Ecco, si chiude un altro giorno
nel quale ho avuto
occhi, orecchie, mani
e il gran mondo attorno a me;
e domani ne inizia un
altro.
Ecco, si chiude un altro giorno
nel quale ho avuto
occhi, orecchie, mani
e il gran mondo attorno a me;
e domani ne inizia un
altro.
Il santo è un farmaco perché è un antidoto. E per vero questo è il motivo per cui spesso il santo è un martire: viene scambiato per un veleno perché è un antidoto. In genere è uno che cerca di ricondurre il mondo alla ragione, mettendo in evidenza le cose che il mondo trascura, che non sono certamente sempre le medesime nelle varie epoche. Eppure ogni generazione cerca istintivamente il proprio santo e non si tratta di quello che la gente vuole, ma di quello di cui ha bisogno.
Gilbert Keith Chesterton, San Tommaso d'Aquino.
Questa pagina di Chesterton è sempre troppo bella pertanto la ripropongo a mo' di augurio ormai da tanti anni. Non passa mai di moda.
Possa il Bambino Gesù regalarvi le stesse cose predicate da Gilbert nel brano, e anche di più, e che possa donarci il senso della gratitudine, l'umiltà più profonda e la gioia più intensa.
Con molto affetto,
Marco Sermarini, presidente della SCI
Quello che mi è successo è l'opposto di quello che sembra essere l'esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. E' successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono - lungi da me!
E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano “Babbo Natale” era benevolmente disposto verso di me... Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l'idea.
Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza della casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.
Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto.
Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.
Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza.
Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all'origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l'ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà.
Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London
Questo è il mio fermissimo credo, chi non lo condivide può ben tenersi a distanza di sicurezza:
Personalmente è chiaro, io credo in Babbo Natale; ma è il tempo del perdono, e perdonerò gli altri che non ci credono.
Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie
Qui di seguito una nutrita antologia natalizia chestertoniana, che vi chiedo di spulciare fior da fiore:
https://uomovivo.blogspot.com/2018/10/il-natale-e-larte-di-vendere-christmas.html
https://uomovivo.blogspot.com/2017/11/labbandono-del-natale-di-gilbert-keith.html
https://uomovivo.blogspot.com/2019/12/linedito-di-chesterton-i-riti.html
https://uomovivo.blogspot.com/2020/12/babbo-natale-lettere-di-piccoli-amici.html
https://uomovivo.blogspot.com/2011/12/paolo-gulisano-su-gkc-e-il-natale.html
https://uomovivo.blogspot.com/2019/12/una-bella-versione-di-how-far-is-it-to.html
https://uomovivo.blogspot.com/2018/12/christmas-poem-di-fabio-trevisan-da.html
Che il Natale ci porti l'umiltà in cui indulge chi è sinceramente innamorato (come ci ricorda Gilbert), soprattutto chi è innamorato del bellissimo Bambinello! Che questa Notte Santa ci porti gioia e pace e pure quel sano buonumore con cui sventoleremo la Bandiera del Mondo e daremo battaglia al male e combatteremo per la Rivoluzione Eterna e faremo posto in questo mondo al Bambinello, che è il Vero Re, perché se Dio è venuto in questo mondo vuol dire che per esso vale la pena che facciamo qualcosa di buono.
Nel grembo di Maria
giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una luce
(stanco e disfatto è il mondo, ma qui tutto
proprio tutto va bene).
Sul seno di Maria
giaceva il Bimbo
la sua chioma era simile a una stella
(sono astiosi e astuti tutti i re
ma qui sinceri i cuori).
Sul cuore di Maria
giaceva il Bimbo
ed era la sua chioma come il fuoco
(stanco è il mondo,
ma del mondo è questo il desiderio).
Stava Cristo alle ginocchia di Maria
la sua chioma pareva una corona.
E tutti i fiori a lui guardavan su
tutte le stelle giù.
Gilbert Keith Chesterton, Natale 1900
Laggiù una madre senza posa camminava,
fuori da una locanda ancora a vagare;
nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
tutti gli uomini sono a casa.
Quella stalla malconcia a due passi,
fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
e si sentono forestieri sotto il sole,
come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
alla fine di ogni giornata.
Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
in cui cominciò la storia di Natale.
Un bambino in una misera stalla,
con le bestie a scaldarlo ruminando;
solo là, dove Lui fu senza un tetto,
tu ed io siamo a casa.
Abbiamo mani all’opera e teste capaci,
ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
sotto la volta del cielo.
Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
e anche le cose ovvie sono strane,
basta la terra e basta l’aria
per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
che volarono attorno a quella stella incredibile.
Di notte presso una capanna all’aperto
giungeranno infine tutti gli uomini,
in un luogo che è più antico dell’Eden
e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
fino al luogo dove Dio fu senza un tetto
e dove tutti gli uomini sono a casa.
