lunedì 31 maggio 2021
Un regalo di compleanno.
Gli abbiamo chiesto il permesso di pubblicarla ed eccola!
Date il 2X1000 alla Società Chestertoniana Italiana!
Non è in concorrenza con la destinazione del 5x1000, né con l'8x1000 o con altri 2x1000 per altre finalità.
La destinazione del 2016 ci ha consentito di fare più cose ed eventi più belli (uno fra tutti è il Concorso Chesterton per le scuola elementari e medie).
Ecco, quest'anno avrete ancora questa possibilità. Approfittatene e suggerite a qualche amico!
sabato 29 maggio 2021
Vecchi compleanni di Chesterton…
https://uomovivo.blogspot.com/2020/05/buon-compleanno-gilbert-chesterton-e.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2019/05/buon-compleanno-gilbert.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2018/05/buon-centoquarantaquattresimo.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2016/05/buon-compleanno-chesterton.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2015/05/29-maggio-2015-centoquarantunesimo.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2013/05/tremende-bazzecole-oggi-chesterton.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2012/05/buon-compleanno-gilbert-come-tutti-gli.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2008/05/buon-centrotrentaquattresimo-compleanno.html?m=1
https://uomovivo.blogspot.com/2007/05/buon-compleanno-in-ritardo-gilbert.html?m=1
Centoquarantasette anni fa a Kensington, 32 Sheffield Terrace, nasceva il piccolo Gilbert…
venerdì 28 maggio 2021
Ancora una volta la storia del nostro eroe John Kanu!
Il Leone della Sierra Leone 🇸🇱 è il nostro grande amico, vero distributista! Adesso ha iniziato anche la sua scuola a cui collaboriamo concretamente.
https://soundcloud.com/giovani-raccontano/john-kanu
giovedì 27 maggio 2021
I Martiri Inglesi, tanto amati da Chesterton.
Questo in particolare racconta sommariamente dei Martiri Inglesi.
Chesterton partecipò nel 1929 alla beatificazione di un gruppo di essi tra cui San Tommaso Moro. Fu l'occasione in cui trascorse circa tre mesi a Roma, periodo di cui trovate traccia in questo blog e che fu trasfuso in un bel libro, La Resurrezione di Roma.
Sempre in onore dei Martiri Inglesi Chesterton e sua moglie Frances finanziarono l'edificazione della Cappella a loro dedicata nella Chiesa parrocchiale di Beaconsfield mediante un lascito testamentario.
Sarebbe stata volontà di Chesterton che la chiesa fosse stata dedicata anche ad essi. Santa Teresa di Lisieux prevalse ma successivamente furono aggiunti San Tommaso Moro, San Giovanni Fisher e i Martiri Inglesi.
Buon ascolto!
https://soundcloud.com/giovani-raccontano/martiri-inglesi
mercoledì 26 maggio 2021
La democrazia dei filantropi - di Fabio Trevisan.
Capita spesso di leggere sui giornali o sul web e di udire alla radio o alla TV le "gesta" di fieri capitalisti, di personaggi molto ricchi che con le loro fondazioni si dedicano alle cosiddette "attività filantropiche".
Recentemente ha fatto scalpore, nell'annuncio dell'imminente divorzio tra Bill e Melinda Gates, la preoccupazione della destinazione degli ingenti fondi (circa 5 miliardi di dollari l'anno) che la loro fondazione filantropica elargiva per la sanità e l'istruzione dei Paesi più poveri, a favore dell'alfabetizzazione e per combattere terribili malattie infettive. Qualche mese prima si era scatenata la medesima preoccupazione per l'annunciato divorzio tra Jeff Bezos, patron ultramiliardario di Amazon, e MacKenzie Scott, una delle donne più ricche del mondo, anche loro protagonisti, al pari di altri celebri nomi della finanza mondiale, come ad esempio Warren Buffett, di iniziative filantropiche come la Giving Pledge, per destinare ingenti fondi delle loro enormi ricchezze in opere di beneficenza.
Tutte queste più o meno legittime preoccupazioni che hanno investito gran parte dell'opinione pubblica, magari interessata direttamente a ricevere queste stratosferiche somme, mi hanno fatto pensare al significato della filantropia e al suo rapporto con la democrazia, quella vera, quella autentica, quella che ha a che fare con la natura essenziale della persona umana.
