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venerdì 29 maggio 2020

Oggi è un gran giorno! Perché è il centoquarantaseiesimo compleanno del grandissimo nostro amico Gilbert Keith Chesterton!!!

Il primo fatto intorno alla celebrazione di un compleanno
è che è un modo ardito e fiammeggiante per affermare
che è una buona cosa essere vivi. (GKC)
Per dirlo abbiamo tirato fuori uno scritto che ritengo inedito e che riguarda Gilbert e il suo amico Shaw, e riguarda proprio l'idea di festeggiare il compleanno e tutto ciò che vi è sotteso. Molto bello!!!
La traduzione è a spanne ed è mia, quindi se non funziona prendetevela solo con me.
Per il resto non posso che essere grato e commosso per il fatto che Gilbertone sia venuto per un po' in questo mondo e mi abbia rallegrato e fatto capire tante cose. Lo considero davvero un buon amico.


Marco Sermarini


Anni fa, quando Bernard Shaw scrisse sulla rivista Saturday Review, gli fu solo impedito di dire di ogni opera teatrale che era la peggiore al mondo per il desiderio di dire che in ogni caso era migliore di Shakespeare.  L'apice del suo straordinario odio fu raggiunto, ricordo, quando qualcuno (con singolare innocenza) gli chiese di contribuire alla celebrazione di un anniversario di Shakespeare.  Disse - "Non festeggio più il mio compleanno, e non vedo perché dovrei festeggiare il suo".  E ricordo che quando lessi le parole - anni fa, quando ero molto giovane - saltai sulla mia sedia (perché a quei tempi ero più agile), e gridai: "Ora capisco perché non apprezza Shakespeare.  È perché non apprezza i compleanni".  [...] Shakespeare è stato presentato in modo molto plausibile da Shaw come un mero sentimentalista imbronciato, in lacrime per la sua stessa debolezza e intento a tenere sospeso il mondo vestito di nero in attesa del suo stesso funerale. Era tutto molto ingegnoso, e si può citare molto a sostegno di ciò.  Ma, comunque, sono abbastanza sicuro che Shakespeare abbia festeggiato il suo compleanno - e lo abbia festeggiato con la massima regolarità. Vale a dire, sono sicuro che ci sia stata una rigorosa puntualità sul momento in cui la festa avrebbe dovuto iniziare, anche se forse c'è stato un certo grado di vaghezza o di irregolarità sul momento in cui la festa sarebbe dovuta finire.

Ci sono alcuni ottimisti moderni che annunciano che l'universo è magnifico o che la vita è degna di essere vissuta, come se avessero appena scoperto qualche circostanza ingegnosa e inaspettata di cui il mondo non aveva mai sentito parlare prima.  Ma, se la gente non avesse considerato questa nostra vita umana come meravigliosa e degna, non avrebbe mai festeggiato i suoi compleanni.  Se si regala al signor Jones una scatola di sigari il giorno del suo compleanno, l'atto non può essere coerente con l'affermazione che si vorrebbe che non fosse mai nato.  Se si regala al signor Smith una dozzina di sherry non può significare in teoria che lo si desidera morto, qualunque siano gli effetti che può avere in pratica.  I compleanni sono una glorificazione dell'idea di vita, e colpisce esattamente il punto debole dell'ottimismo del tipo di Shaw (o vitalismo, che sarebbe la parola migliore) che non si affianca istintivamente a tali celebrazioni religiose della vita.  Il signor Shaw è pronto a lodare la Forza della vita, ma non è disposto a celebrare il suo compleanno, che sarebbe il modo migliore per lodarlo.  E la ragione è che la gente moderna farà qualsiasi cosa per la sua religione, tranne fare la parte dello stupido.  Saranno martirizzati, ma non si lasceranno prendere dal panico.  Il signor Shaw è chiaramente consapevole che è una cosa molto buona per lui e per tutti gli altri il fatto che sia vivo.  Ma sentirselo dire sotto forma simbolica di pacchi di carta marrone contenenti pantofole o sigarette lo fa sentire uno sciocco; che è esattamente quello che dovrebbe sentire.  In molte grandi occasioni della vita è l'unica alternativa all'esserlo.  Un compleanno non viene solo per ricordare a un uomo che è nato.  Serve a ricordargli che può nascere di nuovo.  E se un uomo rinasce, deve essere goffo e comico come un bambino.

Gilbert Keith Chesterton, The Illustrated London News, 28 novembre 1908.

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