Gli aborigeni australiani, considerati come i più rozzi selvaggi, raccontano la storia di un ranocchio gigante che s’era ingoiato il mare e tutte le acque del mondo, e che non le avrebbe rigettate se non quando si fosse riusciti a farlo ridere. Tutti gli animali con tutte le loro smorfie più buffe sfilarono davanti a lui; e, come la regina Vittoria, egli non si divertiva. Sbottò finalmente davanti a un’anguilla che delicatamente si bilanciava sulla punta della coda con disperata dignità. Che bel pezzo di letteratura fantastica si potrebbe ricavare da questo racconto! Quanta filosofia nella visione di quel mondo tutto prosciugato prima che venisse quel benefico diluvio d’ilarità. Quanta fantasia in quel mostro vulcanico che eruttava acqua. Quanta comicità al pensiero dei suoi occhi sgranati al passaggio del pinguino o del pellicano. Comunque, il ranocchio rise; ma lo studioso di folklore non perde mai la sua gravità.
Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.
Gli scienziati, al contrario degli artisti, raramente capiscono una cosa: che un ramo del bello è il brutto. Raramente si permettono la legittima libertà del grottesco. Essi ripudieranno un mito barbarico semplicemente come una cosa brutta e volgare e come prova di degradazione — perché non ha la bellezza di Mercurio, il messaggero disceso or ora sul colle baciato dal cielo; ma esso ha la bellezza della Finta Tartaruga o del Cappellaio Matto.
Se un professore mi dice che la vacca salta nella luna solo perché prima si sacrificavano i vitelli a Diana, rispondo che non può essere. Ciò avveniva semplicemente perché era naturale per una vacca fare un salto fino alla luna. Le mitologia è un’arte perduta, una delle poche arti che siano realmente andate perdute; ma è un’arte. E i corni della vacca sono un raggio di quasi armoniosa concordia. E il gettare la propria nonna nel cielo non sarà un atto di buona creanza, ma è perfettamente di buon gusto.
Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.
Dear ChestertonianYou can watch 'The Surprise', a wonderful play by Catholic author GK Chesterton this Christmas. It will be on this Sunday, 24th December at 3.30pm online www.ewtn.co.uk or on sky 586. For GK Chesterton Prayers see; www.CatholicGKChestertonSociety.co.uk
God bless
Stuart McCullough
Un professore che senta dire da un selvaggio che una volta non c’era altro che un gran serpente con le penne, non potrà esser giudice competente in materia se non provi un brivido e non sia mezzo tentato di prestar fede a questa fola. Così uno scienziato, a cui si assicuri sulla fede delle migliori autorità pellirosse, che un eroe primitivo, mise il sole, la luna e le stelle in una scatola, non capirà niente se non sarà disposto a batter le mani e a saltare come un bambino a questa graziosa fantasia. Non è affatto una sciocchezza: i bambini primitivi e i bambini selvaggi ridono e saltano come gli altri bambini; e noi dobbiamo rifarci una certa semplicità per poter nuovamente dipingere la fanciullezza del mondo.
Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.
Tutta questa materia mitologica appartiene alla parte poetica dell’uomo. Pare stranamente dimenticato oggidì che il mito è un’opera d’immaginazione, e quindi un’opera d’arte. Solo un poeta può concepirla; e solo un poeta può criticarla. Nel mondo sono più i poeti che i non-poeti, com’è provato dall’origine di tali leggende. Ma - io non ho mai saputo per quale ragione - è sempre la minoranza apoetica che si permette di studiare criticamente questa poesia popolare.
Gillbert Keith Chesterton, L'Uomo Eterno.
anche quest’anno abbiamo deciso di realizzare il Calendario dedicato al nostro caro Gilbert Keith Chesterton!
Un aforisma di Chesterton al mese è la chiave per mantenere fisso lo sguardo sull’essenziale!
Le frasi sono accompagnati dai fantastici sketch realizzati da Chesterton stesso, che i nostri ragazzi hanno rielaborato e adattati alla stampa serigrafica!
Ebbene sì, l’intero calendario è stampato a mano nella Serigrafia Pump Street dei nostri amici distribuisti della Cooperativa Sociale Hobbit di San Benedetto del Tronto (il distributistmo è possibile e già c'è)!
I nostri ragazzi hanno pensato a tutto, dall’ideazione del calendario fino all’impacchettamento!
Il ricavato sarà devoluto al nostro caro amico John Kanu, il Leone della Sierra Leone che ha portato nel suo bel paese il nostro Chesterton, insomma sono 7,00 € ben spesi!
Per informazioni sull’acquisto chiamate: 345 930 3829.