martedì 30 giugno 2015
Oggi è il Chesterton Day 2015
è arrivato il Chesterton Day 2015, e con esso il nostro caro ospite Dale Ahlquist, presidente dell'American Chesterton Society e cofondatore della Chesterton Academy di Edina, Minnesota.
Avremo di sicuro una bella serata anche perché, oltre Dale, ci allieteranno Fabio Trevisan, Paolo Gulisano e Alessandro Gnocchi (non senza altri amici...) con letture animate tratte da Chesterton, Tolkien e Guareschi.
Poi in ogni caso la scusa è buona per incontrarci, vederci in faccia, salutarci, condividere idee, darci uno slancio nuovo nel diffondere le buone idee di GKC nel mondo, perché tutti ne abbiamo bisogno.
Da ultimo c'è anche una bella sorpresa, Radio Chesterton. Il volume delle trasmissioni radiofoniche per la BBC di Chesterton è fresco di stampa ed in anteprima assoluta da noi. Lo troverete anche su Pump Street.
Insomma, c'è di che divertirsi.
Vi aspetto, carissimi, mangeremo insieme e saremo buoni amici.
lunedì 29 giugno 2015
GKC Day ormai arrivato!
Domani, 30 Giugno 2015, ore 19.30, Grottammare!
domenica 28 giugno 2015
Riceviamo da Beatrice Nardini (grazie!). Oggi è il compleanno di Frances, la moglie di GKC, e il loro anniversario di nozze.
28 Giugno 1869: nasce Frances Alice Blogg
28 Giugno 1901: matrimonio di Gilbert e Frances
«Davanti [all'uomo che ti scrive] stanno quattro lumi votivi di ringraziamento. Il primo è per essere stato creato della stessa terra con una donna come te. Il secondo è che egli, con tutti i suoi difetti, non se ne è andato dietro a donne strane. Non puoi sapere quanto l'autocontrollo di un uomo ne sia ricompensato. La terza è che egli ha cercato di amare ogni cosa vivente: una pallida preparazione ad amare te. E la quarta è… Ma le parole non possono esprimerla. Qui termina la mia esistenza di prima. Prendila: mi portava a te»
(da una lettera del giovane Gilbert a Frances).
In un prossimo post pubblicheremo la foto della chiesa dove i due si sposarono, St. Mary Abbot a Kensington.
venerdì 26 giugno 2015
Una foto della serata di ieri su Chesterton, San Benedetto da Norcia e Catherine Doherty
Un aforisma al giorno
Non sono le fiabe a dare al bambino la sua prima idea di orco. Ciò che le fiabe gli danno è la prima idea chiara della possibile sconfitta dell'orco. Il bimbo ha conosciuto intimamente il drago da quando possiede l'immaginazione. Ciò che la fiaba gli offre è un san Giorgio che uccida il drago.
Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago ed altre serissime storie
Un aforisma al giorno
Prestiamo dunque maggiore attenzione a queste possibilità nel campo dell'eroico e dell'inatteso. Oso perfino dire che nel momento in cui scenderò da questo letto compirò qualche atto di una virtù quasi eroica.
Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago e altre serissime storie
mercoledì 24 giugno 2015
Sta arrivando il Chesterton Day 2015
si avvicina il Chesterton Day 2015, con fior di ospiti: padre John Udris dall'Oscott College e Dale Ahlquist da Minneapolis, USA.
Padre John è il chierico incaricato dal Vescovo di Northampton di fare luce sulla possibilità di beatificare il Nostro Gilbert.
Dale è il presidente della più attiva e vivace Società Chestertoniana del mondo, quella americana.
L'intervento di padre John Udris a Beaconsfield l'anno scorso:
https://www.youtube.com/watch?v=bRUlEXVqcOE
L'intervento di Dale Ahlquist a Beaconsfield l'anno scorso:
https://www.youtube.com/watch?v=bSFrLdhS1X4
Durante la serata saremo allietati da Fabio Trevisan, Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano (salvo altri!) che ci intratterranno con una lettura di brani di Chesterton, Tolkien e Guareschi.
Vi aspettiamo il 30 Giugno 2015 dalle ore 19.30 in poi a Grottammare (AP)!
XIII Chesterton Day
Ore 19:30 - Gilbert Keith Chesterton, santità ed attualità - Holiness and Relevance.
Incontro con Padre John Udris, direttore spirituale del Seminario di Oscott, Inghilterra, e Dale Ahlquist, presidente della American Chesterton Society.
Un aforisma al giorno
Padre Cassian Folsom sul distributismo domani sera...