Non la democrazia ostentata fieramente da questi filantropi capitalisti ma quella invocata ed espressa in mirabili frasi da quel grande pensatore e scrittore che è stato Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), il quale annotava profondamente nella raccolta di saggi Eretici del 1905: "La democrazia non è filantropia. Non è nemmeno altruismo né riforma sociale. La democrazia non si basa sulla compassione nei confronti dell'uomo comune. La democrazia si basa sulla reverenza per l'uomo comune, o se si preferisce anche sul timore per l'uomo comune. Non protegge l'uomo perché questo è miserabile, ma perché è sublime. Non obietta tanto al fatto che l'uomo comune sia schiavo, quanto al fatto che non sia Re…".
Si può comprendere allora, condividendo il profondo pensiero di Chesterton, quanto la filantropia dei ricchi sia lontana dalla reale democrazia, in quanto perverte l'atteggiamento nei confronti dell'uomo comune.
La benevolenza non è solo un sentimento, un atteggiamento compassionevole ma è soprattutto un atto di sottomissione alla gloria di Dio, che ha elevato a dignità regale ogni Sua creatura umana. Ecco perché Innocent Smith, il protagonista del romanzo di Chesterton: "Le avventure di un uomo vivo" raccoglie i cappelli delle persone volati via per un'improvvisa raffica di vento nella Locanda Beacon e con un atto di umiltà e riverenza glieli pone gentilmente sul loro capo con queste parole: "Ogni uomo è un Re e ogni cappello è una corona".
Quell'uomo vivo, al contrario dei filantropi ricchi, si inginocchia dinanzi alla dignità regale di ogni persona umana, evocando quanto sublime è stata la chiamata di Dio nei loro confronti e richiamando la loro responsabilità, la risposta alla vocazione che il Creatore ha rivolto a ogni Sua creatura. Ecco perché, ancora, ne: "Il club dei mestieri stravaganti", Chesterton osservava e sottolineava quanto i grigi monumenti a ingegneri ferroviari e filantropi nei quartieri poveri di Londra fossero inopportuni, in quanto ingegneri ferroviari e filantropi erano due brutte genìe di uomini, unite dal loro disprezzo per il popolo.
“All’insegna della spada spezzata”: la storia, i suoi eroi e le sue bugie - Luca Fumagalli su Radio Spada.
All'insegna della spada pezzata (The Sign of the Broken Sword), undicesimo e penultimo racconto de L'innocenza di Padre Brown (1911), marca una netta differenza rispetto ai precedenti. In esso, infatti, le doti del sacerdote detective si concentrano nell'ambito dell'investigazione storica, cercando di comprendere cosa sia realmente accaduto durante una strana battaglia del passato, una di quelle gloriose disfatte i cui protagonisti, nonostante tutto, vengono celebrati con targhe e monumenti funebri sparsi per tutto l'Impero.
L'eroe della battaglia del Fiume Nero, combattuta in Brasile durante un'immaginaria campagna britannica ai danni del presidente Olivier, è il genarle Sir Arthur St. Clare. Si racconta che dopo aver condotto i suoi uomini in un attacco avventato – su un terreno paludoso e con forze nemiche molto più numerose delle sue – il generale abbia inutilmente opposto una forte resistenza, venendo infine catturato e impiccato.
Eppure troppe cose non tornano, a partire dagli ambigui comportamenti di St. Clare e di Olivier, notoriamente soldati d'esperienza e galantuomini.
lunedì 24 maggio 2021
Chesterton è attuale - Alessandro D'Avenia cita il Nostro.
https://www.corriere.it/alessandro-d-avenia-ultimo-banco/21_maggio_24/80-segreto-riuscire-af88c7d2-bbde-11eb-822f-b2d049d46202.shtml
domenica 23 maggio 2021
Chi era Émile Cammaerts?
Émile Leon Cammaerts nacque in Belgio il 16 marzo 1878 e morì il 2 novembre 1953in Inghilterra. Drammaturgo, poeta e autore, ha scritto in inglese e francese.
Tradusse John Ruskin e selezionò alcune delle storie di Padre Brown per il volume La clairvoyance du père Brown.
Divenne professore di studi belgi all'Università di Londra nel 1933, la maggior parte delle sue opere e carte sono conservate nella Senate House Library dell'università londinese.
