giovedì 30 giugno 2011
Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Echi di Chesterton Day...
LA BIOGRAFIA DI ASIA BIBI, CRISTIANA PAKISTANA CONDANNATA ALL'IMPICCAGIONE PER AVER BEVUTO DA UN POZZO PER SOLE MUSULMANE
In carcere i giorni e le notti sono uguali. Non so più dire che cosa provo. Paura, questo è sicuro... ma non mi opprime più come all'inizio. I primi giorni arrivava a farmi battere un tamburo in petto. Ora si è un po' calmata. Non è più un soprassalto continuo. Le lacrime no, non mi hanno mai lasciata. Scendono a intervalli regolari. I singhiozzi, invece, sono cessati. Le lacrime sono le mie compagne di cella. Mi dicono che non mi sono ancora arresa, mi dicono che sono vittima di un'ingiustizia, mi dicono che sono innocente. Non so molto del mondo al di fuori del mio villaggio. Non ho studiato, ma so che cosa è bene e che cosa è male. Non sono musulmana, ma sono una buona pakistana, cattolica e patriota, devota al mio Paese come a Dio. Abbiamo amici musulmani. Non ci sono mai stati problemi. E anche se non abbiamo avuto sempre vita facile, abbiamo il nostro posto. Un posto di cui ci siamo sempre accontentati. Quando si è cristiani in Pakistan, ovviamente bisogna tenere gli occhi un po' più bassi.
Certi ci considerano cittadini di seconda categoria. A noi sono riservati lavori ingrati, mansioni umili. Ma il mio destino non mi dispiaceva. Prima di tutta questa storia ero felice con i miei, laggiù a Ittan Wali. Oggi sono come tutti i condannati per blasfemia del Pakistan. Che siano colpevoli o no, la loro vita viene stravolta. Nel migliore dei casi stroncata dagli anni di carcere. Ma il più delle volte chi è condannato per l'oltraggio supremo, che sia cristiano, indù o musulmano, viene ucciso in cella da un compagno di prigionia o da un secondino. E quando è giudicato innocente, cosa che capita assai di rado, viene immancabilmente assassinato appena lascia il penitenziario.
Nel mio Paese l'accusa di bestemmiatore è indelebile. Essere sospettati è già un crimine agli occhi dei fanatici religiosi che giudicano, condannano e uccidono in nome di Dio. Eppure Allah è solo amore. Non capisco perché gli uomini usino la religione per fare il male. Mi piacerebbe credere che prima di essere esponenti di questa o quella religione siamo anzitutto uomini e donne. In questo momento mi rammarico di non saper né leggere né scrivere. Solo ora mi rendo conto di quale enorme ostacolo sia. Se sapessi leggere, oggi forse non mi ritroverei chiusa qui dentro. Sarei A senz'altro riuscita a controllare meglio gli eventi. Invece li ho subiti, e li sto subendo tuttora. Secondo i giornalisti, 10 milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani.
A chi mi eliminerà, un mullah di Peshawar ha addirittura promesso una fortuna: 500.000 rupie. Da queste parti è il prezzo di una bella casa di almeno tre stanze, con tutti i comfort. Non capisco questo accanimento. Io, Asia, sono innocente. Comincio a chiedermi se, più che una tara o un difetto, in Pakistan essere cristiani non sia diventato semplicemente un crimine. Il mio unico desiderio, in questa minuscola cella senza finestre, è quello di far sentire la mia voce e la mia rabbia. Voglio che il mondo intero sappia che sto per essere impiccata per aver aiutato il prossimo. Sono colpevole di avere manifestato solidarietà. Il mio torto? Solo quello di avere bevuto dell'acqua proveniente da un pozzo di alcune donne musulmane usando il «loro» bicchiere, quando c'erano 40 gradi al sole. Io, Asia Bibi, sono condannata a morte perché avevo sete. Sono in carcere perché ho usato lo stesso bicchiere di quelle donne musulmane. Perché io, una cristiana, cioè una che quelle sciocche compagne di lavoro ritengono impura, ho offerto dell'acqua a un'altra donna. Voglio che la mia povera voce, che da questa lurida prigione denuncia tanta ingiustizia e tanta barbarie, trovi ascolto. Desidero che tutti coloro che mi vogliono vedere morta sappiano che ho lavorato per anni presso una coppia di ricchi funzionari musulmani. Voglio dire a chi mi condanna che per i membri di quella famiglia, che sono dei buoni musulmani, il fatto che a preparare i loro pasti e a lavare le loro stoviglie fosse una cristiana non era un problema. Ho passato da loro 6 anni della mia vita, ed è per me una seconda famiglia, che mi ama come una figlia!