Ore 21:30 - Distributismo: riflessioni di G.K. Chesterton, Catherine Doherty e San Benedetto Incontro con Padre Cassian Folsom, Priore del Monastero benedettino di Norcia e Consultore della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. | |
Tweet di G.K. Chesterton su Twitter
Inviato da iPhone
Tweet di G.K. Chesterton su Twitter
martedì 23 giugno 2015
lunedì 22 giugno 2015
Il Chesterton Day 2015 si avvicina
Ci siamo! Il 30 Giugno 2015, ore 19.30, si avvicina, e con lui il Chesterton Day!
Verranno padre John Udris, il sacerdote inglese che si sta occupando dell'indagine sulla possibilità di aprire il processo di beatificazione di Gilbert; e Dale Ahlquist, presidente della American Chesterton Society e cofondatore della Chesterton Academy di Edina (Minnesota).
Avremo anche Fabio Trevisan, Paolo Gulisano e Alessandro Gnocchi che ci intratterranno con uno spettacolo di letture incentrate su Chesterton, Tolkien e Guareschi.
venerdì 19 giugno 2015
Manifestazione famiglia, intervista a Caffarra | Tempi.it
Il paragone delle famiglie da difendere come le mura della città è molto chestertoniano.
Difendiamo la famiglia come faceva Chesterton. Riaffermiamo la Verità, se qualcuno la prende come un'offesa vuol dire che in lui qualcosa non va.
Domani i chestertoniani a Roma non mancheranno.
http://www.tempi.it/famiglia-caffarra-bisogna-che-il-popolo-combatta-per-la-legge-come-per-le-mura-della-citta#.VYRkh1JobCQ
Reading, Writing and Arithmetic: A Re-examination | Humanum Review pubblica contributi di Marco Sermarini, Dale Ahlquist e tanti altri
Su Humanum Review, che ha tra i suoi dirigenti la cara Leonie Caldecott.
http://humanumreview.com/issues/reading-writing-and-arithmetic-the-disciplines
mercoledì 17 giugno 2015
François Rivière : "Chez Chesterton, Dieu est humour" - Idées - La Vie
http://www.lavie.fr/debats/idees/francois-riviere-chez-chesterton-dieu-est-humour-16-06-2015-64198_679.php
martedì 16 giugno 2015
lunedì 15 giugno 2015
Ostinatamente ortodosso - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)
"La verità è che il mondo moderno ha subìto un tracollo mentale, molto più consistente del tracollo morale"
A coloro che insistevano nell'esigere spiegazioni sulla sua persona, Gilbert Keith Chesterton rispondeva nel 1929 in questo modo: "Io sono normale nel senso corretto della parola: che significa accettare un ordine, un Creatore e la creazione, possedere un senso comune di gratitudine verso la creazione, considerare la vita e l'amore come beni durevoli, il matrimonio e la galanteria come leggi che li controllano, e approvare il resto delle tradizioni comuni al nostro popolo e alla nostra religione". Senza alcuna superbia (Chesterton non avrebbe mai adoperato per definire se stesso il termine "intellettuale") e con molta semplicità egli riaffermava con ostinazione (il brano da cui ho tratto la citazione è rinvenibile nel volume: "Perché sono cattolico" – Paragrafo: "Ostinatamente ortodosso") la sua cattolicità, il suo ardente amore per la verità senza falsi intellettualismi: "Ciò che comunemente chiamiamo mondo intellettuale si divide in due categorie di persone: coloro che venerano l'intelletto e coloro che lo usano. Vi sono eccezioni, ma, solitamente, non si tratta mai delle stesse persone. Coloro che usano l'intelletto non lo venerano, lo conoscono troppo bene. Coloro che venerano l'intelletto non lo usano, come è dimostrato dai discorsi che fanno quando parlano. Da qui deriva la confusione tra intelletto e intellettualismo…".
Purtroppo queste profonde considerazioni dello scrittore londinese non sono state ascoltate e ne è testimonianza il fatto che molti, anche cattolici, si atteggiano da "intellettuali" rendendosi, seppur inconsapevolmente, ridicoli. Chesterton invitava a vedere le cose con semplicità e chiarezza, senza vernici o smalti intellettualistici e con questo, intendiamoci, senza in alcun modo disprezzare l'intelligenza: "Ed è proprio quando una persona riesce a vedere le cose chiaramente, come veramente sono, che percepirà l'importanza fondamentale di tali cose. Se una ragazza reale prova una vera storia d'amore, essa prova qualcosa di antico, ma non per questo stantio. Se lei coglie una rosa da un roseto, compie un gesto che risale alla notte dei tempi, ma la rosa è comunque fresca…".