Amico di Chesterton, lo ricordiamo anche perché è lui il padre del famoso apocrifo chestertoniano:
Il primo effetto del non credere in Dio è di credere in tutto.
citato in mille formulazioni diverse, ma grosso modo espresso in questa forma nel volume che vi abbiamo proposto giorni fa dal titolo The Laughing Prophet. Apocrifo nel senso che Chesterton mai scrisse qualcosa del genere nelle sue opere (provate a setacciarle... è come la storia dell'avventuriero e della vita su cui facemmo approfondite ricerche anni fa - altra frase mai scritta) ma ciò non toglie che abbia pronunciato questa frase in qualche sua conferenza o che se ne possa reperire il senso in vari frammenti del Padre Brown.
Chesterton in altre parole - Italo Alighiero Chiusano - "Una frase che per me vale tutta la Critica della ragione pura di Kant"... (grazie, Umberta Mesina)
Da Note di un contemporaneo, di Italo Alighiero Chiusano, Edizioni Paoline, Alba 1985.
Pascal corrisponde molto alla mia natura. Spesso ha ragione, ma è troppo cupo, pessimista. Anche Chesterton corrisponde molto alla mia natura. Spesso ha ragione, ma è troppo sereno, ottimista. Una fusione tra i due? Un Pascal-Chesterton? Che fior di maestro sarebbe! Ma forse qualcosa di simile c’è già: il San Francesco degli ultimi due anni, dopo la Verna e le stigmate. (pag. 215 C)
Pasqua
(pagg. 46-49)
“Buona Pasqua!”, “uova di Pasqua”, “auguri pasquali”, “contento come una Pasqua”, “vacanze pasquali”, “il ponte di Pasqua”, “Pasqua con chi vuoi”, “un regalo di Pasqua”. C’è, in queste e in infinite altre frasi a sfondo pasquale, uno squillare di campanelli d’argento, un effluvio di aria finalmente non più invernale ma tepidamente primaverile, un cielo azzurro con bianchi cirri e rondini, come nei libri di lettura della nostra infanzia, un fremito di vita che si ridesta, di ali e di elitre che si distendono al volo, di polmoni che si dilatano,di gioia vogliosa – nello spirito e nel corpo – che ripiglia vigore dopo un lungo letargo.
Ma in buona parte questa bella roba è come soffocata da un pesante coltrone: quello di un’abitudine secolare, un tempo almeno vivificata da un pizzico di fede, mentre oggi è un cliché laico e consumistico di cui beneficia soltanto chi, per la Pasqua, ha qualcosa di acconcio da vendere, anzi da rifilarti. Tra quelli che ne godono veramente, oltre a poche anime pie, ci sono soltanto i bambini; anzi, alcune fasce di bambini molto piccoli e privilegiati. Insomma, è come il Natale, che si festeggia anche a Tokyo o in Russia, ma come scadenza festiva stagionale, senza pensare a implicazioni più profonde.
Non facciamo il solito paragone pessimistico tra ciò che la Pasqua (o il Natale) significa e vuol significare, e la realtà che quotidianamente ci troviamo intorno; tra tanta gioia e vita e amore e serenità da un lato, e tanto dolore e morte e odio e disperazione dall’altro. Più o meno il mondo della realtà è sempre stato amaro, se mai gli ultimi anni hanno più amarezza ancora; ma è anche vero che di cose bellissime, di persone incantevoli, di segni gonfi di speranza il mondo è pieno, anzi traboccante anche adesso, e il nostro peggior guaio è proprio questo, di non volerlo o saperlo vedere.
