Shaw tutto è sbagliato, salvo Shaw stesso". Un paradosso che dice tutto di chi lo ha pronunciato: il suo senso dell'amicizia, la meraviglia verso il buono nascosto in ciascuno di noi, l'amore per la Verità, il gusto di mazzolare l'errore ovunque si trovi salvando l'errante.
Parlò quanto doveva, scrisse quanto voleva, tanto di sicuro, forse troppo? Ma se il Signore ce lo avesse conservato per altri trent'anni, che felicità per noi!
Vero invece quello che il professor Citati dice della brevità e sintesi con cui ha reso follemente divertenti Dio, il bene, la Chiesa Cattolica, il tomismo.
Sono estremamente contento che parli dell'Uomovivo ritradotto dal mio amico anzi nostro amico Paolo Morganti, e spero tanto che questo articolo porti acqua al mulino di Chesterton e di Morganti. Anche se sono convito ancora di più che parli di un altro Gilbert, forse più vicino alle idee e all'ideologia di Borges che a quello che sta nel nostro cuore e che stava nel cuore di Borges che lo amava grandemente).
Uomovivo è il trionfo del Bene, del Bene in perenne Movimento.
Chesterton non difese il buon senso (quello dei bar e dei discorsi da bar), ma il senso comune, che è ben altro.
Non trovava il male più divertente del bene, assolutamente (!?!), ma aveva la capacità di immedesimarsi nel crimine e nei criminali salvo che nel crimine compiuto (lo imparò da chi gli aveva ispirato Padre Brown, ossia padre John O'Connor, lo dice lui stesso nella sua Autobiografia e lo applica in uno dei suoi più bei racconti, Il Segreto di Padre Brown, andare a leggere...).
E' vero che alcuni dei Racconti di Padre Brown sono capolavori narrativi del secolo passato, ma non solo. Leggete Ortodossia, uno come Stanley Jaki disse che era quello il modo di ragionare e fare scienza. Bello il periodo finale dell'articolo.
Per leggere questo articolo che considero criticabile seppure con sprazzi di interesse, cliccate qui.
2 commenti:
Salve, e complimenti per il blog sul grande GKC. Su Citati, al di là del merito, mette forse conto segnalare che siamo di fronte a un riciclaggio di un articolo scritto sempre su Rep. nel 1997, in occasione delle riedizioni chestertoniane presso Piemme: trattasi dunque di classica (sit venia verbo) "marchetta" editoriale? A questo indirizzo
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/20/cosi-chesterton-ci-salva-dalla-noia.html
si trovano sia la versione del 97 che quella del 2009, per la gioia dei comparatisti. Che pigrizia...
Avevo fatto anch'io la stessa ricerca e avevo notato il ripasso in padella.
Grazie per i complimenti, diffondiamo sempre più questo piccolo strumento di sanezza mentale.
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