Alle parate degli "intellettuali" dei giorni nostri, Chesterton avrebbe risposto come lucidamente rispondeva alle stravaganze aristocratiche della sua epoca: "Ho quindi l'ardire di affermare, e, ritengo, senza vantarmi eccessivamente, che sono rimasto legato a certi rapporti e tradizioni, non perché sono un sentimentalista o un romantico, ma perché sono un realista, perché mi rendo conto che la morale non può cambiare quasi fosse una moda…". Alla scuola di Chesterton e del sano cattolicesimo noi non dovremmo mai definirci "intellettuali" ma realisti e richiamare così, a mo' di esempio, al senso comune del profumo delle rose o dello straordinario innamoramento tra un uomo e una donna: "Le rose manterranno il loro fascino luminoso e misterioso, nonostante molte rose vengano sparse come fiorellini su tappezzerie di seconda categoria. L'innamoramento continuerà ad irradiare luce e mistero, nonostante il ripetere per l'ennesima volta quella frase d'amore possa apparire fritto e rifritto".
Il tracollo mentale era stato determinato, secondo Chesterton, da coloro che avevano disprezzato il senso comune ed il retaggio delle sane tradizioni: "Quando questa gente iniziò a giocherellare con la morale e la metafisica creò semplicemente una serie di mondi senza senso…". Anche il nostro mondo moderno è saturo di "diritti", di nuove mode, di nuove ideologie che contrastano con il senso comune e con la legge naturale del realismo cristiano.
domenica 14 giugno 2015
La “tregua unilaterale” con il mondo
1936 - 14 Giugno - 2015, a settantanove anni dalla morte del nostro caro Gilbert
Borges in morte di Chesterton (Maria Grazia Gotti, grazie!)
in occasione dell'anniversario della morte di Chesterton vorrei condividere con te e con tutti i chestertoniani le parole che Borges ha scritto alla sua morte. Credo che non siano mai state tradotte in italiano, quantomeno quando ho provato a cercarle in rete non le ho trovate (qualcuno ne ha notizia?). I suoi pensieri e apprezzamenti si trovano anche in altri pezzi ma questo dovrebbe essere proprio l'articolo scritto "a caldo" (e colpisce pensare che poi Borges è morto esattamente 50 anni dopo Chesterton).
La traduzione è mia, fatta secondo il rigoroso principio: se vale la pena fare una cosa, vale la pena farla male.
L'originale si trova qui, come introduzione a una raccolta di saggi intitolata "La colera de las rosas" resa disponibile dalla biblioteca virtuale Alexandriae.
È morto (ha patito questo processo impuro che si chiama morire) l'uomo G. K. Chesterton, il celebrato gentiluomo Gilbert Keith Chesterton: figlio di tali genitori, che sono morti, cliente di tali avvocati, padrone di tali manoscritti, di tali mappe e di tali monete, padrone di tale enciclopedia setosa e di tale bastone con l'impugnatura un po' rovinata, amico del tal albero e del tal fiume. Restano le facce della sua fama, restano le sue proiezioni immortali, che studierò. Inizio dalla più diffusa in questa repubblica.
Chesterton, padre della chiesa. Intendo che per molti argentini quello autentico è questo Chesterton. Di sicuro il semplice spettacolo di un cattolico civilizzato, di un uomo che preferisce la persuasione all'intimidazione, e che non minaccia i suoi contendenti con il braccio secolare o con il fuoco postumo dell'Inferno, obbliga la mia gratitudine. Come pure quello di un cattolico liberale, quello di un credente che non prende la sua fede per un metodo sociologico. (È il caso di ripetere la buona battuta di Macaulay: "parlare di governi essenzialmente protestanti o fondamentalmente cristiani è come parlare di un modo di coltivare i campi essenzialmente protestante o di una equitazione fondamentalmente cattolica"). Mi si ricorderà che in Inghilterra non c'è il cattolicesimo petulante e autoritario che patisce la nostra repubblica - fatto che annulla o diminuisce i meriti dell'urbanità polemica dell'Uomo eterno o di Ortodossia. Accetto la correzione ma non smetto di apprezzare e di essere grato per i modi cortesi della sua dialettica.
Altro evidente diletto: Chesterton ricorre al paradosso e all'umorismo nella sua rivendicazione del cattolicesimo. Questo significa ribaltare una tradizione, avviata da Swift, da Gibbon e da Voltaire. Sempre l'ingegno era stato messo in moto contro la Chiesa. La Chiesa - per usare le parole di Apollinaire- rappresentava l'ordine; l'Incredulità, l'Avventura. Più tardi, per dirlo con le parole di Browining o, se si vuole, di quel ciarlatano del dopocena di Sylvester Blougram - "Abbiamo scambiato, a forza di negazioni, una vita pia con soprassalti di incredulità con una vita incredula con soprassalti di fede. Prima dicevamo che il tavolo era bianco, ora che è nero …" La opera apologetica di Chesterton corrisponde precisamente a questo scambio. Dal punto di vista della controversia corrisponde fin troppo precisamente. La certezza che nessuna delle attrazioni del cristianesimo possa realmente competere con la sua sconfinata inverosimiglianza è talmente noto per Chesterton che le sue apologie più edificanti mi ricordano sempre l'Elogio della pazzia o L'omicidio considerato come una delle belle arti. Tuttavia queste difese paradossali di cause che non sono difendibili richiedono ascoltatori convinti dell'assurdità di queste cause. A un assassino logico e operoso, L'omicidio considerato come una delle belle artinon piacerebbe. Se io mettessi in scena una Rivendicazione del cannibalismo e dimostrassi che è innocente consumare carne umana, dal momento che tutti gli alimenti sono, in potenza, carne umana, nessun cannibale mi concederebbe un sorriso, per quanto ridicolo fossi. Temo che ai cattolici sinceri succeda qualcosa di simile con i grandi giochi di Chesterton. Temo che dia loro fastidio il suo modo di acuto difensore di cause perse. Il suo tono scherzoso il cui onore è in ragione inversa rispetto alla verità dei fatti che afferma.