Ecco, se dovessi fare a me stesso o ad altri un regalo di Pasqua eccezionalmente valido, sarebbe appunto una rinnovata freschezza di sentimenti e di attenzione di fronte alla meravigliosa scena della vita. Abbiamo gli occhi velati dal sonno, la mente ottenebrata dall’ubriachezza, e barcolliamo in questo giardino di fiaba come se fosse un noiosissimo, polveroso museo di fossili. Mi succede, a volte, di fronte , non dico a un fiore, a una bella donna, a un paesaggio di montagna e di neve, ma fissando l’occhio su una semplice matita, di sentirmi prendere da una specie di vertigine e di caldana, che mi fa letteralmente arrossire. “Ma come”, dice in me una voce, “non ti vergogni? Esiste una realtà miracolosa come questa matita gialla, esagonale, con scritta dorata, la vernice un po’ scrostata, il legno della punta odoroso di segheria, la mina grigio-nera con riflessi argentei; esiste – o idiota che non sei altro! – questo oblungo, palpabile miracolo che basterebbe a incantare la tua vista e i tuoi polpastrelli per mille anni, degno di essere eternato dal pennello di un Vermeer o di un Caravaggio; esiste questo agglomerato di atomi, cioè miliardi e miliardi di fabbriche Fiat superpotenziate che funzionano alla perfezione per costituire questo piccolo oggetto, non solo molto utile ma anche incredibilmente bello... e tu scuoti la testa, balordo, sullanoia e la disorganizzazione che regnano nell’universo, sul male che vince il bene, sulla natura matrigna o il Dio patrigno, che ti tiene qui, su questo pianeta, a soffrire e a sbadigliare? Non ti rendi conto che se c’è da piangere su qualcosa è solo sulla misura inconcepibile della tua cecità e insipienza?”.
Sì, è una lezione che bisogna accettare. Il Grande Peccato (più invecchio, più ne sono convinto) è la nostra disattenzione a ciò che il mondo ha da offrire, la nostra pervicace costruzione – ecco la vera torre di babele – d’una muraglia invalicabile e impermeabile tra noi e la realtà vivente, di cui ormai non avveriamo più nulla, se non minuscoli e distorti frammenti. Ci siamo mai stupiti, come dovremmo, non tanto di avere un corpo e una mente, ma anche solo di avere un’unghia sul dito mignolo della mano sinistra? Per il vecchio, pur laido e criminale papà Karamazov, non esistevano donne brutte. Aveva perfettamente ragione: e questa sua idea ne faceva un santo, oltre che un poeta e un filosofo superiore a tanti autori di volumi e costruttori di sistemi. E quel meraviglioso giullare di Chesterton sosteneva che il vero miracolo non era che uno storpio cominciasse a camminare, ma che ogni mattina noi trovassimo un paio di gambe da infilare nelle nostre calze. Una frase che per me vale tutta la Critica della ragione pura di Kant. Ma poi penso al miracolo che è la mente di Kant, e mi metterei a ballare di gioia come per le “gambe” di Chesterton.
E se questa Pasqua fosse di resurrezione, per noi, in questo senso? Nonostante il terrorismo e la crisi, l’Afghanistan e il Salvador, i governi di carta velina e i sabotaggi d’acciaio, il terremoto con le sue conseguenze e il malcostume con le sue persistenze, il referendum sull’aborto e l’“aborto” di tante iniziative promettenti, dire un entusiastico sì a questo prodigio della vita, a questo prodigio che è il fatto che siamo vivi e, se Dio vuole, nemmeno poi tanto rincitrulliti da non rendercene conto? E proporci di non dormire più nel sudario dell’indifferenza, nella tomba oscura del broncio e del rifiuto, ma aprir gli occhi alla bellezza, rotolar via la pietra dell’oppressione e venir fuori, come Gesù, in una splendida mattinata di primavera (e se piove non importa, è un miracolo anche quello) e poi camminare in un giardino umido di rugiada, tra allodole che frullano e merli che fischiano, verso gli amici e i parenti e le donne e i bambini che ci aspettano con amore e con impazienza (e se ci aspettano per litigare non importa, è un miracolo anche quello).
Il giorno di Pasqua voglio andarmene all’aperto, in un bosco o in un prato, e rileggermi, tra sole e ombra, i vangeli in cui la Resurrezione per eccellenza è raccontata come si racconta la cosa più ovvia.
sabato 22 maggio 2021
A Second Childhood
And I have no song to sing,
I think that I shall not be too old
To stare at everything;
As I stared once at a nursery door
Or a tall tree and a swing.
Wherein God's ponderous mercy hangs
On all my sins and me,
Because He does not take away
The terror from the tree
And stones still shine along the road
That are and cannot be.
Men grow too old for love, my love,
Men grow too old for wine,
But I shall not grow too old to see
Unearthly daylight shine,
Changing my chamber's dust to snow
Till I doubt if it be mine.