Sono arrabbiata con questa legge sulla blasfemia, responsabile della morte di tanti ahmadi, cristiani, musulmani e persino indù.
Da troppo tempo questa legge getta in prigione degli innocenti, come me. Perché i politici lo permettono?
Solo il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il ministro cristiano per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, hanno avuto il coraggio di sostenermi pubblicamente e di opporsi a questa legge antiquata. Una legge che è in sé una bestemmia, visto che semina oppressione e morte in nome di Dio. Per avere denunciato tanta ingiustizia questi due uomini coraggiosi sono stati assassinati in mezzo alla strada. Uno era musulmano, l'altro cristiano. Tutti e due sapevano che stavano rischiando la vita, perché i fanatici religiosi avevano minacciato di ucciderli. Malgrado ciò, questi uomini pieni di virtù e di umanità non hanno rinunciato a battersi per la libertà religiosa, affinché in terra islamica cristiani, musulmani e indù possano vivere in pace, mano nella mano. Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c'è un messaggio di speranza. Supplico la Vergine Maria di aiutarmi a sopportare un altro minuto senza i miei figli, che si chiedono perché la loro mamma sia improvvisamente sparita di casa. Dio mi dà ogni giorno la forza di sopportare questa orribile ingiustizia. Ma per quanto ancora?
mercoledì 29 giugno 2011
Ancora sui "bambini senza sesso"...
http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2011/6/29/SVEZIA-Asilo-per-bambini-senza-sesso/190500/
Adesso anche il Governo italiano si è messo a fare la cultura di genere. Presto avremo quella di gender. Noi non ci stiamo.
Questo (insieme a tanti altri) è uno dei motivi per cui ci siamo sempre battuti, nel solco di Chesterton, per una reale libertà di educazione. Oramai il politicamente corretto (che è strutturalmente inventato, scientificamente inesistente, umanamente deleterio) non ha più confini.
Promozione della cultura di genere nel mondo dell'istruzione
PresentazioneI Ministri per le Pari Opportunità e dell’Istruzione, Carfagna e Gelmini, hanno firmato il 15 giugno 2011 un protocollo d'intesa per la "promozione della cultura di genere nel mondo dell’Istruzione". L’accordo punta ad introdurre nelle scuole italiane all'interno dell'insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”, una nuova disciplina sul tema del rispetto e della valorizzazione delle differenze.È opportuno contestualizzare l'Intervento per la promozione della cultura di genere nel mondo dell'istruzione, proprio attraverso una innovativa opera di sensibilizzazione in grado di coinvolgere cinque fondamentali ambiti, vale a dire:
Spieghiamoci meglio: Famiglia - Nel corso della storia la famiglia è da sempre considerata il nucleo centrale e basilare di tutte le società È grazie a questa prima “agenzia” educativa che ognuno si trova inserito in ruoli precisi fin dalla nascita. Non è un caso se il significato dell'essere genitori ed il ruolo riconosciuto rispettivamente alla maternità ed alla paternità, contribuiscano ad influenzare il modo stesso in cui ognuno dì noi intende questo nucleo. In ambito familiare vengono sostenute aspettative sociali dense di prescrittivi codici di comportamento per ragazze e ragazzi, aspettative agite in modo consapevole e inconsapevole, alle quali le aspirazioni di ragazze e ragazzi anche post adolescenti, nel corso dell'avventura del crescere, finiscono con l'adeguarsi. Anche in questo caso la famiglia ha il compito di aiutare le adolescenti e adolescenti a riconoscere i desideri autentici e a costruire un progetto di vita concreto, realistico e perseguibile attraverso percorsi di sviluppo di auto stima e percezione di sé, Lavoro e pari opportunità - Questa materia è particolarmente delicata nella progettazione del proprio futuro, nella