La spiegazione è facile: il cristianesimo di Chesterton è organico; Chesterton non ripete una formula con l'evidente timore di sbagliarsi, Chesterton è a suo agio. Da lì il suo impiego quasi nullo della dialettica scolastica. E' inoltre, uno dei pochi cristiani che non solo credono nel cielo, ma che sono anche interessati ad esso e che abbondano, su di esso, di inquiete congetture e previsioni. Il fatto non è usuale… Non dimenticherò il disagio di certi gruppi di cattolici, una sera che Xul-Solar parlò di angeli e delle loro abitudini e forme.
Chesterton - chi lo ignora? - fu un incomparabile inventore di racconti fantastici. Disgraziatamente, cercava di trarne fuori una morale, abbassandoli in questo modo a semplici parabole. Fortunatamente, non ci riuscì mai del tutto.
Chesterton narratore polizesco. Edgar Allan Poe scrisse racconti di puro orrore fantastico o di pura bizzarria; Edgar Allan Poe fu l'inventore del racconto poliziesco. Questo non è meno indubitabile del fatto che non combinò mai i due generi. Mai invocò il soccorso del sedentario gentiluomo francese August Dupin (della Rue Dunot) per determinare il crimine preciso dell'Uomo della Folla o per illustrare il modus operandi del simulacro che fulminò i cortigiani di Prospero, e per giunta, questo stesso dignitario, durante la famosa epidemia della Morte Rossa. Chesterton, nelle diverse narrazioni che integrano la Saga quintupla di Padre Brown, o quelle del poeta Gabriel Gale, o quelle dell'Uomo che sapeva troppo, compie, sempre, questo tour de force. Presenta un mistero, propone la sua spiegazione soprannaturale e quindi la sostituisce con un'altra di questo mondo. I suoi dialoghi, il suo modo narrativo, la sua definizione dei personaggi e dei luoghi, sono eccellenti. Questo, naturalmente, è stato sufficiente perchè lo accusassero di "letteratura". Infelice accusa per un letterato! Sento da molte bocche la leggenda che Chesterton, se si vuole, scrive con più eleganza di Wallace, ma quest'ultimo costruiva meglio le sue intollerabili trame. Giuro ai miei lettori che stanno mentendo quelli che parlano in questo modo e che l'ottavo circolo dell'inferno sarà il loro domicilio finale. Nei racconti polizieschi di Chesterton, tutto si giustifica: gli episodi più fugaci e brevi hanno proiezioni ulteriori. In uno dei racconti, uno sconosciuto aggredisce uno sconosciuto perchè non lo investa un camion, e questa violenza necessaria ma allarmante, prefigura il suo atto finale di dichiararlo matto perchè non lo possano condannare per il crimine. In un altro una pericolosa e vasta cospirazione (messa in piedi da un solo uomo con l'aiuto di barbe, maschere e pseudonimi) è annunciata con tenebrosa esattezza nel distico
As all stars shrivel in the single sun,
The words are many, but The Word is one
che viene successivamente decifrata, con permutazione di maiuscole, in:
The words are many, but the word is One
In un terzo, la maquette iniziale - la citazione iniziale di un indio che lancia il coltello a un altro e lo uccide - è l'esatto opposto dell'argomento: un uomo pugnalato da un suo amico con una freccia, dall'alto di una torre. Pugnale volante, freccia che si lascia impugnare… In un altro ancora all'inizio si trova una leggenda: un re blasfemo innalza con l'aiuto satanico, una torre senza fine. Dio fulmina la torre e fa di essa un pozzo senza fondo, nel quale si immerge per sempre l'anima del re. Questa inversione divina prefigura in qualche modo la silenziosa rotazione di una biblioteca, con due tazzine, una di caffè avvelanato, che uccide un uomo che l'aveva destinata al suo ospite (nel numero 10 di Sur ho tentato lo studio delle innovazioni e del rigore che Chesterto impone alla tecnica dei racconti polizieschi).