Behold, the crowning mercies melt,
The first surprises stay;
And in my dross is dropped a gift
For which I dare not pray:
That a man grow used to grief and joy
But not to night and day.
Men grow too old for love, my love,
Men grow too old for lies;
But I shall not grow too old to see
Enormous night arise,
A cloud that is larger than the world
And a monster made of eyes.
Nor am I worthy to unloose
The latchet of my shoe;
Or shake the dust from off my feet
Or the staff that bears me thorugh
On ground that is too good to last,
Too solid to be true.
Men grow too old to woo, my love,
Men grow too old to wed;
But I shall not grow too old to see
Hung crazily overhead
Incredible rafters when I wake
And I find that I am not dead.
A thrill of thunder in my hair:
Though blackening clouds be plain,
Still I am stung and startled
By the first drop of the rain:
Romance and pride and passion pass
And these are what remain.
Strange crawling carpets of the grass,
Wide windows of the sky;
So in this perilous grace of God
With all my sins go I:
And things grow new though I grow old,
Though I grow old and die.
Chesterton in altre parole - Ancora Alberto Castelli.
venerdì 21 maggio 2021
Chesterton in altre parole - Alberto Castelli.
mercoledì 19 maggio 2021
Un aforisma al giorno.
L'uomo che si compiace dicendo: «Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro», sarebbe forse d'avviso di aggiungere: «e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili». È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina.
martedì 18 maggio 2021
Emile Cammaerts - The Laughing Prophet - una biografia di Chesterton.
https://www.chesterton.org/wp-content/uploads/2020/04/The-Laughing-Prophet_ACS-Books.pdf
domenica 16 maggio 2021
Hilaire Belloc su Gilbert Keith Chesterton.
I LIKE to read myself to sleep in Bed,
A thing that every honest man has doneAt one time or another, it is said,
But not as something in the usual run;
Now I from ten years old to forty one
Have never missed a night: and what I need
To buck me up is Gilbert Chesterton,
(The only man I regularly read).
The Illustrated London News is wed
To letter press as stodgy as a bun,
The Daily News might just as well be dead,
The ‘Idler’ has a tawdry kind of fun,
The ‘Speaker’ is a sort of Sally Lunn,
The ‘World’ is like a small unpleasant weed;
I take them all because of Chesterton,
(The only man I regularly read).
The memories of the Duke of Beach Head,
The memories of Lord Hildebrand (his son)
Are things I could have written on my head,
So are the memories of the Comte de Mun,
And as for novels written by the ton,
I’d burn the bloody lot! I know the Breed!
And get me back to with Chesterton
(The only man I regularly read).
ENVOI
Prince, have you read a book called “Thoughts upon
The Ethos of the Athanasian Creed”?
No matter—it is not by Chesterton
(The only man I regularly read).
~ Hilaire Belloc
sabato 15 maggio 2021
Tolkien, Chesterton e la bandiera del mondo.
venerdì 14 maggio 2021
“Il martello di Dio”: uomini come dei (e conseguenti delitti) - Luca Fumagalli su Radio Spada.
martedì 11 maggio 2021
Uncommon Sense : The Escape from Paganism – Stuart McCullough
Stuart è bravissimo, è il fondatore di un'associazione pro life in Inghilterra e Galles e l'organizzatore del Pellegrinaggio Londra - Beaconsfield. È uno dei trentaquattro convertiti da Chesterton (con i nostri Dale, padre Spencer Howe e altri volti noti e meno noti) di cui parla il bel volume My name is Lazarus.
Stuart è un nostro grande amico. Vale la pena ascoltarlo.
https://uncommonsense.libsyn.com/the-escape-from-paganism-stuart-mccullough?tdest_id=1822667
lunedì 10 maggio 2021
domenica 9 maggio 2021
Un aforisma (dai, un brano!) al giorno - Auguri, mamme!