formazione e nella crescita dì giovani donne e uomini. È perciò necessario rafforzare la componente femminile ed intervenire sulle questioni di genere con dinamiche innovative capaci di rivalutare dal punto di vista sociale il ruolo e presenza delle donne, affinché esse siano riconosciute come risorse per nuove condivisibili progettualità. Donne e Scienza - Le riflessioni precedenti introducono al problema della scarsa presenza femminile in ambito scientifico, Da qui la necessità di ridiscutere e riprogettare sia da un punto di vista teorico che pratico alcuni aspetti dell'insegnamento della scienza. Una delle strade indicate è quella del superamento della separazione delle due culture, umanistica e scientifica. La direzione diventa quella di una contestualizzazione delle discipline scientifiche, al fine di ridare memoria al procedere della scienza in termini di occasioni colte o mancate, forze motrici e/o frenanti all'interno della scienza, evoluzione dei metodi e delle prassi scientifiche, passioni e interessi dei protagonisti, per meglio percepire e interpretare la modernità. Questo processo di rinnovamento radicale delle metodologie dell'insegnamento scientifico, già avviato con iniziative di formazione - condotte nell'ambito del Piano Scientifiche realizzato dal Miur in collaborazione con 34 sedi universitarie, gli Uffici Scolastici Regionali e Confindustria metodologie didattiche riconducibili all'apprendimento attivo (problem solving, inquire learning, curricola grounded in real-life experiences)che di per sé promuovono e valorizzano le differenze e quindi possono portare ad un maggior coinvolgimento delle ragazze. Spazio pubblico e Gruppi sociali - All’interno della dìversa stratificazione dei gruppi sociali esistenti, il contributo formativo di sensibilizzazione può essere generato attraverso "incontri di genere" (o "gender forum"), dando vita così a delle vere e proprie occasioni privilegiate in cui scambiare esperienze e dialogare tra gruppi pari su tematiche di equità, in un clima disteso e informale. Appuntamenti di questo tipo contribuiscono a favorire dinamiche di networking tra tutte e tutti coloro che vi prendono parte. Linguaggio e Media - Il processo identificativo è fondamentale e necessario in una fase di vita in cui è in costruzione l’identità dei ragazzi: in questo senso i media - giornali, riviste, televisione, pubblicità - svolgono un ruolo da attori protagonisti nella costruzione dell'identità maschile e femminile. La stretta relazione tra linguaggio e questione dì genere deve contribuire a dare visibilità ad entrambi i generi, tenendo conto dei loro reali bisogni ed aspettative, con l'uso di immagini che contemplino il femminile, soprattutto evitandone il superamento dell'uso strumentale ed offensivo come di desiderio ed il superamento di un linguaggio sessista e dì espressioni che possano offendere l'identità dì genere. E' di tutta evidenza che i media hanno un grande importanza nell'orientare l'opinione sui due concetti di femminilità e dì mascolinità, nella misura in cui sono diventati dei “costruttori della realtà sociale, poiché rendono più visibile e quindi rafforzano a livello simbolico determinati comportamenti sociali e categorie, cosi come ne celano o ne mettono in secondo piano altri, decretando gerarchie di valori". Ma occorre insistere sulla funzione educativa della scuola, che assume un ruolo insostituibile: educare, infatti, non è semplice atto intellettuale ed è pertanto necessario conoscere i "movimenti dell'anima" per permettere di partecipare, comprendere meglio le emozioni e rispettare i sentimenti degli altri ed ogni forma di convivenza umana, lavorare sulle emozioni come possibile lettura per il riconoscimento delle paure e degli stereotipi. I valori, più che da una mente all'altra, passano da una vita all'altra: nascono dall'esperienza e si pongono come "testimonianza". L'educare tramanda la sapienza di vita di quanti ci hanno preceduto, adattandola ai bisogni di chi vive Ma un educatore è credibile solo se si coinvolge dì persona, se si fa compagno di viaggio, secondo la “pedagogia della vicinanza”. I docenti sono artefici importanti di questo processo e influenzano sensibilmente la formazione dell’identità degli allievi, con la programmazione disciplinare e curriculare, con l'approccio c le pratiche didattiche che mettono in atto. con le modalità educative che realizzano. A partire dal prossimo anno scolastico ogni Istituto sarà invitato ad organizzare corsi di formazione e sensibilizzazione per il personale docente e per gli studenti. Saranno promossi gruppi di lavoro sulle pari opportunità e le differenze di genere, che potranno avvalersi del confronto e della collaborazione con le associazioni e le istituzioni che a livello territoriali si occupano di tali tematiche. Approfondire il processo di costruzione di genere è essenziale per acquisire adeguate competenze e conoscenze che rendano possibili efficaci interventi al fine di consentire il raggiungimento di reali pari opportunità tra cittadine e cittadini e per orientare il mondo della scuola verso lo sviluppo di quella che, riguardo alle differenze di genere, possiamo a ragion veduta definire "DIDATTICA SENSIBILE". I docenti sono artefici importanti di questo processo e influenzano sensibilmente la formazione dell’identità degli allievi, con la programmazione disciplinare e curriculare, con l'approccio c le pratiche didattiche che mettono in atto. con le modalità educative che realizzano. Il sistema scolastico è chiamato a:
Per concludere: nel quadro di riferimento nazionale, in cui la legislazione e le opportunità delle donne sono maggiormente cresciute negli ultimi anni, è urgente il contributo della scuola, se non alla piena soddisfazione dei bisogni di pari opportunità, quantomeno allo sviluppo e all’affinamento di tali bisogni in una ricerca permanente ed interistituzionale, volta alla costruzione di una rinnovata “società delle opportunità genere”. Fonte: Pari Opportunità - Ministero dell'istruzione, dell'Università e della ricerca |
martedì 28 giugno 2011
Benedetto XVI - Angelus del 26 Giugno 2011 - Eucarestia, farmaci dell'intelligenza e della volontà. Bellissimo!
In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l'Eucaristia costituisce una sorta di "antidoto", che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo.
I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita,perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47).
Da che cosa derivava tutto questo? Dall'Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione.
Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa Domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: "Sine Dominico non possumus" – senza il "Dominicum", cioè senza l'Eucaristia domenicale non possiamo vivere.
Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell'intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.
Da Rob Prisco, che ringraziamo.
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-lunicef-sponsorizzail-boia-dei-neonati-2257.htm
Grazie ancora per la Festa e per il Day
Ciao
Rob"
In questi giorni due conference su Chesterton in Inghilterra
Oltre alla conference sul "Chesterton profeta" menzionata da Oddie nel collegamento qui sopra, che si terrà il 2 luglio ad Oxford, nella stessa città il giorno precedente padre Boyd ed altri ricorderanno il centenario del Cavallo Bianco (collegamento più in alto).
Tutti e due sono stati ricordati tempo fa sul nostro blog.
Qualcuno pensa di andare o si troverà là per altri motivi?
Fatecelo sapere, siamo interessati. Lo scorso anno ad ottobre due di noi andarono alla conference autunnale della Società.