Chesterton scrittore. Mi consta che non sia legittimo sospettare o ammettere meriti di ordine letterario in un uomo di lettere. I critici realmente informati non cessano mai di avvertire che la cosa più prescindibile di un letterato è la sua letteratura, e che questo può interessarli solo come valore umano -l'arte, come conseguenza, è inumana?- come esempio di tale paese, di tal periodo o di tali malattie. E' troppo per me, non posso condividere questi interessi. Penso che Chesterton sia uno dei principali scrittori del nostro tempo e questo non solo per la fortunata invenzione, per la sua immaginazione visiva e per la felicià puerile o divina che traspare in tutte le sue pagine, ma per le sue virtù retoriche, per i suoi puri meriti di destrezza. Quelli che hanno sfogliato l'opera di Chesterton non avranno bisogno della mia dimostrazione; quelli che lo ignorano, possono scorrere i titoli seguenti e percepire la sua buona economia verbale: L'assassino moderato, L'oracolo del cane, L'insalata del colonnello Cray, La maledizione del libro, La vendetta della statua, Il dio dei gong, L'uomo con due barbe, L'uomo che fu Giovedì, Il giardino di fumo. In quella famosa Degenerazione che tanti buoni servizi prestò come antologia degli scrittori che denigrava, il dottor Max Nordau esamina i titoli dei simbolisti francesi: Quando i violini sono partiti, I palazzi nomadi, Le illuminazioni. Va bene, però sono poco o niente eccitanti. Poche persone giudicano necessario o gradevole conoscere i palazzi nomadi; molte, l'Oracolo del cane. E' chiaro che nello stimolo peculiare dei nomi di Chesterton opera la nostra coscienza che tali nomi non sono stati evocati invano. Sappiamo che nei Palazzi nomadi non c'è un palazzo nomade. Sappiamo che L'oracolo del cane non mancherà di una cane nè di un oracolo, o di un cane reale e oracolare. Così, allo stesso modo, Lo Specchio dei magistratiche si divulgò in Inghilterra verso il 1560 non era nient'altro che uno specchio allegorico; lo Specchio del magistrato di Chesterton si riferisce a uno specchio reale… Quanto detto non intende insinuare che alcuni titoli più o meno paradossali diano la misura dello stile di Chesterton. Intende dire che questo stile è onnipresente.
In un certo tempo (e in Spagna) c'era il distratto costume di equiparare i titoli e le opere di Gomez de la Serna e di Chesterton. Questa aprossimazione è del tutto inutile, i due percepiscono (o registrano) con intensità la sfumatura peculiare di una casa, di una luce, di un'ora del giorno, ma Gomez de la Serna è caotico. Al contrario, la limpidezza e l'ordine sono una costante nelle pubblicazioni di Chesterton. Io mi azzardo a sentire (secondo la formula geografica di M. Taine) peso e disordine di nebbia britannica in Gomez de la Serna e chiarezza latina in G.K..
Chesterton poeta. C'è qualcosa di più terribile e meraviglioso che essere divorato da un drago: essere un drago. C'è qualcosa di più strano che essere un drago: essere un uomo. Questa intuizione elementare, questo rapimento durevole della meraviglia (e della gratitudine) pervade tutti i poemi di Chesterton. Il loro errore (se c'è) è di essere stati pensati ciascuno come una sorta di giustificazione o parabola. Sono stati realizzati con splendore ma in essi si nota troppo l'argomentazione. Si nota troppo la distribuzione, la costruzione. Qualche volta, qualche rara volta, c'è una eco di Kipling
You have weighed the stars in a balance, and grasped the skies
[in a span: Take, if you must have answer, the word of a common man.
Credo, tuttavia, che Lepanto sia una delle pagine attuali che le generazioni del futuro non lasceranno morire. Una parte di vanità è solita mettere a disagio nelle odi eroiche; questa celebrazione inglese di una vittoria dei terzi di Spagna e dell'artiglieria italiana non corre questo rischio. La sua musica, la sua felicità, la sua mitologia, sono ammirevoli. È una pagina che commuove fisicamente, come la vicinanza del mare.
venerdì 12 giugno 2015
Un aforisma al giorno
La verità è che il mondo moderno si è impegnato in due concezioni dell'educazione completamente diverse ed incoerenti. Cerca sempre di ampliare la portata dell'educazione; e cerca sempre di escludere da tutto religione e filosofia. Ma questa è una sciocchezza bella e buona. Si può avere un'educazione che insegni l'ateismo perché l'ateismo è vero, e può essere, dal suo punto di vista, un'educazione completa. Ma non si può avere un'educazione pretendendo di insegnare a tutti la verità, e poi rifiutandosi di discutere se l'ateismo è vero.