In realtà è proprio perché la donna cambia sempre che ci fidiamo di lei. Correggere ogni avventura o stravaganza con l’antidoto del buon senso non significa (come i moderni paiono credere) essere nella posizione di una spia o di una schiava. Vuol dire, piuttosto, trovarsi nella posizione di Aristotele, o (come minimo) di Herbert Spencer: essere una morale universale, un completo sistema di pensiero. Lo schiavo si vanta; il perfetto moralista rimprovera. In altre parole, la donna è un trimmer nel vero e onorevole senso di questo termine, che per una ragione o per l’altra è sempre usato in un senso diametralmente opposto al suo. Infatti, a quanto pare, si ritiene che trimmer si riferisca a una persona codarda che si schiera sempre dalla parte del più forte. In realtà, indica una persona profondamente cavalleresca, che si schiera costantemente dalla parte dei più deboli, come uno che mantiene in equilibrio (trims) una barca sedendosi dal lato in cui vi sono poche persone. La donna è una bilanciatrice: il suo è un lavoro generoso, pericoloso e romantico. Ma c’è un fatto, sufficientemente chiaro, che taglia la testa al toro. Se si ammette che l’umanità abbia per lo meno agito in modo non innaturale dividendosi in due metà, che incarnano in particolare le categorie del talento specializzato e della salute generale (le quali, in effetti, sono difficili da combinare in una sola mente), è facile capire perché la linea di demarcazione coincida con il sesso o perché la donna sia diventata il simbolo dell’universale, mentre il maschio è l’emblema di ciò che è speciale e superiore. Due importantissimi fatti naturali hanno voluto così: in primo luogo, la donna che svolgeva frequentemente e letteralmente la propria funzione non poteva distinguersi in avventure e sperimentazioni di cose nuove. In secondo luogo, tale funzione naturale la circondava di figli piccoli, ai quali bisogna insegnare tutto.
I neonati non hanno bisogno di imparare un mestiere, ma di essere introdotti nel mondo. Per farla breve: la donna sta solitamente chiusa in casa in compagnia di un essere umano proprio nell’età in cui questi fa tutte le domande possibili e persino alcune impossibili. Sarebbe strano che ella possedesse anche la limitatezza di uno specialista. Comunque, se qualcuno dice che il compito di dare risposte a un bambino (pur liberato dalle regole e dagli orari moderni, e svolto spontaneamente da una persona protetta) è di per sé troppo impegnativo e opprimente, capisco il punto di vista. Posso solo rispondere che la nostra razza ha pensato che valesse la pena di caricare quel fardello sulle spalle delle donne per garantire che nel mondo vi fosse buonsenso. Tuttavia, quando la gente comincia a dire che si tratta di un compito basso e squallido, rinuncio a rispondere, perché non riesco a capire che cosa intenda, nemmeno sforzando al massimo la mia immaginazione. Per esempio, quando la vita domestica è definita un «lavoraccio», la mia difficoltà nasce dall’interpretazione di tale termine. Se con lavoraccio si intende semplicemente un lavoro spaventosamente faticoso, ammetto che la donna, in casa, fatica come un uomo può faticare presso la cattedrale di Amiens o dietro un cannone a Trafalgar. Se però significa che il lavoro, già faticoso, è reso ancor più pesante dal suo essere futile, incolore e di scarso significato per l’anima, allora lascio perdere: non capisco il senso di tali parole.
Tuttavia, sebbene il compito della donna attenga all’universalità, esso non le impedisce, naturalmente, di conservare due forti, per quanto salutari, pregiudizi. In linea di principio, rispetto all’uomo, la donna si è dimostrata più cosciente di rappresentare soltanto metà dell’umanità; ma ha espresso (se così si può dire di una signora) tale consapevolezza gettandosi a capofitto su due o tre cose che ritiene di dover difendere.
Gilbert Keith Chesterton, Ciò che c'è di sbagliato nel mondo
sabato 8 maggio 2021
Da Fede & Cultura un testo importante di Hilaire Belloc sul distributismo!
Hilaire Belloc e il suo amico Gilbert K. Chesterton furono davvero profeti inascoltati quando facevano una diagnosi della situazione e del futuro - oggi il nostro drammatico presente - spiegando che né il comunismo né il capitalismo selvaggio potevano essere una soluzione, ma solo il Distributismo.
Oggi finalmente anche in Italia possiamo leggere questo testo straordinario di Belloc che illumina il presente e ci propone soluzioni per il futuro.