Un interessante articolo di William Oddie, presidente della Società Chestertoniana Inglese, sul Chesterton anglicano e sulla sua attualità e che fa cenno alla prossima Conference.
domenica 26 giugno 2011
IX Chesterton Day - Ci siamo divertiti come pazzi, e questo sembra bello ed istruttivo.
Quest'anno per definire l'evento non uso la solita metafora della rissa (cioè che una rissa sarebbe stata organizzata meglio, che pure è vero), ma devo dire che mi sembrava di stare in uno di quei bei reparti psichiatria allegri, pieni di sana follia e di accese discussioni sempre su quel bel confine tra lusco e brusco, tra sano e malato con vistose allegre accelerazioni e improvvise marce indietro, con punte di lirismo assoluto che volgevano allegramente verso la fissa. Ma bisogna fissarsi: chi non si fissa rischia la patologia più grave che è quella dell'imborghesimento unita a quella del vieto progressismo.
Non so quello che avranno pensato Maria Grazia Gotti e gli amici di Bologna, la graziosa inglesina Marteen Thompson, l'intrepido Giovanni Borghi di Modena e il dottore di Savignano sul Rubicone, Piergiuseppe Ravagli: qualcuno sapeva già come eravamo messi, ma vederlo in diretta non è sempre confortante...
Scuote, diciamo.
Tutto è partito dall'Ode a Rob e Fab, che trovate qui sul blog: tutto vero quel che c'è scritto.
Quello che è uscito in maniera chiara è che noi sappiamo che Chesterton ha prodotto le sue cose migliori in osteria o nei pub, in mezzo al vociare della gente comune, quella gente comune tanto amata da Dio "perché ne ha fatta molta".
Altrettanto chiaro è che Chesterton è uno che fa ridere: Paolo Pegoraro, il più serio del reparto (reparto nel senso di cui sopra, ma se nel reparto si è sentito a suo agio, un motivo, cavolo, ci sarà...), ha detto che anni fa, quando lesse il primo libro di Chesterton in biblioteca ad un certo punto dovette uscire perché non riusciva a smettere di ridere.
Gulisano, veterano della ghenga, ha detto che l'eutrapelia è per San Tommaso d'Aquino la virtù di far ridere (si fissa, a ragione), che è il "prendere la giusta direzione": proprio vero!
Gnocchi dice che Guareschi dice cosa fa un uomo sano, cioè un cristiano, mentre Chesterton dice come pensa un uomo sano.
Trevisan ci ha fatti commuovere con La leggenda del Piave e il suo autore, il canto napoletano, la differenza tra il nazionalismo e l'amore per la propria patria, idea tanto cara a Guareschi come a Chesterton.
Prisco ci ha ricordato il principio di creazione e il fatto che siamo molto più belli di quanto immaginiamo.
Ma c'è dell'altro, che di certo uscirà. Intanto grazie ai pazienti, nel senso di degenti nel suddetto reparto e pure in quello di chi pazientemente ascolta...
sabato 25 giugno 2011
venerdì 24 giugno 2011
GKC e Veronesi (non i Gruppi Chestertoniani, purtroppo...)
Ode a Rob e Fab
PPS
Gli (A capo) e i (Di seguito) li ho messi perché nelle e-mail non si sa mai che cosa succede e si finisce sempre per schiacciare dei bottoni che rovinano tutto. Siccome, visti così, mi sembrano la cosa migliore di questo scritto, chiederei di lasciarli.
PPPS
Pubblicare anche il PS, il PPS e, se vogliamo abbondare, pure il PPPS
Da Zenit - Padre Brown diventa Papa - intervista al nostro Paolo Gulisano sul romanzo Il destino di Padre Brown
Da Zenit
Al Chesterton Day avremo Paolo Gulisano e naturalmente parleremo anche del suo libro
ROMA, giovedì, 23 giugno 2011 (ZENIT.org).- Poco meno di un secolo fa il genio letterario di G.K. Chesterton inventò il suo personaggio più fortunato, padre Brown, prete investigatore che, insieme alla sua spalla, il ladro convertito Flambeau, ha affascinato generazioni di lettori,
Chesterton abbandonò il suo personaggio intorno alla Prima Guerra Mondiale per dedicarsi ad altre opere.