Gilbert Keith Chesterton, L'Uomo Comune
giovedì 11 giugno 2015
Le grandi idee politiche sono sostenute da grandi princìpi religiosi (*) - di Dale Ahlquist
Cultura&Identità, rivista di studi conservatori Anno VII n.7 – 7 giugno 2015
di Dale Ahlquist
Dale Ahlquist è presidente e cofondatore dell'American Chesterton Society, con sede a Minneapolis (Minnesota). Scrittore, opinionista e attivo nel campo della formazione, come Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) si è convertito al cattolicesimo in età adulta. A Chesterton Alquist ha dedicato molti volumi; sul creatore di Padre Brown ha incentrato la serie televisiva che conduce, intitolata G. K. Chesterton: Apostle of the Common Sense, tuttora in programmazione sull'emittente EBTN. E del tutto naturale, quindi, che del principe del paradosso", come fu definito Chesterton, Ahlquist adotti anche lo stile spiazzante.
Proprio perché Ahlquist spinge sul pedale del paradosso, il lettore italiano che vive in una società un tempo cattolica, secolarizzata di più e da più tempo di quella americana — sebbene gli sforzi di "europeizzazione" compiuti dal presidente Barack Hussein Obama e dalla sua Amministrazione si strano rivelando molto efficaci — dovrà quindi leggere il testo con beneficio d'inventario e, soprattutto, non scandalizzarsi dell'uso spregiudicato del vocabolo "fanatismo ", che dalle nostre parti è utilizzato come una clava per mettere alla berlina una qualunque idea religiosa che, tanto per parafrasare Richard Weaver (1910-1963). pretende di avere delle conseguenze nella vita sociale.
[Maurizio Brunetti]
Di solito non leggo il New York Times. Nessuno che sia una persona normale lo fa abitualmente. Ma una volta ogni tanto faccio un'eccezione, il che pure è una cosa normale. L'articolo che ho letto mi ha lasciato stupito, specialmente il seguente passaggio: «L'America ha avuto una grande idea politica ma una modesta idea religiosa. La visione spirituale non era ampia abbastanza per contenere il carattere largo ed eterogeneo della fratellanza che andava stabilita tra gli uomini [… ] la nazione non è sorta contrassegnata dall 'unità filosofica, ma dalla varietà del fanatismo; con sette istituite in nome della sequela o del rifiuto di dogmi specifici, su qualcosa che non era neanche un mero giudizio privato ma addirittura un giudizio particolare» (1)
Non ho mai visto una sintesi così densa e completa dello sviluppo della storia religiosa americana che spieghi anche la sua storia culturale.
La "grande idea politica" consiste ovviamente nella democrazia e nella verità "per se stessa evidente" che tutti gli uomini sono creati uguali e che i loro diritti fondamentali derivano da Dio. Democrazia significa autonomia, capacità di governarsi da soli, che è un diritto e una responsabilità di ciascuno. Autonomia, letteralmente, significa autocontrollo, non significa fare tutto quello che si vuole, ma piuttosto avere il controllo di tutto quello che si fa. Ma il controllo non arriva da una forza esterna: arriva da te stesso.
L'essenza dell'autocontrollo è di proteggere la propria libertà e quella di tutti gli altri perché l'autocontrollo ci impedisce di calpestare i diritti di chiunque altro. E la naturale conseguenza dell'autocontrollo è il rispetto di sé, tacendo memoria della nostra dignità e di quella di chiunque altro. L'autocontrollo è uno dei frutti dello Spirito descritti da san Paolo nella lettera ai Galati (cfr. Gal 5,22-23) quindi, una nazione di autogoverno dovrebbe essere una nazione di autocontrollo e di rispetto di sé.
Se ciò che ho appena descritto non si avvicina minimamente all'America di questi giorni, è perché la grande idea politica dei Padri Fondatori sull'autogoverno non fu accompagnata da un grande principio religioso.
Gli Stati Uniti d'America, ovviamente, non sono stati fondati come una nazione cattolica. Nacquero piuttosto come una nazione protestante che decise di non istituire una religione ufficiale nella speranza di preservare così la libertà di religione. Tutto buono e bello… finché dura. Ma il protestantesimo non è una filosofia unificante. Se è unita da qualcosa, questo è l'anticattolicesimo. Tale unione è definita dalla continuata "protesta" contro l'autorità della Chiesa cattolica.
Libertà di religione, se è veramente tale, deve tradursi anche in tolleranza verso il cattolicesimo; in questo modo, però, erode l'unica forma di unità della già di per sé disunita filosofia protestante, che, infatti, inizia subito a rompersi e continua a separarsi in tanti pezzi. I protestanti, una volta staccatisi dalla Chiesa cattolica, si sono poi separati gli uni dagli altri. L'America ha avuto un talento nel generare una denominazione religiosa nuova dopo l'altra. La parola "setta", guarda caso, rimanda alla parola "sezione", e ognuna di esse è più piccola e più ristretta delle precedenti, poiché si è separata da qualcosa di più grande e più ampio.