Il libro Distributismo, tradotto e curato dal presidente del Movimento Distributista italiano Matteo Mazzariol, con prefazione di Stefano Fontana e contributi di Matteo Mazzariol, Marco Sermarini e Robert Phillips, si può prenotare in anticipo sul sito di Fede & Cultura con lo sconto automatico progressivo da due copie o da 10 copie in su. Prenotabile entro il 15 maggio per avere lo sconto.
venerdì 7 maggio 2021
Un aforisma al giorno.
giovedì 6 maggio 2021
Un aforisma al giorno.
Chesterton in altre parole - Mario Praz.
Chesterton (e Belloc!) in altre parole - Mario Praz.
Guardate che fanno a Oxford... hanno raccolto anche delle frasi epiche di Chesterton!
G. K. Chesterton 1874–1936
English essayist, novelist, and poet
Edited by Susan Ratcliffe
- Publisher:
- Oxford University Press
- Published online:
- 2016
- Current Online Version:
- 2016
- eISBN:
- 9780191826719
mercoledì 5 maggio 2021
Un aforisma al giorno.
Ogni bambino è di per sé simbolo e sacramento della libertà personale. E' un nuovo libero arbitrio che si aggiunge ai liberi arbitri del mondo. E' qualcosa che i suoi genitori hanno scelto liberamente di procreare e che liberamente concordano di proteggere. Essi sanno che le gioie che egli dà loro (e sono spesso grandi gioie) vengono davvero da lui e da loro stessi, e da nessun altro. E' nato senza l'intervento di padroni o signori. E' una creazione e un contributo, il loro contributo alla creazione. E' una cosa ben più bella, emozionante, piacevole e stupefacente di tutte le risapute trame o monotoni ritmi jazzistici propinatici dalle macchine. Se gli uomini non capiscono più tutto ciò vuol dire che hanno perso la capacità di apprezzare le cose fondamentali e il senso delle proporzioni. Chi preferisce i piaceri meccanici a un tale miracolo è finito, è uno schiavo, preferisce le briciole della vita alle sue stesse fonti. Preferisce gli ultimi, falsi, meccanici, infimi, artificiali e logori rimasugli della nostra civiltà capitalista in disfacimento alla realtà, che rappresenta l'unica via di ringiovanimento per l'intera civiltà. Stringono con le loro mani le catene della loro antica schiavitù, mentre il bambino è pronto per il nuovo mondo.
Gilbert Keith Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere
Un aforisma al giorno.
lunedì 3 maggio 2021
Il censimento del 1901 trova Gilbert già giornalista…
In questo registro troviamo anche la famiglia Chesterton.
È il registro del 1901, e troviamo Edward ("surveyor", cioè perito o agrimensore, noi diremmo geometra, di fatto agente immobiliare), Marie Louise, il ventiseienne Gilbert (che viene indicato come "journalist" e "author", cioè giornalista e scrittore) e il ventunenne Cecil (indicato come auctioneer, cioè banditore d'asta, stesso ramo del babbo), più due giovani donne di servizio, Maud Freeman e Eva Wales.
Ascoltate ancora una volta la storia di John Kanu, il Leone 🦁 della Sierra Leone 🇸🇱!
È distributismo e amore per la propria terra ed il proprio popolo!
https://soundcloud.com/giovani-raccontano/john-kanu
domenica 2 maggio 2021
sabato 1 maggio 2021
Volete le immaginette di Chesterton…?
Può farne richiesta al consueto indirizzo di posta elettronica societachestertoniana at gmail punto com oppure presso la sede sita in San Benedetto del Tronto (AP) via San Pio X n. 4.
Una piccola offerta sarà gradita per coprire le spese di spedizione e di stampa.
Vogliamo mettere a lavorare il signor Chesterton…?
Tra l'altro abbiamo sentito di persone amiche che hanno bisogno di tante buone preghiere: l'epidemia, malattie e difficoltà di tanti generi ci fanno pensare che, se mettessimo un po' a lavorare il nostro signor Chesterton, probabilmente avremmo in contraccambio tanta gioia, tanta serenità e forse anche qualche bella grazie!
Per cui riproponiamo la cara vecchia preghiera che traducemmo diversi anni fa. Che ne dite se la decidiamo tutti quanti insieme tutti i giorni?
Pregheremo allora per tutti quelli che ci hanno fatto sapere di aver bisogno di un grande aiuto. Sono dei volti e delle persone ben precise. Come presidente vi chiedo gentilmente di unirvi in questo lavoro.
Grazie mille, cari amici!