Padre Brown è un personaggio di fantasia, ma se fosse realmente esistito cosa avrebbe fatto?
Paolo Gulisano, biografo di Chesterton, Vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana, nonché tra i maggiori esperti della letteratura inglese moderna (ha scritto su Tolkien, Lewis, Wilde) ha provato a scrivere un romanzo di fantastoria immaginando che nel Conclave del 1939 non fosse stato eletto Papa Eugenio Pacelli, ma un certo Cardinale Brown, ovvero padre Brown assurto ai vertici della carriera ecclesiastica.
Il romanzo dal titolo "Il destino di Padre Brown"(Sugarco Edizioni) ripercorre questa carriera, a partire dal 1917 (quando Chesterton abbandona padre Brown) fino al decisivo Conclave.
Troviamo quindi padre Brown sul fronte italiano di guerra, a Caporetto tra Cadorna e l'agente segreto Kipling, lo troviamo nell'Irlanda rivoluzionaria di Michael Collins, nella Roma della Marcia di Mussolini, nella Torino di Frassati con don Sturzo.
Un padre Brown che diventa prima monsignore e poi Cardinale, amico e collega di Eugenio Pacelli, al servizio di Pio XI, nonché di un misterioso Cardinale anglo-spagnolo, Rafael Merry del Val, che lo usa in missioni segrete per il Vaticano.
Nel libro, oltre a personaggi storici, tra i quali Churchill e Tolkien, ritroviamo un Flambeau ritiratosi in Spagna, con un figlio che - nell'immaginario di Gulisano- diventa prete e quindi segretario del Cardinale Brown.
Troviamo gli amici di Chesterton, come Belloc o padre McNabb, e personaggi letterari come Basil Grant e Patrick Dalroy.
Un romanzo insomma dove storia vera del '900 e fantasia si intrecciano e portano il lettore in una trama avvincente e divertente, emozionante e commovente.
Per saperne di più ZENIT ha intervistato Paolo Gulisano.
Dopo anni di attività da saggista, un romanzo d'esordio piuttosto particolare…
Gulisano: Ho scelto la forma del romanzo fantastorico, un genere letterario poco praticato in Italia, ma diffuso nel mondo anglosassone, basti pensare al celebre Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson. Ho voluto ripensare la storia della prima metà del '900, tra le due guerre mondiali, attraverso gli occhi di un personaggio d'eccezione, il padre Brown di Chesterton che conduco in nuove avventure non più nel ruolo di "prete-detective" creatogli da Chesterton ma in quello di monsignore al servizio, più o meno segreto, di Sua Santità.
Un padre Brown che quest'anno compie cento anni…
Gulisano: Esattamente: cento anni fa il genio di Gilbert Keith Chesterton creava il personaggio di padre Brown. Uno tra i più significativi autori della cultura inglese ed europea del Novecento, il brillante saggista e giornalista che da una decina d'anni incantava i lettori inglesi con le sue pagine brillanti, diede vita al suo personaggio più fortunato e famoso.
Quale fu il segreto del successo delle storie di padre Brown?
Gulisano: Si potrebbe dire che il prete cattolico (creato quando Chesterton non aveva ancora portato a termine il suo percorso di conversione, che si concluse nel 1922) operava un'efficacissima difesa della Verità nella Carità. Chesterton mostrò come si testimonia la fede in una società a essa largamente indifferente, non solo non più cattolica, ma nemmeno più cristiana. Le decine di racconti di padre Brown sono tutti uno straordinario omaggio alla verità. A mia volta, riprendendo questo personaggio, e mettendolo accanto a figure storiche come il Cardinale Merry del Val, che nel mio romanzo diventa il grande mentore del prete inglese, o Eugenio Pacelli o Pio XI, ho fatto di Padre Brown un cercatore, un investigatore della Verità.