L'istituzione di ogni nuova denominazione trova origine in una specifica forma di fanatismo, attaccando tutto ciò che era diverso da sé, innescando continue deflagrazioni nella cultura circostante. Per esempio, i puritani attaccavano ogni forma di piacere mondano, e questo ha avuto ripercussioni lungo tutta la storia americana fino ad oggi.
Pur ritirandosi, i più entusiasti, nell'isolamento delle loro cappelle, in attesa della Seconda Venuta, essi condannavano birra e sigarette come se venissero dal demonio. Si sono estraniati, hanno eliminato qualsiasi contatto con quei sani cittadini-sale della terra che indulgono al piacere innocente della birra o delle sigarette, e con chi successivamente ha deciso di tagliare i ponti con la religione, perché identificata come istituzione il cui solo obiettivo è togliere alcool e tabacco dalla circolazione.
Ma gli attacchi più recenti contro birra e sigarette non provengono da denominazioni religiose, bensì da gruppi secolaristi. La religione è scomparsa dal quadro, è rimasto il fanatismo. E quelli che si fanno latori di questi "giudizi particolari" vogliono che gli stessi diventino universali. E così tutti i fanatismi si scontrano facendo cadere la cultura nel caos perché non è presente una filosofia unificante.
Un persistente fanatismo che pregiudica l'unità è l'idea che non si può mescolare la politica con la religione. Ma, a pensarci bene, non si può fare a meno di accostarle. Una buona idea politica può solamente essere sostenuta da un'altrettanto buona idea religiosa. La giustizia può reggersi solo se divinamente ordinata e permanente, e non sia sottomessa ai capricci umani o alle mode sociali
Implicita nell'idea che il protestantesimo non sia una filosofia unificante è l'idea che il cattolicesimo lo sia. Il cattolicesimo è la visione spirituale "per contenere il carattere largo ed eterogeneo della fratellanza" che l'America volle stabilire. Il cattolicesimo riesce a rispettare la libertà religiosa, senza consertarle di distruggere l'ordine sociale e di creare un caos culturale. Il cattolicesimo rispetta l'autorità della famiglia, ma non permetterà una sua diversa definizione.
Rispetta la vita, la libertà, la ricerca della vera felicità. Si oppone a qualsiasi attacco contro la vita e la libertà. Non rispetta la ricerca dell'infelicità. Può la Chiesa cattolica salvare quella grande idea che era l'America? Nessun altro può farlo. Nessun altro è grande abbastanza.
Tutto è scaturito da un profondo e perspicace passaggio in un articolo di giornale. E pensare che l'ho trovato sul New York Times. Ho detto che l'articolo era nell'edizione del 12 luglio 1931? E che l'autore era Gilbert Keith Chesterton?
(*) Articolo apparso con il titolo Great Politicai Ideas are Su-stained by Great Relìgious Ideas in Crisis Magazine. A Voice for the Faithful Catholic Laity, del 19 marzo 2015; traduzione di Maurizio Brunetti e Gabriele Chiesura.
1) Per "giudizio privato", nel mondo protestante, s'intende un'interpretazione di un passo delle Sacre Scritture elaborata individualmente e non dalla Chiesa di appartenenza. L'ambiguità dell'espressione "giudizio particolare" potrebbe essere voluta: può riferirsi al giudizio di condanna, cioè, o di salvezza etema dei singoli, che attende ogni anima individuale dopo la morte — che da taluni che si fanno giudici viene impropriamente anticipato in questa vita — e contemporaneamente al fatto che si tende a giudicare moralmente un atto o una pratica di portata molto limitata e pressoché insignificante (ndr)
mercoledì 10 giugno 2015
Chesterton, la sua voce, la radio, The Spice of Life...
Il nostro Gilbert nel 1935 durante una delle trasmissioni che troverete in Radio Chesterton |
Bertrand Russell, protagonista con Chesterton di un famoso dibattito radiofonico su chi dovrebbe educare i nostri figli |
lunedì 8 giugno 2015
Un eloquente aneddoto su Chesterton
domenica 7 giugno 2015
Qualche notizia su padre John Udris...
sabato 6 giugno 2015
A giorni un inedito assoluto, Radio Chesterton
A giorni l'editore Rubbettino pubblicherà Radio Chesterton, una splendida raccolta di trasmissioni radiofoniche di Gilbert Keith Chesterton per la BBC, oltre diverse lettere a lui dirette dai radioascoltatori e le sue risposte. C'è anche un memorabile resoconto di un dibattito radiofonico tra Bertrand Russell e il nostro eroe su chi dovrebbe educare i nostri figli.
giovedì 4 giugno 2015
mercoledì 3 giugno 2015
Ci siamo! 30 Giugno 2015, ore 19.30, Chesterton Day!
Verranno padre John Udris, il sacerdote inglese che si sta occupando dell'indagine sulla possibilità di aprire il processo di beatificazione di Gilbert; e Dale Ahlquist, presidente della American Chesterton Society e cofondatore della Chesterton Academy di Edina (Minnesota).
Che volete di più?
Vi aspettiamo!
martedì 2 giugno 2015
Tweet di G.K. Chesterton su Twitter
G.K. Chesterton (@GKCDaily) | |
WWI occurred especially because big nations wished to be bigger, or, in other words, because each State wanted to be the World State. |
lunedì 1 giugno 2015
Il pozzo e le pozzanghere, di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)
"Il mondo è come lo videro i santi e i profeti, non sta andando né meglio né peggio. Il mondo fa sempre e soltanto una cosa sola: traballa. Lasciato a se stesso non va da nessuna parte".
Nella difesa della Chiesa cattolica e delle sue tradizioni, Gilbert Keith Chesterton aveva individuato nel pozzo un'immagine che contrastava con le pozzanghere della società secolarizzata. Già nel precedente romanzo, "Le avventure di un uomo vivo", s'era scagliato contro la superficialità culturale delle pozzanghere, attaccando tutte quelle sterili istituzioni accademiche e la loro parvenza di profondità, un po' come le pozze d'acqua che vivono di luce riflessa ma che in realtà non hanno spessore.
Nella raccolta di saggi del 1935, "Il pozzo e le pozzanghere", lo scrittore londinese, molto umilmente, avvisava che sulla natura umana ferita dal peccato originale non bisognava porre estrema fiducia: "C'è un unico piccolo difetto nell'uomo, immagine di Dio, meraviglia del mondo e modello per gli esseri animali; di lui non ti puoi fidare". Cosa intendeva dire Chesterton? Lo spiegava poche pagine dopo, indicando nel pozzo della Chiesa e nel faro della Sua luce la strada per la salvezza: "Nel cuore della cristianità, nella testa della Chiesa, al centro della civiltà che ha nome cattolicesimo si trova la cristallizzazione del senso comune, delle vere tradizioni e delle riforme razionali…". Per Chesterton il rapporto Chiesa-mondo non poteva essere ribaltato ed alla Chiesa spettava l'Autorità e il giusto ruolo di non lasciare che il mondo traballasse, lasciandolo in balìa di se stesso: "Prima di tutto bisogna ricordare che la Chiesa è sempre avanti rispetto al mondo. Questo è il motivo per cui si dice che non è al passo con i tempi".
Egli sottolineava l'importanza di distinguere il pozzo dalle pozzanghere, la Chiesa dal mondo, rimarcando l'efficacia del Magistero nel ribadire la Tradizione della Verità contro le tradizioni scettiche del dubbio: "Quelli che abbandonano la tradizione della verità non fuggono verso quella cosa che chiamano libertà. Fuggono tra le braccia di qualcos'altro, che noi chiamiamo moda". Ed aggiungeva, lamentando il triste cammino di un'umanità folle che vagava senza luce ed abbeverandosi alle fonti di acque impure, non attingendo dal sacro Pozzo: "Lasciando il tempio ci incamminiamo in un mondo di idoli, e gli idoli del mercato sono più fragili e passeggeri degli dèi del tempio che abbiamo lasciato".
Cosa avremmo dovuto fare, secondo il pensatore cattolico inglese, per ritornare a comprendere gli errori commessi? Egli incitava alla consapevolezza ed alla buona battaglia in difesa della fede e della ragione: "Noi abbiamo fatto molto meno di quanto avremmo dovuto per spiegare l'equilibrio di raffinatezza e ragionevolezza prodotto dalla civiltà cristiana…Un mondo in cui gli uomini sanno che la maggior parte di ciò che sanno è probabilmente falso, non è nemmeno degno di essere chiamato scettico; esso è semplicemente un mondo abietto e impotente, che non combatte per nulla…Non ci sfiorava nemmeno il pensiero che il semplice rinnegamento dei nostri dogmi avrebbe portato a un'anarchia così disumana e demente".
Non è forse quest'anarchia così disumana e demente che imperversa al giorno d'oggi con il rinnegamento, insieme ai dogmi, della legge naturale, della famiglia come unione sponsale tra un uomo e una donna? Non aveva Chesterton colto nel segno ottanta anni fa? Cosa indicava per risalire alla Verità? Lo faceva con un serio esame di coscienza rivolto a se stesso: "Non potrei abbandonare la fede, senza ricadere dentro qualcosa di più vuoto della fede. Non potrei smettere di essere cattolico, senza diventare una persona dalla mentalità più ristretta…Ci siamo allontanati dalle pozzanghere e dai greti inariditi, in direzione dell'unico pozzo profondo: la Verità è nel fondo del pozzo".