Il padre Brown del suo romanzo, monsignore e poi Cardinale, va incontro al proprio destino nel corso degli anni fino al Conclave del 1939 dove diventa Pontefice. Si presenta come una figura coraggiosa, che affronta i drammi della Prima Guerra Mondiale, che vede nascere – contrastandole - le dittature, che vive diverse appassionanti avventure, ma come sacerdote, come pastore d'anime, cosa vuole dire ai lettori?
Gulisano: Che il Cristianesimo nel corso della storia è sempre risorto, perché è fondato su un Dio che conosce la strada per uscire dal sepolcro. Le civiltà del mondo possono passare, tra drammi e tragedie, eccitazioni e delusioni, ma le parole di Cristo non sono passate. Il compito di padre Brown, dalle strade di Roma fino al Soglio Pontificio è quello di farle risuonare, di farle ascoltare a questo mondo che le vuole rifiutare. Dobbiamo avere speranza: il pessimismo non è proprio degli esseri stanchi del male, ma di quelli stanchi del bene.
giovedì 23 giugno 2011
Un aforisma al giorno
Un aforisma al giorno
Un articolo di Libero parla del Meeting e cita l'evento chestertoniano
mercoledì 22 giugno 2011
Un aforisma al giorno
Un interessante articolo sui preti detective
Tra fiction in tv e carta stampata
il mito sempre verde del prete-detective
Segnalazione chestertoniana duplice di Maria Grazia Gotti (che ringraziamo)
Le "benedizioni" delle unioni tra omosessuali e le considerazioni politicamente corrette della Aspesi
In questo collegamento trovate un articolo di Repubblica (e già...) sulla "benedizione" delle "nozze" tra due omosessuali in una chiesa valdese prossimamente.
E' forse questo (così, a titolo di esempio) che Chesterton intendeva questo quando parlava di una chiesa che si muove col mondo e di una chiesa che muova il mondo.
Costanza Miriano cita San Tommaso d'Aquino
La ragione a casa nostra la discerne senz'altro mio marito. Ogni tanto mi avvicino a lui chiedendogli: "ma questo secondo te che è? Un brufolo o un tumore?". Lui neanche si gira a guardarmi. Quando al primo malore di un figlio – guaribile generalmente con l'acquisto dell'ultimo numero de Gli incredibili X men deluxe – gli chiedo con voce strozzata se sia meglio portarlo dalla pediatra o direttamente al pronto soccorso è lui a mantenere la calma (non mi risponde).
Quando io rendo una giornata in casa uno sport di ultraresistenza, quando attraversare il mio corridoio ingombro di ogni sorta di oggetto richiede capacità atletiche sopraffine, quando preparo i bagagli per partire coprendo tutte le gamme dei possibili climi previsti all'interno della mesosfera terrestre, quando mi lascio prendere dalla frenesia di socializzazione e rischio di dimenticare i nomi dei miei figli (ce n'è una con la L, ma adesso non mi viene) per ascoltare le amiche, quando c'è un ospite e cucino come se l'invitato avesse annunciato che arriverà con tutti i parenti fino al quarto grado, quando sono terrorizzata dai compiti in classe sulle frazioni, quando sento l'esigenza impellente di comprare regali sconsiderati ai pargoli che mi infinocchiano con una faccetta da attori (detti Oscar goes to), è lui a mantenere salda la barra della ragione. Dandomela anche in testa, all'occorrenza.
E anche se io, per scegliere qualcosa che gli piace e avere una qualche speranza di indovinarci prendo quello che mi sembra più lontano dal mio gusto – siamo praticamente opposti – confermo che "se l'uomo è il capo, la donna è il cuore", come dice Pio XI (grazie Don Luigi) nell'enciclica Casti Connubii. Io sarò anche il cuore, ma se fossi sola sarei davvero una catastrofe ecologica di portata devastante.